A Magenta sbuca Lamperti: beffato Bruttomesso

13.06.2023
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MAGENTA – Il gruppo, visto da lontano, arriva sul traguardo come un’onda pronta ad infrangersi sugli scogli. Tutto si risolve in un batter d’occhio, in un colpo di reni. Attimi racchiusi nella mente di Luke Lamperti (in apertura foto LaPresse), il quale tagliata la linea bianca e non esulta. La sfida con Bruttomesso è stata così incerta da necessitare del fotofinish. Tutti i corridori fanno la stessa domanda: «Chi ha vinto?». 

Lamperti sul traguardo di Magenta ha anticipato Bruttomesso di mezza ruota (foto LaPresse)
Lamperti sul traguardo di Magenta ha anticipato Bruttomesso di mezza ruota (foto LaPresse)

La stoccata di Lamperti

Sul gradino più alto del podio, alla fine, sale Lamperti, l’americano che ha imparato a fare tutto con la bici: soprattutto a vincere. Il Giro Next Gen è arrivato a Magenta, città nella quale, nel mese di giugno del 1859, si combatté la famosa battaglia, da cui partì poi l’unificazione dell’Italia. Il fatto che la corsa rosa under 23 passi in questi territori ha un bel significato ed è giusto sottolinearlo. La battaglia di oggi l’ha vinta la Trinity Cycling, i corridori di Kennaugh hanno avuto il treno migliore

Lamperti in una recente intervista ci disse di non essere uno sprinter puro, invece oggi si è trovato a vincere la tappa più piatta del Giro Next Gen. 

«E’ vero – racconta nel caos post tappa – oggi era la classica frazione dedicata ai velocisti. La squadra ha giocato un bel ruolo e negli ultimi chilometri sono stati eccellenti. Siamo riusciti ad arrivare in tre negli ultimi 500 metri, così ho sfruttato al meglio il lavoro dei compagni. In arrivi del genere bisogna sempre stare attenti, ci sono tante rotonde e molti ostacoli da superare».

Crescita graduale

Il tema di queste prime tappe di Giro Next Gen è come certe gare vengano dominate da corridori abituati a gareggiare in contesti di alto livello. Lamperti arriva da 32 giorni di corsa, tra i quali conta ben cinque corse a tappe: tutti step che gli hanno permesso di crescere ed arrivare pronto qui in Italia. 

«Fare tante corse a tappe – spiega – mi ha aiutato ad arrivare pronto a questo Giro. E’ stato molto utile correre molto ed entrare in forma gradualmente. Ho iniziato dal Gran Camino in Spagna a febbraio e sono arrivato fino al Tour of Japan di fine maggio. Correre in tutte le parti del mondo mi ha dato una grande mano, soprattutto per confrontarmi con tanti atleti diversi. E’ chiaro tuttavia che il sogno è partecipare alle grandi classiche, come Fiandre e Roubaix». 

Bruttomesso: rimpianto e rivincita

All’ultima curva, lontana dal traguardo, Bruttomesso era nelle prime posizioni, ma la fatica fatta per rimanere a galla nel gruppo alla fine gli è rimasta sulle gambe. Il corridore del Cycling Team Friuli ha lanciato lo sprint da solo e tutto sommato questo secondo posto vale oro. Soprattutto gli è stato utile per prendere le misure. 

«Secondo di poco – sbuffa – anche in rimonta, ma ho perso di mezza ruota. Oggi c’era da chiudere gli occhi e buttarsi, abbiamo fatto una lotta mai vista per le posizioni. Il finale era un po’ insidioso: con rotonde e strade strette. Sono uscito anche giusto, ma loro (la Trinity, ndr) erano in di più e si sono fatti valere. Peccato, ma ci saranno ancora due o tre occasioni per riprovarci: l’ultima a Trieste, ma anche quella di casa a Povegliano. Forse anche quella di Manerba».

«Gestire una tappa del genere in cinque non è semplice – continua – appena abbiamo visto che la fuga aveva troppo margine ci siamo messi a tirare. Ho parlato con la Colpack e la Trinity, i bergamaschi hanno messo davanti un paio di uomini, la Trinity no. Hanno preferito così ed aspettare l’arrivo».

Colpack e CTF: strade diverse verso il Giro Next Gen

02.06.2023
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Il Giro Next Gen è alle porte, il richiamo è forte ed il percorso, scoperto non molti giorni fa, ha fatto muovere le squadre, le quali rincorrono la condizione migliore. Gli approcci sono differenti e lo spunto è nato dall’intervista con De Cassan, del CTF. Alle parole del giovane veneto, che salterà la corsa italiana per partecipare alla Corsa della Pace con la nazionale, si sono aggiunte le foto sui social della Colpack-Ballan

Gli scenari dei due team sono differenti: i friulani hanno deciso di non fare ritiri in altura, mentre i ragazzi di Di Leo e Valoti sono stati a Livigno per preparare al meglio l’appuntamento. 

A Livigno i ragazzi della Colpack hanno lavorato anche con la bici da crono
A Livigno i ragazzi della Colpack hanno lavorato anche con la bici da crono

Il metodo Colpack

I corridori del team bergamasco si sono sciroppati i classici quindici giorni di ritiro in altura, in una delle mete più frequentate dai ciclisti: Livigno. Una decisione molto vicina, se non del tutto uguale, a quella di molte squadre professionistiche. Le quali scelgono il fresco della montagna per preparare gli appuntamenti più importanti. 

«Da Livigno – racconta Gianluca Valoti – siamo tornati mercoledì (31 maggio, ndr) dopo quindici giorni di lavoro in altura. Abbiamo deciso di fare un ritiro di squadra con i ragazzi che parteciperanno al Giro Next Gen. L’unico cambio ha riguardato Romele che ha anticipato i suoi compagni di una settimana, visto che è andato con la nazionale a correre in Polonia.

