Pennello, sapone e le parole giuste. Zanardi adesso è capitano

04.02.2022
5 min
Salva

La maturazione di Silvia Zanardi è ben visibile. Non tanto per i risultati internazionali ottenuti che conosciamo tutti. E nemmeno tanto perché in ritiro lava in modo chirurgico la propria bici. Ma da quello che ci dice mentre lo fa e mentre si rivolge alle sue compagne della BePink.

La piacentina (in apertura nella foto Saccani), benché debba compiere ancora ventidue anni (il prossimo 3 marzo), parla sempre più da grande. Da riferimento per la squadra, ora che non ci sarà più una guida come è stata Silvia Valsecchi. D’altronde qualche giorno fa ce lo aveva detto Walter Zini quando ci aveva ospitato in ammiraglia che la Zanardi aveva acquisito maggior leadership e si sentiva più responsabilizzata su tanti aspetti. La crescita di una atleta passa, anzi parte, dai dettagli che vengono sempre più curati.

Alla scuola di Walter Zini, ogni atleta in ritiro tiene a posto da sé la sua bici: una grande scuola
Alla scuola di Walter Zini, ogni atleta in ritiro tiene a posto da sé la sua bici: una grande scuola

Bici senza ruote sul cavalletto, spray detergente, pennello in mano per sgrassare la catena e canna dell’acqua pronta all’uso. Facciamo compagnia alla campionessa d’Europa U23 e la ascoltiamo durante la pulizia del suo mezzo nel cortile della casa-ritiro.

Silvia abbiamo notato che dai già delle dritte da veterana. Come ti senti nel ruolo di capitana?

Non sono la più grande in squadra, però mi sento di essere quella più esperta in alcune cose. Quindi cerco di dare consigli. Anche se alcune delle mie compagne sono piccole e… monelle, non ho paura di rappresaglie da parte loro (lo dice ridendo mentre loro la osservano, ndr). Sanno che devono rigare dritto.

Silvia Zanardi, qui proprio con Zini, ha scelto di rimanere alla BePink per crescere nei giusti tempi
Silvia Zanardi, qui proprio con Zini, ha scelto di rimanere alla BePink per crescere nei giusti tempi
Che consigli dai alle tue compagne?

Questo ritiro ci serve per imparare ed insegnare alcuni aspetti che a me possono sembrare banali che invece non lo sono. Come ad esempio cambiarsi subito quando si torna dall’allenamento e non tenere troppo addosso i vestiti bagnati perché ci si può ammalare. Oppure in allenamento tirare poco ma ad un ritmo un po’ alto per evitare che quelle dietro si raffreddino visto che ancora non fa caldo. Non usare la catena storta oppure fare attenzione a quando si cambia rapporto. Proprio oggi una delle piccoline ha messo il 36 su uno strappetto e le è caduta la catena (sorride mentre lo dice alla diretta interessata, ndr). 

E’ vero che sei diventata maniaca dello stretching?

No, non esageriamo, però ci tengo che le mie compagne facciano le cose per bene. E’ molto importante, va fatto ogni giorno. Le sollecito a metterci impegno e costanza, come per tante altre cose.

In ritiro è Silvia a dare spesso il ritmo alle compagna (foto Saccani)
In ritiro è Silvia a dare spesso il ritmo alle compagna (foto Saccani)
E col cibo dai gli stessi consigli?

Sì, perché nessuna di noi è ancora seguita da una nutrizionista. E probabilmente dovremmo farlo per sapere cosa dobbiamo consumare. Stare attenti a cosa si mangia è fondamentale per fare un buon lavoro e avere un buon recupero. Ad esempio, se a colazione non mangi bene, ti viene fame subito durante l’allenamento e non è una buona cosa. Non è così che bisogna fare. Anch’io sono più brava…

Perché?

Ultimamente sto più attenta a tavola. Ho questo obiettivo. Al momento mi viene abbastanza facile, senza forzare. Mi sono data solo un giorno ogni sette/dieci per sgarrare. Magari con pizza o sushi e naturalmente col dolce (ride, ndr).

Tempo fa ci avevi detto che di solito ad inizio stagione fai un po’ fatica ad ingranare. Ti senti più avanti con la preparazione rispetto all’anno scorso nello stesso periodo?

Così così, abbiamo iniziato i lavori un po’ più tardi. Dopo la Champions League della pista ho fatto un breve periodo di riposo. Però mi sento comunque bene perché sono un filo più magra del solito in questo periodo dell’anno. Sento che vado meglio in salita e faccio meno fatica. In questa stagione voglio fare meglio dell’anno scorso.

Ecco la vittoria agli europei U23 di Trento, una delle perle del 2021 di Silvia Zanardi
Ecco la vittoria agli europei U23 di Trento, una delle perle del 2021 di Silvia Zanardi
Finora non hai fatto alcun ritiro con la nazionale.

Avevo parlato con Paolo (Sangalli, il nuovo cittì, ndr) e gli avevo detto che preferivo restare con la mia squadra per fare gruppo. Non si è offeso, anzi non mi ha dato l’obbligo di andare con loro e ha capito la mia scelta. Comunque ho sentito dire che ha cambiato il metodo di lavoro. E poi così anche Walter (Zini, ndr) poteva, giustamente, tenermi meglio sotto controllo qui in ritiro visto che sono ancora giovane. 

La consapevolezza di poter osare di più ce l’hai avuta dopo l’europeo di Trento?

Direi di no. Quella come ho già detto è stata una vittoria importante, ma colta tra noi U23. Un po’ di convinzione ce l’ho avuta cinque giorni prima dell’europeo alla quarta ed ultima tappa della Challenge by La Vuelta dove ho fatto quinta in volata. Nelle gare elite mi sottovalutavo. Ero sempre lì ad aspettare e poi… ciao. Ecco, ripensando bene adesso a quel giorno in Spagna, ho visto che fino agli ultimi 200 metri ero col primo gruppetto e non ho avuto la giusta cattiveria per azzardare di più. 

A Grenchen, l’ultima madison del 2021 con la compagna di squadra Matilde Vitillo (foto BePink)
A Grenchen, l’ultima madison del 2021 con la compagna di squadra Matilde Vitillo (foto BePink)
Silvia quest’anno cosa ti aspetti?

Ci tengo a fare bella figura a tanti appuntamenti. Di certo non all’inizio, perché sono ancora un po’ indietro. Un obiettivo sarà cercare di guadagnarmi la convocazione in nazionale, poi nel caso fare bene agli europei su pista, su strada o Giochi del Mediterraneo. Voglio fare ancora più esperienza con il mio team, disputando più gare su strada. E magari, memore degli insegnamenti dell’anno scorso, provare a rischiare ancora di più in corsa per non avere rimpianti. Da metà stagione in avanti sarò molto più competitiva e ci proverò tutte le volte che potrò.

Alzini, entusiasmo in azzurro e adesso l’avventura francese

27.01.2022
5 min
Salva

Ancora qualche giorno poi si alzerà il sipario anche per il ciclismo femminile. Tra le ragazze che scalpitano per l’inizio della stagione c’è Martina Alzini, che ha lasciato la Valcar-Travel&Service dopo due stagioni per approdare alla francese Cofidis Women Team (contratto biennale).

