Giovane e forte in salita. Per i Giri c’è anche Niamh Fisher-Black

26.07.2022
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Può essere considerata una rappresentazione degli antipodi. Cresciuta in un posto di mare, vola in salita. Fisico minuto, grinta e potenziale enormi. E poi perché Niamh Fisher-Black arriva davvero dagli antipodi. La classe 2000 – che compirà ventidue anni il prossimo 12 agosto – è nata a Nelson in Nuova Zelanda, totalmente dall’altra parte del mondo rispetto a noi, ed ha un fratello, Finn, più giovane di un anno che corre per la UAE Team Emirates (che sta recuperando da una frattura al femore).

Niamh, il nome di battesimo, arriva dalla mitologia irlandese. Si chiamava così la figlia del dio del mare e non sorprendetevi troppo se sul suo profilo instagram leggerete neve tra parentesi. Non c’entra nulla la coltre bianca invernale. E’ solo la pronuncia corretta del suo nome che esce come “niiv”. Oltretutto Niamh, sempre in irlandese, significa brillante, luminoso. Come il suo futuro sarebbe il caso di dire.

Niamh Fisher-Black è una scalatrice di 1,60 mt ma dotata di un discreto spunto veloce grazie alla pista fatta in patria
Niamh Fisher-Black è una scalatrice di 1,60 mt ma dotata di un discreto spunto veloce grazie alla pista fatta in patria

La giovane scalatrice della SD Worx è stata protagonista all’ultimo Giro d’Italia Donne (alla sua terza partecipazione), dove ha chiuso quinta nella generale e vincendo per il secondo anno consecutivo la maglia bianca. Avevamo imparato a conoscerla nel 2019 quando da elite era uscita dai suoi confini continentali per correre. A maggio di tre anni fa aveva esordito in Europa al Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo con la maglia della Torelli Sport (team britannico), disputando altre gare in alternanza con la Mike Greer Homes (team neozelandese). Poi la prima gara in Italia a settembre al Giro delle Marche in Rosa con i colori della Bigla Pro Cycling, diventata Equipe Paule Ka, formazione con cui conquistò un secondo posto all’ultima frazione del Giro Donne nel 2020.

Cecchini la sua mentore

L’anno scorso è passata alla SD Worx, la corazzata del WorldTour femminile. Presa e messa sotto contratto fino al 2024. La stanno gestendo a dovere. Una delle sue compagne che più la sta aiutando a crescere è Elena Cecchini. La trentenne friulana vorrebbe correre altri due anni poi le piacerebbe fare la diesse. Con la piccola neozelandese è come se stesse facendo delle prove sul campo. Alla corsa rosa è stato proprio così.

«Non mi sorprende che Niamh abbia chiuso nella top five al Giro Donne – ci racconta Cecchini – è un’atleta molto giovane, so da dove arriva. Nella squadra precedente aveva molte lacune tecniche. Mi ricordo che le prime volte, quando andava in discesa, notavo questi problemi a livello tecnico. Nel ciclismo odierno puoi essere forte in salita, ma se non vai bene in discesa, e al Giro Donne lo abbiamo visto, e se sprechi tante energie per rimanere in posizione, è ovvio che poi senti la mancanza di quelle energie quando servono.

La SD Worx, malgrado abbia finito il Giro con solo 4 atlete, è riuscita a portare la Fisher-Black al quinto posto nella generale
La SD Worx, malgrado abbia finito il Giro con solo 4 atlete, è riuscita a portare la Fisher-Black al quinto posto

«E’ migliorata tantissimo ed è meticolosa – prosegue – si impegna al 100% ed è una ragazza che va un giorno sì e un giorno no dai meccanici a controllare con loro la bici. E’ molto professionale. Ha buonissimi numeri. Sentivo dai nostri tecnici che Niamh produce grandi dati, tra i migliori della nostra squadra. La cosa che deve imparare, e per la quale la sto aiutando, è di non mettersi troppa pressione addosso. Al Giro Donne ha chiuso quinta nella generale e le quattro davanti a lei, a parte Marta che è giovanissima, hanno almeno dieci anni più di lei. Per cui ha tutto il tempo per crescere. La squadra l’ha rinnovata subito perché conosce il suo potenziale.

«Sta a lei prendere tutte le risorse dalla squadra – conclude il proprio pensiero la Cecchini – cercando di migliorare per arrivare dove vuole. Le ho fatto da chioccia durante il Giro, anzi mi piacerebbe avere più gambe per starle più vicino in salita quando corriamo assieme. Penso che un’atleta così in pianura debba solo fidarsi delle compagne e non pensare ad altro. Sarebbe già a buon punto. Siamo contente del suo piazzamento perché fare gran parte del Giro in quattro atlete (ritirate per covid Uneken e Majerus, ndr) non è stato semplice».

Sotto la guida di Lars

E’ contento di lei anche Lars Boom, il suo vero direttore sportivo, che ha guidato il team olandese sulle strade italiane.

«Le performance di Niamh? Siamo venuti al Giro Donne per la fare classifica con lei – spiega il trentaseienne tecnico olandese – ma anche vedere giorno per giorno cercando di trovare il miglior risultato possibile. Dopo la tappa di Cesena aveva cinque minuti di ritardo e Cavalli, Mavi Garcia e Van Vleuten avevano già definito le prime tre posizioni. A quel punto lei ha provato a lungo a seguire Longo Borghini per il quarto posto, ma era troppo lontana. Non è un problema comunque e va bene così. Ha 21 anni, ha vinto la maglia bianca per il secondo anno consecutivo, ha lottato per la sua prima vera classifica generale dopo il nono posto dell’anno scorso».

Lars Boom ha guidato la SD Worx al Giro Donne 2022
Lars Boom ha guidato la SD Worx al Giro Donne 2022

«Personalmente sono molto contento per lei – chiude l’ex pro’ olandese dal 2004 al 2019 – per i risultati che abbiamo ottenuto ed anche per le prestazioni che ha fatto. Noi pensiamo che Niamh abbia fatto davvero un ottimo lavoro. Lei ovviamente è una scalatrice ma se migliorerà in discesa come è forte in salita sono certo che diventerà uno dei migliori corridori in circolazione anno dopo anno. Se diventerà più forte, come speriamo, io credo che possa tornare al Giro Donne e vincerlo nei prossimi anni, magari già nel 2023».

Parola alla piccola kiwi

E lei, Niamh Fisher-Black, cosa dice di tutti questi pareri sul suo conto? In partenza e in arrivo di ogni tappa si concedeva per una battuta. Sembrava quasi imbarazzata, sicuramente lusingata, di questa attenzione nei suoi confronti. Tuttavia sapeva restare focalizzata sul suo obiettivo. Col suo solito sorriso ci ha riassunto i suoi pensieri.

