Questa volta Van Vleuten le ha prese a ceffoni

24.04.2022
5 min
Salva

Non è sempre Pasqua, deve aver pensato Elisa Longo Borghini, che nel giorno di Pasqua per giunta aveva vinto la Roubaix, vedendo la Van Vleuten allontanarsi sulla Roche aux Faucons. Più o meno gli stessi pensieri si sono addensati nella mente di Marta Cavalli, che mercoledì ha vinto la Freccia Vallone ed era tra le favorite della Liegi. Quando l’olandese della Movistar ha attaccato nel punto più duro dell’ultima salita, a dire il vero non è parsa irresistibile. Il gap infatti è rimasto a lungo intorno ai 10 secondi, poi le altre dietro sono inspiegabilmente sprofondate nella rassegnazione, raggiungendo il traguardo 43 secondi dopo Annemiek.

Per la Longo Borghini è arrivato il quinto posto. E adesso a casa a ricaricare le batterie
Per la Longo Borghini è arrivato i quinto posto. E adesso a casa a ricaricare le batterie

«Con due ragazze della Sd Worx e due della FDJ – dice Elisa, quinta all’arrivo – pensavo che saremmo riuscite a rientrare, ma evidentemente Annemiek ne aveva di più. E’ stata la più forte, ha preso da subito la corsa fra le mani, aveva il passo migliore di tutte. Io oggi mi sentivo recuperata rispetto alla Roubaix, molto meglio di mercoledì alla Freccia. Però è vero che, tranne alcune che iniziano a scegliere, tendiamo tutte a fare le corse principali. Perciò la Roubaix, spostata perché in Francia c’erano le elezioni, si è un po’ sovrapposta con le Ardenne. Se avessi fatto Amstel e Brabante, io ad esempio l’avrei saltata. E credo che se il calendario sarà ancora questo, si dovranno fare delle scelte».

Cavalli e la Redoute

Il tema, che avevamo già approfondito nelle scorse settimane, torna di attualità anche nelle parole di Marta Cavalli, arrivata sesta. Se Longo Borghini non avrebbe voluto fare la Roubaix e l’ha vinta, la cremonese non avrebbe dovuto fare Freccia e Liegi e ha vinto a sua volta la prima…

A Liegi anche il cittì azzurro Sangalli. Qui parla con Marta Cavalli e domani sarà a Roma al Liberazione
A Liegi anche il cittì azzurro Sangalli. Qui parla con Marta Cavalli e domani sarà a Roma al Liberazione

«Ho fatto la Roubaix – sorride sfinita – perché non avrei dovuto fare Freccia e Liegi. Ancora mercoledì sentivo di non aver ben recuperato il pavé che fisicamente è devastante. Oggi si sapeva che la Roche aux Faucons sarebbe stata il punto decisivo. Già ho sofferto per stare con la Van Vleuten sulla Redoute, credo di aver speso lì tutte le mie energie. Quando ha attaccato, siamo rimaste a 8-10 secondi, poi il gruppetto si è riformato e non c’è stato niente da fare. Ma che lei fosse forte si sapeva. Forse era bloccata un po’ mentalmente per non aver ancora vinto, ma questa volta ha dato tutto».

Il momento migliore

Annemiek è di ottimo umore. Al punto che quando il telefono di un giornalista, messo sul tavolo davanti a lei per registrare, inizia a vibrare, risponde lei alla chiamata. Parla in olandese, dice che si sta svolgendo una conferenza stampa e che gli ha risposto la vincitrice. Poi chiude, anzi no: la chiamata resta aperta ancora un po’.

Già sulla Redoute il suo forcing è stato ferreo. Qui le resiste Reusser
Già sulla Redoute il suo forcing è stato ferreo. Qui le resiste Reusser

«Se guardo i numeri – dice la leader del Movistar Teami miei test, i tempi su Strava, sono nel mio momento migliore. Ma ci sono tante ragazze che stanno crescendo, per cui vincere non è più così facile e quando ci riesco è più bello. Sapevo che non sarei riuscita ad andare via sulla Redoute come nel 2019, perché il livello del gruppo femminile adesso è più alto di qualche anno fa. Sapevo di avere una sola opzione sulla Roche aux Faucons, perciò l’ho iniziata e ho dato tutto. Ho ucciso me stessa, senza pensare se mi seguissero. Non potevo fare altro. Penso sia un complimento il fatto che mi stiano sempre a ruota, ma cerco di concentrarmi ogni volta su quello che posso cambiare e semmai le situazioni che posso girare a mio favore».

Il guanto di sfida

Parla con gusto. Fa battute. Dice che il Giro è una corsa troppo bella per non farla e che andrà a prepararlo a Livigno, il suo «happy place». Però aggiunge che ora tornerà per due settimane a casa, dove festeggerà con gli amici e il 27 aprile celebrerà il King’s Day.

«Vincere non è stato un sollievo – dice Van Vleuten – sarei potuta tornare a casa a mani vuote, ma con la consapevolezza di andare bene. E’ bello riuscire ancora ad avere questo livello, soprattutto dopo l’incidente alla Roubaix del 2021. Ho ancora fame di migliorare e ci sono piccole cose, dalla mia preparazione al lavoro di squadra, in cui posso migliorare. Credo in me stessa, vincere non è facile. Gli unici che aspettavano un passo falso sono certi giornalisti che si divertono a darmi il tormento.

«Credo che questa campagna di primavera abbia ridisegnato gli equilibri del gruppo. Marta Cavalli adesso sa di potermi staccare e proverà a rifarlo al Giro d’Italia e questo renderà il ciclismo più bello da seguire. Sul Muro di Huy mi ha battuto perché è stata più esplosiva di me, la Liegi si è dimostrata ancora una volta la corsa che più mi si addice. Ma non dite che sono stata la più forte, come se avessi passeggiato. Sulla Redoute ho distrutto me stessa. E sulla Roche aux Faucons ho dato tutto, facendomi del male…».