Se in pista la milanese (che compirà 25 anni il prossimo 10 febbraio e in apertura è ritratta nella foto di Equipe Cofidis) è un punto fermo – ha conquistato tre ori europei U23 nell’inseguimento a squadre e un argento mondiale lo scorso ottobre – su strada invece vuole decisamente affermarsi per capire quali sono le sue qualità. Ha da poco concluso il ritiro di dieci giorni con la nazionale a Calpe in Spagna e prima che riparta con la nuova squadra l’abbiamo raggiunta al telefono per sentire il suo umore e sue intenzioni.

Il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe ha molto motivato Alzini e le altre azzurre (foto Instagram)
A gennaio il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe l’ha molto motivata (foto Instagram)
Martina, dopo i tre giorni in Slovenia col gruppo della pista a fine dicembre, ora questo collegiale azzurro su strada. Com’è andato? 

Molto bene. Le ragazze più giovani ed io abbiamo avuto l’onore di lavorare ed allenarci con atlete forti ed umili come Cecchini e Bastianelli. Si vede che hanno tantissima esperienza, sanno sempre darti quella dritta giusta che ti tornerà utile in futuro. Mi piacerebbe poter applicare questi consigli su strada e allo stesso modo vorrei essere come loro aiutando le più giovani in pista. Lavoro per guadagnarmi qualche convocazione anche su strada.

Hai notato qualche cambiamento con la gestione di Sangalli?

Paolo lo conoscevamo già da prima in vesti differenti (era il vice dell’ex cittì Salvoldi, ndr) però adesso è responsabile. Lui e Dino hanno due modi di lavorare molto validi, ma diversi e non critico assolutamente chi c’era prima. Paolo ci ha trattate da professioniste in tutti i sensi, venendo incontro alle esigenze di ognuna di noi. Anche se eravamo tutte assieme negli allenamenti, c’è chi aveva qualcosa in più da fare. Oppure a tavola c’è chi aveva qualche regola in più di nutrizione da seguire. Nessuno ha mai giudicato quello che stavamo facendo. E’ stato bello confrontarsi anche con Elisabetta Borgia (psicologa della nazionale e della Trek-Segafredo, ndr). Insomma ho apprezzato molto questo spirito propositivo. E c’è altro…

Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Cosa?

Sangalli fin da subito ha messo in chiaro la sua filosofia per le chiamate in azzurro. Un modo di ragionare che sposa molto quello dei team e che mi piace molto. Ovvero, non veniamo giudicate in base al peso, a quanto ci alleniamo o al risultato della classifica finale di una corsa, ma in base a quanto abbiamo fatto in gara. Verremo viste sul campo, su come ci siamo comportate, se siamo state d’aiuto alla nostra squadra e come abbiamo lavorato. Qualcuno potrebbe dire che queste sono cose scontate, ma quando il tuo coach te lo dice, ti fa sempre piacere.

La Cofidis oltre tutto sembra la squadra giusta per mantenere vivo il discorso della pista, anche in vista di Parigi 2024. Lo abbiamo visto nel 2021 tra gli uomini con Viviani e Consonni.

La pista non la abbandonerò mai, questo ci tengo a ribadirlo. Ho visto come hanno lasciato lavorare bene loro due e devo dire che nella scelta di venire qui ha influito anche qualche consiglio di Simone (Consonni, ndr). So che troverò la giusta professionalità e un ambiente non esasperato che consentiranno di tirare fuori la miglior versione di me tra pista e strada.

Il tuo 2022 su strada con il team francese come sarà?

Cercherò di prendere più coscienza dei miei mezzi. Di base sono una passista-veloce con un discreto spunto allo sprint e non disdegno le gare un po’ mosse, ma vorrei riscoprirmi. Vorrei capire quali sono realmente le mie caratteristiche. Spero di potermi ritagliare un po’ di spazio nelle classiche e puntare a qualche buon risultato in generale.

Guazzini e Alzini, dopo l’ottima esperienza alla Valcar, sono passate entrambe in Francia con Fdj e Cofidis
Guazzini e Alzini dalla Valcar sono passate in Francia con Fdj e Cofidis
Esordio e parte del calendario li hai già pianificati?

Debutterò dal 17 al 20 febbraio alla Volta Comunitat Valenciana, poi gare al Nord tra Belgio e Francia. Mi piacerebbe correre sia il Giro d’Italia Donne che il Tour de France Femmes, cercando di non finirmi nel primo per poi non compromettere il secondo, visto che si corrono a distanza di quindici giorni. Vorrei farli bene e spero di poter essere d’aiuto alla squadra.

Stai per disputare la tua settima stagione, tutte fatte con formazioni importanti. Ti senti di dare qualche messaggio alle junior che passano elite o alle giovani che maturano un po’ più tardi?

La mia filosofia di vita, sia per la scuola sia per la bici, è fare un passo per volta. Va bene porsi dei grandi obiettivi, ma prima si devono raggiungere i piccoli. Finché studi devi pensare alla scuola, perché se va male, poi è difficile recuperare o tornare indietro. Bisogna guardare le persone del team anziché sceglierlo in base al nome. E si deve avere una squadra che abbia pazienza e fiducia in te. In questo io forse ho sbagliato a passare elite con una formazione forte come la Alè Cipollini (era il 2016, ndr). All’epoca ero prima una studentessa che una ciclista, questo non lo devono dimenticare le giovani perché sono anni delicati quelli. Se dovessi tornare indietro, avendo visto come lavora, sceglierei Valcar.

Con questa immagine su Instagram, il suo compagno Benjamin Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Con questa immagine su Instagram, Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Martina, consentici di chiudere con una battuta. Nella Cofidis maschile ci correrà anche il tuo fidanzato Benjamin Thomas. Sfida in famiglia, chi sarà tra voi due a centrare il primo podio stagionale?

Lui, solo perché inizia a correre molto prima di me, non perché sia più forte. Scrivi bene, così come ti ho dettato, mi raccomando (ride, ndr). So che ci tiene alle prime gare in Francia e ovviamente gli auguro di raccogliere dei buoni risultati fin da subito.

Le azzurre in Spagna lavorano e aspettano i percorsi

18.01.2022
4 min
Salva

L’hotel Diamante di Calpe è lo stesso in cui si sono… accampati di nuovo i pro’ della Gazprom-RusVelo, quelli del Team Dsm e anche la nazionale britannica della pista. Quando Paolo Sangalli ha unito tutti i puntini degli spostamenti delle azzurre, si è reso conto che la cosa più utile da fare fosse portare il ritiro da loro, piuttosto che costringerle a un viaggio supplementare. Perciò nell’impostare il primo raduno del 2022, il nuovo commissario tecnico ha scelto la Spagna. Ci rimarranno fino a sabato, dato che il volo di ritorno è stato ritardato di un giorno. E poi torneranno per un secondo blocco, che condurrà al debutto di Valencia. Così il 2022 prenderà finalmente il largo.