«E’ da un po’ di anni – continua – che adoperiamo questo metodo per preparare il Giro Next Gen, fin dai tempi di Ayuso e Baroncini. Stare in quota ti permette di allenarti bene e di recuperare al meglio, in modo tale da riempire il serbatoio prima del grande appuntamento. Il tempo è stato dalla nostra parte, non abbiamo perso nemmeno un giorno di allenamento».

C’è stato anche tempo per la visita di alcuni ex atleti: Baroncini, Ganna e Sobrero
C’è stato anche tempo per la visita di alcuni ex atleti: Ganna e Sobrero, ai quali si è aggiunto anche Baroncini

Approccio classico 

La Colpack-Ballan ha fatto la scelta di sospendere l’attività con i ragazzi convocati per il Giro Next Gen. I bergamaschi hanno spostato a Livigno il loro staff e si sono concentrati sul massimizzare questi quindici giorni.

«I nostri due allenatori: Fusi e Giovine – dice Valoti – hanno organizzato al meglio tutto quanto. C’è stato un primo periodo di ambientamento all’altura e poi si è lavorato a bassa intensità. Ora siamo rientrati ed i ragazzi andranno a fare un paio di gare per riabituarsi al ritmo di gara. Qualcuno andrà al De Gasperi, altri a Fiorano e qualcuno ancora alla Coppa della Pace di Rimini. Non sono molti i team dilettantistici che possono fare questo. A ragione di ciò, a Livigno non abbiamo incontrato altre squadre, giusto qualche ragazzo, ma tutti da soli».

Il CTF ha preferito prepararsi al Giro U23 correndo qualche breve corsa a tappe, eccoli alla Carpathian Couriers Race (foto Carpathian Couriers Race)
Il CTF ha preferito prepararsi al Giro U23 correndo qualche breve corsa a tappe (foto Carpathian Couriers Race)

CTF senza altura

De Cassan ci aveva anticipato la scelta del Cycling Team Friuli con queste parole: «Insieme alla squadra abbiamo deciso di non fare altura. Vedremo se la nostra scelta verrà ripagata, una cosa è certa: ho massima fiducia nei nostri tecnici. So che arriveremo preparati ai due mesi più importanti, giugno e luglio».

Così siamo andati da Renzo Boscolo per farci raccontare questo scelta: «Il calendario degli under 23 – spiega – è talmente ravvicinato che diventa difficile organizzare il tutto. Nel 2022 abbiamo fatto il ritiro in altura, ma non abbiamo avuto buoni riscontri. In squadra abbiamo quattro stranieri e per le regole delle gare nazionali possiamo schierarne solo due per volta. In pratica avremmo dovuto fermare l’attività di tutti per andare in montagna. 

«Nelle scorse settimane – dice ancora Boscolo – ci siamo messi a fare test e a monitorare tutti i ragazzi. In base ai risultati di queste analisi, coordinati con i dati delle gare e degli allenamenti abbiamo scelto il gruppo migliore per partecipare al Giro Next Gen».

Correre aiuta i ragazzi ad crescere e a misurarsi con situazioni sempre nuove (foto Carpathian Couriers Race)
Correre aiuta i ragazzi ad crescere e a misurarsi con situazioni sempre nuove (foto Carpathian Couriers Race)

Corse a tappe

Per preparare la corsa rosa dedicata agli under 23 il CTF ha optato per un avvicinamento differente: ovvero quello di correre. I ragazzi di Boscolo hanno partecipato a due brevi corse a tappe in questo ultimo periodo. La prima è stata la Carpathian Couriers Race, la seconda terminerà il 4 giugno, ed è il Giro d’Austria Superiore.  

«Rimaniamo fedeli alla nostra idea – afferma Boscolo – la nostra squadra serve come formazione e crescita dell’atleta. Le gare sono le lezioni migliori che un ragazzo possa fare. Partecipare a due brevi corse a tappe, prima di affrontare il Giro Next Gen, ti avvicina mentalmente a quello che i ragazzi andranno a fare. Escono dalla comfort zone, imparano cosa vuol dire fare un trasferimento dopo una tappa. Imparano a confrontarsi con lo staff: massaggiatori, meccanici, a viaggiare, correre. Insomma: vivono la situazione».

De Cassan torna a vincere e suona la carica

31.05.2023
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Si avvicina una serie di impegni importanti per gli under 23: a partire dal Giro d’Italia di categoria, fino ad arrivare alla Corsa della Pace, che si correrà in concomitanza con la corsa rosa. Uno dei volti che vedremo in Repubblica Ceca, con la maglia della nazionale, è quello di Davide De Cassan. Corridore del Cycling Team Friuli al terzo anno tra gli under 23. Il ragazzo guidato da Boscolo, e dal suo staff, ha vinto recentemente il GP Gorenjska. 

Davide De Cassan domenica 21 maggio ha vinto il GP Gorenjska (foto Instagram)
Davide De Cassan domenica 21 maggio ha vinto il GP Gorenjska (foto Instagram)

Un buon mese di maggio

Tra la fine di aprile e di maggio, De Cassan ha messo in fila degli ottimi risultati. Il primo è stato il terzo posto ottenuto alla Carpathian Courier Race, breve corsa a tappe polacca. 

«Ho fatto dei buoni risultati nell’ultimo periodo – ammette De Cassan – in Polonia la squadra è andata davvero forte e tutti siamo riusciti a metterci in mostra. In primis abbiamo vinto la cronometro a squadre, poi ci siamo portati a casa una vittoria di tappa grazie a Bruttomesso. Io sono stato bravo ad essere costante nei risultati così da aggiudicarmi il terzo posto nella generale, dietro a Pellizzari e Glivar.

«Anche al GP Gorenjska – continua – siamo andati forte ugualmente. La gara era una 1.2 quindi il livello era alto, è andato tutto secondo i piani e siamo stati bravi a rimanere sempre concentrati. Se proprio devo trovare una macchia a questo mese di maggio direi che è la prestazione alla Flèche Ardennaise. Quel giorno non stavo per nulla bene, ma ci può stare».

