Marco Andreaus ha conquistato il suo primo podio tra gli under 23 domenica 13 marzo alla Due Giorni per Alessandro Bolis (foto apertura Scanferla). Ha regolato la volata di gruppo alle spalle di Manlio Moro, arrivato sul traguardo con 25 secondi di vantaggio.
«Il mio obiettivo – dice Marco Andreaus – era di ottenere un podio nell’arco della stagione, non mi aspettavo arrivasse così presto. All’inizio della gara non credevo molto in me stesso poi piano piano ho sentito che la gamba era buona e mi sono lanciato nello sprint».
Marco ha la voce felice, è molto entusiasta e lo si capisce dalle sue parole cariche di trasporto. E’ al suo primo anno da under 23 e corre con il Cycling Team Friuli e oggi lo conosciamo insieme.
Come sono andati questi primi mesi nella nuova categoria?
Bene, il passaggio di categoria si sente anche se ho sofferto un po’ meno rispetto a quanto mi aspettassi. La differenza maggiore l’ho trovata nella qualità della preparazione e dell’allenamento, da junior non sono mai stato abituato a fare più di tre ore di allenamento in inverno. Ho anche avuto la fortuna di andare a fare un training camp con la Bahrain Victorious.
Com’è stato trovarti faccia a faccia con quei campioni?
Bellissimo (fa un piccolo silenzio, come se stesse sognando, ndr), ero nel gruppo di lavoro con Colbrelli e Caruso. Pedalare gomito a gomito con loro è incredibile, prima li avevo visti solamente in TV. Ho fatto loro un sacco di domande, a Damiano ho chiesto come affrontano le salite e mi ha dato qualche consiglio. A tavola parlavamo delle corse che hanno vinto quando loro erano under.
Un consiglio particolare che ti ricordi?
Quello di non finirmi con troppi allenamenti (ridacchia, ndr).
Il tuo diesse, Renzo Boscolo ha detto che ti ha portato da loro Fondriest, cosa ti ha convinto a scegliere il CT Friuli?
Devo ammettere che il Cycling Team Friuli lo conoscevo già, ci sono tanti corridori trentini che hanno corso e che corrono qui. Renzo e Maurizio si sono incontrati agli europei di Trento e poi tutti insieme abbiamo parlato del progetto e mi sono convinto a venire qui.
Con Maurizio come ti trovi?
Bene, anzi, molto bene. Siamo insieme da tre anni, da quando ero junior di primo anno. Mi tratta come un figlio, ogni tanto viene da me o mi invita da lui a mangiare la pizza. Capita che usciamo insieme in bici d’estate e lì mi riempie di consigli…
Cosa ti dice in particolare?
Di stare tranquillo e di non aver fretta di crescere. Di non sfinirmi con allenamenti troppo lunghi, sono all’inizio della mia carriera, le cose arriveranno al momento giusto. Soprattutto mi raccomanda di non perdere la mia grinta.
I prossimi obiettivi?
Visto che sono in una squadra continental mi piacerebbe correre qualche gara internazionale. Vorrei testarmi in corse un pochino più impegnative, ma tutto arriverà a tempo debito, ora c’è la scuola da finire.
Che scuola fai?
Frequento l’istituto tecnico di Trento, indirizzo meccatronica.
Vivi a Trento?
Vivo a Borgo Valsugana
Essendo lontano dalla squadra ti alleni da solo?
Quando faccio scarico, il lunedì ed il venerdì, mi alleno con dei miei amici che correvano fino allo scorso anno. Il martedì sono a scuola anche il pomeriggio quindi non mi alleno, il mercoledì e il giovedì mi alleno sul lungo da solo. Un pochino mi pesa, ma sono solo due giorni. Anche se il prossimo anno conto di essere più vicino alla squadra.
Parola al diesse
«Il podio ottenuto domenica è la cosa più concreta ed evidente – dice Renzo Boscolo – ma Marco ha fatto anche tante altre cose belle. Come squadra gli abbiamo sempre chiesto di andare in fuga ed in tutte le corse è sempre riuscito ad entrarci. Ha un gran carattere, ed è molto concreto, riesce sempre a mettere in pratica ciò che gli chiediamo.
«Più che il risultato quel che conta è l’approccio, deve imparare a correre, a fare fatica per tutta la gara. Solamente così riuscirà a crescere ritagliandosi lo spazio giusto anche in categorie superiori. Ora non è importante il risultato, ottenere una vittoria rimanendo sempre nascosti nella pancia del gruppo ti insegna poco, i ragazzi devono imparare a fare fatica.
A sentirlo parlare Marco sembra davvero un ragazzo con la testa sulle spalle, consapevole di ciò che fa.
«E’ un ragazzo molto ambizioso – riprende Renzo – poi però bisogna saper mediare il tutto. Ad un ragazzo del primo anno è inutile far correre troppe gare a tappe o corse con i pro’. Non avrebbe nemmeno il tempo per prepararle, come dico sempre: prima c’è la scuola da finire».