«Siamo qui con un gruppo eterogeneo – dice Sangalli, che nella foto di apertura è con le atlete, con Marco Velo, i massaggiatori Moro e Gradi e il meccanico Foccoli – ragazze della strada, altre di strada e pista, quelle di strada e crono… Sono venuti anche Villa e Velo, si sta lavorando bene tutti insieme. Velo porta le metodologie che usano con Ganna, Affini e Sobrero, sono contento. Intanto le giovani sono a contatto con le più esperte e imparano tanto. Soprattutto quelle che corrono nelle squadre WorldTour hanno leader che non parlano italiano e tutto diventa più difficile. E anche per me l’occasione è utile per conoscere le nuove e seguirle per la prima volta in allenamento».

Il gruppo delle azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Andiamo con ordine, come va col Covid?

Siamo attenti a tutto. Praticamente l’hotel è così grande che riusciamo a stare nel nostro gruppo senza avere quasi contatti con altra gente. Ogni cosa che si tocca, ci disinfettiamo le mani. Anche in ascensore riusciamo a evitare contatti. Il momento è questo, si deve stare attenti a tutto quel che si fa.

Come va nel nuovo ruolo?

E’ stato un passaggio quasi naturale, conoscevo già le ragazze. Ho iniziato a comunicare con i tecnici delle squadre, soprattutto le straniere, non per fare la voce grossa, ma per essere trasparente e fargli capire che la nazionale ci tiene. Hanno delle atlete che a noi interessano e per le quali sarà cruciale la giusta programmazione.

Programmazione: come si fa senza sapere bene dove e come si correrà?

Questo è il primo problema. Prima di ragionare dei programmi delle ragazze e fare una selezione credibile, bisognerebbe in effetti capire bene come saranno fatte le gare che dovremo affrontare. Non abbiamo ancora i percorsi definitivi. A quanto si sa, i mondiali di Wollongong si articoleranno attorno a due circuiti, ma non si capisce quante volte si farà l’uno e poi l’altro. Da quanto sappiamo, gli ispettori UCI non sono ancora andati a fare il sopralluogo, perché non è semplice, fra quarantene e altro.

Un gruppo eterogeneo, con azzurre specialiste della strada, della cronometro e della pista (foto Fci)
Un gruppo eterogeneo, con specialiste di strada, cronometro e pista (foto Fci)
Invece gli europei?

Aspettiamo a breve notizie dalla UEC per quelli U23 e juniores che si correranno ad Anadia, in Portogallo. Mentre Bennati e Velo andranno a breve a vedere quello degli elite a Monaco di Baviera. Abbiamo visto le altimetrie. C’è un tratto in linea ondulato e poi un circuito nervoso, ma tendenzialmente abbastanza veloce. Un po’ come Glasgow.

Bè, non ci dispiace allora, visto che quella volta vinse Marta Bastianelli…

Marta è qua assieme a Elena Cecchini e sono i fari del ritiro. Sono molto propositive e non avevo dubbi, ma questa disponibilità per me è un segnale importante. Erano già qua in ritiro o ne cominceranno un altro subito dopo, eppure non sono volute mancare.

Che notizie di Elisa Balsamo?

Anche lei in Spagna, ma con la Trek-Segafredo. Sarà con noi nel prossimo blocco, dal 7 al 16 febbraio. La soluzione spagnola per venire incontro alle loro esigenze è venuta bene e mi permetterà anche di seguire la prima gara. Nei limiti del possibile, cercherò di vederne il più possibile.

Tutto liscio, quindi?

E’ un momento di serenità e chi è fuori è giusto che un po’ sia scontento, perché vuol dire che ci tiene.

Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
E intanto in Italia ha ripreso ad allenarsi la Guderzo, che punta alla maglia azzurra.

Mi ha comunicato questa decisione qualche giorno prima che uscisse. Ho rispetto assoluto per il corridore che è, non che è stato. Ha passione e sono contento per la squadra di Rigato perché Tatiana porterà in dote dei bei punti che potrebbero rendere qualche invito in più. Le ho detto che se vuole, potrà venire al prossimo ritiro.

Senti ancora Salvoldi?

Certo, siamo amici. Sta lavorando sodo con gli juniores. Conoscendolo, vedrete che andrà alla grande anche con loro.

Dal nutrizionista al menu: come si fa? Sentiamo chef Sut

30.12.2021
6 min
Salva

Il cibo è il carburante che mettiamo nel nostro serbatoio per affrontare ogni sfida. I ciclisti sono arrivati a conoscere al meglio il proprio fisico riuscendo a ottimizzare tutti gli alimenti che assumono. Dietro a questo ci sono anni di esperienza e indicazioni preziose da parte dei biologi nutrizionisti dei team o privati. Tutti questi studi e accortezze vanno però tradotte e declinate nei menu. Il come viene fatto, ce lo spiega Mirko Sut, chef della nazionale e della Trek-Segafredo. Il cuoco di Portogruaro vanta un’esperienza decennale nell’ambito delle due ruote, ha servito piatti agli atleti azzurri, alla Cannondale, BMC, CCC e ora al team statunitense. 

Mirko Sut è stato lo chef della nazionale alle Olimpiadi di Tokyo 2020. In apertura con il quartetto azzurro
Mirko Sut è stato chef della nazionale a Tokyo 2020 In apertura con il quartetto
Quali sono le figure all’interno della squadra che si occupano dell’alimentazione?

In Trek abbiamo una nutrizionista, Stephanie Scheirlynck. Io ho fatto un master in nutrizione dello sport.

Come funziona il menu della tua squadra?

Per quanto riguarda i menu abbiamo stilato un programma per semplificare le cose e anche per dare una sorta di insegnamento per i corridori, in modo da non renderli dei robot che pesano le cose e basta. Diamo anche noi un’educazione alimentare e abbiamo fatto un programma a colori.

Che cosa significa?

I colori sono tre: verde, giallo e rosso. Tradotto vuol dire. Verde sono i giorni che precedono un grande Giro, quindi quando escono fanno pochi chilometri, una sgambata di un’ora e mezza. In questo caso si cerca di stare più bassi con i carboidrati. Poi abbiamo i giorni gialli, che sono quelli intermedi. Possono essere prima di una tappa di trasferimento piana di 150 chilometri.  Non particolarmente impegnativa sulla carta. Poi ci sono le giornate rosse che chiamiamo High Carb. Dove si cerca di caricare in funzione delle tappe più impegnative, l’assunzione di carboidrati

Ogni tappa ha un suo colore?

Si, anche se sono tutte cose che vengono poi condizionate dal meteo e dalla tattica della squadra. Se per esempio viene pianificato di mandare un corridore in fuga o se un corridore punta alla tale tappa, allora la strategia cambia. 

Nella foto con Liam Bertazzo (a sinistra) e Simone Consonni al mondiale di Roubaix
Nella foto con Liam Bertazzo (a sinistra) e Simone Consonni al mondiale di Roubaix
Quindi la strategia passa anche dal piatto?

