Il Giro del Veneto ha portato alla luce qualche nome interessante: uno è quello di Riccardo Lucca, vincitore di una tappa e della classifica generale. Il secondo nome è quello di Francesco Della Lunga, ventunenne toscano del Team Colpack Ballan (foto Instagram di apertura). Un corridore che nei suoi tre anni nel team bergamasco si è visto poco, soprattutto nelle corse di spicco. Il suo diesse Antonio Bevilacqua però è fiducioso delle capacità atletiche di Francesco ed in lui crede, anzi ha addirittura una visione più ampia di tutto l’insieme.
Allora Antonio, intanto come è arrivato da voi Della Lunga?
Ce lo hanno segnalato quando era juniores, lo abbiamo visionato e successivamente sottoposto a dei test ed i risultati sono stati molto incoraggianti. In lui abbiamo sempre creduto molto, e lo continuiamo a fare, complici anche delle difficoltà iniziali abbiamo tuttavia preferito fare le cose gradino dopo gradino.
Che difficoltà?
E’ arrivato da noi nel 2020, al suo primo anno da under 23 si è ritrovato in mezzo alla pandemia e tra scuola e Covid ha corso davvero poco. L’anno scorso ha preso quel maledetto virus proprio ad inizio stagione complicandosi l’avvio e non ingranando nella maniera migliore.
Quest’anno, invece, sembra essere uscito dal guscio.
Sì, nella prima parte di stagione è stato molto utile per noi e per i suoi compagni. E’ stato uno degli ultimi uomini più importanti per Gomez nei primi mesi del 2022 riuscendo a ritagliarsi anche il suo spazio. Si è riuscito a sbloccare a Gambellara, poco prima del Giro del Veneto, vincendo la sua prima corsa tra gli under 23.
Il 2022 è la quarta stagione in maglia Colpack per David La concorrenza nel team bergamasco è elevata, tra i velocisti c’è anche Persico Un altro ragazzo da tenere d’occhio è Gidas Umbri Meris è un velocista atipico, capace di resistere anche su percorsi mossi
Il 2022 è la quarta stagione in maglia Colpack per David La concorrenza nel team bergamasco è elevata, tra i velocisti c’è anche Persico Un altro ragazzo da tenere d’occhio è Gidas Umbri Meris è un velocista atipico, capace di resistere anche su percorsi mossi
A proposito di compagni di squadra, la concorrenza è alta da voi: ci sono Gomez, Persico, Umbri, Meris…
Noi abbiamo questa filosofia secondo la quale puntiamo a far crescere un corridore gradualmente. Parliamo dei velocisti: Francesco, i primi due anni ha dovuto imparare a lavorare per la squadra e per i suoi compagni più grandi o in condizione migliore. Tra gli under 23 si è persa la voglia di fare fatica, di mettersi in gioco per gli altri. E’ diventata una categoria molto più egoista rispetto a qualche anno fa. Vi faccio un esempio.
Dicci.
Quando Consonni correva da noi i primi due anni ha tirato le volate a corridori più grandi ed esperti, ha preso aria in faccia. Alcuni ragazzi, anche primi anni, stanno a ruota tutto il giorno poi escono per fare la volata e si piazzano. In questo modo pensano di mettersi in mostra e di passare tra i professionisti più facilmente.
Ma non funziona così, giusto?
Certo che no, ditemi voi se è normale. Quando vai tra i pro’ devi imparare a prendere il vento in faccia, a farti le fughe di 150 chilometri. Se queste cose non le impari da ragazzo poi di là duri ben poco. Della Lunga ha fatto così, ha preso tanta aria in faccia e gli ha fatto bene, noi crediamo in lui, è forte e per dimostrarlo vi faccio un altro esempio: alla Popolarissima doveva tirare la volata per Gomez, è andato talmente forte che è arrivato secondo. Anni fa avevo un ragazzo di primo anno con il quale ho discusso più volte perché lui voleva fare le volate e non tirarle. Pensava che facendo i piazzamenti si sarebbe messo in mostra, ora è ancora tra i dilettanti e senza esperienza di corsa. Quanti ragazzi vediamo passare e poi tornare indietro perché non sono ancora maturi?
Tanti…
Le squadre professionistiche non hanno pazienza di far maturare il corridore, e non dovrebbe neanche essere il loro compito. Lasciamo ai ragazzi il giusto tempo di maturare, Consonni e Masnada, che hanno corso da noi, sono passati pro’ quando erano elite. Ora i ragazzi passano alla fine del secondo anno, poi non vanno e ritornano tra i dilettanti.
Francesco cosa dice?
Le parole di Antonio Bevilacqua riecheggiano ancora nella nostra testa quando sentiamo Della Lunga. Quella con gli under 23 sembra una piega difficile da raddrizzare, anche se sarebbe bello vedere i ragazzi correre in bici per amore di questo sport e non per “rubarsi” il posto a vicenda. Anche se, alcune domande ci frullano nella mente, è vero che c’è bisogno di maturare, ma in questi anni Francesco non ha mai corso il Giro d’Italia Under 23 o il campionato italiano. Corse che comunque fanno parte dello sviluppo dell’atleta.
«Il Giro d’Italia non era la corsa più adatta alle mie caratteristiche – racconta il ragazzo – quindi si è deciso, insieme ai direttori sportivi, di non correrlo e di fare gare più adatte alle mie caratteristiche. La squadra voleva fare bene nell’ottica della classifica generale, per questo si è puntato su una squadra più “leggera”. Infatti sono andato all’Adriatica Ionica Race».
I percorsi delle grandi corse a tappe però sono ormai tutti tosti, i velocisti sono chiamati a grandi sforzi, non è meglio abituarsi gradualmente a questa cosa già da under 23?
Da un punto di vista sì, fare 10 giorni di corsa del Giro rispetto ai 5 dell’Adriatica Ionica Race sarebbe meglio ma il roster è ristretto e la squadra numerosa. In qualche modo ci si deve adattare e comprendere che ci sono delle scelte da fare. Quando è stata selezionata la squadra per il Giro non ero in buona condizione, per cui è stato anche giusto così.
La concorrenza in squadra ti spaventa? Non sarebbe stato meglio correre in un team che ti avrebbe dato più spazio?
La concorrenza tra compagni fa bene e fa crescere, in allenamento è bene anche confrontarsi con gente forte. Non nascondo che quando sono venuto alla Colpack l’ho fatto anche per una questione di prestigio, se un corridore fa quel che deve fare qui poi ha più possibilità di passare. Reggere il confronto tra compagni di squadra tempra il carattere, bisogna essere giusti e disponibili ma farsi sentire in corsa, quando il momento lo richiede.
In questi anni sei stato a disposizione di ragazzi più grandi o in migliore condizione, come vi gestite?
Io sono consapevole che un mio compagno più grande debba avere più spazio rispetto a me, è giusto così. Gomez, che è al quarto anno, ha corso più gare da “protagonista” ma lui deve ritagliarsi il suo spazio e giocarsi le sue chance di passare professionista. Questo non vuol dire che si corra sempre per lui, tutti siamo a disposizione l’uno dell’altro a seconda dei periodi di forma e degli obiettivi stagionali.
Insomma, questa competizione non ti spaventa, anzi…
No no, non bisogna aver paura. Nel 2020 non ho corso, quindi mi sono trovato l’anno successivo con 12 mesi in più sulle spalle ma nessuna esperienza. Così ho preso consapevolezza della situazione e ho dato il mio contributo alla squadra, all’inizio del 2022 uguale. Ora, in questa seconda parte di stagione è arrivato il mio momento e l’anno prossimo sarò pronto a far vedere quanto valgo.