L’appetito vien mangiando e saziarsi diventa progressivamente più difficile. E così in Belgio c’è chi mugugna per il fatto che ieri Wout Van Aert non abbia potuto vincere la terza tappa. Ricordiamo infatti che la prima l’ha vinta in maglia gialla a Calais e la seconda a Losanna. Per la prima volta dall’inizio del Tour, infatti, la Jumbo Visma ha deciso di voltarsi dall’altra parte. Probabilmente se avessero voluto, i fortissimi corridori del team olandese avrebbero potuto chiudere il buco sulla fuga, riprendere Pedersen e giocarsi la tappa, eppure non l’hanno fatto. Sono rimasti alla finestra, come si conviene a chi deve difendere la maglia gialla, affidandosi semmai al lavoro della Bike Exchange.
«Avevo delle buone gambe – ha ammesso Van Aert – e mi sarebbe piaciuto partecipare a uno sprint. Ma abbiamo sofferto molto nei giorni scorsi, abbiamo lavorato sodo e quindi è stato più saggio risparmiarsi e salvare le gambe, anche se è stata una tappa difficile. Alla fine la tattica ha pagato. Quando è partita la fuga e ho sentito i nomi, ho capito che sarebbe stato difficile rivederli. Le altre squadre ci hanno creduto a lungo, ma negli ultimi quindici chilometri si sono rassegnati».
Belgio in rivolta
La squadra si divide fra il verde del belga e il giallo di Vingegaard e ieri per la prima volta il leader del Tour ha avuto la precedenza. E a quanto dice la stampa belga, Het Nieuwsblad su tutti, più di qualche vecchio campione fiammingo ha drizzato le orecchie, facendo notare che è un peccato che la squadra non abbia portato compagni in appoggio a Van Aert e che questi abbia dovuto rinunciare alle sue possibilità.
Il più acceso contestatore sarebbe Eddy Planckaert, maglia verde nel 1988, che già nel 2020 aveva criticato Van Aert che a suo dire si stava sacrificando troppo per Roglic. Tuttavia né Wout né ovviamente i suoi tecnici ne fanno un problema. Ci mancherebbe che ne facessero, aggiungiamo noi, visto che la squadra è nata per vincere il Tour e per due volte ha dovuto arrendersi a Pogacar.
Fra verde e gialla
Così ieri hanno deciso di non lavorare, recuperando le forze in vista della tappa di oggi, che invece porterà fatica e grattacapi.
«Wout ha pienamente acconsentito – ha spiegato il diesse Frans Maassen – a gestire la tappa nel modo che gli abbiamo proposto e credo che sia stata una scelta saggia. Nel nostro Tour ci sono due priorità: la maglia gialla e la verde. Wout è sulla buona strada per vincere la classifica a punti. Se riesce a vincere un’altra tappa è fantastico, ma non vogliamo rischiare tutto per questo. Sta arrivando un’altra settimana difficile e non possiamo andare ogni giorno a tutto gas».
Gregari felici
La tattica non ha scontentato i gregari del team olandese. A pensarci bene, avere in squadra dei leader così ti costringe potenzialmente a correre ogni giorno per la vittoria. In montagna con Vingegaard e Roglic, in ogni altra tappa con Van Aert.
«Abbiamo sentito caldo e siamo andati forte – ha detto Van Hooydonck alla stampa belga – soprattutto con una fuga come quella. Non abbiamo mai pensato di metterci davanti, non era una priorità. Sono certo di non esagerare se dico che un corridore del calibro di Wout ha 100.000 possibilità di vincere. E’ candidato vincitore in 15 delle 21 tappe del Tour. Quindi bisogna fare delle scelte. Non capisco perché ci sia così tanto da protestare nel nostro Paese. Dovremmo brindare per il fatto che Wout ha già vinto due tappe, non lamentarci per una volata che non ha fatto».