Cavalli, Tour finito. Papà Alberto: «E’ una roccia!»

25.07.2022
6 min
Salva

Venticinque chilometri dal traguardo. Il nervosismo si tocca con mano. Anzi lo si tocca andando a terra con una serie di cadute ravvicinate. Margaux Vigie della Valcar-Travel&Service sul lato sinistro della strada e a metà del gruppo finisce da sola in mezzo all’erba alta di un fossato. Quasi ci fosse un’onda d’urto, altre atlete cadono al centro della carreggiata. Marta Cavalli le ha schivate tutte ed è in piedi, ma mentre sta per dribblare lentamente l’ultima bici a terra viene travolta letteralmente da Nicole Frain, campionessa australiana della Parkhotel Valkenburg (in apertura, la caduta ripresa dalle immagini Tv). Una che, guarda il destino, alla Cadel Evans Road Race del 2020 era rimasta vittima di una bruttissima caduta riportando diversi traumi.

L’impatto fra la Cavalli e la Frain è violento, le immagini piuttosto forti. La cremonese della Fdj-Suez-Futuroscope fa quasi un giro su se stessa come se fosse un manichino, la 29enne della formazione olandese invece termina il suo volo sull’asfalto decine di metri più in là. Non sarà l’ultimo capitombolo di giornata.

Perché che sia maschile o femminile, le prime tappe del Tour de France sono sempre frenetiche, piene di cadute e basta un nulla per farle esplodere. La seconda frazione, da Meaux a Provins di 136,4 chilometri, è indicata sulla carta come rivincita per le velociste ma invece si rivela un terreno minato per tante protagoniste per effetto del vento.

Se a 20 chilometri dalla fine sul primo passaggio sotto il traguardo in leggera salita si scatena la bagarre ed evade la fuga decisiva (vincerà l’immensa Marianne Vos davanti ad una strepitosa Silvia Persico che ha rischiato di farsi il più bel regalo per il suo 25° compleanno), lì finisce il Tour Femmes della Cavalli. La ventiquattrenne scalatrice paga un conto salato dovendo abbandonare subito la corsa per le conseguenti botte della caduta.

Sollievo per la famiglia

«Per fortuna mi ha mandato subito una nota audio mentre era già sull’ambulanza per tranquillizzarci e dicendomi che stava bene – ci confida al telefono Alberto Cavalli, padre di Marta, al termine della tappa che stava guardando in tv – Stava andando in ospedale per fare accertamenti perché ha preso una botta alla testa. Pensate che le si è spezzato il casco e i suoi tecnici appena l’hanno vista l’hanno fermata subito. E poi perché non si può proseguire a correre col casco rotto. Non si scherza con queste cose. Era chiaramente intontita, tuttavia però l’importante che non si sia fatta nulla di grave. Avvertiva subito anche un dolore al bacino ma le stava già passando quando ci siamo sentiti. In ogni caso è tutto a posto. E’ stata dimessa alle 20 senza nulla di rotto. E’ una roccia!»

Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup
Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup

«Onestamente ho preso paura quando ho visto come era stata centrata – conclude – mi sono chiesto come avesse fatto la ragazza australiana a non vedere che c’era già gente a terra ed andare lo stesso così forte. Però sono cose che capitano, era a ruota di altre ragazze e probabilmente erano a tutta già da prima per rientrare dal buco creato dalla caduta precedente. Perché Marta era così indietro? Non saprei dirvi. Magari erano dietro per fare gli ultimi rifornimenti. Oppure avevano deciso di restare un po’ più indietro per stare fuori dalle cadute della prima metà del gruppo. Così facendo però la Ludwig si è trovata poi ad inseguire fino alla fine (arriverà con 1’38” dalla Vos ed ora è a quasi due minuti nella generale staccata dalle dirette rivali, ndr)».

Le scuse di Nicole

Ogni corsa ormai è come un frullatore. Ci sono momenti in cui si va a mille all’ora dopo che eri andata regolare poco prima. Le accelerazioni di velocità sono figlie del nervosismo, o viceversa, e questo può creare qualche problema. La disattenzione è sempre dietro l’angolo, figuriamoci una caduta in una tappa del Tour Femmes. Proviamo a contattare Nicole Frain per cercare di capire il suo stato d’animo. Ci dà la sua disponibilità a parlare. E’ una cosa da apprezzare considerando il momento. E lei ci ringrazia per averla fatta parlare senza puntare il dito. La linea non è perfetta ma sentiamo che la sua voce è dimessa e dispiaciuta.

«Ovviamente – ci spiega la ragazza nata il 24 agosto 1992 – non avevo intenzione di cadere ed è successo molto velocemente. Stavamo rientrando sulla coda del gruppo principale a ruota di alcune mie compagne di squadra. Andavamo molto forte, eravamo rimaste attardate da una caduta prima. Però quando proprio ci siamo avvicinate al gruppo si è verificata una ulteriore caduta per la quale non abbiamo avuto il tempo di reagire (la atleta davanti a lei è caduta anch’essa nel fosso in cui era finita la Vigie, ndr). In gruppo c’era molta frenesia tant’è che sia prima che dopo ci sono state altre cadute. E’ stato un finale molto movimentato».

«So cosa si prova a restare coinvolte in brutte cadute – prosegue Nicole Frain – e così a fine tappa ho parlato col direttore sportivo della Fdj-Suez-Futuroscope e poi ho chiamato personalmente Marta. Non vi dico cosa ci siamo dette, preferisco che resti riservato ma naturalmente mi sono scusata con loro e con lei. Mi dispiace molto di ciò che è successo. Devo però cercare di scrollarmi di dosso le cose negative di questa giornata. Una buona idea sarebbe andare in fuga nella terza tappa per rilasciare un po’ di tensione».

Domani si riparte con la terza frazione, da Reims ad Epernay, di 133,6 chilometri ed un profilo altimetrico piuttosto mosso. Ora che la paura per Marta Cavalli è passata, concentriamoci sulle altre italiane, a cominciare da Elisa Longo Borghini, quarta nella generale e, a differenza delle dirette rivali, brava e fortunata a restare fuori dai pericoli.