Wiggins 2022

Wiggins a tutto campo, con un po’ di nostalgia…

04.04.2022
5 min
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Una mattina in mezzo alla settimana, una come tante, in un fast food in Belgio. Una tazza di caffè davanti, avventori che scorrono alle spalle, un PC di fronte collegato in videoconferenza con il mondo. Bradley Wiggins a disposizione per qualsiasi tipo di domanda.Per poco meno di un’ora il cinque volte olimpionico e vincitore del Tour de France si è messo a rispondere alla stampa, parlando di tutto. Raccontando soprattutto come vede il ciclismo attuale dall’alto della sua esperienza, con quella lunga barba che dà alle sue parole il sapore della saggezza.

Wiggins siamo ormai abituati a vederlo commentare le corse ciclistiche su Eurosport, al seguito del gruppo sulla moto e questo gli dà un luogo di osservazione privilegiato. Dalle sue parole traspare sempre quel senso di meraviglia bambinesca di chi vive nel mondo dei suoi giochi preferiti e guarda i protagonisti con quell’ammirazione con cui è guardato lui. L’intervista parte dal trionfo di Biniam Girmay alla Gand-Wevelgem e dalle implicazioni future di quel che a tutti gli effetti è stato un momento storico.

Wiggins stampa 2022
Un momento della conferenza stampa virtuale di Wiggins, 18 i giornalisti accreditati
Wiggins stampa 2022
Un momento della conferenza stampa virtuale di Wiggins, 18 i giornalisti accreditati

«Altri Paesi emergeranno come l’Eritrea»

«Lo capiremo con il tempo, ma siamo alle prese con una rivoluzione. Il ciclismo ora è molto più inclusivo e un campione può nascere dappertutto, è uno sport sempre più universale. Biniam sarà un ispiratore per tanti altri Biniam, nel suo Paese e in altri. Una volta a vincere le corse erano ciclisti di poche nazioni, quelle con la tradizione alle spalle, ora possono vincere tutti. Imprese come quelle di Girmay fanno capire che sono possibili a chiunque e questo è il vero segno del cambiamento».

Sembra che Wiggins abbia smesso un secolo fa, eppure era ancora sul podio olimpico a Rio 2016. Per sua stessa ammissione, da allora il ciclismo è cambiato molto. «Seguo le gare di mio figlio fra gli juniores – racconta – e mi accorgo che, come lì si parte a tutta e si va avanti fino alla fine, lo stesso avviene al massimo livello. Quando correvo io no: agli inizi – ricordo in particolare il Giro del 2003 dove c’erano Cipollini in maglia iridata e Pantani – si partiva piano e man mano si accelerava. Ora, testa bassa e andare. E’ cambiato l’allenamento, sono cambiate le tattiche di gara, è cambiato anche l’impatto sociale del ciclismo. Ora grazie a tivù e social puoi vedere ciclismo ogni giorno a ogni ora, questo trasforma tutto».

E’ mutato anche l’impatto economico: «Sì, ma questo è il meno, non c’è stato ancora quel boom come per la Formula Uno, ad esempio. Ci sono grandi aziende che investono, ma lo fanno spinte dalla passione di chi è ai vertici più che per un vero ritorno economico. Questa forse sarà una frontiera futura».

Pogacar Belgio 2022
In Pogacar, nel suo voler gareggiare in prove apparentemente non sue, Wiggins vede un ritorno al passato
Pogacar Belgio 2022
In Pogacar, nel suo voler gareggiare in prove apparentemente non sue, Wiggins vede un ritorno al passato

La Ineos deve cambiare strategie

Ineos è l’emanazione di Sky, la “sua” Sky e si sente, nel parlarne, come un pezzo di cuore sia rimasto legato lì. Allora era la squadra dominante, ora? «I vertici sono altrove, combattere con campioni come Pogacar non è facile. La Ineos ha grandi corridori, ma non all’altezza sua o di Roglic o Van Aert. Questo significa dover cambiare modo di correre per cercare di sovvertire le gerarchie e non è facile. Io sono convinto che, per i grandi Giri, l’uomo giusto per il futuro sia Pidcock, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo per farlo maturare».

Pogacar ricorre spesso nelle sue parole, Wiggins è un suo grande ammiratore: «Mi piace soprattutto il suo modo di mettersi in gioco a 360°, non puntare solamente alle “sue corse”. Il fatto che provi a vincere un Giro delle Fiandre è enorme. Per uno con i suoi obiettivi potrebbe essere un rischio, potresti compromettere obiettivi futuri ma lui non ha paura e lo fa. E’ un po’ come avveniva una volta, stiamo tornando al passato e per me è una buona cosa perché ne guadagna lo spettacolo. Poi, se mi chiedete come batterlo al Tour, penso che il modo migliore sia pagarlo profumatamente per non correrlo…».

Wiggins ora 2015
L’ennesima impresa di Wiggins, la conquista del record dell’Ora, poi superato da Campenaerts nel 2019
Wiggins ora 2015
L’ennesima impresa di Wiggins, la conquista del record dell’Ora, poi superato da Campenaerts nel 2019

Il problema non è la bici…

Se si parla della Ineos, non si può dimenticare che per ora (e ancora per un po’) bisognerà fare a meno di Bernal. Molto si è discusso sul suo incidente e sull’opportunità di utilizzare le bici da cronometro in allenamento. Qui il britannico è netto: «Ostacolare il progresso è un errore, non possiamo nasconderci la verità, dipende sempre dalle nostre azioni. Se hai la tendenza a tenere la testa abbassata, a guardare manubrio, potenza, frequenza cardiaca, sei distratto. Non vedi quel che c’è attorno e non bisogna dimenticare che ci si allena su strada, in mezzo alle macchine. Tutto sta all’attenzione e alla responsabilità di chi guida la bici, non a quale bici stai guidando».

Wiggins ha avuto parole di elogio anche per Filippo Ganna, a proposito della sua idea di attaccare il record dell’Ora: «Ne ho parlato con lui e mi ha chiesto se mi piacerebbe esserci quel giorno, chiaramente gli ho detto di sì, che sono anche pronto a consigliarlo, ma lui ha già davanti la sua strada e io posso dirgli ben poco. Lo conosco da tempo e so quel che può fare, io credo che possa anche andare vicino al limite fantascientifico dei 60 orari, ma serve molto lavoro per questo. Comunque, se mi vuole come portafortuna, io ci sono…».