Al Palio del Recioto, la corsa di casa, è arrivata una promettente top ten (phtors.it)
Al Palio del Recioto, la corsa di casa, è arrivata una promettente top ten (phtors.it)
Stai dimostrando buone prestazioni

Sì, questo è davvero un mese molto importante. Ora per preparare al meglio la Corsa della Pace andrò a fare un’altra corsa a tappe in Austria. E’ un bel palcoscenico per mettersi in mostra, ci saranno tanti corridori forti.

Sei al terzo anno tra gli under 23, come vedi il tuo percorso di crescita?

Rispetto alla stagione 2022 vado più forte, in ogni terreno: che sia una corsa a tappe oppure una gara di un giorno. Una cosa che mi sento di dire è che ho imparato a gestirmi meglio, a superare le cosiddette giornate critiche. 

In che senso?

Vi faccio un esempio: l’anno scorso al Giro della Valle d’Aosta, nella terza tappa, non mi sentivo molto bene fin dalla partenza. Il percorso era molto impegnativo, con una salita nei primi chilometri. Grazie ai compagni ed allo staff abbiamo studiato il percorso e capito come muoverci. Quel giorno ho pagato 2’16’’ dai primi e ho salvato parzialmente la classifica, visto che alla fine ho terminato nono nella generale. 

Al Giro U23 dello scorso anno una caduta ha compromesso la classifica e il veneto si è dovuto reinventare (foto Instagram)
Al Giro U23 dello scorso anno una caduta ha compromesso la classifica e il veneto si è dovuto reinventare (foto Instagram)
Sei cresciuto, ora quali passi ti aspetti di fare?

Quest’anno devo imparare a far combaciare risultati e prestazioni. A livello di prestazioni siamo seguiti benissimo dallo staff e dal CTF Lab. Per quanto riguarda i risultati tocca a me. Sono al terzo anno ed il focus deve essere quello di massimizzare ogni rendimento.

Anche perché, da terzo anno, ormai si hanno gli occhi dei team puntati addosso.

E’ la stagione che può fare da spartiacque. 

Al Giro del 2022 ci avevi detto di voler far bene, poi qualcosa non era andato. 

L’anno scorso sono caduto alla seconda tappa, ed è una cosa che mi ha condizionato molto. Soprattutto perché il giorno dopo c’era la frazione di Santa Caterina, la più dura del Giro, e lì ho pagato tanto. Man mano mi sono ripreso ma ovviamente ero fuori classifica. In quell’occasione mi sono accorto che gli stranieri andavano molto più forte di noi. Quest’anno, invece, non è più così. 

In effetti ci siamo fatti vedere…

Sì, basti pensare ai risultati che abbiamo portato a casa. Busatto ha vinto la Liegi U23 con De Pretto terzo. Al Recioto e al Belvedere siamo sempre arrivati a giocarci la vittoria. Poi, il risultato che a noi del CTF ha fatto più piacere: il secondo posto di Buratti alla Gent U23

I risultati del 2023 fanno capire che il gap con i corridori stranieri si è assottigliato, qui Buratti alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
I risultati del 2023 fanno capire che il gap con i corridori stranieri si è assottigliato, qui Buratti alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
In che modo questo gap si è assottigliato?

Ci siamo semplicemente avvicinati a livello di prestazioni, ha sicuramente aiutato il fatto di misurarsi più spesso con loro. Cosa che noi del CTF facciamo da tempo. 

Quindi il prossimo appuntamento è in Austria, niente ritiro in altura per preparare l’estate?

No, insieme alla squadra abbiamo deciso di non farla. Vedremo se la nostra scelta verrà ripagata, una cosa è certa: ho massima fiducia nei nostri tecnici. So che arriveremo preparati ai due mesi più importanti, giugno e luglio.

Gent U23: Buratti emerge dai muri e dalla pioggia

27.03.2023
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Una domenica di grande ciclismo in Belgio, un antipasto di quello che saranno i prossimi giorni, anzi, settimane. Sulle strade della Gent-Wevelgem, che hanno visto trionfare la Jumbo-Visma con la doppietta firmata da Laporte e Van Aert, è andata in scena anche la corsa dedicata agli under 23. Una gara fredda, piovosa e perennemente accesa, Nicolò Buratti, del CTF, ha colto un bellissimo secondo posto. Lui che, proprio qualche giorno fa, è stato su quei muri e su quel pavé insieme ai suoi compagni per imparare a domarli. 

Un pizzico di rammarico

La Gent-Wevelgem under 23 si è chiusa da poche ore, così raggiungiamo il giovane corridore del CTF. Una doccia dopo la premiazione ed un breve trasferimento in hotel, la voce è ferma ed il racconto inizia. 

«E’ andata bene – esordisce – il risultato è ottimo, anche se devo ammettere che c’è un pizzico di rammarico per la vittoria sfumata. Però si tratta di una gara di assoluto livello e di grande prestigio, questo secondo posto alla fine è comunque molto bello e soddisfacente».

Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Che corsa è stata?

Dura, una vera classica del Nord. Abbiamo preso acqua tutto il giorno, c’era un gran vento ed il freddo non è mancato. Una gara al limite, infatti l’abbiamo finita in 56 su più di 140 partenti. Insomma, una gara dura da ogni punto di vista: del clima e del chilometraggio, 190 chilometri non sono pochi. 

Come si è sviluppata?

Dopo un centinaio di chilometri dal via, sono iniziati i primi ventagli e un gruppetto di una ventina di atleti si è avvantaggiato. Noi siamo rimasti esclusi e ci è toccato rincorrere, siamo riusciti a tappare il buco poco prima che iniziasse la parte tosta del percorso: quella dei muri.

Una volta scaldata la gara che è successo?

