Ottocento metri all’arrivo della prima tappa del Tour de Pologne, il team Jumbo Visma in testa a tirare, cosa c’è di strano? Nulla, direte voi. Ma in Polonia i “calabroni” hanno portato una squadra diversa, con tre corridori su sei che sono nati dopo il 2000. Giovani e affamati, si presentano all’ultima curva, con l’esperto Mike Teunissen che pilota Olav Kooij. L’olandese, neanche ventunenne, esce dalla ruota del compagno e lancia la volata, nessuno riesce a superarlo ed è fatta!
Kooij è nato il 17 ottobre a Numansdorp, piccolo comune nell’Olanda meridionale che prende il nome dal suo primo ambasciatore: Gerard Numan. Neanche 10 mila anime e poco da fare, solo far girare le gambe sempre più veloci. Olav ha il viso giovane, ma le sue espressioni sono decise, di chi sa ciò che vuole. Quando taglia il traguardo il suo urlo squarcia le nuvole che oscurano Lublin. Dietro di lui, in quarta posizione, arriva Teunissen e la sua gioia è anche più grande di quella del compagno.
«Sono davvero al settimo cielo per questa vittoria – esclama ai microfoni dei giornalisti in zona mista – non ci credo davvero! La Polonia era nel mio destino, nel 2020, proprio su queste strade ho vinto in Coppa delle Nazioni ed ora la prima gara WorldTour».
Ieri, nella volata di Zamosc, il giovane calabrone ha colto il quarto posto, alle spalle di Milan. La maglia di leader gli è stata soffiata da Abrahamsen grazie alla somma degli abbuoni.
Qual è stata la parte più difficile nel vincere la prima tappa?
Il finale è stato estremamente movimentato e frenetico, sono caduti tanti corridori dietro di noi. Era importante arrivare davanti nell’ultimo chilometro perché la strada diventava più stretta. Lo strappo agli ultimi 600 metri ha allungato il gruppo e noi siamo stati bravi a rimanere sempre davanti, e per questo devo ringraziare i miei compagni.
La cosa che ti ha emozionato di più?
Passare il traguardo a braccia al cielo mi ha fatto venire i brividi e mi vengono tutt’ora se ci penso. Ho indossato la maglia del leader e devo ammettere che è ancora una sensazione strana. Ma oggi è un nuovo giorno e un’altra occasione per provarci, vedremo cosa possiamo fare (aveva detto ieri mattina prima della tappa, ndr).
Sei molto giovane, da quanto ti sei appassionato al ciclismo?
Avevo 8 anni quando ho iniziato a correre in bici, da noi in Olanda la bicicletta è il mezzo che usi tutti i giorni per muoverti e andare in giro. Direi che è facile salire sopra una bicicletta, ho iniziato a rendermi conto di essere bravo da esordiente. Ma è da junior che ho iniziato a vincere con costanza portando a casa anche qualche gara importante per la categoria.
E la Jumbo Visma quando è arrivata?
Nel 2020, dopo il mio secondo anno da junior, dove ho mantenuto il trend dell’anno precedente vincendo 10 gare, tra cui delle classiche olandesi. Al primo anno nel Development Team della Jumbo ho vinto sei corse, tra cui una tappa alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali.
Nel Development team sei stato solamente un anno, poi subito tra i professionisti…
Sì, ma non bisogna aver fretta, nonostante io sia andato spesso tra i pro’ ho corso sempre gare che mi hanno permesso di crescere e maturare. Ora, dopo due anni ho ottenuto la mia prima vittoria WorldTour ma il percorso per arrivare qui è stato lungo. Non bisogna montarsi la testa, si cresce giorno dopo giorno.
Quella è stata la tua prima vittoria da professionista, che ricordo hai?
Una grande emozione, quasi paragonabile a quella provata sabato. I miei successi sono arrivati tutti in maniera graduale, ad inizio stagione avevo vinto due gare in Croazia ed una in Slovenia.
In Italia hai corso molto, quest’anno hai ottenuto anche due podi alla Tirreno-Adriatico, che ne dici del nostro Paese?
Mi piace molto, ho dei bei ricordi, sulle vostre strade mi sono divertito molto. Sono stato a correre anche il Gran Piemonte, dove ho concluso terzo, mi piace correre da voi. I panorami e le città sono davvero belli e particolari.
Abbiamo letto di te che praticavi pattinaggio sul ghiaccio, raccontaci…
Anche questo sport è molto praticato in Olanda, anni fa i canali ghiacciavano e d’inverno ci si poteva pattinare sopra. E’ uno sport che ho sempre portato avanti insieme al ciclismo, i pattini in inverno e i pedali d’estate. Nel corso del tempo l’ho sempre più abbandonato, la carriera da ciclista occupa tanto tempo.
Gareggiavi anche lì o era una passione?
Correvo tanto, anche in quella disciplina ho disputato gare importanti a livello nazionale.
Quali vantaggi pensi ti abbia dato il pattinaggio?
Mah, è un bel modo di mantenersi in forma durante il periodo invernale. Io sono un corridore potente, il pattinaggio mi aiutava a mantenere allenata la forza. In più è uno sport con uno sforzo medio-corto, abbastanza simile alle volate.
Ultima domanda, hai qualche corridore a cui ti ispiri?
Mi è sempre piaciuto Groenewegen, un grande sprinter, però sono cresciuto anche con il mito di Sagan, ed in squadra ho Van Aert. Diciamo che ho tanti spunti (conclude con una risata, ndr).