«E’ stato davvero un grande Giro Donne per me», analizza la neozelandese che nel 2021 aveva vinto la classifica WT per U23 oltre alle maglie di miglior giovane alla Vuelta a Burgos e Tour of Norway. «Ogni giorno mi sono sentita meglio e ho potuto lottare per la generale. Arrivare tra le prime cinque è un grande risultato che mi rende molto orgogliosa, ma è stato tanto merito della squadra. Se tornerò al Giro Donne spero di poter essere ancora più competitiva. Vi ringrazio perché pensate che io sia il futuro delle gare a tappe o di altre gare dure. La realtà è che devo migliorare in tante cose, ne sono consapevole. Però con compagne di squadra come quelle che ho, che mi stanno aiutando in tutto, è certamente più semplice crescere bene».

Conoscete Lotte Kopecky? Ce la spiegano quattro azzurre

25.06.2022
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Ci sono Paesi con una grande tradizione ciclistica che per qualche motivo attraversano periodi di aridità di risultati o corridori. In una culla delle due ruote come il Belgio – dove hanno avuto il più grande di tutti, Eddy Merckx, e dove sfornano talenti con una certa continuità – il movimento femminile stenta, ma ora poggia sulle vittorie di Lotte Kopecky (in apertura PhotoNews), fiamminga di Rumst.

Se nel 2021 aveva fatto un deciso salto di qualità con 8 vittorie, quest’anno la classe ’95 della SD Worx sta vivendo la sua definitiva consacrazione.

«Spero di vincere la mia prima classica qui – aveva dichiarato con tono profetico ad inizio 2022 quando aveva firmato per tre stagioni con lo squadrone olandese che l’aveva prelevata dalla Liv Racing – la mia gara preferita è ovviamente il Giro delle Fiandre. Sarebbe fantastico se potessi essere la prima a tagliare il traguardo ad Oudenaarde con la mia maglia di campionessa belga».

Promessa mantenuta

E Lotte è stata di parola vincendo meritatamente la Ronde dopo aver conquistato la Strade Bianche a marzo e prima di chiudere seconda alla Parigi-Roubaix dietro alla nostra Longo Borghini. La Kopecky giovedì ha vinto il suo quarto campionato belga a crono consecutivo, quarta affermazione stagionale, contando anche il successo nella prima frazione della Vuelta a Burgos. L’impressione è che non si fermerà certo qui.

Domani a Middelkerke la Kopecky punta al tris di fila nel tricolore belga in linea, dopo di che farà rotta su Giro d’Italia Donne (dove ha vinto la tappa di Maddaloni nel 2020) e Tour de France Femmes per i successi parziali. All’orizzonte poi ci sono europei e mondiali con la sua nazionale. Il cittì azzurro Sangalli l’ha indicata come una delle principali avversarie dell’Italia.

Ma che tipo di corridore è Lotte Kopecky? Probabilmente è ancora tutta da scoprire, ma di sicuro ha raccolto l’eredità di Jolien D’Hoore (ritirata a fine 2021 e attuale diesse della AG Insurance NXTG Team). Viste le sue qualità, la potremmo definire un’atleta “all-round” che finora ha totalizzato 28 vittorie in carriera . E’ veloce anche per merito della pista in cui ha vinto cinque europei e due mondiali (nel 2017 nella madison in coppia proprio con D’Hoore e nel 2021 nella corsa a punti). Va forte nei percorsi misti e nelle gare delle pietre grazie al ciclocross (come dimostrano i sigilli nel 2021 a Le Samyn e a Geraardsbergen). E nelle prove contro il tempo sta migliorando.

Le sfide con Arianna Fidanza

Per conoscere ancor meglio Kopecky sotto il punto di vista caratteriale abbiamo sentito quattro ragazze italiane che hanno corso con lei.

«Siamo state insieme nel 2020 – spiega Arianna Fidanza – alla Lotto-Soudal (dove la belga era arrivata nel 2016 dopo due anni alla Topsport Vlaanderen, ndr). Ha la mia stessa età e abbiamo gareggiato una contro l’altra fin dalle categorie giovanili sia su pista che su strada. E’ sempre stata un’atleta forte sia sul passo che in volata, ma negli ultimi anni è migliorata molto. Come me, preferisce i fatti alle parole e ha una grande determinazione. Sicuramente sarà una rivale da tenere in considerazione per l’Italia, ma la nostra nazionale ha sempre dimostrato che oltre ad avere delle individualità ha molto spirito di squadra. Questo sarà a nostro favore».

L’augurio di Bertizzolo

Nel 2021 Lotte passa alla Liv Racing dove trova due italiane. «Sotto il profilo atletico è molto forte – racconta Sofia Bertizzolo – e sa cogliere il momento giusto, quest’anno più che mai affiancata da una squadra forte dopo tanti anni in Lotto-Soudal e in Liv. Non è una velocista da volate di gruppo, tende a sbagliare i tempi. Diventa devastante e vincente se deve marcare l’avversario in un gruppo ristretto. E’ una di quelle atlete che riesci a battere solo se sai di aver fatto una grande gara. Dal lato personale è fantastica. Benché non sia particolarmente espansiva, è cordiale, sempre riconoscente del lavoro delle compagne e dello staff. E’ molto pragmatica e dedita a quello che fa. Sapevo che era iscritta all’università perché la vedevo studiare, ma non so che corso segua. Lotte è un’atleta che mi piacerebbe avere ancora come compagna di squadra».

L’opinione di Paladin

In quella stagione alla Liv Racing c’era anche Soraya Paladin. «Kopecky è un gran bel corridore – analizza la trevigiana della Canyon Sram – ha un gran motore, ma soprattutto ha una gran testa. Quando punta una gara ci mette il 110% per prepararla e non molla mai. Sa veramente soffrire e più si avvicina all’arrivo più diventa competitiva e vuole la vittoria. Come compagna di squadra mi son trovata molto bene, è molto umile e modesta. Lei è un’individualità molto forte, da non sottovalutare nelle gare con la nazionale. Noi dalla nostra abbiamo la fortuna di avere anche una squadra molto forte e affiatata».

Chiude Cecchini

Ora Kopecky è una compagna di squadra di Elena Cecchini, che completa il suo ritratto. «Con Lotte corro da pochi mesi – conclude la friulana – è una ragazza che lavora molto sodo. Si allena molto sia in durata che in intensità. E’ fortissima, ambiziosa, determinata. Sa quello che vuole. Pignola. Fuori dalla bici è molto silenziosa, un po’ introversa, ma molto piacevole averla come compagna di squadra»·

Pieters 2021

La Pieters in lotta per la vita. Il sostegno della Sd Worx

05.06.2022
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Dallo scorso Natale, Amy Pieters è in un letto d’ospedale, a correre la più lunga gara della sua vita, perché riguarda la vita stessa. Vittima di terribile incidente a Calpe, mentre si stava allenando con la nazionale olandese e in particolare con la sua compagna di mille gare Kirsten Wild (3 ori mondiali in coppia nella madison, l’ultimo a Roubaix 2021), la Pieters è stata in coma per oltre tre mesi, per poi iniziare una lenta ripresa. Gli ultimi bollettini diramati dalla sua società, la Sd Worx, dicono che l’olandese è cosciente, riesce a riconoscere e a comunicare con i familiari, anche se non verbalmente. Ma i medici non si pronunciano sulla sua ripresa.