Esatto. Se c’è una tappa piana dove c’è lo scalatore di turno, il suo obiettivo è stare in gruppo coperto e arrivare all’arrivo. Però ci può essere l’attaccante o il velocista. Allora la dieta si differenzia. Sulla carta è la stessa giornata, ma l’interpretazione è completamente diversa come lo è il menù per loro

Come vengono declinate le indicazioni della nutrizionista in un menu?

La nutrizionista ci dà delle indicazioni, dice per esempio che una giornata è rossa e quindi gli atleti devono mangiare “tanto”. Lei dà a me solo un’indicazione, per stilare il menu e cosa mettere abbiamo carta bianca. Ovvio, sappiamo che ci sono determinati alimenti da utilizzare. L’hamburger del fast food non lo vedrai mai nel menu.

Facci un esempio di una giornata rossa…

Tanta pasta, tanto riso e/o patate. Con pasta e riso gli atleti italiani vanno a nozze. Agli australiani piacciono di più le patate, dalle classiche alle dolci, in ogni forma. Una cosa bella e stimolante è che ci sono tante nazionalità diverse e tante abitudini diverse. Ci si può sbizzarrire.  Dall’italiano che non può rinunciare alla pasta, all’americano che preferisce il riso. Si cerca di assecondare tutti i gusti e farli sentire a proprio agio

Qui Sut in una pedalata al Giro d’Italia con Giulio Ciccone (a sinistra), Gianluca Brambilla e Jacopo Mosca
In una pedalata al Giro con (da sinistra) Ciccone, Brambilla e Mosca
Dal menu si riesce a distinguere la disciplina?

Si assolutamente. Più che dal menu, dalle quantità. Ovviamente uno scalatore che tendenzialmente non supera i 50/60 chili, ha un apporto calorico diverso rispetto a un Filippo Ganna che è quasi 80 chili. In base alla gara cambia anche l’apporto di fibre. Prima di una corsa di alta montagna cerchiamo di evitare le fibre e per quanto riguarda anche le crono cerchiamo di dare cibi alcalinizzanti

Che funzioni hanno fibre e cibi alcalinizzanti?

Le fibre rallentano la digestione e tendono a trattenere un po’ di acqua, quindi per certe situazioni non sono funzionali allo sforzo. I cibi alcalini servono prima di una tappa dura o una cronometro,  perché hanno proprietà antinfiammatorie, disintossicanti, antiossidanti ed energizzanti. Cerchiamo quindi di evitare la carne rossa e preferire la bianca. Per scempio il tacchino è più alcalinizzante rispetto al pollo. Oppure pesce bianco e branzino.

Cuoco anche di Filippo Ganna, campione del mondo su pista e a cronometro
Cuoco anche di Filippo Ganna, campione del mondo su pista e a cronometro
Ti capita di ricevere richieste particolari?

I più “fanatici” del cibo, sono gli italiani. Noi siamo abituati mangiare bene. Ma allo stesso tempo è più facile farli stare bene. In Trek per esempio, riesco a procurare della pasta artigianale italiana di ottima qualità. Uno spaghetto cotto giusto al dente con una bella salsa ben mantecata e l’atleta lo vedi felice. Per esempio a Stuyven piace mangiare bene e ne capisce, lui una pasta al dente l’apprezza. Mi è capitato di fargli un risotto allo zafferano al profumo di fava tonca ed è impazzito. Mi ha chiesto la ricetta. E’ innamorato per la cucina italiana. 

Giulio Ciccone cosa preferisce?

Grande spaghettata al pomodoro, ha una passione per l’aglio, olio e peperoncino, ma quella va dosata in base alla tappe del giorno dopo, soprattuto per la digestione e per fargli passare una notte tranquilla. 

Gli atleti non italiani invece?

Skujins è ghiotto di patate. A colazione pranzo o cena, lui le mangerebbe sempre. L’americano Quinn Simmons adora la pasta. Quella al pesto in particolare, oppure gli piace molto quando gli preparo la pasta al pesto di rucola e limone. 

Al fianco di Elisa Longo Borghini che tiene in mano il bronzo olimpico di Tokyo
Con Elisa Longo Borghini dopo il bronzo di Tokyo
Alcuni corridori hanno nutrizionisti personali, come ti rapporti con loro?

Soprattutto in nazionale è molto comune. Mi capita di sentirmi con il nutrizionista e seguire le indicazioni che mi dà in riferimento all’atleta. Per esempio se prima di una gara è abituato a mangiare in un certo modo. Si cerca sempre di non sconvolgere l’abitudine di un corridore. Se è solito gestirsi in un certo modo, quando si è a ridosso di un evento la peggior cosa che si può fare è cambiare un’abitudine. Sa come reagisce a quegli alimenti e quale sia la digestione. Diventa quasi un rito propiziatorio per molti

Lo chef deve quindi tradurre le indicazioni di nutrizionisti e atleti?

Il dialogo con loro è sempre aperto. Per gli atleti il mio obiettivo è dargli quello che vogliono e cercare di regalargli la gioia della tavola. Soprattutto in un grande Giro, dove hanno giornate lunghe e faticose. In quei casi la cena è un momento di relax. Si cerca di soddisfare il palato e farli stare bene. Conoscendo i corridori, dopo anni che ci passi insieme, sai cosa gli piace di più o di meno e cerchi di mutare il menu in base alle loro preferenze. 

Quindici neopro’ azzurri: Amadori, raccontaceli

23.12.2021
5 min
Salva

Ogni anno, a inizio stagione, arrivano in gruppo i neopro’. C’è chi passa calcando il “red carpet” iniziando la propria avventura nelle squadre WorldTour, gli altri invece iniziano dalle squadre professional. C’è chi lo ritiene il modo migliore di approcciarsi a questo mondo, i team hanno (o dovrebbero avere) più pazienza ed i corridori più chance per mettersi in mostra.

I ragazzi italiani che nel 2022 entreranno nel mondo del professionismo sono 15: tre lo faranno in squadre WorldTour, gli altri con le professional. Si tratta di ragazzi che sono passati sotto la lente di Marino Amadori, per questo ce li facciamo descrivere direttamente da lui.

Baroncini ed Hellenmose, i due correranno insieme con la Trek nella prossima stagione
Baroncini ed Hellenmose, i due correranno insieme con la Trek nella prossima stagione

Parola al cittì

Filippo Baroncini (Trek Segafredo, 2000): «Colui che avrà tutti gli occhi puntati addosso, vista la vittoria al mondiale di Leuven. Anche uno dei tre a passare in una squadra WorldTour. Le aspettative saranno alte, è un ragazzo molto determinato e sicuro di sé. Sarebbe potuto passare pro’ lo scorso anno in una professional, ma ha aspettato la grande chiamata».

Gabriele Benedetti (Drone Hopper, 2000): «Altra maglia importante che però non potrà sfoggiare, quella di campione italiano. Come ha dimostrato nella vittoria al campionato italiano è un attaccante nato, non si tira mai indietro. E’ un po’ discontinuo. Con Savio può lavorare bene e mettersi in mostra in qualche fuga».

Gazzoli si è messo in mostra con ottimi risultati nel 2021, tra cui la vittoria al GP Liberazione
Gazzoli si è conquistato la maglia dell’Astana grazie ad buon 2021

Luca Colnaghi (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Un vincente nato ed una ruota veloce che tiene bene anche in salita, le caratteristiche giuste per un corridore moderno. Ha ottenuto degli ottimi risultati negli under 23 con delle belle vittorie internazionali».