Sono iniziati i muri ed il gruppo ha iniziato a perdere pezzi, noi del CTF eravamo rimasti in tre, riuscendo a coprire bene su tutti gli attacchi. Sul Kemmelberg ci siamo sganciati in otto corridori, poi siamo rimasti in sette. Mancavano ancora tanti chilometri all’arrivo, almeno una quarantina, ma dietro eravamo ben coperti. Infatti eravamo in sette ma tutti di squadre diverse, così dietro non c’era motivo di chiudere il buco. 

Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Quando si è decisa la corsa?

Negli ultimi cinque chilometri, a turno tra noi sette al comando qualcuno cercava di uscire. Io ero abbastanza fiducioso di poter vincere un eventuale sprint, ma ho provato un allungo ad un chilometro dall’arrivo. Nel momento in cui mi hanno ripreso è scattato il corridore della Soudal-Quick Step (Gil Gelders, ndr) ci ha preso in contropiede e non siamo riusciti a chiudere.

Un azzardo anticipare ad un chilometro dall’arrivo?

Ho provato, me la sentivo, da questo punto di vista non penso sia stata una mossa sbagliata. Eravamo tutti un po’ sulle gambe, non è neanche detto che in volata sarei riuscito a performare al meglio.

Come è andata la gestione della corsa in condizioni così estreme?

Mi sono trovato bene per tutto il giorno, anche se non avevo troppa esperienza in condizioni simili. Avevamo provato a correre qui in Belgio settimana scorsa, ma in condizioni climatiche completamente differenti. Non ho sofferto il freddo, anche con la pioggia l’ho gestita bene, coprendomi il giusto. Anche la parte dell’integrazione, l’ho curata al meglio, sono riuscito a mangiare tutto il giorno, con quantità leggermente superiori al  normale. Era difficile trovare lo spazio per mangiare, tra pavé, pioggia, freddo, vento, muri.

Aver fatto una settimana di “adattamento” su queste strade è stato utile?

Sì, venire qui con qualche giorno di anticipo ci ha permesso di studiare tutto nei minimi dettagli. Eravamo consapevoli a cosa saremmo andati incontro. 

Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Olivo ci ha detto che la Youngster Coast Challenge, la gara di venerdì scorso, vi ha dato dei parametri sui quali muovervi.

Il Kemmelberg lo avevamo fatto sia in quella corsa che in allenamento. Direi che pedalare più volte su quei muri ci ha dato maggiore confidenza, anche in condizioni davvero proibitive come quelle di oggi (ieri, ndr). 

Che sensazione hai provato nel correre una corsa così importante?

E’ stato bellissimo. I muri sono veramente duri, quasi infiniti, servivano davvero tante gambe per fare la differenza. Il ricordo mi rimarrà per un bel po’, anche perché nonostante il tempo lungo il percorso c’era comunque tanta gente. Oggi su queste strade hanno corso tutti dagli junior ai pro’. 

La scelta di rimanere un anno in più tra gli under 23 è stata in parte ripagata con questa esperienza?

E’ un gradino importante della mia crescita, sicuramente per ora sono contento della scelta. Consapevole del fatto che mi farò trovare più pronto quando l’anno prossimo passerò professionista. 

Olivo e il CTF: cinque giorni all’università del ciclismo

25.03.2023
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I ragazzi del CTF ce lo avevano anticipato alla partenza della Coppa San Geo, era stato Andreaus a darci la notizia che a marzo sarebbero andati a correre in Belgio. Renzo Boscolo, qualche settimana dopo, ci aveva confermato la trasferta al Nord. Uno dei corridori che è stato nelle Fiandre nei giorni scorsi è Bryan Olivo, al secondo anno con la formazione friulana. 

I ragazzi del CTF venerdì 17 marzo hanno corso la Youngster Coast Challenge, questo il passaggio sul Kemmelberg (foto helene_cyclingpix)
I ragazzi del CTF hanno corso la Youngster Coast Challenge, questo il passaggio sul Kemmelberg (foto helene_cyclingpix)
Quanto siete stati in Belgio?

Cinque giorni, siamo partiti martedì per tornare sabato, il giorno dopo la Youngster Coast Challenge. Ieri abbiamo preso un altro volo per il Belgio e domani correremo la gara più importante: la Gent-Wevelgem under 23. 

Dove avete alloggiato?

Siamo stati nella casetta che usa la Bahrain Victorious come appoggio quando corre la campagna del Nord. 

Come si è divisa la vostra settimana?

Martedì, il giorno in cui siamo arrivati in Belgio, abbiamo fatto una prima uscita, con un bell’allenamento sui muri del Fiandre: siamo stati sull’Oude Kwaremont e sul Paterberg.

Che cosa hai provato a pedalare su quelle pietre?

Una grandissima emozione, solcare le stesse pietre dove i più grandi si sfidano durante il Giro delle Fiandre è incredibile. Sono estremamente duri! Dalla televisione non sembra, ma una volta che ci sei sopra la fatica si sente. 

Abbiamo visto che siete andati anche al velodromo di Roubaix.

Non ci siamo negati una pedalata nel velodromo più famoso del mondo, anche se devo ammettere che i muri delle Fiandre mi hanno colpito di più. Non saprei bene per quale motivo, però a parità di silenzio sui muri si respira proprio l’aria del Nord

I giorni successivi?

Mercoledì abbiamo fatto un sopralluogo degli ultimi 80 chilometri della Gent che correremo domani. Sarà una corsa dura, ci saranno da affrontare quattro o cinque muri in soli 30 chilometri. 

Essersi allenati su quelle strade è stato utile?

Direi di sì. Dalla televisione i muri non sembrano duri, poi una volta che ci pedali sopra diventa tutto più complicato. Personalmente ho utilizzato un rapporto più duro rispetto al solito. In più bisogna stare attenti e compatti sulla bici, le pietre ti fanno scomporre in sella, ma se ti alzi in piedi la ruota dietro slitta e non vai avanti. Allo stesso modo, però, non devi irrigidirti, altrimenti senti tutti i sobbalzi e soffri il doppio.

Da questo punto di vista aver disputato la Youngster Coast Challenge è stato un bell’allenamento? 

