Carapaz, dalle streghe del Fedaia al sorriso ritrovato di Verona

01.06.2022
4 min
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«C’era un corridore più forte e giustamente ha vinto». Le prime parole di Dario David Cioni sono una sentenza. Con il tecnico della Ineos-Greandiers si parlava della sconfitta di Richard Carapaz sulla Marmolada.

I musi lunghi della sera precedente, avevano lasciato un po’ di spazio a qualche timido sorriso. Un drappello di tifosi ecuadoriani si era radunato nei pressi del bus blu-rosso e lanciava cori in onore del suo beniamino. 

Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers
Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers

Batosta Fedaia

«Alla fine Richard stava bene. Per tutto il Giro d’Italia non erano mai riusciti a staccarsi e ci sta… La Marmolada non è una salita come le altre. Il distacco però è stato pesante e questo ci dice, che almeno sabato, Hindley è stato superiore».

Carapaz non è andato troppo al di sotto dei suoi valori. Almeno non fino all’ultimo chilometro quando lì è saltato un po’ tutto. Per cercare di spingere forte è andato fuorigiri. E questa cosa oltre che dalle immagini, ce l’ha ribadita anche Franco Pellizotti. Il tecnico della Bahrain Victorious lo ha toccato con mano in quanto il “suo” Landa andando regolare ha ripreso e staccato Carapaz.

Richard ha lanciato l’attacco, ma non ha resistito al contrattacco di Hindley. Ha spinto oltre il limite, ma su quelle pendenze il chilometro finale della scalata si è trasformata in un “piccolo” calvario. Il bilancio finale è di una perdita di 30” a chilometro (Hindley lo staccato intorno a 3,1 chilometri dal traguardo, ndr). Ma il minuto e mezzo accumulato per oltre metà è nel chilometro finale. E’ lì che è calato del tutto Carapaz.

Richard Carapaz a tutta sulla Marmolada, ma non basta. Perderà la maglia rosa
Richard Carapaz a tutta sulla Marmolada, ma non basta. Perderà la maglia rosa

A crono c’era

Quella sera, come vi avevamo anche raccontato, in Ineos c’erano bocche cucite, a partire dallo stesso Carapaz. Oltre alla mancanza di gambe probabilmente c’era la consapevolezza di aver commesso anche un errore tattico da parte sua. Appunto l’aver esagerato. Anche perché il Giro non era finito. C’era da fare la crono. Con un’altra gestione magari ci si sarebbe potuto salvare.

Ma non è facile fare certi pensieri in determinati momenti. Quando ti stanno portando via la maglia rosa.

E con Cioni si parla proprio del capitolo crono. Siamo davvero sicuri che Hindley era più forte, come si vociferava prima di Verona, fra tecnici e corridori?

«Sicuramente Carapaz era dispiaciuto dopo il Fedaia – riprende Cioni – uno che perde la maglia rosa non può non esserlo. Ma alla fine il ciclismo è questo: partono in 180 e vince uno.

«Riguardo alla crono non sono mai stato così sicuro che Hindley è più forte a crono. Soprattutto su un percorso con la salita delle Torricelle di mezzo. Per me anzi, i valori sono differenti. E’ più forte Richard che Jai».

«Due dei nostri, prima di Richard, l’hanno fatta a tutta per vedere cosa poteva venir fuori».

Paradossalmente quindi, a Carapaz i 3” di vantaggio potevano anche andare bene. E se ha voluto attaccare è perché si sentiva sicuro. Magari è stato ingannato anche dal ritmo blando imposto dalla Bahrain per tutto il giorno.

Per Cioni, Carapaz non era battuto da Hindley prima del via. Conosce bene i valori dei suoi atleti
Per Cioni, Carapaz non era battuto da Hindley prima del via. Conosce bene i valori dei suoi atleti

Piccoli errori

Insomma, non ci si aspettava un Hindley così. È lui ad aver fatto un’ottima prestazione e Carapaz a fare “i danni” senza la giusta lucidità nella gestione delle forze.

Anche perché arrivare al via di Verona anche senza la rosa sulle spalle, ma con un distacco ben inferiore avrebbe cambiato non poco le carte in tavola.

Hindley stesso ha ammesso di essere teso al via sulla rampa e di vivere i fantasmi del 2020, nonostante il 1’25” di vantaggio. Magari con troppa pressione addosso avrebbe reso meno.

Si batte il cuore Richard all’ingresso nell’arena. Sa di avere dato tutto. E già vuole voltare pagina
Si batte il cuore Richard all’ingresso nell’arena. Sa di avere dato tutto. E già vuole voltare pagina

Al Tour?

E così poi è andata. Carapaz qualche secondo glielo ha rifilato. È anche vero che in discesa il corridore della Bora-Hansgrohe non ha rischiato nulla, però cambia tutto.

Ci si chiede se avesse potuto correre diversamente. Affondare il colpo in altri momenti. 

«Se potessimo tornare indietro – dice Cioni – io non credo che cambieremmo qualcosa nel modo di correre, ma ammetto che in quelle tappe del Giro io non c’ero. Va bene come abbiamo corso».

Se Verona è alle spalle, Parigi no. Carapaz, tanto più senza Bernal, diventa sempre più importante per la Ineos-Grenadiers. E guardare avanti è importante sia per il corridore che per il team. C’è voglia e fame di riscatto.

«La selezione per il Tour – conclude Cioni – ancora non è stata fatta, quindi chi lo sa…».