La famiglia ha issato intorno alla 31enne di Haarlem un velo di riservatezza. Le uniche comunicazioni possono arrivare dal team, previo accordo con i familiari. Un po’ quello che è successo per casi simili, come per Schumacher o Zanardi.

Pieters Wild 2021
Pieters e Wild, tre titoli mondiali nella madison, una coppia che ha fatto scuola
Pieters Wild 2021
Pieters e Wild, tre titoli mondiali nella madison, una coppia che ha fatto scuola

Una vera leader in corsa

E’ chiaro che la vicenda ha scosso gli animi del movimento femminile. Parliamo di una delle stelle del movimento, campionessa olandese in carica e campionessa europea nel 2019. Chi sta fortemente soffrendo per la sua assenza sono le sue compagne di squadra. Demi Vollering fra le lacrime non aveva fatto mistero di volerle dedicare la vittoria all’Omloop Het Nieuwsblad, quando ancora Amy era fra la vita e la morte.

Elena Cecchini, dallo scorso anno sua compagna di squadra, non fa mistero di come l’evento stia pesando nell’andamento generale della squadra: «A livello psicologico è durissima. Parliamo di una di noi, una che senti quando c’è e ancor di più quando manca, sia per la sua esperienza, sia per il fatto che è una ragazza che fa gruppo».

L’azzurra era rimasta con lei fino a pochissimi giorni dall’incidente: «Eravamo in ritiro insieme – racconta – poi ci aveva lasciato perché era stata convocata con la nazionale. Era rimasta sempre a Calpe, infatti l’avevamo incrociata in allenamento, lei con le connazionali, noi con il nostro team. Poi un giorno è arrivato il nostro diesse e ci ha dato la scioccante notizia. Da allora abbiamo avuto pochi aggiornamenti, il team ci ha espressamente chiesto di non parlare della sua salute, anche perché c’è da proteggere lei e ci sono implicazioni legali».

Pieters Europei 2019
La volata vincente agli europei 2019, guarda caso proprio davanti alla Cecchini, sua futura compagna di team
Pieters Europei 2019
La volata vincente agli europei 2019, guarda caso proprio davanti alla Cecchini, sua futura compagna di team

Il gruppo l’aspetta

Con Elena si può però parlare dell’aspetto psicologico e di come questo influisca sul team: «All’inizio è stato terribile, non c’erano le gare, c’era tanto tempo per pensare e la mente andava lì, a lei, all’incidente. Non pensavi più tanto alla ciclista, ma proprio alla persona, alla compagna di tante avventure. Poi, questo voglio sottolinearlo, c’è una campionessa che non abbiamo con noi e questo pesa».

Con 20 vittorie al suo attivo, Amy è una delle cicliste più in vista del gruppo: «A me ricorda molto, come caratteristiche, Sonny Colbrelli, ossia è una velocissima ma che tiene bene su molte salite. Quando sei veloce ma anche completa non puoi non vincere. E questo non la definisce a sufficienza, perché stiamo parlando di una che fa di tutto per vincere ma anche per aiutare la squadra, si mette a disposizione di chi è più in forma in quel dato giorno. Ci manca tanto, ma io come tutte noi vogliamo fortemente credere e sperare che tornerà in gruppo».

Cecchini 2022
Per la Cecchini un 2022 impegnativo, l’assenza di Amy si è fatta molto sentire
Cecchini 2022
Per la Cecchini un 2022 impegnativo, l’assenza di Amy si è fatta molto sentire

Una vittoria da dedicarle

La squadra ha certamente dovuto fare di necessità virtù. Forse alcuni passi falsi nel corso della stagione si spiegano anche con le ripercussioni psicologiche del suo incidente. Elena ad esempio viene da una prima parte di stagione senza particolari squilli, anche se la società è molto soddisfatta del suo rendimento.

«Mi hanno già chiesto di prolungare il mio contratto – dice – ne parlerò quanto prima con i vertici delle Fiamme Azzurre che restano il mio primo riferimento. Dopo il ritiro alla Roubaix ho deciso di voltare pagina, staccando un po’ per la seconda parte di stagione. Ora penso a Women’s Tour, campionati italiani e Giro d’Italia».

Il fatto che non siano arrivati risultati (anche se c’è un 4° posto all’Omloop van het Hageland e il 5° al Trofeo Binda) non è un cruccio: «Corro in una squadra dove devo essere a disposizione delle compagne. E’ un ruolo che accetto e che mi piace, ma chiaramente vorrei sfruttare meglio le occasioni che mi si presentano. Ad esempio mi sono molto rammaricata per come sono andate le cose a Cittiglio. Potevo e dovevo fare meglio, il podio era alla mia portata. La stagione comunque è ancora lunga e voglio mettere una firma, magari da dedicare proprio a Amy che è sempre nei nostri pensieri».

Vollering 2022

Demi Vollering: la delfina si sta facendo strada…

25.05.2022
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A ben guardare, l’atleta più in evidenza in questa fase della stagione femminile, di intermezzo fra le classiche del Nord e l’inizio delle grandi corse a tappe con Giro e Tour in rapida sequenza, è Demi Vollering. L’olandese della Sd Worx ha portato a casa l’Itzulia Basque Country conquistando tutte le tappe e poi ha chiuso terza nella Vuelta a Burgos dopo aver vinto l’ultima tappa. Una bella risposta a chi, a fronte delle tante vittorie italiane nella primavera e delle conseguenti sconfitte olandesi, l’aveva definita non all’altezza delle grandi stelle del ciclismo arancione.

Se dobbiamo parlare di Demi Vollering, da tutti indicata come la futura guida del ciclismo di Amsterdam quando Annemiek Van Vleuten si deciderà a chiudere la sua fantastica carriera (ma considerando com’è ancora capace di fare la differenza come all’ultima Liegi-Bastogne-Liegi, non è cosa imminente…), non possiamo prescindere da un’altra campionessa, Anne Van Der Breggen, perché i loro destini sono fortemente legati.