Si è trattata di una bella preparazione, dalla quale abbiamo imparato tanto. Ne parlavo con i miei compagni i giorni dopo, il risultato non è stato soddisfacente, ma siamo motivati nel tornare e fare bene, questo già dalla Gent-Wevelgem.

Giovedì un rapido giro anche nel Velodromo di Roubaix
Giovedì un rapido giro anche nel Velodromo di Roubaix
Che corsa è stata? 

Tosta, perché anche se era presente un solo muro, il Kemmelberg, non ci si poteva rilassare. Era un susseguirsi di strade strette, curve, ventagli, insomma una prova continua. La grande differenza con l’Italia è che da noi ogni tanto in corsa puoi rilassarti, lì mai. Se lo fai finisci in coda al gruppo, e nel momento in cui succede è un attimo che perdi la corsa. Le squadre straniere, come Uno-X e Lotto Dstiny, erano sempre le prime a “giocare” con il vento aprendo il gruppo. 

Intanto avete preso le misure.

Ci siamo ambientati, anche se la gara in sé non è andata esattamente nel migliore dei modi. Abbiamo corso sempre nelle prime posizioni, per tutto il giorno, ma nel finale ci siamo persi e la volata non è andata bene (il migliore del CTF è stato Buratti: 21°, ndr). Le corse in Belgio sono così, puoi lavorare tanto per poi non raccogliere nulla

Skerl: con Boscolo e Fusaz scopriamo il nuovo talento del CTF

16.03.2023
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Daniel Skerl in pochi giorni sale a quota tre successi stagionali, il 2023 del ragazzone di Opicina è iniziato con il botto. Il velocista multietnico conferma di essere uno dei profili più interessanti del CTF Friuli. La parabola di Skerl con la squadra friulana parte da molto lontano, con Renzo Boscolo scopriamo tutte le qualità e la storia del velocista diciannovenne

Skerl, a sinistra, ha mosso i primi passi in bici su una mountain bike
Skerl, a sinistra, ha mosso i primi passi in bici su una mountain bike

Neroarancio fin da piccolo

Lo stesso Skerl ci aveva raccontato come fosse entrato nell’orbita del CTF fin da piccolo. Uno dei pochi corridori ad aver fatto tutta la trafila con la squadra di casa. 

«Vero – conferma Boscolo – ha iniziato con noi da esordiente, però correva in mountain bike. Poi solamente da allievo di primo anno abbiamo deciso di fargli provare il ciclismo su strada. Per essere il suo primo anno ha iniziato bene, arrivando a vincere due o tre gare, ma è l’anno successivo che si è davvero consacrato, per quanto sia possibile farlo al secondo anno allievi. Ha vinto ben sette corse, con alcuni arrivi in salita abbastanza impegnativi.

«Da junior è andato al Pordenone, noi del CTF non copriamo la categoria, in quegli anni ha fatto fatica. Una spiegazione che mi sono dato è che ha subito il passaggio di categoria e il fatto di correre in una squadra nuova. Lui appartiene all’ultima generazione che ha corso con il blocco dei rapporti, cosa che potrebbe aver limitato tutta la sua forza. Skerl è un ragazzo molto sensibile ed estremamente intelligente, così anche dopo una parentesi non felice tra gli juniores abbiamo deciso di fargli proseguire il cammino con noi. Anche perché i test continuavano a far vedere grandi cose».

In ordine da sinistra: Daniel Skerl, Manlio Moro e Alberto Bruttomesso prima della Coppa San Geo
In ordine da sinistra: Daniel Skerl, Manlio Moro e Alberto Bruttomesso prima della Coppa San Geo

Primo anno under 23

La scorsa stagione è stata per Skerl la prima da under 23, un salto che ha sentito meno, forse per la serenità che gli dà correre con la maglia del CTF, una seconda pelle per lui. 

«Com’è giusto che sia – riprende Boscolo – il primo anno da under 23, Skerl lo ha corso con l’obiettivo di fare esperienza. Lui sulla carta è un velocista puro, aver corso in appoggio ai compagni più grandi tirando loro le volate gli ha insegnato molto. Devi vedere le dinamiche di corsa in prima persona, così poi quando sarai tu ad essere il capitano saprai esattamente cosa chiedere. Dico che è un velocista puro sulla carta, perché in corsa ha dimostrato di essere polivalente.

«Nel 2022 al Giro di Slovacchia, ha ottenuto due top 10, si tratta di una corsa 2.1. Non di certo una banalità per un ragazzo appena maggiorenne, bisogna dare un peso specifico ai risultati. Le tre vittorie ottenute quest’anno fanno morale, ma per dimostrarsi forte Skerl deve vincere in corse di ben altro livello. Per questo i due piazzamenti al Giro di Slovacchia o quelli al Szeklerland Tour fanno più eco».

Davanti all’hotel di Noto durante il ritiro della nazionale in compagnia sempre di Moro, a sinistra, e Olivo a destra
Davanti all’hotel di Noto durante il ritiro della nazionale in compagnia sempre di Moro, a sinistra, e Olivo a destra

Multidisciplina

Daniel Skerl, come raccontato da Renzo Boscolo, ha iniziato con la mtb, poi è passato alla strada. E’ cosa recente, però, la sua partecipazione al ritiro della nazionale di pista a Noto, quest’inverno.

«Lui – spiega il diesse – ha iniziato a fare pista giovanissimo, ma non gli piaceva. Una volta arrivato da noi lo abbiamo convinto a riprovare ed è stato segnalato a Villa, insieme ad un altro nostro atleta: Olivo. Entrambi hanno partecipato al ritiro di Noto e possono essere due ragazzi di grande futuro in quella specialità. Lo stesso Skerl ha provato a fare anche qualche gara di ciclocross, ha una grande capacità di guida del mezzo e questo fa un’enorme differenza».