Omar El Gouzi: (Bardiani CSf Faizanè, 1999): «Mi sarebbe piaciuto portarlo con me al Tour de l’Avenir ma una caduta glielo ha impedito. Non è riuscito ad esprimersi sempre ad alti livelli, è uno dei ragazzi che ha bisogno di maturare. Le somme dovremo farle tra un paio d’anni».

Alex Tolio è uno dei nove corridori ingaggiati dal team Bardiani
Alex Tolio è uno dei nove corridori ingaggiati dal team Bardiani

Michele Gazzoli: (Astana Pro Team, 1999): «Il secondo a passare in una squadra World Tour. E’ un predestinato, negli juniores ha fatto molto bene, negli under 23 un po’ meno. L’ho portato al campionato del mondo perché era un percorso adatto a lui, infatti è arrivato quarto. L’Astana è una squadra ambiziosa ma con gente con le sue caratteristiche dai quali imparare».

Martin Marcellusi (Bardiani CSF Faizanè, 2000): «Un finisseur, è un terzo anno, molto talentuoso. Anche lui per varie vicissitudini non è riuscito ad esprimersi al cento per cento. E’ un corridore da côte, da semiclassiche. Con me ha corso il Piccolo Lombardia, dove ha fatto abbastanza bene (undicesimo all’arrivo, ndr)».

Alessio Martinelli (Bardiani CSF Faizanè, 2001): «E’ un secondo anno, come sappiamo la giovane età può essere un’arma a doppio taglio. Ha fatto un bellissimo Giro d’Italia U23 in appoggio ad Ayuso. Nonostante sia un 2001 è molto intelligente tatticamente».

Alessio Nieri (Bardinai CSF Faizanè, 2001): «Uno scalatore nel vero senso della parola, leggero ed agile. Al Giro d’Italia U23 è arrivato settimo nella tappa Aprica-Andalo, rimanendo con i migliori. Ci vuole pazienza nel far crescere ragazzi così giovani, data l’età farà qualche gara internazionale under 23 con la Bardiani».

Luca Rastelli (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Ha fatto una buona stagione, con la nazionale ha corso alla Coppa delle Nazioni. Ha già fatto qualche gara con i pro’ ma senza grandi acuti, ha fatto il passaggio nel momento giusto essendo un quarto anno».

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini al suo primo anno da under 23 ha conquistato la maglia bianca al Giro d’Italia 2020
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Zambanini nel 2020 ha conquistato la maglia bianca al Giro U23

Filippo Ridolfo (Team Novo Disk, 2001): «L’unico che non ho avuto il piacere di vedere da vicino. Corre nel team giusto per lui, quello riservato ad atleti diabetici. Un 2001 anche lui, sarà tutto da scoprire».

Alessandro Santaromita Villa (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Un fondista nel vero senso della parola, le gare under forse per lui erano addirittura troppo corte. Sono curioso di vederlo sulle distanze che gli appartengono».

Manuele Tarozzi (Bardiani CSF Faizanè, 1998): «E’ cresciuto anno dopo anno. E’ molto discontinuo, bisognerà lavorare su questo. Ha dimostrato di essere un’attaccante nato, una dote molto apprezzata nelle squadre professional».

Alessandro Verre, uno dei migliori scalatori, passerà all’Arkea Samsic, dove potrà correre con atleti del calibro di Nairo Quintana
Alessandro Verre, classe 2001 correrà con la maglia dell’Arkea la prossima stagione

Alex Tolio (Bardiani CSF Faizanè, 2000): L’anno prossimo sarà ancora under quindi vale il discorso di Nieri e Martinelli. Ha già fatto delle bellissime gare ed altrettante vittorie. Con la nazionale lo avevo portato alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, stava andando bene ma poi è caduto, è molto determinato e può fare davvero bene».

Alessandro Verre (Arkea Samsic, 2001): «Miglior scalatore under 23 che abbiamo in Italia. Ha fatto un discreto Tour de l’Avenir, è passato nella miglior squadra professional che c’è. Con la possibilità di correre accanto ad uno scalatore vero come Quintana dal quale può imparare tanto. Mi auguro di lavorarci ancora insieme, magari al prossimo Tour de l’Avenir».

Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious, 2001): «Terzo corridore a passare in una squadra WorldTour. Negli under 23 ha fatto grandi cose, al primo Giro d’Italia U23, nel 2020 è arrivato decimo nella classifica generale. Quest’anno si è ripetuto, è un atleta che appare sempre nell’ordine d’arrivo e questa cosa le World Tour la notano subito».

Un paio d’ore con Daniele, parlando di Bennati

27.11.2021
8 min
Salva

La casa di Bennati è in una via senza uscita ai piedi dell’Alpe di Poti, che lanciò Brambilla verso Arezzo al Giro del 2016. I dintorni sono verdi e placidi, in una giornata di sole che invita a stare fuori. Francesco fa la terza media ed è tornato un po’ tardi da scuola, per cui Chiara è ancora dentro che sistema e dispensa battute con il suo spettacolare accento toscano. Daniele ha il sorriso dei giorni belli, offre il caffè, tiene a bada i cagnolini e racconta. Saremo probabilmente condizionati dal ricordo, ma in certi momenti è come parlare con Ballerini. Stile che somiglia, la battuta sorniona a bassa voce e lo sguardo fisso.

In queste settimane c’è la coda per venirlo a trovare e farsi svelare in anteprima cose che non può ancora dire. L’elenco dei nomi cui sta lavorando è lungo e ce lo fa vedere, ma non avrebbe neanche senso parlarne se prima la stagione non sarà cominciata. Ci mostra invece un regalo senza prezzo ricevuto da parte delle figlie di Martini. E’ la stilografica del grande Alfredo (foto di apertura). Restiamo per un attimo in silenzio: davanti a una storia così grande che si tramanda non servono parole.

Siamo qui per Daniele

Siamo qui per Daniele, prima ancora che per Bennati. Dopo averlo seguito sin da junior, la curiosità è sapere di lui. Di quello che i chilometri e la strada hanno costruito. Anche per capire cosa potremo aspettarci quando sarà chiamato a guidare gli azzurri sulle strade del mondo.

«Ho sempre creduto in quello che facevo – dice – e che volevo fare. Essere un ciclista professionista. Mio babbo era tifoso di Argentin e ho in testa la Sanremo del 1992 in cui Moreno fu battuto da Kelly. Ho in testa Bugno, Pantani e Cipollini. Ci ho sempre creduto e il merito della mia famiglia è stato di non aver mai influito sulle mie scelte. L’altro giorno mi hanno dato un premio a Castiglion Fiorentino e a sorpresa hanno invitato Marcello Massini e Lido Francini, i miei tecnici nei dilettanti e negli allievi. La fortuna della mia carriera è stata proprio aver incontrato persone intelligenti e capaci. Non è così scontato che accada».

Si impara da tutti.

