Erica Magnaldi è una delle scalatrici più forti del panorama internazionale e di sicuro una delle migliori in Italia. Quella del 2022 è stata una buona stagione, anche se forse le è mancato l’acuto. Però è cresciuta. E’ stata costante. Il primo anno di WorldTour non è così semplice alla fine.
L’ex sciatrice di fondo ci ha dedicato del tempo e con lei si è parlato, tra le altre cose, anche del ruolo della scalatrice. Figura tanto amata quanto coinvolta in un periodo storico particolare. Tra gli uomini gli scalatori puri iniziano a scarseggiare. E’ così anche tra le donne? Sentiamo cosa ci ha detto l’atleta della UAE Adq.
Erica, che stagione è stata quella appena finita?
E’ stata una stagione con degli ottimi risultati, sia individuali che di squadra e sicuramente una bella prima stagione con questa nuova squadra. Sono fiera di aver portato questi colori e di continuare a farlo anche nel 2023. Ma è stata anche una stagione conclusa con largo anticipo, perché ho deciso di affrontare un intervento chirurgico a fine agosto. Mi sono operata all’arteria iliaca per risolvere un problema. Ci ho dovuto convivere tutto quest’anno e molto probabilmente anche in passato.
Cosa significa convivere?
Ho dovuto gestire questa situazione durante le gare, correre in maniera un po’ diversa. Spesso non potevo esagerare, fare dei grossi fuori giri in quanto sapevo che non avrei tenuto per via della gamba. Però, nonostante questo, sono riuscita comunque a togliermi delle belle soddisfazioni.
In ottica 2023, questo intervento potrà cambiare molto. Immaginiamo ti possa dare fiducia…
Sicuramente. Aver deciso di fare l’operazione è stato proprio per questo. Volevo risolvere completamente questo problema per essere libera. Ero cosciente di quello che ero riuscita a fare, nonostante fossi parzialmente limitata. Poter fare le prossime stagioni al pieno delle mie forze magari mi farà fare un piccolo step. E’ stata un’operazione complessa e può recidivare. Io tra l’altro sono stata particolarmente sfortunata perché ho dovuto farla due volte: al primo tentativo non era stata risolutiva e quindi dopo un mese mi sono dovuta operare di nuovo. E’ stata dura mentalmente. Però sono contenta di esserne uscita e di aver ripreso ad allenarmi.
Quanto sei stata ferma?
Due mesi e mezzo. Mi è mancata tanto la bici, però l’aspetto positivo è che non ho mai avuto così tanta voglia come quest’anno di allenarmi.
Erica, sei una scalatrice con l’arrivo di un’atleta forte come Silvia Persico come vi gestirete in salita? Immaginiamo che lei avrà un ruolo importante visti i suoi risultati…
Intanto bisognerà vedere quanto tempo ci metterò a ritrovare una buona condizione e come risponderà il mio fisico allo stress importante a cui è stato sottoposto. Immagino che nella prima parte di stagione non potrò essere al 100%, pertanto sarò più che felice di mettermi a disposizione in qualsiasi ruolo la squadra voglia affidarmi, per Silvia e per le altre. Il livello medio della squadra si è alzato molto e abbiamo diverse carte che possiamo giocarci bene. Sono felice di essere una di queste pedine.
Cosa ti aspetti da te stessa?
Se le cose andranno come spero e arriverò bene agli appuntamenti a cui tengo di più, avrò dello spazio anche per me stessa. E gli appuntamenti a cui tengo sono le corse dure, quelle in salita… quindi i grandi Giri.
Parlando con i tuoi colleghi uomini, si dice che la figura dello scalatore puro stia scomparendo: evoluzione delle preparazioni, dei materiali, dei rapporti… Lo scalatore da 55 chili è ormai una chimera. E’ così anche tra le donne, visto che il livello cresce come tra gli uomini?
Penso che in parte sia così anche tra le donne. Anzi, forse da noi questa cosa si avverte ancora di più. E’ sempre più difficile sperare di staccare tutte su una salita secca e arrivare da sole. E dipende anche dai percorsi. Le occasioni per farlo sono molto poche, si contano sulle dita di una mano. Alla fine sono quelle poche tappe al Giro o al Tour in cui effettivamente si riesce a fare una corsa di grande selezione, proprio perché il livello medio si è alzato molto. Solo nell’avvicinamento alla salita se sei una scalatrice pura e magrolina, se non hai i watt, la potenza per reggere in pianura… fai tanta fatica. Puoi essere la più forte al mondo in salita, ma se ci arrivi consumata dallo sforzo non puoi esprimerti al 100%.
E se ci fossero stati i vecchi rapporti, tu che sei una scalatrice saresti stata avvantaggiata? Prima il 34 non c’era e la passista-scalatrice riesce a difendersi con l’alta cadenza…
Probabilmente i rapporti più corti avvantaggiano più loro che noi scalatrici, però resto dell’idea che ormai comunque devi essere capace di difenderti su ogni terreno. Bisogna avere una certa potenza di base.
A proposito di potenza, ci sembri più tonica, più muscolosa. E’ così effettivamente?
E’ vero, ho lavorato parecchio sulla forza. Io ho iniziato tardi con il ciclismo: quando sono diventata una pro’ avevo già 24 anni. Da quando ho iniziato, anno per anno, ho visto che il mio corpo è cambiato. Già soltanto aumentando la quantità di chilometri ho sviluppato dei muscoli differenti. In più negli ultimi due anni ho introdotto anche la preparazione in palestra e ne ho tratto un gran beneficio.
E’ fondamentale ormai…
E’ così. E’ necessario per poter rispondere agli attacchi, per poter tenere bene in gruppo e non essere al gancio già in pianura. Avere appunto un po’ di watt assoluti è vitale, non conta soltanto un buon rapporto potenza/peso.
Prima hai detto che le tappe per voi scalatrici si contano sulle dita di una mano: e allora qual è il sogno di Erica Magnaldi?
Se dovessi scegliere una corsa mi piacerebbe vincere una tappa. Una di quelle dure del Giro, del Tour. E perché no, magari centrare una top five in classifica generale.