«Skerl – aggiunge Fusaz, suo preparatore al CTF – è un velocista puro. Forse gli manca quel picco di potenza massima, ma su sprint da un minuto o due ha una potenza impressionante. Fa una certa fatica ad esprimere al meglio la propria esplosività a breve termine, ma quando deve ripartire da fermo è una forza della natura. Nello sprint va più “duro” degli altri riuscendo ad esprimere una grande velocità con frequenze minori: lui fa a 110 rpm quello che gli altri fanno a 120».

Pista e mtb

A Noto Skerl ha lavorato con i ragazzi della pista, l’ovale per lui è una discreta novità, anche se già con il CTF ha fatto esperienza in qualche gara, come la Sei giorni di Pordenone.

«L’abbiamo segnalato a Bragato – dice Fusaz – e guardando ai suoi valori posso affermare che potrebbe dire la sua nel quartetto, magari come primo uomo. La sua specialità sono le discipline di media durata, ma che richiedono una grande potenza. Ha provato a misurarsi con il chilometro, ma non è esattamente la sua prova, visto che gli manca lo spunto massimo di potenza. Lavoro con lui da quando ha 15 anni, lo allenavo in palestra insieme ai suoi coetanei. Skerl era in grado, con una gamba, di fare esercizi che gli altri non riuscivano a fare con due.

«Con atleti del genere la genetica gioca sicuramente un ruolo importante. Anche l’aver corso in mtb gli ha dato una mano, grazie a questo Daniel è abituato a fare esercizi di durata minore ad un’alta intensità. Nel suo percorso da atleta dovremo essere bravi a trovare il giusto equilibrio tra endurance e sprint, un obiettivo delicato, ma che se ben curato può aiutare a creare un grande corridore».

Under 23: per i quarti anni inizia la stagione decisiva

12.03.2023
5 min
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Con il 2023 già inoltrato verso la primavera e la stagione ciclistica iniziata, è il momento di discutere di obiettivi. La categoria under 23 ha tagliato il nastro con la San Geo, vinta da Persico. Guardando proprio al giovane corridore della Colpack, al suo quarto ed ultimo anno da under, ci siamo chiesti quali siano i ragazzi nella sua stessa situazione. Atleti che si giocano una fetta importante per il loro futuro proprio nella stagione appena cominciata

De Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuro
De Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuro

Parola al cittì

L’interlocutore adatto a questo discorso è proprio il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori. Grazie al suo lavoro negli anni ha avuto modo di vedere questi ragazzi, accompagnandoli per tutto il cammino, che però non è ancora terminato.

«Già al quarto anno da under 23 – incalza Amadori – si giocano poche chance, visto il movimento che ha preso il ciclismo moderno. Si tratta praticamente dell’ultima stagione, anche perché una volta entrati elite il tutto si complica ancora di più. Di ragazzi che si giocano una bella fetta di futuro in questa stagione ce ne sono tanti: Persico è il primo che mi viene in mente. E’ sicuramente partito bene, ma per stuzzicare l’interesse delle squadre WorldTour deve mettersi in mostra anche fuori dall’Italia.

«La Colpack quest’anno ha ampliato il suo calendario aggiungendo tante gare in Europa, la prima sarà la Gand-Wevelgem. A proposito, tra poco faremo un raduno in Puglia di cinque giorni per preparare insieme proprio la trasferta belga: sarà la prima corsa per la nazionale. Oltre a Persico ci sono un’altra decina di ragazzi al quarto anno di buon livello che però sono chiamati a mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».

Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)
Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)

Un occhio ai nomi

Nel curiosare tra le rose delle varie squadre, insieme al cittì, vengono fuori dei nomi importanti, ognuno con delle situazioni differenti. 

«Tra gli atleti del Cycling Team Friuli – continua Amadori – ci sono De Cassan e Debiasi, due ragazzi interessanti. La loro fortuna è che correndo in un team satellite della Bahrain Victorious, riescono ad essere più sotto controllo. Tra i ragazzi della squadra di Boscolo c’è anche Buratti, ma lui ha una situazione differente. Ha già il contratto nel 2024, proprio con la WorldTour. La sua stagione sarà di ulteriore apprendimento, ma potrà correre senza stress e questo è un grande vantaggio. Nella Colpack, oltre al già nominato Persico, abbiamo Della Lunga e Meris. Il primo ha già vinto, ma anche per lui vale il discorso di mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».

Nuove realtà

Il 2023 ha portato tante nuove realtà, progetti diversi che hanno lo scopo di far crescere i ragazzi e di dar loro il giusto spazio. 

«Un progetto interessante – dice – è quello messo in piedi dalla Technipes #InEmiliaRomagna. Loro hanno un bel calendario internazionale e tra i ragazzi c’è Dapporto, quarto anno che da questa situazione può trarre grande beneficio. Altri progetti degni di nota sono quelli messi in piedi da Biesse Carrera e dalla continental della Q36.5, nella quale corre Edoardo Sandri. Un ragazzo che in salita va forte ed ha già fatto vedere qualche bel risultato: come l’ottavo posto in classifica generale all’Adriatica Ionica Race nel 2022. La formazione svizzera correrà molto all’estero, ora è in Algeria per una gara 2.2 e poi andranno in Francia, insomma il palcoscenico è quello giusto».

Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development (nella foto Mattio con la Jumbo Visma)
Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development

In mezzo al cambiamento

La posizione dei ragazzi al quarto anno da under 23, i classe 2001 per intenderci, è difficile. La “colpa” non è solo la loro, ma anche quella di un cambiamento radicale nel ciclismo che ha modificato e non poco le carte in tavola. 

«I quarti anni – spiega il cittì – sono in mezzo ad uno dei più grandi cambiamenti del mondo del ciclismo. Ora le formazioni WorldTour hanno aperto i team development e prendono i ragazzi che escono dalla categoria juniores. Preferiscono formare i corridori fin da subito, prenderne di più grandi non garantirebbe gli stessi risultati. Non per mancanza di qualità, ma per percorsi di crescita differenti. I ragazzi del 2001 dovranno dimostrare un po’ di più degli altri le loro qualità e la loro fame.

