AGU in prima fila nel Catalogo Mandelli 2023

01.10.2022
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Nelle scorse settimane Mandelli ha presentato l’edizione 2023 del proprio Catalogo dedicato ai componenti e ricambi ciclo. Stiamo parlando di un vero e proprio “volume”, composto da quasi mille pagine. Un vero e proprio punto di riferimento per i tanti negozianti che ogni giorno si rivolgono alla commerciale lombarda per rifornirsi dei prodotti necessari a soddisfare al meglio la propria clientela.

Quest’anno il primo capitolo dell’edizione 2023 del Catalogo è dedicato ad AGU, marchio olandese conosciuto nel nostro Paese per fornire l’abbigliamento da gara alla Jumbo-Visma. La scelta di aprire il proprio Catalogo con AGU conferma quanto Mandelli creda fortemente nelle potenzialità del marchio olandese.

AGU ha affiancato la Jumbo-Visma e Jonas Vingegaard nella vittoria del Tour de France (foto Facebook AGU)
AGU ha affiancato la Jumbo-Visma e Jonas Vingegaard nella vittoria del Tour de France (foto Facebook AGU)

Scopriamo AGU

Per conoscere bene AGU è fondamentale partire dalla sua storia. Parliamo di un brand fortemente legato all’Olanda, la Nazione dove è nato e che ha da sempre uno stretto rapporto con la bicicletta. Dopo la seconda guerra mondiale la bicicletta era un bene molto ricercato in Olanda. La sua disponibilità era però davvero scarsa. Per ovviare alla crescente domanda di biciclette, tre aziende ciclo di Alkmaar decisero di unire le forze dando vita nel 1966 all’Alkmaarse Groothandels Unie, meglio conosciuta come AGU. L’azienda ha conosciuto fin da subito una rapida crescita, tanto da diventare uno dei maggiori fornitori di parti di biciclette nei Paesi Bassi. 

il marchio olandese offre abbigliamento di alto livello anche per le discipline offroad (foto Facebook AGU)
il marchio olandese offre abbigliamento di alto livello anche per le discipline offroad (foto Facebook AGU)

Arriva l’abbigliamento

Nel corso degli anni AGU ha ampliato la propria offerta introducendo nel proprio catalogo capi di abbigliamento e accessori ideali per chi va in bicicletta. Sono state così realizzate borse per bici leggere e in nylon robusto, un materiale nuovo per l’epoca. Una delle principali novità a catalogo è stata rappresentata dall’introduzione della tuta antipioggia “Original”, che si è rivelata un grande successo tanto da vincere diversi premi.

Negli anni ’70 e ’80, questa tuta iconica è diventata il punto di riferimento per l’abbigliamento antipioggia nei Paesi Bassi, accessorio ideale per quanti non volevano rinunciare a spostarsi in bicicletta nonostante il meteo cattivo. Questa tuta, sebbene modernizzata e molto migliorata, è ancora oggi uno dei bestseller del catalogo AGU.

Ecco il professionismo

La fine degli anni Settanta ha segnato una svolta nella storia di AGU con l’ingresso nel mondo del ciclismo professionistico. In questa fase un ruolo fondamentale è stato svolto dal quattro volte campione del mondo nello stayer Cees Stam che ha collaborato allo sviluppo del primo abbigliamento da ciclismo agonistico proposto da AGU. Lo stesso Stam ha conquistato il suo ultimo titolo mondiale indossando un completo firmato dal brand olandese. A carriera conclusa, ha ricoperto fino al 2007 il ruolo di manager all’interno della stessa azienda.

Il team AGU festeggia la vittoria della maglia gialla e della maglia verde al Tour (foto Facebook AGU)
Il team AGU festeggia la vittoria della maglia gialla e della maglia verde al Tour (foto Facebook AGU)

Sono stati tanti i campioni del ciclismo che nel corso degli anni hanno indossato AGU. Stiamo parlando di atleti del calibro di Leontien Van Moorsel e Steven Rooks. Il marchio ha soprattutto legato il suo nome ad alcuni team che hanno fatto la storia del ciclismo olandese come la Panasonic di Peter Post e la Rabobank. Quest’ultimo team ha vestito AGU per ben 16 anni. Il suo testimone oggi è stato raccolto dalla Jumbo-Visma di Roglic, Van Aert e soprattutto Vingegaard, ultimo vincitore del Tour de France.

Una gamma ricchissima

La gamma AGU è composta dalle seguenti linee prodotto, che vanno a coprire a 360° le esigenze di tutti i generi di ciclisti, qualunque utilizzo vogliano fare della bicicletta: abbigliamento estivo e invernale ideale per ciclismo su strada, mountain bike e gravel; una ricca offerta di borse per il bikepacking; intimo estivo e invernale; guanti, cappelli, copriscarpe e manicotti. Completano l’offerta scarpe strada e mountain bike, oltre agli occhiali.

Mandelli

Belgio, la santa alleanza è una bella gatta da pelare

23.09.2022
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In Belgio hanno promesso di non farsi la guerra. E se sarà davvero così, per tutti gli altri sarà un bel guaio. Stiamo parlando di Wout Van Aert e Remco Evenepoel, che nella conferenza stampa hanno ricostruito il post gara di Leuven 2021, ammettendo di aver rilasciato entrambi qualche dichiarazione di troppo. Hanno giurato di averne parlato fra loro e che quest’anno le cose andranno diversamente. Il botta e risposta che hanno inscenato ha avuto effettivamente il sapore di un’alleanza stretta col sangue.

Van Aert Evenepoel 2021
I sorrisi dello scorso anno a Leuven fra i leader del Belgio nascondevano una tensione reciproca che poi fu pagata in gara
Van Aert Evenepoel 2021
I sorrisi di Leuven fra i leader del Belgio nascondevano una tensione che poi fu pagata in gara

La santa alleanza

«Vogliamo vincere come Belgio – ha spiegato Evenepoel – conosco le capacità di Wout, lui conosce le mie. Possiamo lavorare insieme perfettamente nel finale».

«Se corriamo insieme – ha fatto eco Van Aert – abbiamo solo maggiori possibilità di vincere. Normalmente ho uno sprint migliore di Remco, così lui potrà anticipare. Ma non troppo presto. Entrambi dovremo sfruttare la possibilità di arrivare in due nel finale. Dobbiamo tenerci entrambe le opzioni».

