Sangalli, un’estate ricca di viaggi, indicazioni e medaglie

18.07.2022
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Come le rockstar che fissano le date dei propri tour itineranti, anche Paolo Sangalli sta trascorrendo un’estate in giro per il mondo. Il cittì della nazionale femminile infatti negli ultimi due mesi è stato a Wollongong in Australia per il sopralluogo del percorso iridato (attorno al 10 giugno), poi ritiro azzurro a Livigno ed infine in rapida successione altre sei manifestazioni. Già fatti il campionato italiano nella bassa modenese, Giochi del Mediterraneo in Algeria, la tappa di Bergamo al Giro Donne ed europei U23/junior in Portogallo. Il bottino finora con la nazionale è piuttosto ricco.

Pioggia di medaglie

Ad Orano due ori con Guazzini a crono e Guarischi in linea nell’evento che il Coni considera il più importante dopo l’Olimpiade. Ad Anadia tante altre medaglie. Oro nel mixed relay junior, poi argento e bronzo junior rispettivamente con Ciabocco e Venturelli nella prova su strada. Tra le elite due argenti entrambi con Guazzini sia a crono che in linea sempre dietro l’olandese Shirin Van Anrooij. E a conferma della bontà delle spedizioni, in tutte le prove troviamo sempre un’altra azzurra nella top ten.

Le prossime “fermate” garantite di Sangalli saranno il Tour Femmes, gli europei elite a Monaco di Baviera il prossimo 21 agosto e chiusura del cerchio il 24 settembre col mondiale. Tutto questo peregrinare serve per avere sotto controllo la situazione delle azzurre, sia quelle certe di una convocazione sia quelle papabili, benché il tecnico milanese abbia (avuto) le idee chiare sulle formazioni da schierare in ogni appuntamento.

Paolo partiamo da una curiosità. Quanto hai contribuito al disegno del Giro Donne?

Posso dire che ho collaborato abbastanza. In alcune tappe ho proprio dato indicazioni precise, soprattutto per quelle in Sardegna e quella di Bergamo. Invece per le due in Trentino ho detto come dovevano essere. Anche se non ci ho messo troppo mano, la frazione di Cesena onestamente me l’aspettavo così come si è svolta, benché il fattore caldo abbia influito tanto.

Quali erano queste indicazioni?

Posso farvi l’esempio della crono di apertura a Cagliari. Avevo chiesto che non fosse più di 5 chilometri, in modo che le italiane che hanno fatto pista, come Balsamo, Consonni o altre nostre velociste, potessero prendere la maglia rosa qualora avessero vinto la prima tappa in linea e non avessero avuto un grosso distacco a cronometro. E così è stato. Poi ho chiesto che i percorsi ricalcassero in parte quelli degli europei U23, elite e mondiali. Insomma ho pensato alle italiane. D’altronde erano diciassette anni che le nostre ragazze non vincevano almeno tre tappe al Giro Donne (ultima volta nel 2005 con tre successi di Giorgia Bronzini, ndr)

Le italiane al Giro come le hai viste?

Cavalli ha fatto seconda ed è venuta fuori nelle tappe dure, quella del Maniva e le due trentine. Longo Borghini ha fatto una scelta intelligente, ovvero quella di puntare alle tappe anche se poi non è riuscita a vincere, chiudendo con un buon quarto posto. Balsamo è stata protagonista nella prima parte con due vittorie e la maglia rosa. Consonni ha chiuso con una gran volata. Cecchini ha finito in crescendo. Poi bene Magnaldi, Bertizzolo, Barbieri e tutte le altre del giro azzurro.

Torniamo ai tuoi viaggi. Com’è saltare da un posto all’altro?

E’ una cosa utile, che poi ti ritrovi alle gare. Ad esempio Livigno è servito per tutte le ragazze per lavorare bene, specie per la Guazzini che ha potuto recuperare. E’ scesa senza più dolore al ginocchio e quindi con la testa libera. Infatti ha disputato una grande cronometro al Mediterraneo, a prescindere dalle concorrenti. Ha fatto la prestazione che doveva fare. In questi giorni sto facendo una visita alle ragazze che stanno facendo altura.

Che riferimenti hai preso durante questi viaggi?

Tantissimi. Sia su di noi, sia sulle avversarie. Per quanto riguarda la nazionale in vista dell’europeo le gerarchie sono già fatte. Balsamo capitano unico, ma avremo anche l’alternativa. Le altre lavoreranno per lei. Questo non significa che si lavorerà per tenere chiusa la corsa. Vuol dire anche andare in fuga e non farle fare fatica. La strategia sarà ben precisa, anche perché con una Wiebes del genere che sta vincendo tutte le volate, bisogna cercare di fare un certo tipo di corsa. L’olandese è sì uno spauracchio, ma anche uno stimolo per trovare soluzioni per tagliarla fuori.

Per il mondiale invece?

Prenderò spunti dopo il Tour anche se al Giro Donne è venuta fuori una ragazza come Silvia Persico. Una come lei, vedendo la corsa che ha fatto, non posso non considerarla. Ad oggi è dentro al gruppo a pieni voti, senza alcun dubbio. Anche per l’Australia bisognerà studiare una tattica giusta.

Quali altre ragazze ti hanno impressionato?

Tra le under 23 abbiamo un grande movimento. Su tutte, Guazzini, Zanardi e Vitillo, Gasparrini e Malcotti ma anche molte ragazze della Top Girls Fassa Bortolo come Bariani e Tonetti, atlete di prospettiva. Ho tanta possibilità di scelta. Un’altra ragazza che aspetto, e che mi è mancata, è Camilla Alessio che sta recuperando da alcuni problemi di salute.

Lo avevamo detto dopo Cittiglio. E’ una fortuna avere questi problemi di abbondanza…

Direi proprio di sì, anche se bisogna saperla gestire. Ho avuto nazionali sempre molto competitive pur facendo del turnover. Però la cosa che mi piace di più è che tutte le ragazze arrivano super motivate. Tutte vogliono mettersi al servizio delle compagne. Pensate che dopo la fine dell’europeo U23, con Guazzini seconda e Zanardi quarta, la prima preoccupazione di tutte le nostre ragazze era di capire come stesse Gasparrini che era rimasta coinvolta in una brutta caduta nel finale. Con uno spirito così, tutto è più semplice per me.

Nuova Woman Collection di rh+, altro passo fra tecnica e stile

Giada Gambino
11.06.2022
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Le donne più vicine al ciclismo perché il ciclismo è più vicino alle donne. Finita l’epoca in cui per andare in bici bisognava vestirsi da maschio e pedalare su bici scomode, il popolo femminile su due ruote ha invaso le strade. Linee di abbigliamento al femminile. Accessori. Biciclette. Tutto un mondo disegnato su misura che permette la pratica sportiva e non compromette la femminilità. In questo quadro di eleganza e funzionalità, rh+ lancia sul mercato la sua nuova Woman Collection, composta da maglia, gonna-pantalone, casco e occhiali.

