Scalatore, ingegnere e cronoman: ma chi è Carlos Rodriguez?

28.08.2021
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La coda lunga dell’Avvenir si fa sentire ancora. Domenica scorsa l’impresa di Carlos Rodriguez non è passata inosservata. Abbiamo notato questo ragazzo da vicino per alcuni giorni e nella tappa finale che ha dominato. 

Il giovane talento della Ineos-Grenadiers è molto pacato, anche un po’ taciturno, ma noi volevamo conoscere meglio, questo ragazzo dell’estremo sud della Spagna, Almunecar, considerato il “tropico d’Europa” viste le sue temperature estremamente miti (e forse è da qui che viene il suo carattere così pacato). E così abbiamo chiesto lumi a Dario David Cioni, preparatore e diesse, ormai di casa nello squadrone di “Sua Maestà”.

All’Avenir, Rodriguez ha vinto la maglia a pois, quella bianca, una tappa ed è stato secondo nella generale
All’Avenir, Rodriguez ha vinto la maglia a pois, quella bianca, una tappa ed è stato secondo nella generale
Dario, ma che numero ha fatto Rodriguez domenica scorsa?

Eh, è andato forte!

Che tipo è?

E’ un corridore che passa un po’ in sordina perché ha ancora corso poco nel WorldTour, ma ha fatto vedere dei bei numeri anche all’inizio dell’anno. In allenamento era il più costante. In più è stato colui che ha fatto la selezione sul Ventoux alla Challenge vinta da Sosa. Ha tirato per oltre metà salita, siglando un’ottima prestazione. E’ un atleta adatto alle corse a tappe e alle salite lunghe, come quelle dell’altro giorno al Tour de l’Avenir. E poi adesso che ci ripenso, lo scorso anno, passò in testa al Gpm al Giro dell’Appennino. E veniva dagli juniores…

Come lo avete adocchiato? Lui se la giocava sempre con Ayuso, che ha un anno di meno, già da allievo…

Ci è stato segnalato dal suo procuratore, Giuseppe Acquadro. Da junior andava molto forte e da parte nostra c’era la volontà di fare un esperimento con un giovanissimo. Così gli è stato fatto un contratto di cinque anni. Un contratto lungo per farlo crescere con calma, senza pressione. Lui studia ingegneria, meccanica mi sembra, e quando è passato ha avuto qualche difficoltà in quanto aveva l’obbligo di frequenza. Poi con il Covid è cambiato tutto. Per lui sono migliorate le cose in quanto non aveva più la frequenza obbligatoria, ma poteva seguire le lezioni a distanza.

Caspita: è anche un aspirante ingegnere! Ma lo abbiamo notato nei giorni francesi: molto pacato, calmo e gentile nei modi e persino impostato nella postura. Insomma uno spagnolo molto inglese!

Sicuramente! Però non è un musone. E’ un ragazzo contento, solo che non esulta come uno spagnolo.

Il classe 2001 ha vinto entrambi i titoli nazionali a crono nei due anni tra gli juniores
Il classe 2001 ha vinto entrambi i titoli nazionali a crono nei due anni tra gli juniores
A proposito di postura e posizioni. Durante la sua azione in solitaria o nelle fiammate dei finali di tappa, lo abbiamo visto sempre composto. Spesso seduto, spalle ferme… Insomma era già un corridore “molto Ineos”. Ci avete lavorato?

No, lui è così. E’ il suo stile. Sull’impostazione della pedalata non ci lavori più di tanto.

E non andava neanche molto agile, come fanno solitamente i vostri corridori…

Stesso discorso. Non sempre lavori su questi aspetti. E’ il suo modo di pedalare.

Qual è stata la tua prima impressione su di lui?

Il primo contatto che ho avuto con Carlos è avvenuto nel ritiro invernale dello scorso anno. Se pensiamo che era un ragazzo che arrivava dagli juniores era già molto impostato e diligente. Preparammo per lui una tabella di lavoro ridotta rispetto agli altri, ma fu una fatica fargliela rispettare. Carlos infatti diceva che non era stanco e voleva seguire gli altri. Fu una lotta limitare quel suo carico di lavoro. Poi bisogna ammettere che conoscendolo meglio sotto il punto di vista fisico, ha effettivamente mostrato ottime doti di recupero. E anche per questo ha fatto quelle bella prestazione nella tappa fine, la più dura, dell’Avenir.

Con chi ha legato di più, Rodriguez?

Credo con Castrovejo. Lui è un punto di riferimento per i ragazzi più giovani e poi parla spagnolo. Però Carlos è già molto autonomo e non ha bisogno di legarsi molto a qualcuno.

Che calendario prevedete per lui?

Farà il Tour of Britain (5-12 settembre, ndr) e probabilmente gli europei e il mondiale, ma su questo bisognerebbe chiedere alla sua nazionale. Con noi invece credo che farà qualcuna delle gare che ci saranno poi in Italia a fine stagione.

E invece in ottica più lunga? Quali saranno i suoi step di crescita? Lo vedremo al Giro il prossimo anno?

Magari l’anno prossimo potrebbe essere preso in considerazione nella rosa che prende parte ad un grande Giro, ma non è detto che sarà schierato. Poi dipenderà anche dagli obiettivi che avrà la squadra. Ma di sicuro entro due anni esordirà al Giro o alla Vuelta e magari già il prossimo anno potrebbe fare un passaggio intermedio magari ad una Parigi-Nizza o a una Tirreno-Adriatico. Anche se quest’anno ha già corso il Delfinato.

Eccolo dietro a Porte (e davanti a Thomas) al Delfinato 2021
Eccolo dietro a Porte al Delfinato 2021
Voi date molta attenzione anche alla crono, come è messo in questa specialità? 

Discretamente direi. Anche perché lui ha vinto tutti e due i titoli nazionali di specialità da juniores. E poi si è visto anche domenica scorsa con tutti quei chilometri fatti da solo. No, no… la crono è un punto a suo vantaggio.

Un’ultima domanda, Dario. Prima hai detto che avete fatto un esperimento con Rodriguez. In effetti la Ineos rispetto ad altri top team non ingaggia dei giovanissimi. Cosa intendi dunque per esperimento?

Beh, è vero in parte. Negli anni abbiamo sempre fatto dei nuovi inserimenti di giovani. Moscon è passato con noi. Lo stesso Geoghegan Hart e anche Bernal aveva fatto un solo anno all’Androni. Ma è chiaro che sviluppare un giovane è un qualcosa di impegnativo e che va ben ponderato. Noi non ne prendiamo venti per farne arrivare uno o due, quindi quando lo scegli, lo scegli con cura. Oggi il mercato dei giovani talenti è sempre meno libero. Fai difficoltà a trovare gente davvero forte di 20-21 anni e quindi cambi strategia. Se poi hai un corridore come Pogacar lo blindi e non puoi acquistarlo.

Beh è chiaro…

E quindi hai l’esigenza d’individuare i corridori un po’ prima. Ma poi per farlo crescere e renderlo vincente ci serve tempo e impegno perché chi è campione tra gli junior non è detto che lo sia tra i professionisti. E c’è anche il discorso contrario: c’è chi è meno vincente tra gli juniores o gli under 23, ma è costante e da pro’ diventa è un campione. Per questo dico che un qualcosa che va ben ponderato.