«Sono d’accordo con Wout – ha sottolineato Evenepoel – meglio restare insieme il più a lungo possibile e non sprecare le forze in modo stupido. Il percorso non è facile, sarà un continuo girare in cui la fatica sarà decisiva. Molti occhi saranno puntati su di noi, ma dobbiamo mantenere la calma e lavorare insieme come una squadra. Anche perché Italia, Olanda e Francia non faranno sconti. Dobbiamo evitare situazioni come l’anno scorso. Lo scenario ideale? Arrivare in finale con un gruppo di 7-8 corridori, con dentro due di noi».

Nella conferenza stampa di ieri nell’hotel del Belgio, Van Aert ed Evenepoel hanno siglato la santa alleanza (@Belga)
Nella conferenza stampa nell’hotel del Belgio, Van Aert ed Evenepoel hanno siglato la santa alleanza (@Belga)

«L’importante è non attaccare troppo presto – ha chiosato Van Aert – questo è un percorso su cui non bisogna sprecare energie. Ti svuota e ti ritrovi senza gambe quando la corsa si decide».

Due settimane insieme

Quel che più li ha segnati nella gara dello scorso anno furono l’affiatamento e la tattica dei francesi, che impressero alla corsa un ritmo subito elevatissimo. I belgi rimasero colpiti dall’unita degli uomini di Alaphilippe, che si contrappose alle tensioni fra loro che pure correvano in casa. Finì così che Van Aert, reduce dalla crono, si ritrovò con le gambe in croce a sostenere il ritmo che lo tagliò fuori nel finale. Per questo ha raccontato di aver lavorato sulle fasi di partenza già dall’inverno.

L’unità del blocco francese (qui tirato da Alaphilippe) è diventato il modello per il Belgio
L’unità del blocco francese (qui tirato da Alaphilippe) è diventato il modello per il Belgio

«Siamo arrivati in Australia – dice Van Aert – con largo anticipo e questo non è irrilevante per l’atmosfera in squadra. E’ diverso dallo stare insieme pochi giorni prima di una corsa. Quando fai gruppo per due settimane, riesci a recuperare bene dal jet-lag e a trovare il modo per andare d’accordo con tutti. Il viaggio dal Canada è stato duro, ma ora mi sento bene. Non rimpiango il fatto di non aver corso la crono. Lo avevo scelto in primavera, ne resto convinto e non si può dire che l’avrei vinta io. Mercoledì è stato il primo giorno di maltempo, prima mi sono sempre allenato bene. Mi sento pronto, la preparazione è andata come previsto».

Tre chili in meno

Evenepoel regge il gioco e si dice sicuro che, nonostante la Vuelta e il fuso da recuperare, nelle gambe ci sia ancora la benzina giusta per l’ultimo colpo.

«Mi sento meglio di una settimana fa – dice – ho più energia in corpo. Oggi è stato il primo giorno in cui mi sono svegliato dopo le 6,30 e questa è una buona notizia. Il corpo finalmente si è adattato. Difficile dire se ho le stesse gambe della Liegi. Siamo in una fase diversa della stagione, peso tre chili in meno. Quindi non ha senso fare paragoni. Quello che so è che Mount Pleasant potrà anche non essere la salita più dura del mondo, ma dopo una corsa così lunga e probabilmente tirata, per stare davanti bisognerà essere molto forti».

A tu per tu con Ballan ed il suo sguardo sul mondiale

11.09.2022
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A poche ore dalla prima lista, ancora lunga, di Bennati, dei convocati per il mondiale di Wollongong, l’attesa cresce. Il debutto iridato per il cittì sarà tosto, l’Italia manca dal gradino più alto del podio dal 2008 di Varese. Giorno nel quale, ad indossare la maglia più famosa del ciclismo fu Alessandro Ballan. Lo incontriamo allo stand di BMC, all’Italian Bike Festival, dove ieri (ed anche oggi) c’era Evans. I due scherzano, pedalano e parlano con la gente. 

«Il bello delle fiere e del ciclismo – inizia a dirci Ballan – è che le persone ci vedono, facciamo foto, interviste. Il nostro è uno sport bello e la passione dei tifosi è coinvolgente, arrivo a fine giornata stravolto, ma è così che deve essere».

Siamo a pochi giorni dal via della settimana iridata, che mondiale vedi?

Credo che questo mondiale si stia vivendo in maniera diversa dagli anni passati. Soprattutto perché si disputerà in Australia, quindi un Paese molto lontano da noi, non se ne è parlato così tanto. Sarà sicuramente insidioso, alla fine si tratta della corsa più importante dell’anno, ogni percorso porta i suoi problemi. 

Anche questo non ne è esente…

Saranno 4.000 metri di dislivello, ne deduco che sarà duro e ne uscirà un campione del mondo di fondo, ma soprattutto veloce. Gli ultimi 9 chilometri saranno totalmente piatti, questo darà la possibilità a vari corridori di rientrare nel finale. Potrebbe finire tranquillamente in una volata ristretta. 

Tanti favoriti quindi?

Il favorito numero uno è Van Aert, come lo poteva essere lo scorso anno. C’è da aggiungere la presenza di Girmay, che è stato capace di vincere proprio contro il belga quest’anno alla Gand-Wevelgem. Mancherà Alaphilippe, con grande probabilità, vincitore delle ultime due edizioni. E non escluderei assolutamente Evenepoel, però il Belgio a questo punto deve capire che strategia può mettere in atto…

Secondo te?

Penso che l’unica chance di Remco sia quella di arrivare da solo al traguardo, un po’ come ha fatto a San Sebastian e meno recentemente alla Liegi-Bastogne-Liegi. Dovrebbe cercare di fare una selezione simile a quella che fece all’europeo di Trento. Evenepoel in volata parte battuto rispetto agli altri corridori, la sua carta il Belgio potrebbe essere una scelta da giocarsi per far muovere anche le altre squadre. 

Non dovrebbe però portare via un gruppo ma andare da solo?

Certo, se si dovesse creare un gruppetto con lui davanti insieme ad altri corridori non avrebbe senso collaborare. Rischierebbe di arrivare al traguardo e di perdere, al mondiale non conta il piazzamento, ma solo chi vince. Il secondo posto conta molto poco alla fine. 

La nostra nazionale arriva con qualche difficoltà, tu su chi punteresti?

Non ci sono molti nomi tra cui scegliere, negli ultimi anni tirare fuori i 9 convocati non è assolutamente facile. La squadra con Ballerini, negli anni dove correvo anche io, era molto difficile da fare. Franco era costretto a lasciare fuori molti nomi di spessore. 

Bettiol capitano unico quindi?