Logo W Jersey

La Logo W Jersey è leggerissima e piacevole da indossare a contatto con la pelle, grazie alla morbidezza del tessuto Morphic Ultra Light 4Way Stretch, che è dotato anche di ottime performance tecniche. Per aumentare ulteriormente la traspirabilità, ad esempio, la parte alta della maglia è realizzata in Morphic Ultra Light Mesh 4Way Stretch.

Nella parte posteriore si riconoscono invece tre tasche posteriori Cargo e una mini tasca con zip per oggetti di valore e l’applicazione di elementi riflettenti.

Il fondo maglia e i polsi soft edge sono confezionati in morbido tessuto elasticizzato, mentre la zip frontale si può aprire del tutto e dispone di camlock autobloccante personalizzato.

Prezzo al pubblico di 74,90 euro.

Abbinamento cromatico, tessuti tecnici, accorgimenti che aumentano la sicurezza
Abbinamento cromatico, tessuti tecnici, accorgimenti che aumentano la sicurezza

All Road W Skirt

La All Road W Skirt, composta da pantaloncino interno e gonna esterna, è pensata per il mondo gravel: un prodotto femminile e performante allo stesso tempo, per sentirsi a proprio agio sia in bici ma non solo. Va detto, dopo averla provata ed essendo abituati all’uso dei più classici pantaloncini, che occorre prenderci la mano e abituarsi all’idea di essere in bici indossando una gonna. L’uso nel gravel fa sì che le velocità inferiori ne limitino i movimenti.

Grazie al girovita in tessuto anatomico ed elasticizzato, essa rimane stabile durante la pedalata, mentre il tessuto Morphic Ergo ID con cui è realizzato lo short interno assicura grande traspirabilità.

La gonna è confezionata in tessuto Biomorphic Ultra Strenght Adaptive Stretch: resistente alle abrasioni, leggero e con la giusta elasticità. Il fondello Ergo Motion Woman permette liberta di movimento e un ridotto volume per evitare sfregamenti.

Anche in questo caso vengono applicati degli inserti riflettenti laterali e posteriori e si trova una mini tasca posteriore con zip per oggetti di valore

Prezzo al pubblico di 109,90 euro.

Casco 3IN1

Il modello di casco 3IN1 è super leggero grazie alla tecnica evolutiva di co-stampaggio e permette una buona regolazione per avvolgere al meglio la testa. Gli adesivi rifrangenti applicati nella parte posteriore permettono una buona visibilità anche in caso di poca luce, sempre nel segno della maggiore sicurezza. L’anello in policarbonato garantisce una grande resistenza meccanica in caso di caduta e impatto. E’ inoltre molto comodo per chi, avendo i capelli lunghi, è costretta a riportarli insieme con una treccia. 

Le visiere fornite sono due: una più corta per l’utilizzo gravel e una più lunga per la mountainbike. Facili da installare e rimuovere, anche con una sola mano, senza fori sulla calotta del casco per potersi adattare alle esigenze e allo stile di ogni tipologia di ciclista.

Un casco dotato di ottima aerazione, con rete interna anti-insetto e cinturino traforato. Il nuovo sistema di regolazione Power Fit Ev Light garantisce un perfetto avvolgimento per dare stabilità, anche con le sollecitazioni della guida off-road. Logo reflex per una maggior visibilità. Peso: 225 gr (Tg XS/M)

Prezzo di 99,90 euro.

Klyma sportglasses

Gli occhiali Klyma hanno un bel design, sono comodi e assorbono perfettamente la luce, garantendo una buona visuale sia quando c’è forte luce sia quando il sole è coperto dalle nuvole. 

Design moderno e avvolgente, lenti di altissima qualità e materiali riciclati. Il nuovo Klyma è Made in Italy con la montatura leggera realizzata in Eco Grilamid e disponibile in otto diverse colorazioni. Due di queste hanno lenti fotocromatiche, ma tutte sono fornite anche di seconda lente orange, facile da sostituire e da utilizzare nelle giornate senza sole o nelle situazioni con continui cambi di luce. 

Peso di 30 grammi e prezzo di 90 euro (120 con lente fotocromatica).

Il nuovo Klyma ha la montatura realizzata in Eco Grilamid e disponibile in otto colorazioni.
Il nuovo Klyma ha la montatura realizzata in Eco Grilamid e disponibile in otto colorazioni.

Infine le calze

Il set è completato dai Logo Sock 15, delle calze molto traspiranti che si possono perfettamente abbinare con la stessa tonalità di colore agli occhiali e al alla gonna.

rh+

Pucinskaite, bastone e carota al ciclismo femminile di oggi

19.04.2022
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Il ciclismo femminile è un argomento che le sta a cuore. E davvero non potrebbe essere altrimenti per Edita Pucinskaite che ancora oggi pedala con costanza e segue tutte le gare, quelle che c’erano ai suoi tempi e non.

Quando la 47enne lituana – che vive da tantissimo tempo a Monsummano Terme e vincitrice di 98 corse in carriera tra cui il mondiale ’99, il Tour de France ’98, i Giri d’Italia Donne ’06 e ’07 – parla di ciò che è stato il suo mondo lo fa con passione. Ce ne siamo accorti subito quando l’abbiamo chiamata dopo la Roubaix vinta da Longo Borghini.

9 ottobre 1999, Verona. Edita Pucinskaite vince in solitaria il Mondiale su Anna Wilson (AUS) e la connazionale Diana Ziliute
9 ottobre 1999, Verona. Edita Pucinskaite vince in solitaria il Mondiale su Anna Wilson (AUS) e la connazionale Diana Ziliute
Edita che differenze hai notato tra il tuo ciclismo e quello attuale?

C’è molta diversità. Il mio era un ciclismo femminile più equilibrato dove quasi tutte le squadre potevano partecipare a quasi tutte le corse, come ad esempio Giro e Tour. All’epoca quasi tutte le formazioni avevano un budget limitato e più o meno uguale. Le giovani che passavano elite potevano coltivare la speranza di fare carriera anche in una squadra piccola. Ora invece i team più piccoli, a fronte del WorldTour, rischiano di non vedere più la luce e così facendo passa l’entusiasmo. Chi smette di correre o chi smette di avere una squadra. Poi adesso sono quasi tutte uguali le atlete…

Cosa intendi?

