Se non è stata intensa come la crono di ieri, al netto che non c’erano azzurre a giocarsi il titolo, anche la cronometro delle donne ha lasciato le sue belle emozioni. Stavolta a giocarsela sono state Ellen Van Dijk e Marlen Reusser. Olanda contro Svizzera.
Un testa a testa che si era già annunciato agli europei di Trento: la rossocrociata che aveva preceduto l’orange, sempre nella prova contro il tempo.
Van Dijk d’oro dopo 8 anni
Marlen ci credeva moltissimo e a detta di molti era la favorita. Ma si sapeva anche che Ellen poteva dire la sua su un percorso così piatto.
«Ellen – ci spiega Elisabetta Borgia, dello staff della Trek-Segafredo, la squadra dell’olandese – è una super lavoratrice. Esce un’ora prima delle altre e rientra un’ora dopo. Ha un motore enorme, dei numeri quasi da uomo direi. Ma ha colto meno di quello (seppur tanto) che ha vinto, perché magari non è abilissima in gruppo.
«Lei ha già conquistato un titolo iridato a crono nel 2013, ma questo la consacra. Ha avuto una stagione difficile. Ha preso il Covid in primavera ed è stata costretta a saltare tutte le classiche, le gare che preferisce. Inoltre con Van der Breggen e Van Vleuten non ha fatto neanche le Olimpiadi. Ma si sapeva che stava bene. Alla “Vuelta” nel giorno in cui la Longo Borghini è stata seconda, ha dato una trenata per lei che ha stupito tutti. E dopo la vittoria su strada agli europei ha preso consapevolezza».
In effetti l’olandese è stata perfetta. Un metronomo, dal primo all’ultimo metro. Anzi, forse di più, perché ha chiuso fortissimo l’ultimo terzo di gara.
La Reusser allarga le braccia davanti al pubblico di Bruges Lacquaniti e Tesler ai piedi del palco Marlen Reusser: ottima posizione. Per lei un 56×11
La Reusser allarga le braccia davanti al pubblico di Bruges Lacquaniti e Tesler ai piedi del palco Marlen Reusser: ottima posizione. Per lei un 56×11
Reusser beffata dalla… Klein
Ma per una van Dijk che scoppia in lacrime con le mani tra i suoi lunghi capelli biondi, c’è una Marlene Reusser che non può che allargare le braccia come a dire: io ci ho provato. La svizzera forse è stata la più bella in sella. Fantastica da vedere sulla bici. Ferma con le spalle, macinava il 56 con compostezza e potenza totali. Ci aveva lavorato moltissimo. Era venuta a provare il percorso già ad aprile e credeva come pochi a questo titolo.
«Non sappiamo davvero dove andare a cercare questi 10” – dicono in coro Fortunato Lacquaniti, diesse della Reusser alla Alè – BTC Ljubljana, e Edi Telser, cittì svizzero – E non crediate che Marlene sia andata in calendo. Lei è stata costante. E’ stata la Van Dijk che è andata fortissimo nel finale. Tanto è vero che ha anche sprintato negli ultimi 150 metri. Lei oggi ha un po’ tirato fuori la gara della vita, o almeno degli ultimi anni. Poi, non per cercare scuse, ma una cosa va detta: l’olandese negli ultimi 7-8 chilometri ha ripreso Lisa Klein che fatto settima, tra l’altro… E per lei è stato un grande punto di riferimento».
E questo davvero incide moltissimo. Tra l’altro ha ripreso un’atleta che non è andata piano (Van Dijk e Reusser sono state le uniche ad abbattere il muro dei 50 di media), quindi ci ha messo un po’ per riacciuffarla e staccarla. Il punto di riferimento è stato prolungato. Ma le crono si vincono anche così e se sei una professionista da tanti anni (e sempre ad altissimi livelli) un motivo deve pur esserci.
«Il vento? Non credo abbia inciso ai fini della gara – commenta Tesler – di sicuro era più forte di ieri, rispetto ai maschi, ma oggi era lo stesso per entrambe le ragazze, che tra l’altro fisicamente si somigliano anche. Semmai senza Olimpiadi la Van Dijk ha avuto un avvicinamento migliore».
Vittoria Guazzini si scioglie sui rulli dopo la sua prova e parla con il cittì Salvoldi Per la Pirrone, all’uscita dalla mix zone, questo era il secondo mondiale elite dopo quello di Innsbruck
Vittoria Guazzini si scioglie sui rulli dopo la sua prova e parla con il cittì Salvoldi Per la Pirrone, all’uscita dalla mix zone, questo era il secondo mondiale elite dopo quello di Innsbruck
E le azzurre?
E il vento ha fatto “impazzire” anche la nostra Elena Pirrone, alla fine ventinovesima. «Non riuscivo a capire bene da dove venisse all’inizio – ha detto l’atleta della Valcar – Ho fatto la gara che più o meno mi aspettavo. Forse potevo fare qualcosa in più, ma guardo al futuro e voglio continuare a lavorarci su».
«Non è stata la mia giornata migliore – le fa eco poco dopo Vittoria Guazzini, ventiquattresima al traguardo – ho avuto due momenti di crisi. Come si superano? Cerchi di non guardare il computerino per vedere la velocità, fai un bel respiro profondo e ti dici: adesso passa, adesso passa… Quest’anno con le Olimpiadi di mezzo non ho lavorato moltissimo sulla crono, ma riprenderò a farlo presto perché è una disciplina che mi piace».
Questa mattina avevamo visto Vittoria fare i rulli nel garage dei meccanici. Era seria, quasi scura in volto. «Sento molto gli eventi, sono un po’ ansiosa – conclude la Guazzini – Partivo nel pomeriggio e non volevo “addormentarmi”, se fossi rimasta sul letto sarebbe stato peggio».