De Marchi: 100 chilometri di fuga, poi i crampi

04.03.2023
3 min
Salva

«Lo ripeto spesso anche a mio figlio – dice Bennati sull’arrivo, mentre davanti passa De Marchi – che mi piacerebbe un giorno portarlo dopo l’arrivo di una corsa come questa per fargli capire la vera essenza del ciclismo. Ci porterei tutta la gente che parla del ciclismo senza sapere cosa sia. Un arrivo come questo. Un passaggio su una salita dolomitica o pirenaica, per vedere proprio i corridori in faccia. Da quando ho finito la carriera, nei due anni che ho fatto con la Rai al Giro d’Italia mi piaceva mettermi sulla linea d’arrivo proprio per guardare i corridori in faccia. E sinceramente fa un certo effetto. La televisione non mostra certe cose…».

Impossibile seguire Pidcock per De Marchi, l’errore forse è stato non aspettare subito gli inseguitori
Impossibile seguire Pidcock per De Marchi, l’errore forse è stato non aspettare subito gli inseguitori

De Marchi e i crampi

Il tempo per il tecnico azzurro di dire queste parole e De Marchi, in fuga per un centinaio di chilometri, si ferma accanto. La divisa del Team Jayco-AlUla è una crosta di sudore e sali. La smorfia sul volto del friulano parla di dolore, prima ancora che di fatica. Il crampo arriva e se ne va senza avvisaglie. Così De Marchi si accosta alla transenna dove lo aspetta il massaggiatore e si china sul manubrio. Poi si fa passare una bottiglietta d’acqua. E quando la vita riprende a pulsare nelle gambe e nelle tempie, inizia il suo racconto.

«Era la tattica della squadra – dice – dovevamo mettere uno davanti e alla fine è toccato a me. Dopo tanti, tanti tentativi. Sono abbastanza contento, perché il treno di quelli che mi hanno ripreso era quello che è arrivato davanti. Potevo provare a fare un piazzamento. Quando Pidcock mi ha ripreso, avrei dovuto avere il coraggio di aspettare quelli dietro di lui, perché non avrei mai potuto tenere lui. Piuttosto, chi ha vinto?».

Fuga alla Strade Bianche

Pensiamo sia uno scherzo, ridiamo con lui. Poi ci rendiamo conto che non lo sa davvero e gli rispondiamo che ha vinto proprio il britannico. E allora De Marchi allarga le braccia. Sul percorso oggi c’erano anche sua moglie Anna e i bambini, forse la loro presenza è stato l’incentivo a combattere anche più del solito.

«Ha vinto lui? Vedi che non potevo tenerlo?», fa una risata un po’ amara e un po’ ironica. «Potevo cercare di andare più avanti possibile, però insomma le gambe erano queste. E’ stato il primo giorno da De Marchi, da parecchio tempo a questa parte. Ma vai tranquillo, che ne vedremo tanti di giorni alla De Marchi d’ora in avanti. Intanto sono orgoglioso di essere andato in fuga alla Strade Bianche. Non lo avevo mai fatto ancora…».

Zana ha fatto corsa di testa ed è stato fra gli unici a rispondere agli scatti di Van der Poel
Zana ha fatto corsa di testa ed è stato fra gli unici a rispondere agli scatti di Van der Poel

Lo scatto di Bettiol

Bennati intanto si è avvicinato e lo ha ascoltato parlare. Mano a mano che gli italiani sfilano sul bordo di Piazza del Campo, il cittì li apostrofa con battute e incoraggiamenti.

«Ho visto una bella corsa – dice – spettacolare, con tanta gente. Sicuramente a livello tecnico è stata un po’ addormentata dal fatto che tanti aspettavano Van der Poel, forse anche la sua squadra e quindi da dietro ci sono state azioni, ma non troppo convinte. La prima e più solida l’ha fatta Alberto (Bettiol, ndr) e proprio quando si è mosso lui, si è visto che Van der Poel non aveva le gambe dei giorni migliori. In compenso ha vinto un corridore che se l’è meritato alla grande. Senza dubbio i complimenti vanno anche a De Marchi perché ha fatto veramente una grande corsa. Ho visto molto bene Bettiol e Bagioli. Anche Zana pedalava molto bene. Non conosco ancora i piazzamenti finali perché qui c’è un po’ di confusione però abbiamo vissuto una gran bella giornata. Guardateli in faccia, ecco cosa significa fare il corridore».