La scelta di Bennati di portarlo come capitano (non ancora confermata ma manca solo l’ufficialità, ndr) è giusta. Alberto è un corridore di fondo, molto particolare, ma se riesce a cogliere la giornata giusta è in grado di cogliere il risultato pieno, come ha fatto al Fiandre. 

Al suo fianco chi metteresti?

Trentin, come uomo di esperienza e guida in gara non può mancare, il suo apporto potrebbe diventare fondamentale. Per il resto punterei su una squadra di giovani interessanti: da Bagioli a Battistella e molti altri. Quest’anno non potranno dire la loro ma il mondiale australiano sarà una bella scuola. 

Battistella ha fatto due bei podi alla Vuelta, poi è tornato a casa con la febbre…

E’ un corridore che mi piace molto, è tornato a casa dalla Spagna con un po’ di febbre, spero non abbia compromesso totalmente la condizione. Vive dalle mie parti. Mi piace perché è completo e tiene la distanza. Lo abbiamo visto spesso davanti, anche al campionato italiano vinto da Nizzolo ed è arrivato terzo quest’anno. Lo vediamo spesso davanti in chilometraggi al di sopra dei 250 chilometri, e questo è fondamentale per un corridore. 

Quel chilometraggio è una barriera naturale… 

Sì, per farvi un esempio: io in carriera ho vinto poco, però quel poco l’ho sempre ottenuto sopra i 250 chilometri. Questo vuol dire che le mie prestazioni rimanevano costanti, mentre quelle degli altri calavano. E’ una caratteristica che crea già delle differenze in gruppo. 

Il fatto che l’Italia non sarà protagonista come la vedi, come potrebbe agire?

Arrivare lì e non avere pressione ti dà quel qualcosa in più di tranquillità nel gestire la corsa. Sei più sereno e, banalmente, riesci a dormire senza ansie la notte prima. E’ logico che la nostra nazionale sia una delle più importanti. Storicamente, negli ultimi anni, non avere un corridore di spicco ha sempre un po’ condizionato la gara. Mi aspetto che Bennati faccia vedere la maglia nelle prime file lo stesso, non sarà facile ma ci deve provare.

Con Fiorelli (5°) analizziamo la volata di Van Aert a Plouay

01.09.2022
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Cosa passa per la testa ad un velocista durante quei pochi e preziosi secondi finali? Lo abbiamo chiesto a Filippo Fiorelli che a sua detta velocista puro non è, ma lo stesso è in grado di vincere volatone di gruppo e sprint ristretti dove si trova più a suo agio. Ne abbiamo approfittato per immergerci con lui in quegli attimi e chiedere com’è fare una volata insieme al cinico Wout Van Aert

Il finale che abbiamo deciso di analizzare è quello del Bretagne Classic andato in scena il 28 agosto a Plouay in Francia (foto in apertura ciclismoweb). Il siciliano della Bardiani CSF Faizanè ha conquistato un ottimo quinto posto a conferma delle sue caratteristiche da uomo veloce. A vincere agevolmente ma senza dominare è stato Van Aert. 

Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione
Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione

La volata e i suoi dettagli

Pochi secondi, attimi, sono i frangenti in cui un uomo che si definisce veloce deve prendere decisioni determinanti per la finalizzazione di una tappa o di una corsa in linea. Una ruota sbagliata, uno sprint lanciato troppo presto, mancanza di lucidità nello scegliere il varco. Sono tutti dettagli che fanno la differenza per la conquista della vittoria. Quella del Bretagne Classic non è stata una vera e propria volata di gruppo, bensì di una trentina di unità veloci, senza la battaglia dei treni. Si potrebbe ipotizzare essere un piccolo spunto per il mondiale come ci ha indicato Fiorelli. Andiamo a scoprire metro per metro le decisioni e i frame che ha vissuto Filippo in scia al belga della Jumbo Visma

In che condizione sei arrivato quel giorno?

Sono arrivato non al top. Venivo dal Tour du Limousin che non stavo benissimo. Avevo preso una bella botta con tre punti sul braccio. Cadere non è mai una cosa bella. Rientravo da un mese e mezzo che non correvo perché ero stato in altura. Mi mancava un po’ di ritmo da riprendere.

Condizione in crescita quindi…

Si non ero al massimo della condizione. Ho tirato una volata al Tour Poitou, a Manuel Colnaghi dove ha fatto quarto e io nono. Il secondo giorno dovevo fare io lo sprint poi a centocinquanta metri c’è stata la caduta e siamo rimasti coinvolti io ed altri.

Filippo si è trovato a dover smettere di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Filippo ha smesso di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Che corsa è stata il Bretagne Classic?

La lista partenti era di ottimo livello. La maggior parte delle persone erano quelle che proveranno a giocarsi il mondiale. Come percorso era una piccola anticipazione dell’Australia. Non sapevo come ci sarei arrivato, è stata una corsa frenetica ma che ho interpretato bene.

Sapevi già di dover fare la volata?

Fortunatamente quando sono partito a dir la verità le sensazioni buone le ho avute subito. Io e Sacha Modolo eravamo gli uomini di punta. Io avevo detto subito che stavo bene. Non sapevo se preoccuparmi perché quando uno sta bene all’inizio fa il botto nel finale. A sessanta chilometri dall’arrivo quando è iniziata la bagarre mi sono reso conto che ero in forma e che mi sarei giocato il finale attaccando oppure in volata. 

Ti sei arrangiato per le fasi finali?

Ero rimasto solo con Zoccarato davanti in fuga. Lo abbiamo ripreso a cinque chilometri dall’arrivo. Van Aert nel finale ha fatto tutto da solo. Chiunque partiva, lui chiudeva. Non ci ho nemmeno pensato ad anticiparlo, si vedeva che aveva in mente solo la volata. Così ho deciso di prendere la sua ruota.

Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Ci sarà stata una bella lotta per prenderla?

Neanche tanto perché la gente un po’ mi conosce, non veniva nessuno a prendermi la ruota. Diciamo che non mi tolgo facilmente. Il finale è particolare perché scende e risale negli ultimi trecento metri. Si faceva molta velocità e anche lui è rimasto un po’ imbottigliato. 

Di conseguenza anche tu hai avuto difficoltà a risalire?

Seguire una ruota che non è di un tuo compagno è molto più difficile, se l’avversario entra in un piccolo spazio chi è dietro non ci passa. Chi traina, il compagno di squadra deve sempre fare attenzione se ci passa anche chi ha dietro. In quel caso lui ovviamente faceva i conti per sé. 