Vollering Itzulia 2022
Itzulia Basque Country, prima tappa. Demi batte la Rooijakkers, avversaria e grande amica
Vollering Itzulia 2022
Itzulia Basque Country, prima tappa. Demi batte la Rooijakkers, avversaria e grande amica

Un piazzamento che vale il futuro

Demi ha iniziato tardi a correre nel 2015, quando aveva già 19 anni. Ha fatto la sua gavetta, correndo prima nelle gare nazionali e poi facendosi sempre più vedere all’estero finché nel 2019 non strappa un contratto alla ParkHotel Valkenburg e che ci sappia fare è subito evidente, con il 7° posto all’Amstel e soprattutto il 3° alla Liegi vinta per distacco, ma guarda un po’, dalla Van Vleuten. In quel gruppetto in lotta per le piazze d’onore c’è anche Anna Van Der Breggen, che rimane colpita da quella ragazza. Si informa per capire chi è, come è arrivata a quei livelli. Insomma inizia a seguirla.

Anna vorrebbe staccare la spina, ma arriva il lockdown che sposta le Olimpiadi di un anno e quindi le tocca tirare avanti una stagione in più rispetto alle aspettative. La grande campionessa olandese però, già in procinto di “saltare la barricata” e diventare dirigente del team, pensa al futuro e cerca un’erede. Chiama Danny Stam, il diesse della Sd Worx e gli dice di fissare un incontro con quella ragazza: «Se devo tirare avanti un altro anno – è il succo del discorso – facciamo che sia produttivo e possa gettare le basi per quando non correrò più. Portiamola qui, poi ci penso io».

Vollering Breggen 2021
Con Anna Van Der Breggen subito una strettissima intesa, prima in gara e ora fra diesse e atleta
Vollering Breggen 2021
Con Anna Van Der Breggen subito una strettissima intesa, prima in gara e ora fra diesse e atleta

«Sei partita troppo presto»

A quei giorni, Demi pensa spesso: «Mi avevano contattato diversi team, ma nessuno mi ha fatto sentire desiderata come la Sd Worx. Non potevo proprio rinunciarvi. Mi sono sentita protetta, importante e soprattutto ho trovato in Anna una vera guida. Mi diceva che alla mia età andava come me, bene in salita ma con un ottimo sprint, ma questo non basta, per vincere serve tanto altro. In ogni corsa mi ha detto dove avevo fatto bene e dove meno. Sa anche essere dura: ricordo che alla Freccia Vallone 2020, dove ero finita terza mentre lei aveva vinto, la prima cosa che mi ha detto è stata “sei partita troppo presto, altrimenti potevi vincere tu”. Mi aveva già preso sotto la sua ala…».

Le due sono diventate quasi inscindibili. Nel suo ultimo anno di attività, Anna ha provato a insegnarle tutto quel che poteva stando con lei in corsa, facendole capire che presto sarebbe toccato a lei gestire la squadra, finalizzare le azioni. Nel 2021 il salto di qualità era stato evidente, con podi in serie fino alla conquista della sua prima “Monumento”, la Liegi, a cui sarebbero seguite altre due vittorie nel World Tour, in due corse a tappe: «Aver vinto la Liegi a inizio stagione mi ha tranquillizzato, mi ha liberato – affermava a fine anno – ma so che devo essere almeno a questi livello per altri due anni prima di poter dire veramente che sono tra le migliori del mondo». Gli insegnamenti della Van Der Breggen erano stati recepiti…

Vollering Liegi 2021
L’olandese alla Liegi 2021, fra la Van Vleuten e la Longo Borghini
Vollering Liegi 2021
L’olandese alla Liegi 2021, prima con la Longo Borghini, terza

Un successo per Amy

Anna era a quel punto tranquilla, lasciava la squadra in buone mani. Ora è dall’altra parte, ma con Stam sa che a Demi serve una rete intorno di cicliste in grado di supportarla, per questo pensa già alla campagna acquisti per il prossimo anno. Demi da parte sua ha vissuto l’inizio di stagione, il primo da capitana unica, non senza patemi e quei risultati che non arrivavano la rendevano sempre più nervosa.

Lo si era capito già all’Omloop Het Nieuwsblad, alla sua prima uscita stagionale, battuta nello sprint a due dalla Van Vleuten. Sul traguardo non poteva nascondere le lacrime: «Volevo vincere, volevo dedicare questa gara ad Amy (l’ex campionessa europea Amy Pieters in coma dopo una terribile caduta nel ritiro della nazionale olandese a Calpe in dicembre, ndr) che sta correndo una gara ben più difficile delle nostre».

Vollering Strade Bianche 2022
Demi Vollering, nata il 15 novembre 1996, è numero 2 del Ranking Uci
Vollering Strade Bianche 2022
Demi Vollering, nata il 15 novembre 1996, è numero 2 del Ranking Uci

E ora un sogno giallo…

Il fatto che la Vollering stia emergendo nelle corse a tappe non è un caso. Quel che ha fatto nei Paesi Baschi resterà nella storia, mai una ciclista era riuscita a fare filotto di successi senza lasciare nulla alle avversarie: «Sono stata fortunata – ha affermato dopo l’ultima delle tre vittorie – mi sono ritrovata con la possibilità di vincere e l’ho fatto. Ora posso cancellarlo dalla mia lista dei desideri, ho più fiducia per il Tour».

Già, il Tour. Ci sta pensando da tempo e la stessa Van Der Breggen non ha mai nascosto che, non potendo lei competere (troppo tardi la corsa francese è stata reintrodotta nel calendario, lei che non era stata selezionata per l’ultima edizione della precedente gestione, nel 2009) ha identificato per la sua squadra il Tour come obiettivo privilegiato del 2022. «Il Tour passerà vicino casa mia in Svizzera – ha affermato la Vollering – La Planche des Belles Filles è una salita che mi piace molto e che mi si addice. E anche il giallo mi si addice molto…».

Sangalli chiama, Cecchini risponde, la nazionale cresce

28.03.2022
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Sta correndo con qualche occhio addosso più del solito. Non solo quelli delle avversarie, ma soprattutto del suo cittì. Intendiamoci, nulla di troppo pressante perché Elena Cecchini – una delle osservate speciali di Paolo Sangalli – il suo mestiere lo sa fare bene.

Se nel frattempo l’eco della grande Italia vista a Cittiglio (Balsamo ha vinto pure a De Panne e alla Gand-Wevelgem) non si è spento, proprio il commissario tecnico femminile, al termine del Trofeo Binda, ci aveva detto quanto fosse contento del risultato (quinta al traguardo) e della prova della Cecchini. Per Sangalli la friulana (tesserata per le Fiamme Azzurre) sarà una delle colonne portanti della nazionale, una “donna-squadra” come l’ha ribattezzata in diverse occasioni.

E così, tra un impegno al Nord e l’altro, abbiamo voluto sentire la 29enne della SD Worx per vedere come sta e come si senta in questo ruolo.

Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena, cosa ne pensi di quello che ci ha detto Sangalli su di te?