«Da questo punto di vista la nazionale può dare loro una mano con tante corse internazionali e con i vari ritiri, serve però anche la collaborazione dei team. Anche in passato ci sono stati tanti ragazzi che si sono messi in luce con la maglia della nazionale alle varie corse. Uno su tutti è Salvatore Puccio che nel 2011 vinse il Fiandre under 23 quando era ancora una prova di Coppa delle Nazioni. In quella squadra c’era anche Trentin, che arrivò quinto. I due, quello stesso anno firmarono poi per due team WorldTour: Puccio la Sky e Trentin la Quick Step»

Andreaus: il 2022 per prendere le misure, ora si cresce

08.03.2023
5 min
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Marco Andreaus si affaccia alla sua seconda stagione da under 23 con tante aspettative. Il 2022 è scivolato via con un alcuni buoni risultati, tra cui il primo podio nella categoria. Il diciannovenne trentino ha preso le misure tra gli under 23, come un sarto, ed ora è pronto ad affrontare il 2023. 

Andreaus nel 2022 alla Due Giorni Alessandro Bolis ha conquistato il primo podio in maglia CTF (photors.it)
Andreaus nel 2022 alla Due Giorni Alessandro Bolis ha conquistato il primo podio in maglia CTF (photors.it)

Esperienza e apprendimento

In questa seconda stagione gli verrà chiesto di alzare l’asticella, consapevole che corri in una delle squadre più in mostra: Il Cycling Team Friuli.

«Il primo anno l’ho preso più per esperienza – dice Andreaus – quando avevo la scuola ho fatto molte gare regionali. Corse adatte a corridori di primo anno, lì appunto abbiamo ingranato la marcia. Ad aprile sono iniziate le internazionali e mi sono ambientato in qualcosa di diverso, più impegnativo. Devo dire che la prima parte del 2022 è andata bene, abbiamo seguito il percorso di crescita prefissato. Una volta fatto l’esame di maturità ho staccato un attimo dagli allenamenti. Nel finale di stagione ho iniziato ad andare abbastanza forte, sono andato a correre il Giro di Slovacchia con i professionisti. E’ andato molto bene se pensate che in una tappa sono riuscito anche ad arrivare undicesimo».

Obiettivo professionisti

Correre da under 23 in un team come il CTF è fonte di grande ispirazione, si tratta di una squadra che permette ai propri ragazzi di crescere. I passi sono quelli giusti, soprattutto se si considera il supporto che arriva dalla Bahrain Victorious. 

«Aver visto – continua – come si comportano i professionisti e come si sta all’interno del gruppo è stato molto interessante. Capire come viene gestita una corsa e vedere come ci si muove sulla strada è stato stimolante. Ho notato, com’è giusto, che c’è ancora tanto da lavorare, perché nel finale, quando aprono il gas è tutto un altro andare. Però penso di essere sulla via giusta di crescita, già quest’inverno in cui mi sono riuscito ad allenare senza la scuola ho sentito tanto la differenza. Ho aumentato le ore e i carichi, facendo esercizi con maggiore intensità.

«A gennaio ho avuto anche la possibilità di andare in ritiro in Spagna e con il caldo sono riuscito ad allenarmi meglio rispetto allo scorso anno. Nel mese di dicembre, invece, complice anche il freddo, ho fatto molto scialpinismo. E’ stato un bel modo per mantenersi in movimento, la squadra era d’accordo e il riscontro è stato positivo. Nel 2023 mi sono posto l’obiettivo di fare il famoso salto di qualità, mi sono posto anche il focus di partecipare alle gare internazionali ad aprile e provare a correre in testa. Fare del mio meglio insomma».

Già nel 2022 Andreaus (il secondo da sinistra) ha avuto modo di fare degli stage insieme ai corridori della Bahrain Victorious
Già nel 2022 Andreaus (il secondo da sinistra) ha avuto modo di fare degli stage insieme ai corridori della Bahrain Victorious

Belgio e prospettive

Renzo Boscolo, in una recente intervista, ci aveva anticipato che i suoi ragazzi avranno la possibilità di andare a correre al Nord. Un cambio, anzi un’opportunità in più, che permetterà loro di uscire dalla comfort zone. 

«Andare in Belgio è un’avventura che non voglio perdere – dice Andreaus – punterò ad essere nella squadra che andrà su o comunque a partecipare al maggior numero di corse. Siamo andati tante volte a correre all’estero, però sempre verso est, anche perché attaccata a noi c’è la Slovenia e in un’ora, massimo due ore di macchina, si arriva in Croazia. Penso che il Belgio sia l’ambiente adatto a me, i percorsi si avvicinano molto alle mie caratteristiche, non vedo davvero l’ora di provarci».

«Il progetto CTF – conclude – si vede, è concreto. Avere davanti corridori che sono passati in questa squadra ed ora sono nel mondo dei professionisti dà morale. Fa capire a noi giovani che la squadra c’è e si lavora bene, questo ci stimola a lavorare meglio e impegnarci. Anche avere la possibilità di allenarsi con corridori della Bahrain nei vari stage è incredibile. Ho avuto la fortuna di andare a Calpe con loro sia l’anno scorso che quest’anno ed ogni volta è stato un sogno».

In famiglia c’è un altro ciclista: si tratta di Elia, fratello piccolo di Marco (a sinistra, photors.it)
In famiglia c’è un altro ciclista: si tratta di Elia, fratello piccolo di Marco (a sinistra, photors.it)

Un piccolo “rivale”

Marco Andreaus in casa ha un rivale, se così vogliamo simpaticamente definirlo, si tratta del fratello minore: Elia.