Raccontaci la tua volata…

Dopo aver “perso”  Wout in quell’istante Oliver Naesen dell’AG2R Citroën Team è passato davanti a me e si vede dalle immagini che io rimango tagliato fuori dalla sua ruota e quindi con tutto da rifare. Ho dovuto smettere di pedalare, fare una piccola deviazione e ho perso l’attimo. La volata vera e propria l’ho fatta gli ultimi centocinquanta metri. Infatti venivo su molto forte rispetto agli altri. 

Prova a commentarci la volata di Van Aert…

L’ultimo chilometro ho pensato di aver azzeccato la ruota. Poi gli ultimi quattrocento metri quando ho visto che è scivolato indietro ho pensato che avesse perso il treno giusto un’altra volta perché la settimana prima lo aveva battuto Marco Haller della Bora Hansgrohe in Germania al Bemer Cyclassics. Ho pensato realmente in quei frangenti “si è fatto fregare”.

Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Come ha fatto quindi a vincere?

E’ riuscito a svincolarsi bene. C’era l’uomo della Lotto Soudal che stava tirando bene per Arnaud De Lie. E non era neanche facile risalire le posizioni. Però ha fatto una volata poderosa e si è conquistato la vittoria. 

E’ stata una volata senza storia?

Quella lì in particolare per lui è stata una passeggiata anche se è rimasto imbottigliato. Anche perché è stato un errore tattico. De Lie veniva da due vittorie. Ero indeciso tra che ruota prendere poi ho battezzato quella di Van Aert. Credo che in questo momento sia il corridore più forte, più completo che abbia mai visto da vicino. 

Pensi che se dovesse capitare potresti batterlo in una volata analoga?

Quel giorno per come stavo non era così imbattibile. Anche perché negli ultimi quaranta chilometri ha fatto il diavolo a quattro. Se si guardano le immagini non ha fatto così tanto la differenza. 

Che rapporto hai usato per la volata?

Io ho usato il 52 perché il percorso voleva quello. Lui secondo me ha tirato il 54, avendo Shimano avrà avuto come opzione 53 o 54. In quella volata non ho subìto il rapporto, però diciamo che se avessi avuto un treno mio il 52 forse mi sarebbe stato stretto, soprattutto con un finale così a salire. 

Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Continui a portare a casa risultati importanti tra le ruote veloci, hai deciso cosa fare da grande?

Io sono quel corridore lì. Ho vinto al Sibiu con centotrenta corridori. Stavo bene, avevo la squadra al mio servizio. In quelle condizioni posso dire la mia. Tendenzialmente se mi trovo da solo non riesco ad esprimermi al 100%. Però io mi sento un corridore che può primeggiare in finali da trenta o quaranta corridori. 

Alberati ti vede come caratteristiche simile a Bettini…

Non si sbaglia, lo dice sempre anche Marcello Massini. Il mio maestro di vita e di ciclismo. Non mi sento un velocista puro. Io, Colnaghi e Modolo siamo veloci. Non voglio diventare un velocista puro perché sarebbe una strada che non porterebbe a niente. Con gli sprinter che ci sono in giro farei fatica a primeggiare.

Quando scienza e simulazione spingono la performance

29.08.2022
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Avevamo chiesto a Marco Pinotti come ci si prepari per affrontare una cronosquadre. Il bergamasco, che della specialità è stato argento mondiale nel 2012, aveva annotato come non serva fare chissà cosa se si tratta di una gara all’anno, come ad esempio all’apertura della Vuelta. Ma che al contrario, se si volesse investirci sul serio, ci sarebbe da spendere davvero molto per ottimizzare le performance.

Chi questo investimento ha ritenuto di farlo ugualmente è la Jumbo-Visma, vincitrice della cronosquadre di Utrecht, che ha coinvolto nel discorso le Università di Tecnologia di Eindhoven e quella di Leuven. E che, con il supporto di Ansys (società specializzata nella simulazione fluidodinamica) e del professor Bert Blocken, ha sviluppato in linea teorica e poi tradotto in pratica l’aerodinamica dei suoi atleti (in apertura, Van Aert posa accanto al suo modello, foto Anton Vos/Cor Vos – Ansys).

Fluidi e modelli

Dopo il Tour e prima della Vuelta, proprio un articolo pubblicato nel blog di Ansys ha spiegato il lavoro alle spalle delle performance del team olandese, che ha fatto ricorso al suo Fluent: un software attraverso cui creare modelli fisici avanzati per analizzare una varietà di fenomeni legati ai fluidi.

«Vincere il Tour – si legge – è il sogno di ogni ciclista e il momento clou della carriera dei pochi che lo hanno raggiunto. Non sorprende quindi che tutte le squadre in gara dedichino così tanto tempo ed energie per prepararsi alla sfida estrema della gara, che copre più di 3.350 km (2.220 miglia), molti dei quali in montagna, in 23 giorni. La preparazione prevede ovviamente un intenso allenamento fisico e mentale per gli atleti, che unisce resistenza, prestazioni estreme e forte resilienza mentale per continuare a lottare nonostante tutte le difficoltà.

«Le squadre studiano anche attentamente il percorso e le condizioni meteorologiche per sapere quando prendere il comando o rimanere indietro nel gruppo. Ma tutto questo non basta più. Da anni la scienza, e in particolare la simulazione, svolgono un ruolo importante nel guidare i migliori ciclisti alla vittoria».

Un momento dell’incontro fra Van Aert, Marchal di Ansys e il professor Blocken nel 2020 (foto Anton Vos/Cor Vos – Ansys)
L’incontro fra Van Aert, Marchal di Ansys e il professor Blocken nel 2020 (foto Anton Vos/Cor Vos – Ansys)

Il professor Blocken

Si capisce insomma che la preparazione atletica da sola non basti per fare la differenza. Nei giorni della corsa francese e anche in quelli della Vuelta ancora in svolgimento si è dibattuto parecchio sull’incidenza della tecnologia sulle performance degli atleti. E il blog di Ansys fornisce una risposta interessante.

«Oggi vorremmo sottolineare l’estrema professionalità del Team Jumbo-Visma. Hanno lavorato con i migliori esperti del mondo. Come il professor Bert Blocken, un riferimento di livello mondiale in aerodinamica atletica della Eindhoven University of Technology e KU Leuven. Blocken e il suo team utilizzano ampiamente Ansys Fluent in combinazione con esperimenti in galleria del vento. Valutano e migliorano la penetrazione dell’aria e riducono la resistenza indotta per i ciclisti raggruppati in un gruppo o gruppo.