Sono molto contenta, naturalmente. Anche se devo dire che dopo Cittiglio non gli ho risposto al telefono. Ero un po’ arrabbiata per come era andata la gara e non volevo parlare con nessuno, nemmeno con Elia (ride, ndr). Battute a parte, con Paolo ci siamo sentiti il giorno dopo e mi ha ripetuto le stesse cose che ha detto a voi. So che mi reputa una trascinatrice e mi fa piacere, tra di noi c’è stima reciproca.

Tu e Sangalli in effetti vi conoscete da tanto tempo…

Sì, vero. Ho un bellissimo rapporto con lui che va al di là dei nostri ruoli. E’ sempre stato un punto di riferimento e come cittì è ottimo, era il sostituto più naturale possibile di Salvoldi. Paolo conosce benissimo il nostro ciclismo, è molto competente. Infatti ha voluto tante figure femminili nel suo staff. Mi piace il suo approccio. A livello umano è una persona che ci responsabilizza e contemporaneamente rende tutte serene e libere di fare le proprie cose. Lo abbiamo visto durante i ritiri invernali.

Tutte le tue compagne di nazionale dicono che ci sia un bel gruppo.

E’ vero anche questo. C’è un bell’ambiente. Sono cambiate tante cose, anche da parte nostra. E’ sparita quella sorta di… nonnismo che si pensava ci fosse. La miglior cosa è l’interazione fra di noi. E’ un gruppo che funziona. Le cose vanno bene sia su strada che su pista, perché anche con Marco (Villa, il cittì della pista maschile e femminile, ndr) c’è stata subito sintonia, anche durante i ritiri congiunti.

Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Facciamo un piccolo flashback. Come mai eri arrabbiata dopo Cittiglio?

Il Trofeo Binda è stato un mio dispiacere personale. Ero a ruota di Chantal (Van den Broek-Blaak, ndr) che mi avrebbe tirato la volata, ma all’ultima rotonda ho perso la sua ruota e ho dovuto recuperare. Alla fine lei ha fatto quarta ed io quinta. Bisogna riconoscere che contro una Balsamo del genere al momento si può fare poco, ma io potevo fare di più.

Sangalli ci ha detto che è contento di vederti davanti dopo un paio di stagioni opache. Tu come stai?

Sto bene fisicamente. Ho cambiato il metodo di lavoro e in questo è stata molto importante Anna (la Van der Breggen, prima sua compagna ed ora sua diesse, ndr). Lei mi ha sempre detto che potevo dare qualcosa di più. Le ho creduto e abbiamo iniziato a lavorarci su. E’ stata importante la vicinanza della mia squadra.

Sei al secondo anno nella corazzata della SD Worx. Come ti trovi?

Devo confessare che mentalmente non è stato facile integrarsi, avevo quasi un timore reverenziale. Oltretutto non avevo certezze in nazionale e quindi facevo fatica. Le mie compagne in ogni caso mi hanno sempre aiutato. Ora non ho più paura di alzare la mano per chiedere informazioni o supporto. Non è facile stare in una grande squadra così, ma per me è una grande soddisfazione essere qui.

I tuoi programmi quali saranno?

Dovrei correre Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e altre classiche. Poi ho fatto una richiesta alla squadra. Quella di poter disputare il Giro d’Italia Donne, che con l’avvento del Tour Femmes sembra aver perso di colpo il suo appeal. E mi è dispiaciuto molto. La gara francese è importante, ma anche quella italiana lo è. Per anni è stata la gara a tappe di riferimento, pur con tutti i suoi limiti o problemi. Lo correrò per un senso di appartenenza. E poi con la squadra riteniamo che possa essere una bella occasione per me per giocarmi qualche tappa. Può essere un buon viatico per europei e mondiali.

Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
A parte l’oro europeo dell’anno scorso nel Mixed Relay e tanti piazzamenti nelle prime cinque, ti manca l’affermazione personale dal 2019 (tricolore a crono e sesta tappa del Thuringer Ladies Tour, ndr). In quale gara potremmo rivederti trionfare?

Non saprei, non ce n’è una in particolare che mi piace. Anzi sì. Il Gp Plouay mi si addice, ma andrebbero bene anche altre corse. Di sicuro sto lavorando per ritrovare il feeling con la vittoria personale. Ma senza troppo stress o pressioni.

A proposito di stress. Secondo Attilio (Viviani, ndr), che abbiamo sentito recentemente, Elia ha un futuro da mental coach. Lo è anche con te?

E perché non potrei essere io (ci domanda sorridendo, ndr) la sua mental coach?! E’ una situazione di interscambio. Ci aiutiamo a vicenda, lui conosce i miei tempi ed io i suoi. Sicuramente con lui faccio sempre analisi lucide. Lui guarda sempre avanti, vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Mi ha insegnato a non rimuginare troppo su quello che è stato. Ha ragione, tanto non si può cambiare.

Van Der Breggen 2021

La Van Der Breggen ha detto basta: «Era ora di cambiare»

17.02.2022
5 min
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C’è voluto un bel po’ di tempo per raggiungere Anna Van Der Breggen. Dopo la chiusura dell’ultima stagione, la campionessa olandese aveva deciso di tagliare un po’ i ponti con i media, prendersi un po’ di tempo per se stessa per assimilare un grande cambiamento. La “vincitrice di tutto” aveva infatti deciso di chiudere la sua carriera agonistica e rimettersi subito in gioco, salendo sull’ammiraglia della Sd Worx, un cambio non facile per il quale bisognava prendere le misure.

Anna è troppo innamorata di questo mondo per staccarsene, ma molti sono rimasti stupiti dalla sua scelta, considerando che a 32 anni e visti i risultati ottenuti c’era ancora margine per allungare la sua enorme striscia di successi, ma non ha avuto ripensamenti rispetto a quanto già si era prefissata a inizio 2021, né dalle sue parole si percepisce qualche rammarico.

«Penso che fosse il momento giusto – dice – avevo voglia di fare qualcos’altro, cambiare qualcosa nella mia vita. In fin dei conti con la chiusura del ciclo olimpico era tempo di farmi un esame generale, oltretutto l’ultima è stata nel complesso una buona stagione e per me era tempo di fermarmi».

vanvleuten_vanderbreggen_longoborghini_imola2020
Anna Van Der Breggen, qui a Imola 2020, vanta 3 titoli mondiali, 2 europei, 1 oro e 2 bronzi olimpici e ben 64 vittorie
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Anna Van Der Breggen, qui a Imola 2020, vanta 3 titoli mondiali, 2 europei, 1 oro e 2 bronzi olimpici e ben 64 vittorie
Come hai avuto l’idea di passare dall’altra parte e diventare team manager?