Massini ci diceva che prima di saper vincere, bisognava aiutare gli altri a farlo. Io tiravo le volate a Crescenzo D’Amore e Branchi e arrivavo subito dietro. E’ stato un insegnamento che mi sono portato dietro e mi permise di passare professionista.

Racconta.

Mauro Battaglini aveva capito che sarei stato importante per Cipollini e così a Cerreto Guidi nel 2001, dopo la gara del martedì, firmai con Santoni, alla Domina Vacanze. Non era scontato che riuscissi a inserirmi in quel treno. Mi misero a lavorare da lontano, ma mi rendevo conto che mi avvicinavo sempre di più. Nel 2002 mi ruppi il braccio a La Panne e saltai il Giro. Ad agosto al Regio Tour tiravo le volate a Lombardi, ultimo uomo di Mario. Fu lui a rendersi conto che andavo forte e nell’ultima tappa invertimmo i ruoli e io vinsi. Così chiamò la squadra e propose che andassi alla Vuelta, dove io fui penultimo uomo e Mario vinse tre tappe, prima di ritirarsi e vincere il mondiale.

Massini, Battaglini, Ballerini: uomini di poche parole. Somigli un po’ anche a loro…

Non do molta confidenza. Prima di avere fiducia in qualcuno, lo devo conoscere bene. L’amicizia con Franco la dice lunga ed è vero che un po’ mi rivedo in lui. Mauro invece (Battaglini, ndr) è sempre rimasto al mio fianco. Una persona di riferimento, con cui alla fine prevaleva l’amicizia sul rapporto di lavoro. Non vi nascondo che mi è mancato molto nel periodo in cui ho iniziato ad avvicinarmi alla Federazione. Mi avrebbe certo consigliato, ma sono certo che ora sarebbe contento.

Un altro commissario tecnico toscano…

Sono rimasto nello scoprire che sono solo il 19°. Sono pochi. Vengo dopo Magni, Martini, Ballerini e Bettini. La Toscana ha una grandissima tradizione, ma forse adesso siamo in ribasso, dato che quest’anno non ci passa neanche il Giro d’Italia (sorride con arguzia e garbo, ndr).

Cosa serve per avere la fiducia dei corridori?

Devi essere deciso, non farti vedere insicuro su decisioni e idee. Devi essere convinto di quel che vuoi raggiungere. Ho smesso da due anni, sarà utile. 

Sai che cosa significhi essere un corridore oggi?

Me ne sto rendendo conto più ora che ho smesso, di prima che ero nel frullatore. Ho fatto due chiacchiere con Ganna. Ti rendi conto che la loro normalità per chi è fuori è bestiale. Io facevo solo strada, avevo il mio periodo di stacco. Forse però quest’anno Pippo si è reso conto che sarà meglio mollare qualcosa. E’ determinante programmare un obiettivo e prendersi dei periodi in cui staccare. Sennò fai tre anni e poi salti. Quanti esempi abbiamo avuto? Sono sempre a tutta…

Dovrai muoverti sulle punte, insomma…

Il mio ruolo non è organizzare ritiri, sono già abbastanza stressati. Avrò contatti telefonici e incontri alle gare. Rispetterò i programmi dei team, darò semmai qualche consiglio, ma senza interferire. Se Ganna farà il Tour, avrà un modo di preparare il mondiale. Sennò sceglierà un altro avvicinamento.

A cosa serve aver corso fino a poco tempo fa?

Influirà tanto. Tosatto e Pellizotti sono passati subito in ammiraglia e hanno un modo speciale nel parlare con i corridori. Io guiderò la squadra nelle gare del calendario italiano, arriverò al mondiale con 20 corse nel programma. Esserci stato fino a ieri è utile perché il ciclismo cambia tanto di anno in anno, dalle dinamiche di corsa agli impegni dei corridori.

Il nuovo ruolo rende meno penoso aver smesso per infortunio?

Avrei fatto un anno in più, riattaccato il numero dopo l’incidente. Avrei voluto una bella festa, che era già pronta con un circuito a Castiglion Fiorentino. Questo mi dispiace più di tutto, non aver salutato i tifosi, ma non è la fine del mondo. E poi mio babbo è contento. Quando smisi mi chiese: «E ora che faccio?». Gli ho dato un altro motivo per vedere le corse (ride, ndr).

Cipollini vinse a Zolder e Ballerini disse di aver visto la sera prima il film della corsa.

Quello di Zolder è un film che era facile da vedere prima. La grandezza di Franco fu aver visto il film di altri tre mondiali ben più difficili da decifrare. Per il poco tempo che c’è stato, ne ha vinti quattro. E’ il tecnico più vincente che abbiamo avuto.

In quei fogli davanti a Bennati, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali
In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali
Chi sarà il tuo Bennati in corsa?

Trentin ha una visione di corsa importante e sa anche vincere. E’ stato campione europeo ed è arrivato secondo al mondiale. E’ intelligente, sa mettersi a disposizione. E per come sono disegnati i prossimi percorsi, potrebbe anche essere leader. Come Paolini, che vinceva e aveva una visione eccezionale. Per essere regista in corsa, serve essere corridori di altissimo livello.

Martini metteva in guardia dalla tentazione di guardare indietro per spiegare il presente…

La qualità più sconvolgente di Alfredo era proprio quella. Uno che è stato pioniere, che ha corso con Coppi e Bartali e poi ha fatto il cittì, sebbene fosse molto anziano, non solo stava al passo coi tempi, ma era già nel futuro. Il ciclismo è così.

Così come?

Bisogna starci. Le regole sono sempre quelle. Poi subentrano dettagli come lo psicologo, il nutrizionista, il mental coach. Ma le basi sono sempre quelle e con i ritmi di oggi sono ancora più importanti. Se non le rispetti, non vai da nessuna parte.

Zana, gioiello in casa Bardiani: obiettivi, speranze, programmi

17.11.2021
4 min
Salva

Filippo Zana esce da un 2021 più che positivo. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè ha vissuto una stagione particolare, almeno per noi italiani. E cioè, Filippo pur appartenendo ad una professional ha svolto molte gare internazionali tra gli U23: Coppa delle Nazioni, Tour de l’Avenir e mondiale. All’estero con le continental legate alle WorldTour tutto questo è più normale.

Ma questo tipo di calendario gli ha dato parecchio. Lo ha fatto crescere. Ha ricevuto una buona visibilità. E saggiare certi palcoscenici da protagonista non è cosa da poco. E per questo il veneto può guardare avanti con fiducia. 

Per Filippo alcuni giorni di vacanza a Lanzarote (Canarie) con la ragazza Francesca
Per Filippo alcuni giorni di vacanza a Lanzarote (Canarie) con la ragazza Francesca
Filippo, hai già ripreso la preparazione?

Da una settimana. Ma prima ho fatto un po’ di vacanza. Sono stato nove giorni a Lanzarote, con la mia ragazza, Francesca. In tutto sono stato fermo tre settimane. Tre settimane di totale relax.

E alla ripresa come è andata?