Lo dico dal mio punto di vista naturalmente ma vedo che mancano le scalatrici come erano Luperini, Sommariba o anche io stessa. Oggi sono aumentate le piccole gare a tappe dove vincono quasi sempre delle passiste che tengono in salita. E’ cambiato il modo di allenarsi perché sono cambiate le gare. Nel ciclismo moderno saremmo rimaste incompiute perché mancano gare in salita. O meglio mancano le grandi salite che facevamo noi. Ne parlavo poco tempo fa proprio con Fabiana (Luperini, ndr) che probabilmente oggi farebbe la gregaria o si sarebbe dovuta snaturare per cercare di fare risultato. Dal punto di vista tecnico non sono certa che mi sarebbe piaciuto correre in questo ciclismo.

Facendo gli avvocati del diavolo, va detto che il Giro Donne è stato sullo Zoncolan e fino a qualche anno fa era stato criticato per la sua durezza che favoriva solo le scalatrici.

E’ vero ma credo che sia un discorso che si ripresenti con una certa cadenza. E lo dico pur avendo beneficiato di questo aspetto. Dopo edizioni adatte a me in cui avevo fatto seconda o terza, il Giro Donne del 2006 l’ho vinto all’ultima tappa sul Ghisallo, che in pratica era l’unica vera salita di quella edizione. E l’ho vinto di pochi secondi battendo Nicole Brandli altra scalatrice pura di quel periodo. Le lamentele fanno parte del periodo in cui si corre anche se non sempre le capisco. Noi avevamo Giro e Tour di due settimane perché avevamo un calendario meno fitto. Però noi donne siamo in grado di sostenere e sopportare sforzi più lunghi. Come nella maratona, dove uomini e donne fanno la stessa distanza, io vorrei che nel ciclismo femminile ritornassero le grandi salite del ciclismo. E che anche le donne, oltre alle classiche, potessero contare con regolarità sui tre grandi giri a tappe come per gli uomini.

Aspetti positivi ce ne sono nel ciclismo moderno?

Certo, ora noto più organizzazione in ogni singola formazione. Ad esempio, tutte le atlete hanno le bici dello stesso modello. Quando correvo io la bici migliore ce l’aveva solo la capitana o la migliore delle gregarie. Adesso finalmente le ragazze sono tutelate e possono guadagnare uno stipendio regolare. Non che non lo fosse anche prima, ma ora è davvero un lavoro. O quanto meno per quelle del WT però lo sport è fatto così. C’è la serie A e la serie B.

A metà degli anni ’90 c’era stata un’ondata di atlete lituane che hanno dominato in tante gare. Chi adesso ricopre quel ruolo?

Secondo me proprio l’Italia. C’è sempre una azzurra là davanti che vince o si piazza sul podio. L’Olanda la fa sempre da padrona, anche quando correvo io, ma ora le italiane sono le uniche che hanno spezzato o che possono spezzare quel predominio. Longo Borghini è un vero fenomeno, sono felice per la sua vittoria alla Roubaix. Si meriterebbe di vincere un mondiale anche se non può essere messa in dubbio la sua grandezza. Anche Balsamo mi piace tantissimo ed è sempre fantastica. Poi ammiro molto la Cavalli che è una atleta che sta andando in controtendenza. Nasce passista veloce e si sta trasformando in scalatrice, andando forte un po’ ovunque. Quasi un corridore della mia epoca. Spero per lei che possa conquistare un grande giro. Per quanto riguarda la Lituania, il nostro movimento si è un po’ perso anche se stiamo andando molto bene in pista.

C’è una atleta che ti assomiglia?

L’unica in cui mi rivedo un po’, forse perché è un po’ vecchio stampo, è Annemiek Van Vleuten. Come testa e spirito siamo molto simili. Ha un concetto di ciclismo femminile vicino al mio.

Edita, alla fine il ciclismo femminile attuale ti piace?

Direi di sì. Anzi, chi non avrebbe voluto vederlo così? Intanto stanno tornando a fare gare di oltre quattro ore, come è giusto che sia. Il ciclismo femminile oggi finalmente viene preso in considerazione e non più snobbato come quando c’ero io. Ora viene raccontato con serietà da tanti, non tutti, addetti ai lavori. Questa visibilità è importante, anche grazie ai social. E poi mi piace che oggi possano esserci in rete tante foto da conservare. Pensate che io di alcune belle vittorie non ho nulla e non riesco a trovare foto da nessuno. Questi sono ricordi che accompagneranno sempre una atleta.

Calendari, Covid e WT: mancano le atlete? Sangalli a te…

17.04.2022
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«Alla fine tra le donne corrono sempre le stesse e il più delle volte sono le più forti». Parole di Marco Villa, cittì della pista, con cui abbiamo parlato qualche giorno fa. E di cui parliamo anche con Paolo Sangalli, il collega per le donne.

Il “tecnico del parquet” lamentava le difficoltà di avere gli atleti sotto mano in un calendario sempre più fitto. E la cosa si accentua ancora di più con le donne. L’avvento del WorldTour, infatti, ha pressato non poco i loro impegni. Una “carenza di atlete” dettata anche dal fatto che le squadre femminili non hanno un organico corposo come quello dei colleghi uomini.

Paolo Sangalli (classe 1970) è il cittì del settore strada femminile elite e juniores
Paolo Sangalli (classe 1970) è il cittì del settore strada femminile elite e juniores

Scalatrici alla Roubaix?

A prescindere dall’impegno su pista, questi “pensieri ad alta voce” sul calendario femminile li abbiamo girati, come detto, a Paolo Sangalli. 

Con lui siamo partiti, dall’esempio di Marta Cavalli (ieri comunque ottima quinta) un’atleta molto leggera, quasi una scalatrice (il quasi è d’obbligo), che è stata schierata ieri alla Parigi-Roubaix. Ma sia chiaro, quello della Cavalli è solo un esempio. Come lei anche altre atlete.

«Nel caso della Cavalli – dice Sangalli – non bisogna lasciarsi ingannare. Anche se non ha un fisico possente, Marta è comunque un’ottima passista. Va forte a crono ed è portata per certi sforzi. E poi con l’asciutto, al contrario dello scorso anno, emergono ancora di più i valori di potenza vera. Emerge chi ha più watt. E lei per esempio li sa sprigionare.

«Io dico – continua il cittì – che piuttosto la scelta di far correre quasi sempre le stesse sia determinata principalmente dal momento storico che stiamo vivendo. Un momento legato al Covid. Anche molti team maschili si trovano in difficoltà con i corridori. Corrono le stesse atlete perché molte sono malate, è un qualcosa di fisiologico».

