PREDAZZO – Questa mattina Giulio Pellizzari faceva girare velocemente le gambe sui rulli, al riparo dalle poche gocce che bagnavano Rovereto, alla partenza della quarta tappa del Tour of the Alps. Roberto Reverberi, team manager della Green Project Bardiani CSF Faizanè, rimproverava bonariamente il giovane marchigiano che scherzava con gli altri membri dello staff. «Scaldati seriamente – diceva – che oggi devi provare ad andare in fuga».
Davanti a tutti, tra i grandi
Pronti via inizia il collegamento, e tra i numeri che si sentono snocciolare da Radio Corsa c’è il 94, quello del classe 2003. Si muove nel folto gruppetto e rimane guardingo, una volta calati gli occhiali sul viso la concentrazione sale. La corsa procede ed i minuti di vantaggio rimangono sempre tra i tre ed i quattro, si capisce che oggi il gruppo lascerà fare.
All’inizio della salita finale, quella di Passo Pramadiccio, Pellizzari si muove ed esce allo scoperto insieme a Muhlberger e Traaen. Il giovane della Green Project poi si toglie di ruota i due compagni di fuga e pedala forte. Le mani si fanno rosse ed il respiro pesante, scollina in solitaria ma nella discesa viene ripreso dai due inseguitori. In volata viene poi battuto da Muhlberger e Traaen, ed un pugno sbatte sul manubrio della sua De Rosa, la delusione c’è.
Giulio, ci hai creduto?
Sì, ci ho creduto davvero, voi c’eravate al Recioto, quando ho perso la volata a due con Graat. Quella sera non ho chiuso occhio perché avevo buttato via una grande occasione, ed oggi non dormirò ugualmente.
Hai provato ad allungare fin dall’inizio del Passo Pramadiccio.
Avevo visto, anche nella salita precedente (Passo Sommo, ndr) che i miei compagni di fuga erano più forti di me in discesa. Mi ero ripromesso di guadagnare più tempo possibile, ma non è bastato, peccato davvero.
Quella salita da solo com’è stata?
Bella, uno spettacolo incredibile. Avere la gente che mi incitava ed urlava il mio nome mi faceva venire la pelle d’oca.
Avere alle spalle tutti quei grandi nomi che cosa ti ha fatto provare?
Emozioni bellissime, davvero. E’ tutta la settimana che mi sento così e questa sensazione, per fortuna, me la godrò anche domani.
La salita poi dopo il cartello del GPM non finiva più…
Quando ho guardato verso destra ed ho visto che la strada continuava ad andare su ho detto «cavolo! Non è mica finita». Però ero lì, pensavo solo a spingere forte e mettere secondi tra me e quelli dietro.
Ora hai altri obiettivi?
Posso dirlo con certezza, vista la mia condizione, soprattutto dopo la giornata di oggi: al Giro d’Italia under 23 punterò alla maglia rosa. Anche perché lì in discesa non si va così forte. Quella di oggi era la quarta tappa e stavo meglio della prima.
In partenza quando ti abbiamo chiesto come stessi hai detto che eri affaticato, hai bluffato?
No no – dice con una risata – diciamo che la stanchezza oggi c’era davvero. Ne parlavo stamattina con Henok (Mulubhran, ndr) il mio compagno di fuga, mi ha risposto che tutti hanno male alle gambe, si gioca su chi ne ha di meno. Ho dimostrato di stare bene e sono contento, ed avrò modo di riprovarci, proprio dal Giro U23.
La discesa
Sulle prime curve si era subito visto che Pellizzari fosse in difficoltà, i due inseguitori ci hanno messo poco a tornare sulle ruote del marchigiano. Una volta raggiunto Muhlberger gli ha fatto un cenno della mano come per dire a Pellizzari: «vieni con noi». L’austriaco poi ha vinto la tappa.
«Ero molto sorpreso di vederlo lì – racconta in sala stampa – ha un grande futuro davanti, ha solo 19 anni. Ha corso con grande forza in una salita difficile come l’ultima che abbiamo affrontato, dove ad un certo punto c’è stato anche vento in faccia. Il mio gesto è stato per dargli credito, per ciò che ha fatto vedere in salita, non è facile essere così giovani, essere qui e correre nel modo in cui ha fatto lui oggi».