Trentin non farà il Giro, farà di certo le classiche del Nord su cui punta forte, ma non sa ancora se farà il Tour. E’ bastato collegare i puntini per trovare rispondenze fra le parole di Matteo (foto Fizza in apertura) e quelle di Bennati sul miglior modo per arrivare al mondiale di Glasgow.
«Il Tour non è ancora in programma – spiega Trentin, che a Glasgow nel 2018 vinse il campionato europeo – dipende da un po’ di cose. Vogliamo andare con la squadra più forte possibile per tornare a vincerlo, quindi bisogna mettere tutte le cose al loro posto. Il mondiale? Dalla cartina per adesso non si capisce molto. Ma se devo ricordare il percorso degli europei, dico che era super tecnico. Destra, sinistra e una valanga di curve e rilanci. In più, fu reso ancora più tecnico dal fatto che pioveva, cosa che da quelle parti succede abbastanza spesso anche d’estate. Quella sarà una variabile molto importante. Se il percorso è simile, vedrei corridori da classiche più che velocisti, specialmente in caso di pioggia. Il giorno che vinsi io, fu un tira e molla tutto il giorno e poi si staccò quel gruppetto e andammo via. Anche perché dietro gli altri erano già cotti».
Fiandre con Pogacar
Incontro nel ritiro del UAE Team Emirates con l’italiano che negli ultimi cinque anni è andato più vicino a vincere un mondiale e che a Wollongong è stato il regista in corsa nella prima nazionale di Bennati. Glasgow è un punto, ma prima c’è da pensare alle classiche e alla sua voglia di vincerle, che lo scorso anno si infranse sulla strada della Parigi-Nizza, con il trauma cranico che lo costrinse a fermarsi. La vittoria a Le Samyn era stata un bel lancio, invece si fermò tutto.
«Speriamo bene per quest’anno – dice facendo scongiuri – comincerò a Mallorca e vediamo di portare a casa qualcosa di decente. Al Fiandre avrò accanto Pogacar e sarà un vantaggio, ci sarà anche Wellens. Se guardate la Quick Step, la loro forza è avere più opzioni e la possibilità di far andare la corsa come vuoi tu. Io, dalla mia parte, lavoro per migliorare su quello che effettivamente si può ancora modificare».
Allenamenti mirati
L’osservazione di Pozzovivo per cui ogni anno che passa costringe tutti, anche i corridori più esperti, ad alzare il proprio livello, trova ancora una conferma.
«L’esperienza in questo aiuta – dice Trentin – perché non tutti hanno bisogno delle stesse cose. Per gli scalatori contano anche i 100 grammi di differenza, io invece ho bisogno di allenamenti sempre più mirati. Ormai si vanno a cercare anche gli sforzi di 30 secondi, per le corse in cui lo strappo dura quel tempo lì. Perciò ho aggiunto cose e cambiato le tempistiche del lavoro, in base agli obiettivi. Ho ripreso a lavorare bene sulle volate, tornando a un livello degno. Ma al contempo per certe classiche devo anche migliorare un po’ in salita. Non parliamo di allenamenti troppo lunghi, non ho mai fatto miliardi di ore. In proporzione ne faccio di più nei ritiri, anche perché se esci in gruppo è più facile aumentare il tempo di lavoro».
Tempo di sciare
Da oggi la preparazione di Trentin cambierà però faccia, come avevamo raccontato anche lo scorso anno. La famiglia lascerà Monaco per trasferirsi in Val di Fiemme e la bicicletta rimarrà in cantina.
«Dalla Spagna a Madonna di Campiglio – spiega Matteo – perché Claudia (sua moglie, ndr) farà la speaker alla Coppa del mondo di sci. Poi dal 23 si comincia con il fondo. In Val di Fiemme è più freddo che in Valsugana e non avendo più compagni di allenamento, mi sembra perfetto. Una volta, quando correvano ancora Moreno Moser e Quinziato, andavo con la macchina in Val d’Adige e da lì partivamo in bici. Poi loro hanno smesso e farmi un’ora di macchina per andare ad allenarmi da solo col freddo ha smesso di sembrarmi una buona idea, così sono passato al fondo, con i rulli per far girare ogni tanto le gambe.
«L’anno scorso ho fatto 11 uscite per un totale di 450 chilometri. La capacità aerobica aumenta e per la potenza vai in palestra. Diventa un allenamento strutturato. Mi sono consultato con un allenatore di fondo e ho inserito dei lavori che fanno anche loro. Se fai 50 chilometri, sono due ore di spinta continua. La bici la riprenderò a Monaco. Ma l’anno scorso arrivai al ritiro del 3 gennaio che non la toccavo dal 17 dicembre».