Le prime uscite sono sempre un po’ più dure. Però ci ho messo tanta grinta! Mi mancava la bici a dire il vero. In quelle tre settimane non l’ho toccata perché quando inizi di voglia ne devi avere tanta, ma proprio tanta. E adesso mi sto divertendo.

Cosa hai fatto alla prima uscita?

Una passeggiata. Sono andato verso Bassano del Grappa. Mi mancavano le mie strade. E’ stato bello così, anche se poi durante l’anno ci vado tutti i giorni in pratica. Alla fine ho fatto due orette, 60 chilometri. Ero lì tranquillo e beato. Me la sono proprio goduta la mia ripresa. 

E in queste tre settimane di stop ti sei ingrassato?

Rispetto al periodo in cui ero al top ho messo su tre chili. Ma il problema, almeno per me, non è stato tanto questo periodo, ma quello delle Feste che verranno: Natale, Capodanno… E’ lì che sarà dura!

Hai in programma dei ritiri?

Dal 5 al 19 dicembre andremo in Spagna, a Benidorm. Siamo un gruppo ristretto, non tutta la squadra. Ci siamo organizzati da noi, però avremmo anche meccanici e massaggiatori al seguito. E poi a gennaio ci sarà il ritiro vero e proprio con il team, ma non sappiamo ancora se sarà di nuovo in Spagna o al Cicalino in Toscana.

Quali saranno gli obiettivi 2022 di Filippo Zana?

Per prima cosa entrare negli otto che andranno al Giro e poi disputare un bel Giro. L’obiettivo sarebbe vincere una tappa e non è facile con quel parterre. Quest’anno poi ce n’è una bella, non troppo lontano da casa mia, quella che arriva a Lavarone.

Amadori ne ha fatto un perno della nazionale U23: capitano all’Avenir, regista al mondiale
Amadori ne ha fatto un perno della nazionale U23: capitano all’Avenir, regista al mondiale
E l’idea di iniziare a curare un po’ la classifica non ce l’hai? In fin dei conti hai già due Giri nelle gambe e hai fatto terzo all’Avenir…

Si, un po’ sì. Ma prima vediamo come va anche la preparazione. Se per esempio al Tour of the Alps le cose andassero bene, si potrebbe ipotizzare di fare qualcosa di più al Giro. Intanto però partirei dal puntare a gare meno importanti e portare a casa qualcosa.

Inverno 2020-2021 e inverno 2021-2022: quanto è diverso Filippo Zana?

Sono più consapevole di me stesso. So che allenandomi bene posso arrivare lì davanti. Ho tanta voglia di fare bene, come l’anno scorso e anche di più. Quella passata è stata una bella stagione e so che dovrò lavorare duro per ripetermi e fare ancora meglio.

Un po’ bisogna ringraziare il cittì Amadori che ti ha dato l’opportunità di calcare eventi internazionali in azzurro…

Lo devo ringraziare eccome. Lui e anche la famiglia Reverberi che mi hanno fatto fare un calendario di primo ordine. Sono arrivato sempre in ottime condizioni alle gare. Ho vinto la prima gara a marzo e poi sono sempre stato molto costante. E questo mi dà fiducia, mi dà la carica per lavorare duramente e continuare ad alzare l’asticella.

Guarischi: vacanze finite, ricomincia la scuola. Con un sorriso…

17.11.2021
5 min
Salva

«Al primo giorno di scuola, con il sorriso che non ho mai avuto a scuola». Con questa frase sui propri profili social – accompagnata da una foto (immagine di apertura) – Barbara Guarischi ha salutato il primo giorno di preparazione del 2022.

La 31enne lecchese della Movistar – pronta per la sua quattordicesima stagione da elite – è reduce da un lungo periodo di riposo nel quale si è concessa una vacanza con gli amici sul Mar Rosso prima di proiettare mente e fisico sul 2022. Quali sono però le sensazioni in autunno quando si riprende in mano la bici dopo tanto tempo di inattività? Abbiamo preso spunto dal suo post e ce lo siamo fatti dire da lei. Ma i suoi pensieri ci hanno portato a parlare di tanto altro.

Seconda ad Avignone al Tour de l’Ardeche dietro Hosking, 10 settembre: il segno che può benissimo ambire a vincere
Seconda ad Avignone al Tour de l’Ardeche dietro Hosking: è il 10 settembre
Barbara, raccontaci questa tua prima pedalata. Com’è stata?

Sono partita gasatissima. Dopo tre settimane senza bici avevo voglia di ripartire e ho scelto di fare un giro attorno a casa (sul lago di Lecco, ndr). Però dopo mezzora ero già stanca morta (ride, ndr). Alla fine ho fatto un’ora e mezza di pianura. Quando sono rientrata avevo molta fame e mi sono mangiata una bella pizza fatta in casa. Il giorno dopo ho fatto due ore e mezza con uno strappetto e mi sono messa in riga con la dieta.

Durante il primo giro che riflessioni hai fatto?

Pensavo al 2022, più che altro sognavo. E chissà che questi sogni non diventino realtà. Quando salgo in bici entro nel mio mondo, nella mia musica e nei miei pensieri. Se dall’altra parte della strada incrocio un amico talvolta capita che non lo saluti proprio perché sono assorta. Ecco, l’altro giorno non vedevo l’ora di uscire in bici per entrare nel mio mondo.

Per tutta la primavera, ha lavorato per le compagne. Qui al Fiandre vinto appunto dalla Van Vleuten
Per tutta la primavera, ha lavorato per le compagne. Qui al Fiandre vinto appunto dalla Van Vleuten
Come sono state quelle tre settimane di stacco? 

Solitamente mi piace fare tutto quello che non riesco o posso fare durante l’anno. Mi concedo qualche sfizio alimentare benché riesca a farlo anche in stagione, stando sempre nei limiti e nei tempi giusti. Personalmente era dai primi due anni in Canyon Sram (2015-16, ndr) che non staccavo così tanto senza fare nulla. E forse, mi dovesse ricapitare l’anno prossimo, la settimana di vacanza la farei prima perché riuscirei a godermela di più. 

Col ciclismo attuale, che quasi non si ferma mai, non rischiano di essere troppe tre settimane di stop?

Dipende da come si finisce la stagione, che ultimamente è sempre tirata. Se la fai come si deve, e se non ci sono di mezzo degli infortuni pesanti, arrivi alla fine consumata dallo stress psico-fisico. E quindi anche venti giorni di assoluto riposo possono davvero farti bene. Ad esempio l’anno scorso ne avevo fatti quindici senza bici, ma avendo fatto trekking tutti i giorni quando ho ripreso mi sentivo bene.

Il 2021 che stagione è stato per te?

Sono davvero molto contenta, una delle più belle che abbia mai fatto. Ho tratto gioia e soddisfazione nell’aiutare le mie compagne a centrare i loro successi. Ho vissuto bene questa annata perché ho anche riassaporato la sensazione di essere tra quelle che si giocano le corse (due secondi posti e quattro terzi per lei, ndr). Questa estate dal Lotto Belgium Tour ho capito che quando ho un po’ più carta bianca posso sparare le mie cartucce. 

Quando inizierà il 2022?