«L’attenzione per ogni dettaglio ha portato il team a indagare e regolare la posizione dei ciclisti sulle loro biciclette, in base alle diverse direzioni e velocità del vento. Modificare le posizioni relative degli atleti in un gruppo durante la gara per ridurre la resistenza subita dai ciclisti. Valutare il contributo di ogni componente della bici, dell’attrezzatura e dell’atleta».

A ciascuno il suo

Tirando chiaramente acqua al suo mulino, Ansys racconta il proprio lavoro, puntando sull’accuratezza del modello messo a punto dal professor Blocken, che da quasi vent’anni ha convalidato un protocollo di modellazione aerodinamica applicato al ciclismo di gruppo. Il suo team esegue in sostanza la scansioni dei corpi degli atleti per assicurarsi la perfetta riproduzione delle loro forme fisiche: i modelli che riproducono gli atleti somigliano loro anche nei tratti e nell’espressione facciale. Quindi vengono eseguite numerose simulazioni per valutare la resistenza aerodinamica su ciascun membro della squadra. Quando le simulazioni sono ottimizzate, i risultati vengono presentati e discussi con la squadra per sviluppare un piano che può essere aggiornato tappa dopo tappa.

Il racconto prosegue, ricordando quando nel dicembre del 2020 il gruppo di lavoro del professor Blocken entrò in contatto con Van Aert.

«Gli fu suggerito – si spiega – che potessimo ottimizzare matematicamente la sua posizione sulla bici tenendo in considerazione anche il suo comfort. Wout impressionò dicendo, in modo umile e professionale, che dovevamo semplicemente mostrargli la migliore posizione matematica e lui si sarebbe adattato. Il comfort era secondario».

I marginal gains

Si capisce un po’ meglio quel senso di notevole efficienza abbinato alle performance degli atleti Jumbo Visma a partire dallo scorso anno. E si capisce anche come il modello numerico messo a punto da Blocken si sia rivelato utile nella cronosquadre della Vuelta, vinta dal team olandese. E’ la conferma del fatto che alle vittorie si arriva certamente con la qualità degli atleti e la loro dedizione. Ad esse vanno tuttavia sommati gli altri contributi. La nutrizione, la tecnologia, l’aerodinamica, il riposo e tutti quei dettagli che oggi costituiscono il vero sviluppo dello sport. Un’attenzione maniacale introdotta dal Team Sky, cui si stanno allineando tutti i team di vertice.

Van Aert, niente crono ai mondiali: tutto sulla strada

07.08.2022
5 min
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A cosa pensi se il gigante del Tour, quello capace di vincere in volata, in salita e poi a crono, annuncia che ai mondiali farà solo la prova su strada? Wout Van Aert lo ha detto con largo anticipo. A Wollongong correrà la prova su strada e non la crono. Lo smacco dello scorso anno brucia ancora e si può capire. Nel giro di quattro giorni, correndo per giunta in Belgio, il gigante di Herentals fu battuto da Ganna nella crono di Bruges e si spense nella prova su strada vinta da Alaphilippe, arrivando all’undicesimo posto.

La sua Cervélo S5 verde di fine Tour, con il meritato gioco di parole…
La sua Cervélo S5 verde di fine Tour, con il meritato gioco di parole…

Velocisti a rischio

Tutti si aspettavano che la federazione australiana progettasse un percorso su misura per Caleb Ewan, invece il menu prevede un tracciato di 266 chilometri con 3.945 metri di dislivello. Partenza da Helensburgh, poi lungo la costa si arriva a Wollongong. Qui il gruppo farà il primo anello con l’ascesa del Monte Keira (salita di 9 chilometri con una media oltre il 5 per cento). Poi inizierà il circuito cittadino che affronteranno per 12 volte. Esso prevede la salita di Mount Pleasant: un chilometro al 7 per cento e una punta del 14. Dalla cima, ci sono 8 chilometri fino al traguardo.

A questo punto, Wout ha capito che per arrivare fresco alla sfida su strada, dovrà rinunciare alla crono. Troppo alto il rischio di non essere allo stesso livello di Remco Evenepoel, altro leader belga che vinta San Sebastian, passerà attraverso la Vuelta.

Ecco lo scollinamento di Mount Pleasant, lo strappo più duro a 8 chilometri dall’arrivo del mondiale (foto Ryan Miu)
Ecco lo scollinamento di Mount Pleasant, lo strappo più duro a 8 chilometri dall’arrivo del mondiale (foto Ryan Miu)

Bennati ragiona

E cosa dice Daniele Bennati, sapendo che nella gara in linea si troverà davanti un simile campione mentalizzato sulla gara singola, senza il rischio di spendere energie preziose nei giorni precedenti, nonostante al Tour abbia di mostrato di poter battere Ganna?

«Sapevo che non avrebbe fatto la crono – dice il cittì azzurro, non senza ironia – e mi fa pensare che forse se la avesse fatta, sarebbe stato meglio. Magari arrivava alla prova su strada un pochino più stanco e appagato. Probabilmente preferisce non fare la crono perché nelle prove lunghe Ganna gli ha dato delle belle sberle negli ultimi due anni. Da una parte è meglio per il nostro Pippo che ha un avversario in meno nella crono, però dall’altra si può dire senza dubbio che Van Aert sarà il favorito numero uno per la prova in linea».

Bennati è volato in Australia con il cittì delle donne Sangalli per capire meglio il percorso iridato (foto FCI)
Bennati è volato in Australia con il cittì delle donne Sangalli per capire meglio il percorso iridato (foto FCI)
Il percorso è adatto a lui?

Parliamoci chiaro, quale percorso non lo è? Forse quello delle Olimpiadi dello scorso anno era un pochino troppo duro, però per come si era gestito, era lì per giocarsi anche l’oro di Tokyo (il belga conquistò l’argento alle spalle di Carapaz, ndr). Quasi qualsiasi tipo di percorso gli è favorevole, per cui sicuramente questa sua scelta ne farà il favorito numero uno per il mondiale.

Come si contrasta un gigante del genere?

Innanzitutto bisogna capire con chi fare la corsa. Sicuramente se gli diamo la possibilità di aprire il gas ai piedi dell’ultima salita, che comunque è a 8 chilometri dall’arrivo, per lui è sicuramente un bel vantaggio. Dipende dalla situazione di corsa, con il Belgio che sarà a sua disposizione. Noi dovremo essere bravi a trovare l’occasione giusta per mettergli i bastoni tra le ruote. Quegli 8 chilometri non sono pochi, un corridore da solo deve avere sicuramente una grandissima condizione per andare all’arrivo, anche perché gli ultimi 3 chilometri molto probabilmente saranno con il vento in faccia.