La Bingoal Chevalmeiere alla Freccia del Brabante ha schierato solo quattro atlete su sei disponibili
La Bingoal Chevalmeiere alla Freccia del Brabante ha schierato solo quattro atlete su sei disponibili

Il post Covid

«Prendiamo – continua Sangalli – per esempio la Trek-Sagafredo. Loro avevano la Deignan, campionessa uscente, che aspetta un bambino e quindi chiaramente non gareggia. Altre atlete invece sono ferme perché malate.

«Non solo, ma in alcuni casi si è trattato di scelta tecnica. Alla Freccia del Brabante, per esempio, non sono partite la Longo Borghini, la Bastianelli… proprio perché puntavano alla Roubaix. E alcune squadre sono partite con meno atlete del previsto (vedi Bingoal e Sd Worx, ndr).

«Che poi gli organici delle donne, non siano ancora alla pari di quelli maschili è sicuro. Ma ci sono margini per crescere, col tempo ci si arriva: ne sono certo. Ma ripeto, a mio avviso, il problema principale restano il Covid e il “non-Covid”. Vediamo gente che magari è positiva, non ha niente, ma è ferma a casa. Tra gli uomini col tempo sono emerse molte bronchiti, miocarditi… insomma c’è tutta una lunga coda che incide».

Per Sangalli le convocazioni delle juniores vengono fatte su altre basi, non solo in base al percorso
Per Sangalli le convocazioni delle juniores vengono fatte su altre basi, non solo in base al percorso

Juniores ed elite…

Per Sangalli il discorso del “corrono sempre le stesse” ha radici differenti. Per lui non esiste che il “Piepoli della situazione” vada a fare la Roubaix. Sangalli sceglie la formazione in base alla tipologia di percorso e le caratteristiche delle atlete.

«Per le elite, assolutamente è così – spiega il cittì – questo è come ragiono con loro. Con le junior invece il discorso è un po’ diverso. Con loro punto ad avere il gruppo, a creare lo zoccolo duro. Proprio in questi giorni sto valutando le ragazze da portare al Tour dell’Occitaine e ancora prima alla Gand e poi ai Paesi Baschi di agosto. Voglio appunto creare il gruppo per l’europeo e per il mondiale, quindi ci sta che possa schierare anche atlete non adattissime a quella corsa.

«Ma perché? Perché voglio fargli fare più esperienza possibile. Il risultato con loro non è la prima cosa. Poi è chiaro che si cerca sempre di fare bene. Se una ragazza giovane alla Gand non sa andare sul pavè ci sta, ma se mai inizia…».

«Io spero – conclude Sangalli – che con l’estate le cose possano migliorare. Anche perché ci sono il Giro e il Tour. E’ un periodo storico, tra Covid e i primi passi del WorldTour, che richiede un assestamento, un equilibrio, che sono convinto arriverà».

La Barale cresce a piccoli passi nel Team DSM

29.03.2022
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Il suo cammino nel WorldTour femminile Francesca Barale l’ha iniziato come chi, entrando in un luogo di venerazione, si guarda attorno attento a qualsiasi cosa nonostante sappia tutto di esso.

«Da gennaio – ci racconta la giovane del Team DSM (che compirà 19 anni il prossimo 29 aprile) – sono ripartita da zero. Anche se da junior ho vinto tanto e sono sempre andata molto bene, qua inizia proprio tutta un’altra storia. E la motivazione è tanta».

La scalatrice di Domodossola ha esordito a inizio marzo disputando tre gare finora, ma per il momento il suo impiego è distribuito con accortezza. Sullo sfondo c’è prima la maturità, poi nella seconda parte del 2022 si dedicherà totalmente a quello che per lei, in questo momento della sua vita, è il cosiddetto “piano A”.

Francesca Barale impegnata sulla salita di Orino al Trofeo Binda 2022
Francesca Barale impegnata sulla salita di Orino al Trofeo Binda 2022
Francesca hai debuttato a Le Samyn. Com’è andata?

Bene, sono molto contenta della mia prova. Era una gara di 99 chilometri ed io credevo che mi sarei staccata dopo 30. Benché avessi lavorato bene in inverno, quella è una corsa difficile perché ha sì degli strappi che mi si addicono ma anche tanti settori di acciottolato in cui avrei potuto soffrire. Alla fine sono stata davanti, ho aiutato le mie compagne e mi sono staccata nell’ultimo settore a circa due chilometri dal traguardo.

La settimana dopo avete vinto il Gp Oetingen con la Wiebes, la prima delle sue tre consecutive…

E’ stata una grande giornata per la nostra squadra. Lorena è stata spaziale. Io sono caduta a metà gara ma sono riuscita a rientrare in gruppo. Ho speso tanto per farlo, ma anche se ero a tutta ho tirato nelle ultime fasi di gara. Poi Pfeiffer e Charlotte (rispettivamente Georgi e Kool, ndr) hanno fatto un gran lavoro per tirare la volata a Lorena. Personalmente è stata una bella soddisfazione.

La terza gara, il Trofeo Binda, invece si è chiusa con un DNF, un ritiro. Cos’è successo?

Niente di che, solo che vanno forte (confessa ridendo, ndr). D’altronde era la mia prima corsa WT. No, battute a parte, la neutralizzazione di mezz’ora dopo 50 chilometri di gara (a causa di un incidente stradale sul percorso, ndr) mi ha condizionata parecchio. Conosco il tracciato e stavo bene, ma alla ripartenza le squadre più attrezzate volevano fare gara dura e siamo andate a blocco da subito. Magari non l’avrei finita lo stesso, ma quello stop forzato l’ho patito. Tuttavia sono tranquilla. Fa tutto parte di questa prima parte di stagione, ho tempo per andare meglio.

Francesca Barale, classe 2003, tra le junior è stata campionessa italiana sia in linea (’20) sia a crono (’21)
Francesca Barale, classe 2003, tra le junior è stata campionessa italiana sia in linea (’20) sia a crono (’21)
Immaginiamo sia tutto legato all’impegno tra scuola e allenamento. Come li gestisci?

Finora tutto ok, la media dei voti è alta anche se ho fatto un po’ fatica a recuperare le lezioni perse per i ritiri o le gare. Riesco a conciliare abbastanza bene il doppio impegno. Esco da scuola alle 13,20 e alle 14 sono già in bici. Le difficoltà c’erano in inverno, ma ora che le giornate si sono allungate e col cambio dell’ora, tutto è più semplice.

Il tuo programma agonistico come si svilupperà indicativamente?

L’intenzione della squadra è quella di farmi correre in media 3-4 gare al mese, almeno fino a giugno. Fino al 13 aprile non farò gare. Approfitterò delle vacanze pasquali per andare su in Olanda nel nostro centro (il Keep Challenging Center a Sittard, ndr) per integrarmi al meglio con la squadra. In quelle due settimane comunque dovrei fare alcune corse in Belgio, vedremo quali. Non so ancora se farò il Giro Donne o il Tour Femmes. Dobbiamo ancora impostare la seconda parte di stagione.