Faremo un ritiro a Valencia a dicembre, poi a gennaio e febbraio saremo tra Almeria e Sierra Nevada. L’anno prossimo ci saranno tante corse. Anzi, apro una parentesi. Forse ce ne sono troppe se pensiamo che siamo solo 14 atlete e che lo staff di un team femminile deve fare gli straordinari.

Quest’anno per Barbara Guarischi uno stacco di tre settimane, con mare e attività fisica alternativa alla bici (immagine Instagram)
Quest’anno per Barbara Guarischi uno stacco di tre settimane (immagine Instagram)
E cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Fino alle classiche primaverili sarò a disposizione della squadra poi vedrò il calendario. Qualche giorno fa quando mi sono sentita con Pablo (il diesse Lastras, ndr) gli ho detto che il mio obiettivo principale è trovare subito una buona condizione e poi cercare di mantenerla fino alla fine in base agli impegni. E, vi confido, vorrei tornare a correre con la nazionale.

Barbara ci fornisci un assist perfetto per chiudere. Hai sempre avuto un rapporto complicato con la maglia azzurra. Può migliorare?

Non so, spero di sì. A settembre avevo voglia di correre il mondiale, stavo bene e sapevo che avrei potuto essere utile alla causa perché avevo una buona forma. Purtroppo sono stata riserva, ma non mi sentivo tale. Ho vissuto quei giorni con grande entusiasmo, c’era un bel clima fra tutti. In quei giorni ho capito che forse potrei riallacciare il legame. L’anno prossimo ci sono europei, Giochi del Mediterraneo e mondiali piuttosto adatti alle mie caratteristiche e lavorerò per guadagnarmi la convocazione senza patemi.

Malori non ha dubbi, Bennati è il miglior cittì

09.11.2021
5 min
Salva

Quando nei giorni scorsi Malori ha letto l’intervista ad Amadio, lo scambio di messaggi è scattato da sé. All’emiliano non era passato inosservato il commentare sarcastico sui social di fronte alla sua idea di trovare dei commissari tecnici a chiamata e in base a i percorsi. Per cui quando ha letto che l’idea è passata anche per la testa di chi ha ridisegnato le nazionali, la consapevolezza di non aver fatto un’ipotesi totalmente campata per aria ha strappato il sorriso. Ma se c’è un aspetto su cui Adriano è totalmente d’accordo è la scelta di Daniele Bennati. Al punto che subito dopo l’incarico, si è sentito di dedicargli un post su Facebook.

Bennati si è fatto le ossa alla corte di Cipollini, poi si è messo… in proprio
Bennati si è fatto le ossa alla corte di Cipollini, poi si è messo… in proprio

La dedica su Facebook

«L’Italia non poteva avere un Commissario Tecnico migliore – ha scritto Adriano – Daniele Bennati ha vissuto il ciclismo a 360 gradi per 20 anni. Ha iniziato la carriera come membro del treno di Cipollini, poi si è messo in proprio ed è stato il terzo velocista italiano più forte della storia (dopo Supermario e Petacchi). Nell’ultima parte della sua carriera è stato un supporto fondamentale a Cancellara e Sagan nelle classiche, ed è stato un gregario eccezionale per Contador e Basso nelle vittorie dei grandi Giri. Ultima cosa importantissima: ha sempre militato in squadre di prima fascia che curavano l’aspetto tecnico e tattico in modo maniacale! Sarebbe stato bellissimo averti in squadra qualche anno prima del 2017, avrei imparato davvero tanto!!!! Caro Benna, sei l’uomo giusto per questa nazionale».

Nel 2007 Bennati vince la tappa di Parigi al Tour: l’allievo di Supermario si è messo in proprio
Nel 2007 Bennati vince la tappa di Parigi al Tour: l’allievo di Supermario si è messo in proprio

Insieme alla Movistar

I due hanno corso brevemente assieme alla Movistar, nel 2017 in cui Adriano provò a ripartire dopo l’incidente dell’anno prima in Argentina. In realtà si videro soltanto nei ritiri, dato che non ci furono occasioni di partire nelle stesse corse. La foto di apertura li ritrae al Tour del 2017, quando nel primo giorno di riposo Malori annunciò definitivamente il ritiro. Eppure il ricordo che Adriano ha del nuovo cittì è netto e niente affatto sorprendente.

«E’ l’uomo giusto – spiega Malori – perché sa vincere le corse e perché è una persona speciale. Sono anche convinto che non farà mai qualcosa per fare del male a un corridore. Ha corso con tanti di quelli che l’Italia dovrà fronteggiare, li conosce. E avendo ancora le sensazioni da corridore, sa valutare le persone e i percorsi. Benna conosce i suoi avversari. Viene da un’altra scuola rispetto a quella di Cassani. Presto quelli che sui social non si fidano e si chiedono se sarà mai in grado di fare meglio dovranno ricredersi».

Dal 2014 al 2016 Bennati ha corso accanto a Contador: qui nella Vuelta vinta nel 2014
Dal 2014 al 2016 Bennati ha corso accanto a Contador: qui nella Vuelta vinta nel 2014

Carta bianca

Da ieri Bennati è alla due giorni di meeting organizzati dalla Federazione per stilare i programmi dei vari settori e creare il giusto clima fra tutti i tecnici azzurri.

«Spero proprio che Amadio gli dia carta bianca – prosegue Adriano – perché sono convinto che i corridori gli diano ascolto. Non ho mai sentito qualcuno che ne parlasse male. E’ un uomo di personalità. Uno di quelli con cui ti trovi anche fuori dalle corse e ci passi volentieri del tempo.

Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati
Nel 2015, Malori e Bennati avversari al campionato italiano crono. Adriano vince, secondo Moreno Moser, terzo il neo cittì
Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati
Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati

«Come Cataldo – prosegue – data la foto che avete pubblicato. Quando mi ha battuto in quel campionato italiano del 2012, un po’ mi scocciava, soprattutto perché il distacco fu di 2 secondi. Però il fatto che a volte ti batta uno che stimi rende la sconfitta più facile da accettare. Sul podio sorrideva anche Pinotti. E Cataldo è uno che si muove come Bennati, con lo stesso stile».

L’uscita di Bettini

Il compendio, che arriva con i saluti mentre “Malo” torna a casa dalla periodica seduta di fisioterapia, riguarda la recente storia dei commissari tecnici azzurri.

Secondo Malori, Bennati proseguirà sul grande lavoro avviato da Bettini
Secondo Malori, Bennati proseguirà sul grande lavoro avviato da Bettini

«L’Italia ha perso un grande commissario tecnico nel 2013 – racconta – quando si dimise Bettini. Paolo era un Bennati, arrivato qualche anno prima. La motivazione ufficiale fu che se ne andava per la nascita della squadra di Alonso, ma a me arrivò anche che non facessero che mettergli i bastoni fra le ruote e alla fine si fosse stufato. Lui era Paolo Bettini, non aveva bisogno della nazionale. Per cui magari a un certo punto vide che non gli andava più bene e salutò la compagnia. Qui stiamo parlando di Daniele Bennati, spero davvero che gli diano lo spazio che serve per lavorare bene. Lui è quello giusto».