A Wollongong si potrà pure arrivare in volata, ma dopo una corsa più impegnativa rispetto alle prime analisi
A Wollongong si potrà pure arrivare in volata, ma dopo una corsa più impegnativa rispetto alle prime analisi
Si può ragionare, insomma?

Sono fiducioso, perché spesso e volentieri un corridore nettamente favorito non riesce a vincere… Mi ricordo il precedente mondiale in Australia, a Geelong nel 2010. C’era un certo Philippe Gilbert che era veramente superiore a tutto il gruppo. E lui fece il diavolo a quattro su quel percorso che comunque non era semplice. Tutti davanti alla televisione pensavano che sarebbe arrivato con una gamba sola, però alla fine che cosa è successo? Spese troppo attaccando in continuazione, andò via da solo dopo l’ultima salita e quei chilometri fino al traguardo gli rimasero indigesti. E quindi questo è un mondiale in cui si potrebbe ripresentare una situazione simile. E sicuramente può essere a vantaggio nostro.

Cosa pensi di Van Aert?

E’ un corridore veramente stratosferico. Penso di non aver mai visto nel ciclismo moderno affrontare un Tour de France come ha fatto lui. Forse neppure il miglior Sagan riusciva a fare le stesse cose, pur parlando di uno che ha vinto 7 maglie verdi consecutive. La solidità che ha avuto quest’anno Van Aert al Tour de France è stata disarmante.

Il mondiale di Leuven è stato un passaggio a vuoto che Van Aert non vuole ripetere
Il mondiale di Leuven è stato un passaggio a vuoto che Van Aert non vuole ripetere
Pensi sia imbattibile?

Devo dire che in alcune occasioni tatticamente ha lasciato un po’ a desiderare, però un corridore così si può permettere anche di sbagliare tattica, perché è talmente forte che può recuperare il giorno dopo. Però credo che l’Italia in passato sia riuscita, magari tanti anni fa, a vincere dei mondiali al cospetto di campioni come Hinault, Merckx, Indurain. Chissà, prima o poi lo rivinceremo noi come Italia un mondiale, no? E se magari Van Aert uno di quegli errori li fa nella gara di un giorno, allora anche per lui recuperare diventa difficile…

L’alta sartoria Santini al servizio del Tour

06.08.2022
4 min
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Fornire le maglie di leader per una qualsiasi gara a tappe comporta onori ma anche oneri, soprattutto quando si parla di Tour de France. La corsa francese è da sempre una sfida per tutte le aziende partner della gara a tappe più importante al mondo. A poco meno di due settimane dalla conclusione del Tour, oggi possiamo tranquillamente dire che Santini ha superato alla grande la sua sfida. 

L’azienda bergamasca ha lavorato su numeri importanti. Complessivamente sono stati realizzati ben 2.000 capi che hanno interessato le quattro maglie destinate ai leader delle varie classifiche individuali: gialla, a pois, verde e bianca.

Questi numeri, di per sé già importanti, non sarebbero nulla se non fossero stati accompagnati dalla grande capacità sartoriale che Santini ha messo sul campo per realizzare ogni singolo capo.

Gli ultimi capi realizzati da Santini sono stati i body da crono, fatti rigorosamente su misura (foto BeardyMCBeard)
Gli ultimi capi realizzati da Santini sono stati i body da crono, fatti rigorosamente su misura (foto BeardyMCBeard)

Body su misura

In occasione di una nostra intervista realizzata alla vigilia del Tour de France, Stefano Devicenzi dell’ufficio marketing di Santini ci aveva confidato che tra gli ultimi prodotti realizzati e pronti a partire per la Francia c’erano i body da crono. La spiegazione era molto semplice.

Per la crono d’apertura del Tour non era previsto il loro utilizzo. Sarebbero serviti solamente per la crono del penultimo giorno, la Lacapelle-Marival che avrebbe dovuto decretare il vincitore dell’edizione 2022 del Tour de France.

Alla vigilia della cronometro lo staff Santini ha fatto visita al team Jumbo-Visma per far provare a Wout Van Aert e Jonas Vingegaard i body che avrebbe dovuto poi utilizzare in occasione della tappa a cronometro. Santini ha messo sul campo il meglio del proprio know-how e l’esperienza del proprio staff per garantire il massimo in termini prestazionali, intervenendo appositamente sui capi al fine di soddisfare le necessità dei singoli atleti.

Si è trattato di un lavoro dietro alle quinte, tutt’altro che semplice, che ha richiesto competenza, discrezione e precisione.

Ecco tutti i vari pezzi tagliati dal body verde di Wout Van Aert, taglia “L” per il campione belga (foto BeardyMCBeard)
Ecco tutti i vari pezzi tagliati dal body verde di Wout Van Aert, taglia “L” per il campione belga (foto BeardyMCBeard)

Jonas e Wout tester

Modelli d’eccezione non potevano che essere Jonas Vingegaard e Wout Van Aert, rispettivamente maglia gialla e verde del Tour. Il lavoro di adattamento dei body è stato realizzato direttamente sul corpo dei due campioni del team Jumbo-Visma.

Jonas e Wout sono stati fatti salire in bici e invitati ad assumere la posizione che avrebbero poi avuto durante la prova a cronometro. A questo punto il body è stato controllato dalla modellista e dalla maitre tailleur Santini, che, confrontandosi con l’atleta stesso, hanno preso nota e identificato le modifiche da effettuare.

La fase successiva è stata quella di intervenire sul body stesso, realizzando le modifiche richieste. Una volta effettuate, sono state successivamente verificate ripetendo l’analisi del capo indossato. Il risultato finale è stato quello di un body “su misura” che non a caso ha portato i due atleti ai primi due posti della cronometro.

La stessa attenzione e cura è stata naturalmente riservata a Tadej Pogacar, secondo in classifica generale e leader della classifica del miglior giovane del Tour.

I capi realizzati da Santini durante tutto il Tour de France sono stati 2.000 (foto BeardyMCBeard)
I capi realizzati da Santini durante tutto il Tour de France sono stati 2.000 (foto BeardyMCBeard)

L’esperienza Santini

A supervisionare l’intera operazione di messa in prova era presente Monica Santini, amministratore Delegato di Santini Cycling Wear.

