Sul pavé con 54 chili, Cavalli dice la sua

18.04.2022
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Quinta all’arrivo, nel gruppetto a 23 secondi da Elisa Longo Borghini, Marta Cavalli tira le somme sulla sua partecipazione alla Roubaix, una settimana dopo la vittoria dell’Amstel e tre giorni prima della Freccia Vallone. Lo spunto già approfondito ieri con Paolo Sangalli trova un’altra voce: quella della diretta interessata, che con i suoi 54 chili si è ritrovata a danzare sui sassi e l’ha fatto molto bene. Aveva ragione il tecnico azzurro sulle sue abilità di passista, ma il tema merita altro spazio.

«Noi ragazze – dice – facciamo tutto, ne parlavamo a cena giusto la sera prima della Roubaix. Nel ciclismo femminile basta essere forti per riuscire a mettersi in mostra più o meno su tutti i terreni. Okay, il mio peso non sarà proprio adatto a una Roubaix, però abbiamo visto che non mi esclude dai giochi. Bisogna essere fortunati, fare i conti con tanti imprevisti. Alla fine ci arriva chi riesce a scamparne il più possibile. Se non ti arrendi mai, hai sempre la possibilità di rientrare. Ho sofferto tanto, ho fatto veramente tanta fatica, però entrare in quel velodromo è qualcosa di speciale. L’anno scorso ho messo piede a terra sei volte prima di arrivare a Roubaix, col bagnato. Con asciutto il pavé ha tenuto di più, però c’erano tanta sabbia e tanta sporcizia soprattutto in curva».

I settori di pavé sull’attacco manubrio: la Roubaix può iniziare…
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Caduta e imprevisto

Gli imprevisti non sono mancati neppure quest’anno, con il miracolo compiuto da un meccanico capace di prendere la bici danneggiata da una caduta, sostituire la leva del cambio e poi ridargliela.

«Sono caduta nel tratto in asfalto – ammette – e ho battuto le costole. Ho avuto un po’ male tutta la corsa. Devo ringraziare il mio meccanico che durante la corsa, non una corsa qualsiasi ma la Roubaix, ha cambiato la leva destra che avevo praticamente falciato. Veramente un grande grazie a tutto lo staff della squadra perché ci mettono in bici e ci danno dei materiali che ci permettono di esprimerci al meglio. Quindi credo che la performance non dipenda solo dalla mia condizione che è buona, ma da un’attenta scelta dei materiali».

Prima del via della Roubaix, un saluto a “Capo” Arzeni. Anche Marta Cavalli è una figlia della Valcar
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Ardenne in extremis

E qui scatta la perplessità, perché con una condizione così buona, già palesata con la vittoria dell’Amstel, rischiare sul pavé avrebbe potuto compromettere la sua rincorsa alle classiche delle Ardenne. Ma qui arriva l’imprevisto.

«L’anno scorso – racconta – ci eravamo preparati per la Roubaix e non ci ho messo tanto per recuperare. Il classico riposo l’indomani, una sgambata il secondo giorno e dopo ero quasi pronta per ricominciare. E quest’anno il terzo giorno ci sarà la Freccia Vallone, che all’inizio non era nei programmi, come pure la Liegi. Avevamo deciso di chiudere il primo blocco della stagione dopo la Roubaix, ma dopo l’infortunio in Spagna abbiamo perso un paio di settimane e così abbiamo deciso di inserire le prossime due corse. Se le avessimo incluse subito, non avrei fatto la Roubaix. Ma ci piace anche testare come reagisce il corpo (sorride, ndr) e fare le cose un po’ diverse dagli altri. L’Amstel e ora la Roubaix mi hanno dato tanta fiducia. Ne avevo bisogno dopo un po’ di sfortuna. I programmi fra Giro e Tour non cambiano. Arriverò al Giro per fare classifica e al Tour di supporto e per andare in caccia di tappe. Meglio arrivarci con questo morale».