Una punta di amarezza nell’addio di Valsecchi

07.02.2022
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E’ andata in fuga dal ciclismo Silvia Valsecchi. O quasi. La 39enne di Costa Masnaga si è ritirata a fine dello scorso ottobre dopo ventuno stagioni da elite. In carriera ha vinto otto gare, tra cui due titoli italiani a cronometro. Una dozzina di tricolori in pista in varie specialità. Ha conquistato due ori europei su pista (ed altre quattro medaglie) e due bronzi mondiali tra inseguimento a squadre in pista e cronosquadre.  Già ad inizio dello scorso novembre lavorava come commessa nel negozio Bicimania di Lissone.

Da allora si è allontanata da quello che era stato il suo mondo per una vita. La Valsecchi avvertiva quasi un bisogno di… disintossicazione. Forse perché voleva godersi un po’ di meritata tranquillità. Forse perché era rimasta delusa e scottata da qualcosa o qualcuno. La mancata partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo potrebbe avere inciso sul suo morale

Abbiamo incontrato Silvia Valsecchi al ritiro BePink: qui con Zini e Sigrid Corneo
Abbiamo incontrato Silvia Valsecchi al ritiro BePink: qui con Zini e Sigrid Corneo

Avevamo provato a contattarla un paio di volte qualche giorno dopo la sua ultima gara (il Giro di Campania il 23-24 ottobre) ma ci aveva fatto capire che non le andava di parlare con nessuno. Non abbiamo forzato la mano, era giusto rispettare i suoi tempi e le sue emozioni. L’abbiamo incontrata però durante il nostro blitz sul Lago d’Iseo nel ritiro della BePink, la sua formazione negli ultimi dieci anni. Era andata a trovare, complice una settimana di ferie, le sue ex compagne ed i suoi amici, prima che ex tecnici, Walter Zini e Sigrid Corneo.

Silvia come va con la tua nuova vita?

Non mi pesa andare a lavorare. Avevo intenzione di smettere di correre. Mi ero portata un po’ avanti e avevo fatto un colloquio ad agosto. L’avevo già comunicato a Walter, chiedendogli di comprendere la mia decisione. Ad ottobre mi hanno confermato il posto a Lissone, vicino a casa. L’unica cosa che non mi piace è avere delle ore vuote durante la giornata, come in pausa pranzo. In realtà sto già pensando di sfruttarla per pedalare o per correre a piedi. 

Quindi non hai più usato la bici?

No, ho fatto solo un paio di uscite con la Mtb. Ho alternato grandi camminate in montagna, corsa a piedi e anche pattini a rotelle. Voglio fare un po’ di cose che non riuscivo a fare prima. E’ un modo fisiologico per svagare. Poi so che con le prime giornate primaverili di bel tempo riprenderò in mano la bici da strada. 

Valsecchi è stata campionessa europea del quartetto nel 2017 a Berlino con Guderzo, Balsamo e Paternoster
Valsecchi è stata campionessa europea del quartetto nel 2017 a Berlino con Guderzo, Balsamo e Paternoster
Da quanto ci pensavi al ritiro?

Volevo smettere nel 2016 dopo le Olimpiadi di Rio. Poi mi hanno chiesto di continuare per fare crescere il gruppo della pista. A marzo 2020 però, durante il primo lockdown, ero proprio convinta di fermarmi.

Poi cosa è successo?

A quel punto ho pensato che avrei sprecato quattro anni di lavoro. Così ho proseguito anche nel 2021, anche perché mi avevano detto che potevo andare a Tokyo. Sfortunatamente non mi hanno portata. Peccato, stavo bene. Ero in forma, non volevo buttare via altri sei mesi di lavoro. Ho fatto il Giro d’Italia Donne dove mi sono rotta il polso all’ultima tappa. Sono rientrata ed ho onorato gli ultimi mesi di gare.

Sappiamo che avevi staccato molto. Per fortuna ti abbiamo trovata qui a Sulzano per farti qualche domanda…

L’ambiente mi aveva un po’ nauseato ultimamente. Alcune persone ti dicono una cosa e il giorno dopo ritrattano tutto o addirittura non ti considerano minimamente. A vent’anni certe situazioni le tolleri, a quaranta no. Anche le interviste non ne volevo più fare. Tante volte è capitato che i giornalisti mi abbiano chiamato, fatto tante domande poi leggevo un articolo diverso. Il mio difetto è che non rispondo subito. Lascio passare poi però quando sono colma, esplodo come una pentola a pressione.

Verso Cascate del Toce al Giro 2021: proprio al Giro si è fratturata un polso, ma è rientrata e ha finito la stagione
Al Giro d’Italia Donne si è fratturata un polso, ma è rientrata e ha chiuso la stagione
Che mondo è stato quello che hai vissuto fino a poco tempo fa?

E’ stata una bellissima esperienza. Col senno di poi penso che se fosse stato un lavoro a tutti gli effetti, come i pro’ che passano poco più che ventenni, sarebbe stato meglio. Adesso mi ritrovo alla mia età che, pur essendo stata una ciclista, in pratica non sono nulla. Il ciclismo femminile è cambiato tanto, ma a livello statale non sei riconosciuto come un professionista. Tutto quel che riguardano i contributi non vengono calcolati. Si potrebbe fare qualcosa di più concreto in merito.

Il ciclismo femminile sta cambiando…

Sì, c’è un po’ più parità rispetto a prima o in proporzione ai maschi per quanto riguarda montepremi e stipendi. Ma solo perché lo decidono gli organizzatori delle gare o le squadre di club. Questa riforma WorldTour va bene, ma credo che tenda a tralasciare tutto ciò che è considerato vivaio. Le squadre piccole, quelle che ti fanno crescere, non possono disputare le grandi corse perché non hanno punti e vengono tagliate fuori. Una come me, ad esempio, non avrebbe potuto mai far parte del WorldTour perché ho iniziato a fare risultati dopo 7/8 anni di carriera.

La Tre Valli Varesine è stata una delle sue ultime gare. Ha chiuso al Giro di Campania
La Tre Valli Varesine è stata una delle sue ultime gare. Ha chiuso al Giro di Campania
Avevi avuto proposte per restare nel ciclismo femminile dopo il tuo ritiro?

Walter mi aveva chiesto di restare nel team come dirigente, visto che ho il patentino da diesse. Mi sarebbe piaciuto, ma adesso alla domenica spesso e volentieri lavoro. Non volevo prendermi un impegno con la squadra e poi non esserci quasi mai. Al momento affianco il diesse della squadra degli esordienti del mio paese. Darò un po’ di consigli ai ragazzini. 

Silvia, hai avuto una lunga carriera. Hai dei rimpianti?

Forse non avere osato un po’ di più con certe persone, sia in corsa che fuori. Sono però consapevole delle caratteristiche che avevo. Quello che potevo fare come gregaria l’ho sempre fatto. Il problema del ciclismo femminile, anche se sta cambiando, è che se sei un gregario non vai avanti tanto. Non succede come nei maschi dove un capitano si porta dietro i suoi uomini più fidati. Adesso nel femminile guardano solo i risultati. Magari ci si arriverà più avanti. Ma quando?