A volte sembra basti essere olandese per vincere le grandi corse. E così oggi a Trento è toccato a Ellen Van Dijk, che prima è entrata nella fuga, poi con esaltante cinismo si è scrollata di dosso le compagne di avventura. E dopo averlo fatto anche con Soraya Paladin, s’è trovata con la strada finalmente libera e non s’è mai voltata fino al traguardo.
Arrivo solitario per Ellen Van Dijk, 34 anni, dal 2019 alla Trek-Segafredo Sul podio, Van Dijk con i complimenti di Della Casa e Lappartient
Arrivo solitario per Ellen Van Dijk, 34 anni, dal 2019 alla Trek-Segafredo Sul podio, Van Dijk con i complimenti di Della Casa e Lappartient
Longo per Cavalli
Le nostre hanno provato a chiudere con Erica Magnaldi, poi con Longo Borghini e Cavalli. Ed è stato al penultimo giro, quando la Lippert ha attaccato forte, che la campionessa italiana ha sentito di avere il limitatore e ha detto alla compagna di nazionale che da quel momento in poi avrebbe corso per aiutarla.
«A volte – dice la Longo – bisogna anche avere l’umiltà di mettersi a disposizione di chi magari sta un po’ meglio. Oggi ero partita come leader, ma non mi sono sentita come volevo e ho deciso di dare l’opportunità ad una ragazza che in altre occasioni ha tirato per me. Non si può essere sempre cannibali, bisogna anche avere la volontà di fare qualcosa per la squadra e sinceramente oggi credo che sia stata l’occasione giusta».
Paladin è stata l’ultima ad arrendersi alla Van Dijk Il gruppo è partito con 10 minuti di ritardo in una giornata calda
Paladin è stata l’ultima ad arrendersi alla Van Dijk Il gruppo è partito con 10 minuti di ritardo in una giornata calda
Come a Tokyo
Elisa ha la maglia azzurra piena di aloni salati. La giornata è stata calda, con 29 gradi in partenza e poi dieci minuti sotto il sole a picco perché, a causa di un incidente stradale, s’è dovuto attendere l’arrivo dell’ambulanza.
«Marta poteva fare bene – riflette ancora Elisa – e ho pensato di fare il mio dovere e aiutarla. Per la verità non mi sentivo al top e quando è partita la Lippert ho capito che non ero proprio al 110 per cento e ho parlato un attimo con lei. Le ho chiesto come stesse e poi alla fine ho deciso io. Eravamo noi due come a Tokyo e sono sicura che ci saranno tante altre occasioni per fare degli ottimi risultati insieme».
Il giorno di Marta
Marta fa avanti e indietro sfinita, cercando di riprendersi il battito più normale e mettere in ordine i pensieri. E’ ancora più tirata che al Giro d’Italia, le sue braccia sono sottilissime. Oggi è il giorno della responsabilità, un fuori programma inatteso per il quale forse non era nemmeno mentalizzata.
Come è andata nel finale?
L’olandese era imprendibile, Elisa si è messa a mia disposizione e ha cercato di ridurre il più possibile il gap. E’ stata dura, combattuta perché sin dall’inizio siamo partiti con un ritmo veramente forsennato e sono stati 107 chilometri tutti d’un fiato.
Soddisfatta?
Alla fine sì, perché la gara è stata impegnativa. Probabilmente qua di fronte a tutti voi mi aspettavo un risultato finale migliore, magari una medaglia per ripagare il team e la fiducia della nazionale. Però va bene così, ci impegneremo per i prossimi appuntamenti.
Il sesto posto non è da buttare come prima volta che corri da leader…
Questo è vero, però davanti alla propria gente e con questa maglia, si vuole sempre il massimo e purtroppo oggi non è arrivato il massimo che si poteva raccogliere.
Che Elisa sarebbe stata a tua disposizione era stato deciso in partenza?
No, è venuto fuori in corsa dopo il primo attacco violento al penultimo giro. Le ho detto che andava bene e per la prima volta ho anche deciso di assumermi la responsabilità. Non ero proprio sicura di riuscire a tirare le somme dal lavoro di squadra, però serve anche questo per crescere.
E’ stato caldo?
All’inizio sì, molto caldo soprattutto perché siamo state ferme 10 minuti al sole per un ritardo nella partenza. Poi invece con l’arrivo del tramonto si stava molto meglio. Clima particolare, perché abbiamo soggiornato in cima al Monte Bondone con 16-17 gradi. E scendere qua a trovarne 30 è stato un po’ uno shock per il nostro corpo. Però siamo abituati e quindi va bene…
Com’è stata la vigilia, correndo in Italia?
Correndo tanto ho imparato a smorzare la tensione, quindi nella mia testa era una gara come un’altra. Però stamattina siamo scesi a Trento e c’erano i miei genitori. E c’erano tutti questi ragazzi che sono accorsi per fare una foto e fare il tifo soprattutto per noi ragazze dell’Italia. Ogni persona che incontravamo ci incitava… Ecco questo ha fatto crescere un po’ di tensione che solitamente mi aiuta.
Ha funzionato anche oggi?
In certi momenti, ho pensato di mollare. Però mi sono detta che non potevo farlo. C’era troppa gente che mi guardava…