Con le compagne come va?

Tutto bene. Ricevo consigli da parte di ognuna di loro, sono tutte molto disponibili. Così come i diesse, naturalmente. E al momento non sento la distanza fra loro in Olanda e me in Italia. Finora ho fatto tre gare con tre gruppi diversi. E’ un bene perché possiamo conoscerci meglio e affinare la sintonia in corsa. Siamo una formazione con una età media piuttosto giovane, ma ormai già esperta. Questo è anche uno dei motivi per cui ho accettato la loro proposta di venire qui.

Francesca Barale in allenamento con la sua compagna e coetanea, l’olandese Elise Uijen (foto instagram)
Francesca Barale in allenamento con la sua compagna e coetanea, l’olandese Elise Uijen (foto instagram)
La Wiebes è il faro della squadra. Ti ha dato qualche suggerimento particolare anche lei?

La sto conoscendo poco per volta. Sappiamo che lei deve finalizzare il nostro lavoro, che dobbiamo svolgere al meglio. Sia in ritiro che nella gara che abbiamo fatto assieme, mi ha subito detto di non strafare per proteggerla quando siamo ancora lontani dal traguardo. Non serve. Lorena è molto brava nel dirti come risparmiare o conservare energie per i momenti decisivi.

Quali sono gli obiettivi del 2022?

Difficile da dire, non ne ho di precisi al momento se non quello di imparare il più possibile. I miei tecnici vogliono farmi crescere senza troppa fretta, facendomi fare tanta esperienza. Poi di solito vengo fuori verso fine stagione. A quel punto vedremo cosa sarò in grado di fare.

Paladin, morale alto in vista delle Ardenne

03.03.2022
5 min
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Si è presentata brillante, Soraya Paladin, alla nuova squadra. Due buoni piazzamenti – un sesto e un secondo posto – nelle prime due tappe della Volta Comunitat Valenciana che le sono valse anche un giorno da leader della generale. Giornate che le hanno dato tanto morale. La 28enne trevigiana di Cimadolmo ha iniziato bene la sua decima stagione da elite, la prima con i colori della Canyon Sram Racing, team WT tedesco con cui ha firmato un contratto biennale.

Dicevamo dei suoi risultati. Nella prima frazione della gara a tappe spagnola si è buttata nello sprint dominato dall’iridata Elisa Balsamo. Il giorno successivo, in un finale piuttosto mosso, si è lanciata in una fuga a due con la campionessa europea Ellen Van Dijk. La delusione della piazza d’onore dietro l’olandese della Trek-Segafredo è stata tuttavia mitigata dalla maglia arancio di capoclassifica.

Al termine della terza frazione, l’ha dovuta cedere alla scatenata Van Vleuten (vincitrice di tappa e poi della Volta CV) ma la Paladin guarda alle prossime gare con una bella iniezione di fiducia e ottimismo. L’abbiamo sentita a pochi giorni dall’inizio dell’attività agonistica italiana.

Paladin in fuga con Van Dijk nella seconda tappa della Volta CV. La trevigiana ha mostrato brillantezza alla corsa spagnola.
Paladin in fuga con Van Dijk nella seconda tappa della Volta CV
Soraya, come ti sei trovata con la nuova squadra?

Molto bene sinceramente. Sono professionali ed hanno un’organizzazione al top. Dietro le quinte c’è veramente tanto personale che lavora sodo e non ci fa mancare nulla. I due ritiri, prima a Mallorca e poi a Gandia, vicino a Valencia, sono serviti tanto a conoscerci meglio. Siamo un bel gruppo di persone.

Che impressione hai avuto delle nuove compagne?

Molto buona, andiamo già d’accordo ed è un piacere stare assieme. Ho trovato tante atlete forti che sono ben disponibili sia a dare consigli che ad ascoltare o condividere punti di vista diversi. Sono molto predisposte al confronto e credo che sia davvero una cosa buona. Qua trovo Pauliena Rooijakkers che è stata mia compagna alla Liv nelle ultime due stagioni e sono contenta di essere ancora assieme a lei. C’è Alena Amialiusik, una bravissima ragazza che vive in Italia da tanti anni. Le altre le conoscevo già quasi tutte, perché in gruppo fai sempre una chiacchiera un po’ con tutte le avversarie.

Dopo aver fatto le prime corse, che tipo di squadra siete?

Mi piace il modo che abbiamo di correre. Poco attendista, molto aggressivo. Vogliamo fare la gara, portare fuori la fuga. E’ un approccio mentale che apprezzo, molto simile al mio. Forse dobbiamo ancora trovare l’affiatamento giusto, quello si vedrà col passare del tempo, ma dalle prime corse sembravamo già in sintonia. Eravamo un po’ emozionate prima della prima tappa alla Valenciana, però dopo qualche chilometro ci siamo capite al volo, soprattutto nelle fasi più concitate.

Soraya Paladin ripensa al secondo posto nella seconda tappa della Volta CV che le varrà la maglia di leader della generale.
Soraya Paladin dopo il secondo posto nella 2ª tappa della Volta CV
Che ruolo avrai in questa formazione?

Il bello di questo gruppo è che non abbiamo ruoli definiti. Solo per le volate pure o per gli arrivi in salita c’è una leader. Per le altre gare invece, specialmente le classiche, la squadra punta ad avere più atlete nel finale in modo da poter sfruttare una superiorità numerica. Che poi si giochi la vittoria una ragazza o un’altra non importa. L’importante è avere un obiettivo comune e correre per quello. Il mio ruolo è quello di aiutare le compagne forti nel finale di gara, specialmente quelle con le mie caratteristiche. Sarò in appoggio a Niewiadoma, Chabbey e Barnes, però cercherò di cogliere l’occasione di giocarmi le mie carte quando si presenterà.

In pratica quello che ti è successo nella seconda tappa della Volta CV. Cosa è mancato per centrare la vittoria?

Subito dopo l’arrivo ero abbastanza triste per il secondo posto. Però a mente fredda ho pensato che ho perso dalla campionessa europea che ha dimostrato in questo periodo di essere veramente in forma. Forse nel finale avrei potuto anticiparla, ma credo che sarebbe finita allo stesso modo. Come inizio di stagione non è andato male, mi ha dato morale. Gli appuntamenti a cui tengo sono più avanti.

Come proseguirà il tuo calendario?