Chiusa la mia carriera ho pensato che fosse giusto restituire qualcosa a questo mondo che mi ha dato tanto. Il ciclismo non mi ha dato solo vittorie, ma anche un enorme bagaglio di esperienze che sarebbe stato un peccato non sfruttare, non trasmettere alle altre. Penso che sia il modo giusto per continuare a coltivare la mia passione stando in ammiraglia, condividendo con le ragazze le vigilie e i dopo corsa. In un grande team come il nostro posso fare tanto, trovo questa nuova sfida molto eccitante come se fosse la partenza di una grande corsa.

Allarghiamo un po’ il discorso: quanto pensi influirà il ritorno del Tour de France nell’evoluzione del ciclismo femminile?

Credo che i cambiamenti siano sempre una cosa buona. Non c’è solo il Tour, sono state introdotte molte nuove gare, il calendario è decisamente migliorato. Chiaramente l’introduzione di una prova come il Tour è un grande passo, molta gente lo chiedeva, è una grande opera di promozione e credo che darà molta più immagine al nostro mondo.

A te dispiace non esserci?

No, ho vissuto il mio tempo e fatto le mie gare. Quando ho deciso di smettere sapevo che ci sarebbero state nuove corse, del Tour si parlava da tempo, ma credo che vada bene così.

Il Giro d’Italia dura 10 giorni, il Tour sarà di 6, la Vuelta di 4: pensi che il ciclismo femminile sia pronto per gare più lunghe, non come quelle degli uomini, ma di un paio di settimane?

Io credo che gare fino a 10 giorni di durata siano attualmente il limite giusto, non va dimenticato che i team femminili non hanno la profondità di quelli maschili, c’è una gestione ben diversa del calendario. I big preparano uno, al massimo due eventi, noi dobbiamo essere sempre al massimo, per le classiche come per le corse a tappe, proprio perché i team hanno a disposizione poche ragazze. E’ un sistema molto diverso. Magari in futuro si potrà cambiare, ma servirà un movimento molto più ampio.

Senza Anna Van Der Breggen in corsa, cambiano gli equilibri all’interno della squadra?

Penso che sia logico che accada. La nostra è una squadra forte e competitiva, ben costruita, che penso si farà valere anche al Tour. E’ chiaro che con me in un altro ruolo bisogna ridisegnare gli equilibri, ma ad esempio abbiamo gente d’esperienza come Chantal Van Den Broek-Blaak e Christine Majerus che saranno una valida guida in corsa. Poi penso che Demi Vollering potrà avere buone chance anche in una gara complicata come il Tour. Sarà un bell’affare, abbiamo comunque gente veloce e per tutti i traguardi. Credo che la mia assenza poco a poco non si sentirà. E poi, anche se in altra veste, io ci sarò…

Van der Breggen Mondiali 2018
La gioia incontenibile per l’oro mondiale 2018, dopo 5 anni di argenti
Van der Breggen Mondiali 2018
La gioia incontenibile per l’oro mondiale 2018, dopo 5 anni di argenti
Per anni sei stata l’emblema del ciclismo femminile olandese dominante quasi quanto l’Africa del mezzofondo in atletica. Avete lasciato ben poco agli altri Paesi: qual è il segreto di un successo così schiacciante?

E’ difficile rispondere a questa domanda. Abbiamo avuto una grande generazione di atlete che hanno vinto per un lungo periodo, la nostra vecchia guardia è stata un esempio e dietro di noi sono cresciuti nuovi talenti che garantiscono il ricambio, ma credo che gli equilibri si stiano riassestando e che ora ci siano atlete valide in molte Nazioni. Il professionismo sta facendo crescere nuovi nomi un po’ dappertutto: qualche anno fa chi avrebbe pensato che un’ungherese come la nostra Blanka Vas sarebbe arrivata ai vertici? Il fatto è che se sei una donna e vuoi fare del ciclismo una professione, oggi puoi farlo più facilmente di quando ho iniziato io.

Fra le tante vittorie che restano nel tuo curriculum, quale ti è rimasta di più nel cuore?

Difficile sceglierne una, ma credo sia l’oro mondiale in linea di Innsbruck 2018. E’ stata la mia prima vittoria iridata, è arrivata dopo ben 5 argenti, credevo davvero che quella maglia fosse stregata. Poi c’è l’oro olimpico di Rio de Janeiro, perché è una vittoria che ha valicato i confini ciclistici, l’Olimpiade è qualcosa di unico.

Vas 2020

Da Budapest arriva la Vas, tanta tecnica e tutto pepe…

04.11.2021
5 min
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Non si può certo dire che in Olanda la sconfitta delle ragazze in Coppa del Mondo, a Overijse, sia arrivata inaspettata. Non per niente la SD Worx aveva visto lontano, quando aveva deciso di portare, nello stesso team delle campionesse arancioni Anna Van Der Breggen e Demi Vollering anche Kata Blanka Vas, la ragazzina ungherese della quale ormai si parla da anni. Qualcuno potrebbe pensare che così ti sei dato la zappa sui piedi, ma in un ciclismo sempre più globalizzato i team guardano il loro tornaconto, non quello nazionale e avere in squadra il talento del futuro fa tanto, davvero tanto.

Già, perché con la Vas è come avere una campionessa a 360°, che ti garantisce risultati nel ciclocross ma anche su strada e in Mtb, esattamente come fa Mathieu Van Der Poel e non è un caso se sia proprio VDP l’idolo dell’ungherese, con la quale ha anche contatti frequenti via telefono, per consigli e incoraggiamenti.

Vas Tokyo 2021
Ai Giochi di Tokyo 2020 la Vas è stata autrice di una rimonta furiosa nella Mtb, finendo ai piedi del podio
Vas Tokyo 2021
Ai Giochi di Tokyo 2020 la Vas è stata autrice di una rimonta furiosa nella Mtb, finendo ai piedi del podio

Un talento praticamente nato in bici

Chi frequenta l’ambiente da anni dice che di talenti come la magiara ne nascono uno ogni trent’anni e colpisce il fatto che ciò sia avvenuto in un Paese senza una grande tradizione ciclistica. Basti pensare che il suo quarto posto ai Giochi di Tokyo 2020, nella gara di Mtb, è stato salutato come un risultato storico, mai si era andati così vicini al podio sulle due ruote e sì che parliamo di un Paese che comunque non è finito lontano dalla Top 10 del medagliere. Eppure quella medaglia mancata ha avuto più risalto di tante altre conquistate.

Chi è Kata Blanka Vas? Nativa di Budapest, ha iniziato a correre talmente presto che uno dei suoi primi ricordi è lei in sella a una bici a 3 anni… Suo padre è un grande appassionato di Marathon in Mtb, suo fratello più piccolo dicono sia un talento ancor più cristallino, intanto è da poco approdato in Belgio, seguendo la stessa trafila della sorella.

