Paladin, il sogno olimpico, i ricordi e il Giro d’Italia Donne

05.07.2021
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Il Giro d’Italia Donne va avanti. E così dopo la vittoria di ieri di Marianne Vos e la commozione per la dedica a Jolien Verschueren, ciclocrossista venuta a mancare a soli 31 anni per un cancro con cui aveva accettato di convivere continuando a correre (a lei aveva dedicato la vittoria anche Dylan Teuns al Tour de France), oggi si arriva in salita a Riale. Oltre Cascata del Toce, presenza fissa nei ricordi dei nostalgici per gli ultimi scatti di Marco Pantani.

Missione compiuta

Fra le ragazze del gruppo, con un occhio alle tappe e l’altro alle Olimpiadi, viaggia anche Soraya Paladin, che avevamo incontrato a Faenza dopo l’argento nella cronometro tricolore. Trevigiana di 28 anni – nella foto di apertura è con la madre Carmen, il padre Lucio e il cane Blue – ha costruito la carriera sulla grande concretezza e quando ha saputo che sarebbe andata alle Olimpiadi, per un po’ è rimasta senza parlare.

«Non me l’aspettavo – dice – ma ci pensavo. E’ il sogno di qualsiasi atleta. Ho dato tutto per conquistarmi il posto nelle gare di osservazione, non volevo avere rimpianti. E ora sentire di essere fra i nomi papabili mi ha tolto tanta tensione e riesco a vivere il Giro in modo rilassato, cercando il risultato e sapendo che sarà un ottimo allenamento. Anche se la parola rilassato dopo la tappa di ieri con la pioggia, potrebbe sembrare un azzardo».

A maggio ha corso molto in Spagna, qui alla Vuelta Navarra
A maggio ha corso molto in Spagna, qui alla Vuelta Navarra

Nel 2012 a Malta

A volte è bello andare indietro nei ricordi, quando sei sulla porta della carriera e certi traguardi non si riusciva neanche a immaginarli.

«Ogni quattro anni – racconta – non vedevo l’ora che le Olimpiadi iniziassero. La cerimonia di apertura la guardavamo tutti insieme in famiglia e sapevo che da quella sera in televisione ci sarebbe stato solo lo sport. E che la gente si sarebbe appassionata per tre settimane a discipline che normalmente non segue, stando per ore davanti allo schermo. Sono ricordi che ho molto chiari. Nell’anno di Londra, ero in vacanza con le amiche a Malta. Mi pare fosse un viaggio della maturità. E quella sera decidemmo di non uscire per vedere l’apertura. E adesso è strano. Prima c’è stata l’emozione per la convocazione, ma finché non sarò là, credo che non riuscirò a rendermi conto. E’ qualcosa di grande che non ho mai vissuto. Porterò questa esperienza con me per il resto della vita e una volta in Giappone, spero di riuscire a far emozionare chi mi seguirà, allo stesso modo in cui mi emozionavo io a guardare gli altri».

Piccoli passi

Alla convocazione Soraya c’è arrivata a piccoli passi, senza exploit particolari, ma con la grande regolarità ad altissimo livello. Nel suo cammino 2021 ci sono il quinto posto di Cittiglio, all’Amstel e nella prima tappa della Vuelta Burgos. Il secondo al tricolore crono di Faenza e il settimo nella Course by LeTour.

«Ho fatto un bell’inizio di stagione – racconta, pescando fra i ricordi – anche se spesso ho rincorso, pur avendo una bella condizione. Dopo la Spagna mi sono presa una pausa, sono andata in altura a Livigno e sono scesa per i campionati italiani. Il Giro fa parte della costruzione. Cercherò di fare bene e di uscirne con una bella condizione, sapendo che il 2021 sarà ancora lungo, per gli impegni con la squadra (la Liv Racing) e con la nazionale. Ci sarà tempo da ottobre per fare le vacanze».

Nel 2020 ha partecipato ai campionati europei di Pluay, vinti da Van Vleuten su Longo Borghini
Nel 2020 ha partecipato ai campionati europei di Pluay, vinti da Van Vleuten su Longo Borghini

Il nuovo Giro

Un’ultima annotazione sul Giro d’Italia Donne, che da quest’anno ha cambiato mano, passando dalla gestione di Giuseppe Rivolta, ora direttore di corsa, a quella di PMG Sport.

«Ci sono percorsi molto belli – dice Soraya – anche se per noi ragazze è stata strano cominciare con una cronosquadre. Non tutti i team ci lavorano e magari i più piccoli, quelli in cui ci sono le giovani interessanti, sono rimasti tagliati fuori dalla classifica il primo giorno. E l’arrivo in salita dell’indomani ha fatto il resto. Per noi atlete, per quanto io ricordi, sembra tutto uguale, però mi sono accorta che c’è tanta sicurezza. Gli incroci sono controllati benissimo e i percorsi tutto sommato sono più vari e offrono a tutte la possibilità di farsi vedere. Anche io ho visto le tappe adatte a me, quelle più nervose. Qualcosa proverò certamente a fare».