La medaglia d’oro del team relay ai campionati europei è legata con un doppio filo a due storie personali, quelle di Gaia Masetti e Mirco Maestri. Entrambi arrivano dalla stessa regione: l’Emilia Romagna e per tutti e due questa è stata la prima medaglia con la nazionale. Anzi, per il corridore della Polti-Kometa il campionato europeo è corrisposto alla prima presenza in azzurro. Al contrario, Gaia Masetti la medaglia l’aveva sfiorata nel 2023 in Olanda con un quarto posto nella gara su strada riservata alle under 23.
Due strade che si incrociano e riscrivono la carriera di entrambi, perché in una medaglia sono racchiusi sogni e ambizioni ma anche rivalsa e una volontà di non mollare mai, nemmeno di un metro.
Una spinta in più
Gaia Masetti ha avuto il tempo di una toccata e fuga a casa, giusto per appoggiare la valigia e riprenderla in mano pochi giorni dopo. Oggi, infatti, è impegnata con la sua AG Insurance – Soudal Team al Grand Prix de Wallonie. L’abbiamo intercettata nelle poche ore che è rimasta in Italia, facendoci travolgere dal tanto entusiasmo. L’oro belga le è valso la convocazione al mondiale di Zurigo, il primo della sua giovane carriera.
«Dopo la prova in linea il cittì della crono (Velo, ndr) – dice Masetti – mi ha detto che sarei andata a fare i mondiali. E’ bello perché un anno fa nemmeno ci volevo salire sulla bici da cronometro. Da junior andavo bene, poi passata under 23 ho avuto qualche problema e avevo deciso di accantonarla. Il cittì della nazionale femminile, Sangalli, non si è arreso e l’anno scorso mi ha detto che avrei corso l’europeo a cronometro in Olanda. Io non volevo ma ha prevalso lui e mi sono presentata al via. Ho colto un decimo posto, per tutti un risultato normale, per me è stata una scintilla che ha riacceso la passione per questa disciplina. Da quel momento in poi (era il 22 settembre 2023, ndr) ho ripreso ad allenarmi con la bici da crono anche a casa. Ora sono io che insisto con il preparatore per inserirla nei programmi di lavoro».
La forza del gruppo
Il team relay si corre in sei: tre uomini e tre donne che si dividono la fatica. Una prova dove conta la sinergia tra i compagni di squadra, serve fiducia nei mezzi di tutti, sia di chi parte per primo che di chi prende in mano il testimone a metà prova.
«E’ una prova faticosissima – spiega Masetti – perché in tre è come fare una crono individuale ma con i meccanismi di una prova a squadre. Il tempo di recupero tra un cambio e l’altro è di 40 secondi, poi rifiati un attimo e ritorni a tirare. Ho la fortuna e la bravura di essere una atleta che riesce a stare su sforzi alti per molto tempo.
«La nostra forza l’abbiamo trovata soprattutto nel gruppo – riprende – non pensavo di legare così tanto con tutti e cinque i miei compagni. E’ capitato spesso di fare tardi per un allenamento perché rimanevamo a tavola a parlare dopo colazione, senza accorgerci del tempo che scorreva. Anche sul podio scherzavamo tra di noi, facevamo gli stupidi commentando il pubblico e la premiazione.
«Non conoscevo nessuno bene, giusto Cattaneo che avevo incrociato in qualche ritiro con la squadra. Affini era quello che mi metteva più timore, per la stazza, invece è simpaticissimo ed estremamente tranquillo. Le ragazze, Guazzini e Cecchini, le incrocio spesso in corsa da avversarie, ma non ci avevo mai parlato molto. Elena (Cecchini, ndr) in questo europeo mi ha fatto da “mamma”. Nelle uscite insieme mi spiegava il funzionamento del team relay, come comportarsi dopo le curve e tutto il resto. Il team relay mi ha affascinato, anche se è faticoso da morire e questa medaglia è solo uno slancio per continuare in questa direzione».
“Paperino” re d’Europa
La carriera di Mirco Maestri è più avanti rispetto a quella della compagna di squadra nel team relay. A 32 anni “Paperino” Maestri, così si è soprannominato per la sua tenacia, si è conquistato la prima convocazione in azzurro.
«L’ho detto alla squadra e allo staff – attacca con un sorriso – se vogliono portarmi come talismano alle prossime prove. Scherzi a parte questa medaglia d’oro non me l’aspettavo, in un attimo tutto cambia e una serie di buone prestazioni mi hanno aperto le porte della nazionale. A luglio mi sono sentito dire da Bennati che sarei stato nella rosa dell’europeo e nella mia testa è cambiato tutto. Mi sono detto: «Ce la posso fare». Sono convinto che se un corridore non ha obiettivi e sogni lentamento “muore” e io nel mio essere testardo come Paperino, non mi sono mai arreso. Ho costruito una carriera mattoncino dopo mattoncino e a 32 anni, quasi 33, posso dire che mi sento ancora tanto da dare. Devo molto a Basso e alla Polti, senza di loro non sarei dove sono. Non mi pongo limiti, non l’ho mai fatto e non inizierò a farlo ora».
A ruota di due medaglie
Il terzetto maschile del team relay era composto da Maestri, Affini e Cattaneo, gli ultimi due erano reduci dalla prova a cronometro individuale che è valsa due medaglie: oro e bronzo. Sapere di correre insieme a due campioni della disciplina può mettere tranquillità, ma anche pressione. Il giusto mix da trovare ce lo racconta proprio Maestri.
«In generale – racconta – sapevamo di avere una bella responsabilità. Come Italia eravamo i favoriti e siamo stati bravi a gestire la pressione, tutti. Sapevo sarebbe stato difficile correre al fianco di Affini e Cattaneo ma volevo farmi trovare pronto e ci sono riuscito. Ho gestito bene lo sforzo, anche se non sapevo come sarebbe stato, era il mio primo team relay.
«E’ impattante – conclude – sono 28 chilometri a tutta. Nelle cronometro individuali controlli lo sforzo, lì invece si sta al ritmo degli altri. Dopo una curva mi sono trovato a chiudere e mi è partito un male alle gambe incredibile. Ma ero talmente concentrato che ho guardato il tempo dopo un po’ ed erano passati già 16 minuti, mi sono rincuorato. Una volta finita la nostra staffetta siamo andati sul bus a lavarci e poi davanti alla televisione per seguire le ragazze. I miei battiti erano al medio, anche da seduto, ero troppo teso. Il tempo correva e quando il riquadro che mostrava il distacco della Germania è diventato rosso ci siamo sciolti in un urlo. Siamo andati incontro alle ragazze ed è iniziata la festa. Lo ripeto: è stata la vittoria di Paperino e di chi ha creduto in lui, a partire da Basso e Zanatta».