Vas 2019
Inizialmente indolente, la Vas ha imparato la disciplina del lavoro. Deve migliorare nei tratti a piedi
Vas 2019
Inizialmente indolente, la Vas ha imparato la disciplina del lavoro. Deve migliorare nei tratti a piedi

Le difficoltà degli inizi in Belgio

Quando arrivò in Belgio, nel 2016, l’impatto per Kata fu durissimo: non sapeva una parola né di francese né d’inglese, ci volle tempo per uscire dal suo guscio. La sua fortuna fu di trovare due allenatori molto pazienti, Franky Van Haesenoucke e Paul Herijgers, quest’ultimo ex iridato nel ciclocross e considerato un nume nell’ambiente. Con loro si instaurò un rapporto molto franco, nel quale nulla veniva regalato al suo talento, perché senza sacrificio e lavoro non serve a nulla.

Un giorno, analizzando le sue prestazioni, Paul disse a Kata che aveva bisogno di lavorare molto sulla corsa a piedi, perché costituiva un punto debole. Blanka gli mandò dei video di lei in allenamento n Ungheria, ma quando si ritrovarono insieme, Paul si accorse che non c’erano stati progressi. Stizzita, Kata rispose «Ok, sono una mountain biker, non una ciclocrossista…». Vi lasciamo immaginare la reazione di Herijgers, vecchia scuola, al suo modo di fare testardo… Ora l’ungherese è molto migliorata, anche se ci sono grandi margini, come anche sulla sabbia, che tecnicamente resta il suo punto debole ma sul quale sta lavorando.

Vas Leuven 2021
Argento agli Europei U23 su strada, a Leuven ha stupito anche fra le Elite, ma il 6° posto le sta stretto
Vas Leuven 2021
Argento agli Europei U23 su strada, a Leuven ha stupito anche fra le Elite, ma il 6° posto le sta stretto

Un Mondiale buttato via?

Da allora è passato tempo e quei pensieri sono cambiati nella testa di Kata, che anzi si sente più una ciclocrossista prima ancora che biker o stradista, ma non ha la minima intenzione di mollare nulla. Testarda? Sì, ma anche perfezionista e mai soddisfatta completamente. Quando i giornalisti le hanno fatto notare la portata storica del risultato olimpico, ottenuto oltretutto partendo dal fondo e recuperando fino all’ultimo metro, soccombendo solo allo strapotere delle ragazze elvetiche di Edmund Telser, la Vas ha fatto osservare: «Sì, ma ho anche commesso molti errori di guida, senza quelli chissà…».

Il quarto posto di Leuven invece non l’è andato proprio giù. Era ancora in lotta nelle battute finali, aveva capito che bisognava seguire il treno italiano per emergere, nella volata finale ha dato tutto, ma poi ha pensato che forse sarebbe stato meglio sparare tutto in un attacco nelle fasi finali, per annullare proprio quella tattica favorevole alla squadra azzurra. A fine gara, seduta di fronte al suo staff, faticava a trattenere le lacrime.

Vas Overijse 2021
Prima in Coppa a Overijse e terza il giorno dopo nell’H2O Trofée a Oudenaarde, ora la Vas punta all’oro europeo
Vas Overijse 2021
Prima in Coppa a Overijse e terza il giorno dopo nell’H2O Trofée a Oudenaarde, ora la Vas punta all’oro europeo

La strada e il sogno del Tour…

Qual è allora la grande forza della Vas? A soli 20 anni ha una padronanza tecnica del mezzo inaspettata. «Mi ricorda tanto Sanne Cant, la campionessa del mondo, ai suoi esordi» afferma Herijgers che da questo punto di vista rimase colpito già ai suoi primi contatti con la magiara: «Eravamo in Turchia e le proponemmo di testarsi su una salita. Lei lo fece, ma… sulla sola ruota posteriore, mostrando una capacità di guida spaventosa. Sa bene che tante volte non è la potenza a fare la differenza, quanto proprio la tecnica».

La vittoria di domenica a Overijse è un altro passo nella sua crescita: i suoi allenatori, come anche Lars Boom, diesse della SD Worx, sono convinti che la Vas stia sbocciando ora, fisicamente ma soprattutto come persona. Il suo cammino è solamente iniziato e chissà dove la porterà, non solo nel ciclocross, ad esempio ha già messo il Tour de France nel mirino: «Ho corso alla Challenge by La Vuelta la mia prima corsa a tappe: bè, se finisci nella top 10 all’esordio rischiando pure di vincere una frazione, qualcosa vorrà pur dire…».

Cecchini: all’estero senza pressioni e con il cuoco al seguito

25.10.2021
5 min
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«Dal 2016, il mio primo anno in un team straniero – racconta Elena Cecchini – non ho più avuto pressioni sul peso, nessun commento sulla mia forma fisica, nessuno che controllasse più cosa e quanto mangiassi. Grazie alle persone al mio fianco, come Elia Viviani (il suo compagno, con lei nella foto di apertura ai tricolori vinti nel 2016, ndr), ho capito che potevo migliorare la mia salute e la mia performance affidandomi ad un nutrizionista e così ho fatto».

A raccontarci la sua esperienza questa volta è la friulana, del G.S. Fiamme Azzurre. Negli ultimi anni, anche lei come Valentina Scandolara, ha militato in team stranieri, prima la Canyon Sram e ora la SD Worx in cui ha conosciuto una realtà completamente diversa. Nel team attuale, primo nel ranking mondiale, c’è addirittura una cuoca al seguito, Shara Gillow, ex ciclista australiana di ottimo livello.

Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio
Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio

Dal nutrizionista

«Quando andai per la prima volta dalla nutrizionista, attraversavo un periodo in cui non riuscivo a raggiungere il peso forma, ero sempre piuttosto gonfia e sentivo che mi mancava qualcosa in gara. Scoprii che la mia dieta era iperproteica, perché in fondo anche io ero spaventata dal carboidrato. Fino a quel momento credevo che fosse concesso solo prima delle gare». 

Visto che i carboidrati sono stati demonizzati per anni, non si ripete mai abbastanza che in realtà sono alleati e non nemici. Vengono immagazzinati nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno e devono essere reintegrati ogni giorno, in quanto sono il carburante per l’esercizio. Una dieta povera di carboidrati tende a far perdere molto peso nei primi giorni, ma in realtà ciò è dovuto al consumo delle riserve di glicogeno. Più massa muscolare avete e più attività fate, più dovrete mangiarne.

Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo
Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo

La dieta mediterranea

In genere secondo la dieta mediterranea, il cui equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi è indiscusso, i carboidrati dovrebbero costituire tra il 55-60% dell’apporto calorico totale giornaliero. Inoltre a seconda dell’allenamento, l’atleta può aver bisogno di consumare tra 7 e 12 grammi di carboidrati per chilo di peso corporeo al giorno. Tuttavia tutti questi dati sono inutili, se non si sa distinguere tra le diverse tipologie di carboidrati, non si conoscono le tempistiche per assumerli, né le effettive esigenze di ciascuno di noi. Per questo motivo è fondamentale affidarsi ad un professionista della nutrizione.