Correrò la Strade Bianche e a Cittiglio, poi andrò al Nord. Voglio fare bene le classiche, che sono sempre importanti. Le gare delle Ardenne sono quelle che mi si addicono di più. Vorrò mettermi in mostra alla Freccia Vallone, che forse è quella che soffro di più, alla Liegi e all’Amstel. A fine aprile deciderò con la squadra cosa fare. Se Giro o Tour o entrambi, anche se sarebbe difficile. Poi ci sono le manifestazioni con la nazionale. Ho un dialogo aperto col cittì Sangalli, cercherò di capire anche cosa vorrà lui da me per pianificare quella parte di stagione. Naturalmente indossare la maglia azzurra è sempre un grande onore.

Soraya Paladin, un selfie sul podio olimpico di Tokyo con Longo Borghini (bronzo) e Bastianelli
Soraya Paladin, un selfie sul podio olimpico di Tokyo con Longo Borghini (bronzo) e Bastianelli
Sei elite dal 2012 e sei stata sempre in squadre importanti. Qual è la differenza più grande che hai notato in questo decennio?

Direi la cura dei dettagli. Penso sia dovuto al cambiamento del ciclismo in generale, specialmente il femminile. Il nostro livello si sta alzando tantissimo ed è diventato davvero importante. I team stanno investendo sempre di più. Noi atlete abbiamo sempre più cose a nostra disposizione. Abbiamo figure dello staff o mezzi che prima non avevamo.

Soraya un’ultima domanda. A parte la vittoria, c’è qualcosa che vorresti realizzare da atleta a breve o lungo termine?

Sì. Mi piacerebbe continuare a divertirmi correndo in bici. Negli anni ho visto sempre più atlete smettere di correre perché avevano nausea del ciclismo. Un mio obiettivo sarebbe quello di finire senza arrivare a quel punto. Magari vincendo meno gare di quello che vorrei però continuando ad apprezzare la bicicletta. Mi ritengo fortunata perché sto facendo uno sport che mi piace come lavoro.

Pianeta donne. Qualche grazie in più e una grinta pazzesca

25.02.2022
5 min
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Dall’ammiraglia dei grandi campioni tra gli uomini, a quella delle grandi campionesse tra le donne: Paolo Slongo sta vivendo nuove e stimolanti esperienze con il team WorldTour della Trek-Segafredo femminile.

Il tecnico veneto, in carriera aveva già lavorato con le ragazze. Già lo scorso anno aveva seguito il Giro d’Italia Donne proprio dall’ammiraglia, ma i suoi impegni “di qua” sono in aumento.

Alla Volta Comunitat Valenciana Feminas, Slongo ha aperto il suo 27° anno da direttore sportivo e da preparatore. E lo ha fatto col solito entusiasmo. Lo stesso con il quale ci racconta questa avventura.

Slongo tra le sue ragazze alla Volta Comunitat Valenciana Feminas (foto Facebook)
Slongo tra le sue ragazze alla Volta Comunitat Valenciana Feminas (foto Facebook)

Tattiche a confronto

«Il ciclismo – dice Slongo – resta uno sport universale sia per gli uomini che per le donne e molte cose sono simili. Cambia un po’ la strategia di gara e l’approccio. Tra gli uomini ormai il canovaccio spesso è questo: fuga, fase di controllo e chi è interessato va a chiudere.

«Nelle donne invece no, è un po’ diverso. La strategia di gara è meno delineata. E’ difficile assistere a fughe più corpose, almeno su percorsi ondulati o piatti. Di solito c’è la fuga di una o due ragazze, ma raramente l’attacco prende un largo margine. Questo perché la corsa è più controllata, non vive quasi mai una fase di stallo».

«Ho seguito il Giro Donne lo scorso anno e mi ritengo fortunato rispetto ad altre squadre, anche WorldTour, per l’organico di qualità che abbiamo ma soprattutto per l’affiatamento che ho visto tra le ragazze stesse. E’ stato davvero bello vedere che tutte erano contente per la prima vittoria della campionessa del mondo, Elisa Balsamo».

«Quel giorno Elisa si era un po’ staccata in salita, ma le ragazze hanno interpretato la corsa al meglio. Le sono state vicino, l’hanno attesa e l’hanno riportata sotto per lo sprint, che poi ha vinto. Questo per dire che anche tatticamente ho trovato un team con meccanismi ben oliati».

Che esordio per Elisa Balsamo! Primo giorno di gara del 2022, prima corsa con la Trek-Segafredo e subito una vittoria
Che esordio per Elisa Balsamo! Primo giorno di gara del 2022, prima corsa con la Trek-Segafredo e subito una vittoria

Gregarie sì o no?

A questo punto torna, e in modo deciso, il discorso sulla figura del gregario tra le donne. Probabilmente un controllo massiccio non c’è ancora perché ancora non ci sono le gregarie… 

«Forse – prova a spiegare Slongo – perché ancora non sanno veramente fin dove possono arrivare… Ma parliamo di un ciclismo che sta cambiando adesso. La fuga si vede nell’attacco finale o in quelle gare che richiedono gamba. Pensiamo alla Longo Borghini lo scorso anno al Trofeo Binda».

«Per radio le ragazze comunicano molto. Anticipano radiocorsa dicendo quante atlete ci sono in fuga, chiedono, ascoltano… C’è una bella comunicazione. Noi in Trek-Segafredo abbiamo un gruppo di 13-14 elementi e si aiuta la capitana. Ma la si aiuta non in quanto leader designata o per ordine gerarchico prestabilito, ma perché quel giorno è colei che va più forte».

«Io credo che il ciclismo femminile si stia evolvendo. Che le cose siano cambiate salta anche agli occhi. Penso ai mezzi prima del via, ai bus, e vedo quasi tutti gli stessi team che ci sono tra gli uomini. Inizia ad esserci anche personale maschile. La Movistar per esempio è stata la prima ad avere i direttori sportivi degli uomini anche per le donne.

«E l’arrivo in ammiraglia di direttori sportivi che hanno alle spalle esperienze diverse cambia l’approccio alla corsa. Anche la nostra Ina-Yoko Teutenberg per esempio seguirà alcune gare degli uomini. Tutto ciò fa migliorare il movimento.

«Io ricordo quando ero il tecnico della nazionale femminile juniores e ci si affidava a qualche appassionato per  fare la squadra». Come a dire che di strada se ne è fatta. Basta pensare allo stipendio minimo. 

Per Slongo le tattiche sono meno delineate, ma sempre più spesso si vedono squadre in testa a tirare (qui la Movistar)
Per Slongo le tattiche sono meno delineate, ma sempre più spesso si vedono squadre in testa a tirare (qui la Movistar)

Solidarietà femminile

Slongo ci porta sempre più nel cuore della corsa e del ciclismo femminile. E la differenza maggiore forse non è riposta nei watt, ma proprio nel carattere diverso tra uomini e donne.