«E’ una attività che conosciamo bene – ha detto Monica Santini – perché da anni viene realizzata per gli atleti che vestiamo. E’ fondamentale che i capi vestano come una seconda pelle, che le pieghe e i tagli dei capi si adattino alla conformazione fisica dell’atleta e che non ci siano eccessi di tessuto; tutto questo garantisce la massima performance aerodinamica.

«Si tratta di un lavoro di grande precisione che richiede dedizione e passione, oltre che grandi competenze; la nostra esperienza è sicuramente un valore aggiunto sia per gli organizzatori del Tour che per gli atleti stessi».

Santini

Bennati, al Tour hai scoperto nemici degli azzurri?

31.07.2022
5 min
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C’è chi il Tour lo ha guardato con occhi professionali, attenti, con un taccuino intriso di appunti. C’è chi ogni tappa, ogni azione della Grande Boucle l’ha proiettata verso i prossimi appuntamenti, l’europeo di Monaco di Baviera e il mondiale di Wollongong. E questo lavoro lo ha fatto per la prima volta, perché Daniele Bennati (nella foto di apertura con l’ex re del Tour Bradley Wiggins) freme nell’attesa del suo esordio assoluto nelle gare titolate, vero culmine di un lavoro che dura un anno intero.

Ogni frazione della corsa francese è stata passata al setaccio, ma parlando dell’Europeo, anche se mancano ormai solo poco più di due settimane, le indicazioni arrivate non sono tantissime perché quasi tutte le nazionali, come d’altronde quella azzurra, devono ancora annunciare i loro effettivi. Qualcosa però è già arrivata alle orecchie di Bennati: «Il Belgio incentrerà la sua squadra su Tim Merlier, la Francia su Arnaud Demare, l’Olanda su Fabio Jakobsen, dei tre è l’unico che è uscito dal Tour».

Jakobsen Tour
Fabio Jakobsen, punta olandese agli europei di Monaco. Bennati pensa a un arrivo in volata. Da scongiurare?
Jakobsen Tour
Fabio Jakobsen, punta olandese agli europei di Monaco. Bennati pensa a un arrivo in volata. Da scongiurare?
Una tappa l’ha vinta, ma per il resto non ha particolarmente brillato forse anche perché non è stato certo un Tour per velocisti…

E’ vero, è stato un Tour atipico che ha offerto ben poche occasioni agli sprinter. Jakobsen si è fatto trovare pronto cogliendo una vittoria in una corsa che è stata disputata sempre a un’altissima intensità. Al momento che contava c’era e questo per me conta molto, forse fra tutti è il più temibile.

Hai menzionato tre velocisti puri.

Tutti e tre molto forti. Demare abbiamo visto al Giro che cosa ha fatto, Merlier è molto giovane e quest’anno per problemi fisici ha corso poco, ma sta preparando con attenzione proprio l’appuntamento europeo. E’ gente che sa vincere nei grandi giri, sa orchestrare la squadra, so che si presenteranno al via in forma.

Van Aert Tour
Per il cittì azzurro Van Aert è il netto favorito per l’iride. Sarà da capire la sua tattica
Van Aert Tour
Per il cittì azzurro Van Aert è il netto favorito per l’iride. Sarà da capire la sua tattica
Tornando a Jakobsen e a chi esce dal Tour, il fatto che dalla sua fine del 24 luglio alla gara del 14 agosto passeranno tre settimane è un vantaggio o uno svantaggio?

Non la porrei in questi termini. Se capita una situazione come quella dello scorso anno, con appena 6 giorni di differenza fra Tour e Olimpiadi, è chiaro che chi esce da una corsa di tre settimane ha una condizione migliore rispetto agli altri. Dopo tre settimane il livello si uniforma, ma non per questo chi è uscito dal Tour perde di condizione. Molto poi dipenderà dalla corsa, dal tracciato e soprattutto da come essa si svilupperà tatticamente.

Allarghiamo il discorso ai mondiali, quindi considerando un tracciato più mosso e complicato di quello tedesco. La maglia gialla Vingegaard la vedi un possibile protagonista?

Mi pare difficile proprio perché ha specifiche caratteristiche da corridore per grandi giri, nelle classiche non ha mai ottenuto particolari risultati. Il mondiale oltretutto è sì impegnativo, ma per corridori più esplosivi, capaci della sparata in grado di far esplodere la corsa. Sinceramente non lo vedo un fattore, a differenza ad esempio di Pogacar.

Pogacar Tour
Pogacar potrebbe essere uno dei favoriti ai mondiali. Salterà la Vuelta per prepararli
Pogacar Tour
Pogacar potrebbe essere uno dei favoriti ai mondiali. Salterà la Vuelta per prepararli
La sconfitta patita in Francia potrebbe essere un ulteriore stimolo per lo sloveno?

Da quel che leggo mi pare proprio di sì, Tadej ha scelto di rinunciare alla Vuelta per preparare con cura l’appuntamento mondiale. Non dimentichiamo che Pogacar è uno dei pochissimi corridori che può vincere tanto un grande giro quanto una classica, a dimostrazione della sua completezza. Quando programma un appuntamento arriva sempre in grande condizione, sarà un corridore molto temibile.

Su Van Aert che idea ti sei fatto?

Sarà il favorito numero uno, non si discute. E’ quello che ha dato più spettacolo in terra francese, ha vinto praticamente dappertutto, attaccava all’inizio delle tappe oppure si giocava la vittoria alla fine. Si è anche prestato al ruolo di luogotenente per Vingegaard. Considerando il percorso di Wollongong sarà il pericolo principale proprio perché potrà cambiare tattica a suo piacimento e noi dovremo essere bravi a capire le sue intenzioni e correre di conseguenza.

Kamna Tour
Il tedesco Kamna, protagonista a Giro e Tour. In Australia potrebbe attaccare da lontano, va seguito
Kamna Tour
Il tedesco Kamna, protagonista a Giro e Tour. In Australia potrebbe attaccare da lontano, va seguito
Van Der Poel invece è stato una delusione, te lo saresti aspettato?

Per certi versi sì. Aveva corso un Giro d’Italia come se ogni tappa fosse una classica, dilapidando un patrimonio di energie, senza una strategia ben delineata. Poi è andato in altura e per sua stessa ammissione qualcosa non ha funzionato. Anche per un fuoriclasse il fisico a un certo punto chiede il conto. Era partito con tante velleità, ma non aveva la condizione giusta per supportarle. Se si riprende in questo lasso di tempo, in Australia potrebbe comunque avere un peso importante.