«E’ un 2006 – racconta il fratello grande – ed è appena passato nella categoria juniores, ha esordito settimana scorsa. Andiamo molto d’accordo, anche se non siamo mai usciti insieme in bici per allenarci, da quest’anno però qualche lungo magari lo faremo l’uno accanto all’altro. Elia mi chiede tante cose e mi ascolta, anche se – dice con una risata – prova a battere tutti i miei record, diciamo che c’è una rivalità sana in casa. Ha seguito il mio stesso percorso: da allievo ha corso al Veloce Club Borgo, mentre da junior è passato al Team Assali Stefen Omap».

Il CTF riparte con il botto, ma la strada è ancora lunga

02.03.2023
5 min
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Il Cycling Team Friuli (CTF) in questo inizio di stagione ha già raccolto dei buoni risultati: una vittoria e tre podi. Sia con i giovani, come Bruttomesso e Matteo Milan, sia con i più esperti: Buratti. La formazione friulana guidata da Renzo Boscolo è partita forte e punta in alto, per crescere e migliorare gara dopo gara. 

Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)
Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)

Sempre operativo

Il diesse si trova sulla strada del ritorno dall’Umag Trophy, i suoi ragazzi oggi non correvano, ma lui era lì per guardare la concorrenza. 

«Ho finito di lavorare – racconta Boscolo dalla macchina – e sono andato a Umago per vedere la corsa. Mi piace, confronto un po’ le squadre e faccio una panoramica della situazione. Da casa mia, a Trieste, ci vuole davvero poco ad arrivare oltre confine».

«E’ stata una bella corsa quella di oggi – racconta – ha vinto Adam Toupalik. Persico, quarto sul traguardo, ha fatto proprio una bella volata. Non sono riusciti a chiudere sulla fuga dei tre ma quando vai all’estero è sempre difficile. In Italia conosci le squadre e sai come comportarti, nel momento in cui cambi scenario ci sono dei riferimenti differenti e non è facile regolarsi. Poi oggi faceva freddo, c’era vento ed a tutto ciò si è aggiunta la pioggia, non una bella situazione».

La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)
La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)

Una rosea primavera

Nonostante il calendario dica che siamo a marzo, il meteo rimane poco clemente, fa freddo e la primavera sembra lontana. I risultati per il CTF, tuttavia, sbocciano, anche se questo è solo l’inizio. 

«Siamo partiti bene – riprende Boscolo – non possiamo negarlo. Abbiamo portato a casa quattro podi in altrettante corse. Vuol dire che in inverno abbiamo lavorato nel modo giusto, sia con i ragazzi giovani che con quelli esperti. D’altronde l’unica vittoria ed uno dei due secondi posti sono arrivati da Bruttomesso (in apertura al GP Misano 100, foto CTF). L’altra seconda posizione l’ha conquistata Matteo Milan, mentre il quarto ed ultimo podio è frutto di un ragazzo più esperto: Buratti. Da Nicolò ci aspettiamo qualcosa di importante quest’anno, visto anche il fatto che è rimasto con noi per crescere ancora e confermarsi». 

Nuovi stimoli

Nel corso della telefonata il diesse dal cognome veneto, ma friulano a tutti gli effetti, ha attraversato ben tre Paesi. E’ partito dalla Croazia e, per tornare in Italia, è passato dalla Slovenia. 

«Al contrario degli altri anni – spiega – oggi all’Umag Trophy non abbiamo corso. Ed anche le prossime corse croate, non ci vedranno protagonisti. Ne parlavo proprio oggi (ieri, ndr) con l’organizzatore della corsa. Il CTF è stata la prima squadra italiana ad andare a quelle gare, c’era ancora De Marchi con noi. Quest’anno abbiamo puntato di più sul nord Europa. Ci appoggeremo alle strutture della Bahrain Victorious e del Cannibal Team. Abbiamo ottenuto gli inviti per la Gent-Wevelgem U23 e per altre corse, faremo girare un po’ i ragazzi. Si tratta dell’ennesimo step di crescita che fa parte del nostro progetto. E’ giusto fare esperienze nuove, ogni Paese ha le sue specialità e non si smette mai di imparare».

I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa
I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa

Crescita continua

“Imparare” non è un verbo usato a caso da Boscolo, il CTF crede nei propri ragazzi, consapevoli che nessuno ha il posto assicurato tra i professionisti, bisogna guadagnarselo.

«Noi anticipiamo i tempi – dice il diesse – facendogli fare le esperienze che si troveranno poi a fare una volta professionisti. Non tutti hanno la qualità di passare nel WorldTour subito, ma anche loro devono e possono imparare. Le continental devono permettere ai ragazzi di sbagliare, questa è la logica del progetto. Nelle prime corse di stagione gli errori sono stati fatti, risultati buoni non sono sinonimo di perfezione, si può sempre migliorare. Vi faccio un esempio: sono molto più contento della prestazione di Bruttomesso alla San Geo che della sua vittoria a Misano. Nella prima corsa non ha vinto, ma si è messo in mostra, ha fatto vedere di stare bene, ed anche se ha sbagliato i tempi della volata sono soddisfatto. Alberto ha dimostrato di non essere solo un velocista, cosa che tra gli under 23 non ha senso, perché quando passi professionista i velocisti puri non esistono più».

Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista
Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista

L’università del ciclismo

Il diesse chiude la telefonata con un ragionamento che merita un capitolo a parte. «Il team development – conclude – deve essere visto come la Primavera delle squadre di calcio. Siamo partiti a lavorare sulla crescita dei nostri atleti già dal primo dei due ritiri invernali. Non solo bici ma anche lezioni e apprendimento.

«Come squadra abbiamo l’obbligo di far crescere tutti i ragazzi, poi sarà il mondo del professionismo a decidere chi passa, in base alle esigenze del momento ed altri fattori. Si passa anche dalle corse di livello inferiore, che hanno lo stesso senso delle “partitelle” infrasettimanali nel calcio. In quel caso si ha la possibilità di provare determinate situazioni che altrimenti non avresti modo di vedere e approfondire. Io penso che siamo l’equivalente di un piano di studi universitario: un mix di corsi differenti che alla fine ti danno la formazione necessaria».