«Quello che cambia secondo me – riprende Slongo – è che tante volte gli uomini quando hanno finito il loro lavoro, o non si sentono al top mollano. Le donne no. Queste ragazze ci muoiono sulla bici. Danno sempre il 110%. Tra gli uomini, magari fai una tattica e poi perché qualcuno non si sente benissimo molla e inceppa quel meccanismo che si era studiato. Tra le donne non succede. O è più difficile che accada».

«E poi devo dire che c’è più riconoscimento del lavoro. Gira qualche “grazie” in più… e fa piacere. Ma questo credo dipenda anche dal carattere differente fra uomini e donne. Per noi è scontato, parliamo meno… Io per primo! La Van Dijk invece alla fine della Valenciana ha ringraziato tutto lo staff e ha detto che è stato bello correre così».

Nella corsa spagnola, la Trek-Segafredo schierava un team di qualità, ma al tempo stesso molto affiatato
Nella corsa spagnola, la Trek-Segafredo schierava un team di qualità, ma al tempo stesso molto affiatato

Il giro delle stanze

A Paolo chiediamo anche come si comporta nei giorni della corsa, prima e dopo la tappa. Per esempio chi va nelle stanze? Piccole cose che magari vengono sottovalutate…

«Facciamo la riunione sul bus prima della gara – conclude Slongo – mostriamo le slide sullo schermo con le criticità del percorso, stiliamo la tattica di gara. Poi la sera Ina fa il giro delle stanze e riferisce anche a me.

«Come detto, il ciclismo femminile cresce e tutto è sempre più simile al mondo degli uomini. Merito, nel nostro caso, anche di Luca Guercilena che ha gestito i ritiri con uomini e donne insieme».

Le gregarie nel ciclismo femminile: tre tecnici a confronto

16.02.2022
6 min
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La mission del ciclismo femminile è quella di cercare di ridurre il più possibile il gap nei confronti di quello maschile. La riforma del WorldTour – che per molti dei team manager delle continental italiane ancora fa discutere o non convince – può far cambiare il trend e le considerazioni per alcuni ruoli. Quello delle gregarie, ad esempio, che potremmo considerare attrici non protagoniste nel cast di una gara. Lo spunto di riflessione ce lo ha dato Silvia Valsecchi qualche settimana fa.

«Anche se sta cambiando, il problema del ciclismo femminile – spiegava la lecchese – è che se sei gregario non vai avanti tanto. Non succede come negli uomini dove un capitano si porta con sé gli uomini più fidati. Nel femminile si guardano solo i risultati. Magari ci si arriverà più avanti. Ma quando?».

Silvia Valsecchi, BePink
Questa inchiesta sulle gregarie è nata da una riflessione di Silvia Valsecchi, in gruppo fino al 2021
Silvia Valsecchi, BePink
Questa inchiesta sulle gregarie è nata da una riflessione di Silvia Valsecchi

La risposta probabilmente ce la darà il tempo, come per tutte le altre domande legate alla auspicabile parità (sportiva e non) tra donne e uomini. Noi però abbiamo voluto sentire i pareri di Davide Arzeni della Valcar Travel&Service, Giorgia Bronzini della Liv Racing Xstra e Michele Devoti del Team UAE ADQ per capire se anche la figura del gregario nel femminile potrà costruirsi una carriera ad hoc.

Arzeni d’accordo con Valsecchi

«Sono d’accordo col pensiero della Valsecchi – analizza Arzeni – anche se qualche caso più unico che raro c’è stato. Diciamo che in passato è capitato più di una volta che fosse un diesse che si portasse dietro una capitana e un paio di atlete da una formazione all’altra. Adesso qualcosa sta cambiando, sono convinto che qualche squadra potrebbe iniziare a farlo. Ingaggiare una big e qualche sua compagna di fiducia».

Elisa Balsamo con Arzeni. La Valcar-Travel&Service ha un modo di correre in cui tutte sono leader e tutte gregarie
Balsamo e Arzeni: alla Valcar-Travel&Service si ruota nei ruoli: tutte aiutano tutte

Un fatto di budget

Se tatticamente negli ultimi anni la figura della gregaria è stata sdoganata, contrattualmente invece sembra ancora patire come su un gpm impegnativo.

«Quel termine però – prosegue il “Capo” – non mi piace molto, perché per me si parla sempre di gruppo. Quantomeno da noi, dove a turno tutte si aiutano. Per quello che riguarda il discorso economico, prima si parlava di cifre basse e quindi si tendeva a prendere solo l’atleta di punta. Ora si stanno formando dei gruppetti affiatati tra le velociste e le scalatrici. Questa situazione potrebbe essere un valore aggiunto per i team. Magari alzando di poco il budget per una capitana potrebbero prendere tutto un pacchetto di atlete fidelizzato a lei».

Gli esempi di Bronzini

«Il gregariato nel ciclismo femminile non c’è mai stato – esordisce la Bronzini con un mezzo sorriso e col pragmatismo che la contraddistingue – perché non ci sono mai stati soldi. Tutto legato a quello. E’ sempre stato stato pagato il campione e le altre come se non esistessero. Gli stipendi sono ancora troppo bassi per fare certe operazioni e prendere in blocco due/tre atlete al servizio di una capitana».

Longo Borghini e Cordon Ragot corrono insieme dal 2014: la collaborazione funziona
Longo Borghini e Cordon Ragot corrono insieme dal 2014: la collaborazione funziona

Ci sono però casi che sono andati in contro tendenza. «Posso portare l’esempio – continua la piacentina – di Longo Borghini e Cordon Ragot. Loro si sono spesso spostate assieme perché formavano un binomio vincente. Il lavoro di Audrey è sempre stato apprezzato da Elisa. La francese è sempre stata considerata un gregario di alto rango. Pensate che corrono assieme dal 2014 quando erano in Hitec Products per poi passare l’anno successivo alla Wiggle Honda dove c’ero anch’io. Nel 2019 sono andate alla Trek-Segafredo con me come diesse. In carriera invece io ho avuto al mio fianco Alessandra Borchi per tanti anni».

Nessun problema per Bronzini a prendere nella LIV Xstra gregarie indicate dalla leader (foto Michiel Mass)
Nessun problema per Bronzini a prendere nella LIV Xstra gregarie indicate dalla leader (foto Michiel Mass)

Comanda il gruppo

Contesti del genere potranno essere sempre più frequenti in futuro? «Credo proprio di sì – spiega la Bronzini – ma starà ai capitani farsi sentire. Se vogliono spostarsi possono chiamare con sé le compagne più fidate. O meglio, basterebbe solo che le società ascoltassero le esigenze delle campionesse. Io lo farei se mi chiedessero di prendere anche i loro corridori di fiducia. Per me il gruppo ha sempre fatto la differenza. Ed ora in gruppo ci sono tante campionesse col carisma giusto per poter fare certe richieste ed essere accontentate».