Il cuoco al seguito

«La cuoca, Shara, è australiana – continua Cecchini – ed il team straniero. Raramente, se non su mia richiesta, mangio il classico riso o pasta in bianco prima della gara. Shara è molto brava, sa perfettamente quanto sia importante il controllo della dieta, così ci prepara spesso dei piatti stuzzicanti, molto vari. Per me sono fuori dalla quotidianità, proprio per la differente tradizione culinaria, ma sempre salutari. Come ad esempio un buonissimo banana-bread, torte a base di patata dolce, pollo al curry, tofu e molto altro. Da quando c’è lei, sono più tranquilla. Alle gare so che mangio cibo di qualità, condito in modo leggero e nella quantità di cui ne ho bisogno».

Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro
Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro

Lo sgarro e il senso di colpa

Oggi, grazie alla dieta meno restrittiva e alla possibilità di mangiare piatti sani e al contempo appetitosi, Elena cede meno agli sgarri, ma confessa che in passato capitava più spesso di sentirsi in colpa per aver mangiato qualcosa di troppo.

«Alcune volte avevo una voglia incontrollabile di carboidrati o di dolci – ricorda – a cui non potevo che cedere. Ora non mi succede quasi più, forse anche perché so che me li posso concedere ogni tanto. Prima dell’ultima tappa al Giro Rosa quest’anno, per esempio, eravamo nelle mie zone vicino ad Udine, così ho portato tutte a mangiare un gelato. Penso che in questo caso l’effetto sul fisico sia stato limitato, ma mentalmente ci ha dato sollievo e forza. In fondo questa è la cosa più importante».

L’esperienza

Elena oramai ha esperienza sufficiente per capire ciò di cui il suo fisico e la sua mente hanno bisogno per andare forte e non si fa più intimorire da qualche avversaria particolarmente magra e definita.

«Mi è capitato spesso ad inizio stagione – dice – di sentirmi in difetto perché rispetto ad altre ragazze avevo quel chiletto in più. Ma dopo essere arrivata in condizione alla prima gara dell’anno in Belgio ed essermi ammalata dopo nemmeno due gare, ho capito che ogni fisico ha necessità diverse. E che dovremmo imparare a guardarci meno allo specchio e dare più ascolto alle sensazioni sui pedali».

La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx
La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx

Non siamo numeri

All’ultima domanda che le abbiamo posto, Elena ci ha toccato il cuore, con una risposta che deve far riflettere.

«Il mio rapporto col peso non è mai stato malvagio – racconta – però nel 2011 il carico di stress tra impegni scolastici e sportivi mi ha giocato un brutto scherzo, che mi ha lasciato il segno anche negli anni successivi. Mangiavo, ma probabilmente la tensione e la piena focalizzazione per il raggiungimento degli obiettivi, mi hanno portato a perdere 10 chili in 3 mesi. Arrivai a pesarne appena 48, poi subito dopo l’esame di maturità, in tre settimane, guadagnai di nuovo 4 chili, ma il mio metabolismo e la mia mente ne sono rimasti influenzati per anni. Consiglio vivamente alle giovani di impegnarsi nello studio, ma di non impuntarsi ad ottenere il 100 alla maturità. Non siamo un voto, ma molto di più. Inoltre nel primo anno di professionismo non bisogna porsi obiettivi troppo grandi, ma fare esperienza senza particolari aspettative. Rivolgersi ad un nutrizionista già da junior non significa essere “montati” ma semplicemente tenere alla propria salute e volersi bene».

Chantal Van den Broek-Blaak: Siena ha la sua regina

06.03.2021
3 min
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Il solo lato positivo delle mascherine è la possibilità di focalizzare l’attenzione sugli occhi e in questo pomeriggio mite in Toscana, gli occhi di Chantal Van den Broek-Blaak, olandese di 31 anni, impazziscono di gioia. Da italiani, bisognerebbe avercela un po’ con lei, ma quando un’atleta confeziona così bene una vittoria, viene spontaneo batterle le mani.

«Sono felice – ammette continuando a sorridere – perché non mi aspettavo di vincere e quando una vittoria è inattesa, ti dà anche più felicità. E poi sono felice perché rimarrò per le prossime due settimane qui in Toscana, godendomi il clima e il buon cibo italiano assieme a due compagne, fra cui Elena Cecchini, fino al Trofeo Binda».

La selezione è venuta anche per il vento e le cadute
La selezione è venuta anche per il vento e le cadute

Ha corso da grande e vinto da furba. E quando ha capito che una Longo Borghini più fresca avrebbe potuto batterla, si è fidata delle raccomandazioni dell’ammiraglia.

Che cosa ti dicevano alla radio?

Di stare a ruota, perché dietro avevamo altre tre ragazze super forti. Ma avevo fiducia nelle mie gambe. Non ho mai avuto il dubbio di non arrivare.

Come hai gestito il finale con Elisa Longo Borghini?

Sapevo che Elisa avrebbe dato tutto per non farsi riprendere. Non poteva permettersi che rientrassero da dietro, perché in volata non avrebbe avuto chance. Io sapevo di avere più possibilità e che se anche non l’avessi staccata, mi sarebbe bastato entrare in testa nell’ultima curva. Ho seguito molto le sensazioni, nessun punto prestabilito. E quando ho visto la salita là davanti, sono partita.

Chantal Van den Broek-Blaak taglia da sola il traguardo a Piazza del Campo
Chantal Van den Broek-Blaak sola a Piazza del Campo
Tattica concordata con Anna Van der Breggen?

Non dobbiamo parlare poi tanto fra noi, corriamo insieme da anni. Non è ancora un direttore sportivo, quel ruolo inizierà dall’anno prossimo. Per ora Anna è un’atleta, ma le sue parole mi motivano molto.

Vittoria inattesa, ma hai corso per vincere…

Il finale è stato molto veloce. Dovevo attaccare, tenendo il finale per le altre. Quando sono partita e ho visto arrivare Elisa, che è super forte, un po’ sono stata nervosa. Ma quando dall’ammiraglia mi hanno tranquillizzato, ho smesso di farmi problemi.

Festa grande per la Sd Worx che aveva già vinto l’Omloop Het Nieuwsblad
Festa grande per la Sd Worx che aveva già vinto l’Omloop Het Nieuwsblad
Hai vinto il mondiale 2017, un Fiandre e la Gand, ma tutti parlano di altre olandesi, come Val Vleuten, Van der Breggen e Voss: ti dà fastidio?

E’ vero che ho davanti un gruppo di ragazze fenomenali, ma è una bella cosa per il ciclismo olandese. Non credo che mi abbiano mai fatto ombra. So che posso ottenere le mie vittorie e corse come questa mi si addicono alla perfezione. Per cui gioco le mie carte e spesso seguo il mio istinto.