Proviamo un nome a sorpresa: Kamna…

Per ora il tedesco è uno di quei corridori che si esaltano nei grandi giri, che vivono giornate eccezionali entrando in azioni da lontano, ma non ha un grande curriculum nelle classiche d’un giorno, almeno non di recente. Può essere però un nome da tenere sotto controllo proprio perché da lui può scaturire un’azione da lontano e dovremo essere bravi nel caso a piazzare qualche nostro uomo alle sue calcagna, per costringere le altre squadre a lavorare e dispendere energie.

Van Aert è tornato a casa con un bottino di 10 record

30.07.2022
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Gli aggettivi sono finiti. Persino l’avversario Matxin ieri ha parlato di Wout Van Aert come del corridore più forte del Tour. Allo stesso modo in cui nei giorni scorsi riconoscimenti simili gli sono venuti da tutto il mondo del ciclismo e dal pubblico che è corso ad applaudirlo nel circuito di Herentals, la sua città. Si parla di quasi 50.000 spettatori.

Eppure ci sono casi in cui i numeri descrivono la realtà meglio delle sensazioni e del colpo d’occhio. Non parliamo di dati di allenamento e gara, che pure nel suo caso sarebbe interessante conoscere, ma della misura del suo Tour de France. Che una settimana dopo è stato possibile quantificare.

1) Tre vittorie come nel 2021

Una da solo, una volta in uno sprint di gruppo, una volta nella cronometro. Proprio come l’anno scorso, Van Aert è tornato in Belgio con tre vittorie di tappa. La tipologia delle sue vittorie mostra ancora una volta la sua estrema versatilità. Con le tre di quest’anno, il suo bottino francese sale ora a nove tappe. Wout non è mai tornato in Belgio a mani vuote: anche nel 2019 in cui si è ritirato, è riuscito prima a conquistare una vittoria di tappa. Quattro Tour di fila, nove tappe vinte.

Con il figlio George, alla fine del Tour, ritrovando il clima di casa
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2) 480 punti: un record

Nessuno nella storia recente ha mai raccolto più punti nella classifica della maglia verde. Fino a sabato, Sagan era il detentore del record con i suoi 477 punti del 2018. Van Aert lo ha superato con la vittoria nella cronometro del sabato, salendo a 480 punti. In questa edizione del Tour, ha conquistato la classifica con 200 punti di vantaggio su Jasper Philipsen, anche lui belga e secondo a Parigi. Nel 2021, nonostante le quattro vittorie di tappa, Cavendish si fermò a 337 punti.

3) 20 giorni in verde

Solo dopo la cronometro di Copenhagen, Van Aert ha dovuto cedere la maglia verde al vincitore Lampaert. Il giorno dopo aveva già riparato l’errore. Van Aert ha indossato la maglia verde per venti giorni di seguito. Solo cinque prima di lui sono riusciti nell’impresa: Van Looy, Kelly, Vanderaerden, Abdoujaparov e Sagan. Solo due – Darrigade e Maertens – hanno fatto meglio e l’hanno indossata dall’inizio alla fine.

4) 8 volte tra i primi tre

Dove ha ottenuto tutti quei punti? Ovunque e praticamente ogni giorno. In ben otto tappe, più di un terzo dell’intero Tour, Van Aert è arrivato fra i prime tre di tappa. Oltre alle tre vittorie, è arrivato quattro volte secondo. Aggiungendo il settimo posto a Saint Etienne, si raggiungono nove piazzamenti nei dieci.

Tour de France 2022, Hautacam: vincendo la tappa, Van Aert avrebbe vinto la maglia a pois
Tour de France 2022, Hautacam: vincendo la tappa, Van Aert avrebbe vinto la maglia a pois

5) Un altro belga in verde

Quattordici belgi hanno preceduto Van Aert come il vincitore del verde a Parigi. Ma per l’ultimo, Tom Boonen nel 2007, dobbiamo tornare indietro di quindici anni.

6) Quinto per la maglia a pois

Sembra un dettaglio del Tour di Van Aert, ma davvero non lo è. Fino all’ultima vera salita, Van Aert ha lottato per la maglia a pois. Se a Hautacam non avesse vinto Vingegaard ma lui – sarebbe forse bastato non fermarsi per aiutarlo – il Belgio avrebbe trovato il successore di Lucien Van Impe, vincitore del Tour del 1976 e per ben sei volte della maglia a pois. Wout ha dovuto… accontentarsi del quinto posto nella classifica della montagna.

7) 42 secondi su Ganna

Questa ci fa male, perché riguarda noi. La differenza di Rocamadour è il più grande distacco fra i due a cronometro. Se Ganna è stato per anni la bestia nera di Van Aert nelle cronometro – si pensi ai mondiali in Belgio dello scorso anno – in questo Tour, Wout si è preso la rivincita. Van Aert è stato più forte dell’azzurro a Copenaghen e poi appunto a Rocamadour, dove Pippo ha dovuto concedergli 42 secondi su oltre 40 chilometri. 

La lunga fuga in maglia gialla nella prima settimana, che tanto fu criticata
La lunga fuga in maglia gialla nella prima settimana, che tanto fu criticata

8) Quinto belga nel Super Combat

Con 687 chilometri in testa al gruppo, Van Aert ha vinto due volte il premio di atleta più combattivo e poi si è portato a casa la classifica finale (per 549 chilometri è stato in fuga). Il totale delle preferenze è stato così travolgente che la formula scelta è stata quella di “unanimità di voti”, senza che ASO abbia divulgato il numero. Peccato, sarebbe stato interessante conoscerlo. Il premio ha reso alla squadra altri 20.000 euro, mentre Van Aert è stato il quinto belga a conquistare il premio. Prima di lui Pauwels, Van Looy, Merckx (quattro volte) e Wellens.

9) Quattro sprint intermedi 

La maglia verde si conquista anche quando le telecamere non girano e i fotografi non scattano. Così alle tre vittorie di tappa, si sommano quattro volate negli sprint intermedi. Più tre secondi posti e un’altra serie di piazzamenti fra i primi 10. Ci fosse ancora una maglia per i traguardi volanti, Van Aert avrebbe conquistato anche quella.

10) 130.570 euro di premi

Le vittorie, i piazzamenti, gli sprint intermedi e altri premi hanno portato a Van Aert un totale di 130.570 euro di premi. La sola maglia verde a Parigi ne vale 25.000. Il quinto posto nella classifica delle montagne ne vale per 3.500. A confronto: il numero tre della classifica finale, Geraint Thomas, ha conquistato a Parigi… solo 100.000 euro.