L’esultanza di Anna Trevisi per la vittoria di Bastianelli alla Vuelta CV Feminas parla di lavoro di squadra
L’esultanza di Anna Trevisi per la vittoria di Bastianelli alla Vuelta CV Feminas parla di lavoro di squadra

La gregaria per Devoti

Il nostro giro di opinioni lo chiudiamo con un diesse che dal 2021 vede il mondo femminile da dentro dopo una vita nel maschile.

«Finora – espone il suo punto di vista Devoti – non c’è mai stata questa figura, anche per un discorso di mentalità. Prima c’era una gestione molto più semplice, forse perché le squadre si poggiavano solo sulla singola atleta. Ora invece che molte formazioni maschili hanno un team femminile e sono dirette dallo stesso staff, si può andare verso una determinata direzione. Anche perché il ruolo della gregaria sta avendo sempre più un impatto tattico nelle corse. Penso alla nostra Bastianelli che ha vinto l’apertura stagionale a Valencia (la Vuelta CV Feminas, ndr). Magari 10-15 anni fa avrebbe dovuto arrangiarsi da sola o avrebbe avuto solo una compagna ad aiutarla. Invece per lei hanno fatto un grande lavoro Trevisi, Bujak e Boogaard chiudendo davanti».

Anche l’olandese Boogaard a Valencia ha lavorato per Marta Bastianelli
Anche l’olandese Boogaard a Valencia ha lavorato per Marta Bastianelli

Compiti chiari

Bisogna dare quindi il giusto peso, fa capire Devoti che esordirà in ammiraglia alla Strade Bianche, a queste atlete di fiducia che lavorano per la propria leader.

«Il lato economico – conclude – ha inciso non poco. I budget erano limitati e non si potevano fare grandi cose. Speriamo ora per le ragazze che qualcosa possa cambiare in meglio. L’aspetto che mi è piaciuto di più è che le donne rispettano i compiti che gli dai molto più degli uomini. Sia in allenamento che in gara. Sono molto dedite al lavoro per sé e per la propria capitana. Anche per questo alcune ragazze meriterebbero di essere maggiormente considerate nelle trattative di mercato».

Alé e il ciclismo femminile: questione di passione e rispetto

07.02.2022
4 min
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La presenza ed il supporto di Alé al movimento del ciclismo femminile, in Italia e all’estero, non rappresenta di certo una novità. Anche quest’anno il brand veronese, coordinato da Alessia Piccolo, non fa certo mancare il proprio appoggio a squadre, di diverso livello.

Il Team BikeExchange al completo durante il ritiro pre-stagione (foto BEX Media)
Il Team BikeExchange al completo durante il ritiro pre-stagione (foto BEX Media)

Dalla formazione WorldTour BikeExchange-Jayco fino alla Top Girls Fassa Bortolo, dalle atlete della Cams-Basso per giungere alla Federazione Francese di Ciclismo (FFC): sono questi i principali team di ragazze che nel 2022 corrono indossando i capi Alé. Non solo team World Tour maschili, dunque: da sempre uno dei “focus” principali di Alé è proprio quello del ciclismo al femminile.

A.P.G, che di Alè è la società di riferimento, si è sempre caratterizzata per essere una realtà aziendale spiccatamente al femminile. Composta prevalentemente da donne, e guidata da una donna, Alé progetta, disegna e realizza capi tecnici anche per il ciclismo “rosa”, dunque dedicati alle sportive, pensati dalle donne per le donne: per le professioniste del pedale oppure per le semplici appassionate. 

Tatiana Guderzo fino al 2021 ha corso con l’Alé BTC Ljubljana e dal 2022 sarà alla Top Girls Fassa Bortolo vestita Alé
Guderzo fino al 2021 ha corso con l’Alé BTC Ljubljana e dal 2022 sarà alla Top Girls

Una presenza forte

Per molti anni Alé ha rappresentato il vero e proprio “motore” organizzativo del team Alé BTC Ljubljana, una squadra che ha definitivamente lasciato a fine 2021 dopo averla portata al traguardo della massima divisione UCI: il WorldTour. In questa nuova stagione, come anticipato, sono ancora molti i team di ragazze che corrono con la celebre “A” stampata sul cuore. BikeExchange nella massima divisione del ciclismo mondiale, mentre in ambito continental Alé è orgogliosamente accanto a due squadre di rilievo: il Top Girls Fassa Bortolo e il team inglese Cams-Basso. E proprio con il Top Girls Fassa Bortolo Alé ritrova un’amica di sempre: Tatiana Guderzo, l’ex campionessa del mondo (ma anche bronzo olimpico, due titoli europei e cinque campionati italiani…)

Non va certo poi dimenticata la proficua collaborazione con la Federazione Francese di ciclismo (FFC) e di conseguenza la fornitura tecnica – valida ancora fino alle Olimpiadi di Parigi 2024 – a tutte le nazionali transalpine. La stessa FFC ha intrapreso un ambizioso piano federale per rendere il ciclismo uno sport più femminile e dunque maggiormente alla portata delle donne. E proprio questo programma ha come obiettivo quello di permettere la promozione e lo sviluppo del ciclismo femminile, anche e soprattutto da un punto di vista etico e di rispetto delle atlete.

Alé ha un accordo con la federazione francese valido fino alle Olimpiadi di Parigi 2024
Alé ha un accordo con la federazione francese valido fino alle Olimpiadi di Parigi 2024

Spazio e visibilità

Che siano professioniste, o semplici appassionate, tutte le atlete Alé vestono capi delle linee PR-R e PR-S espressamente pensati per massimizzare le performance ai massimi livelli.

«Dai tempi di Maria Canins e di Jeannie Longo – ha confessato Alessia Piccolo, CEO di A.P.G – l’abbigliamento da ciclismo in rosa ha fatto passi da gigante. Tuttavia, le ragazze di oggi sono figlie di quella tradizione. Sono forse più social, più moderne, è vero: ma ugualmente appassionate, e la fatica di questo sport non le spaventa, anzi, le alimenta! Mi batto da anni per far crescere il movimento femminile, e con Alé forniamo il nostro supporto a tante squadre rosa e a tante ragazze, che sono dei veri talenti. Mi auguro che il futuro possa riservare loro sempre più spazio e visibilità. Spazio e visibilità che da parte nostra di certo non mancherà mai!».

Alé