La scelta del cittì della nazionale spagnola ha lasciato strascichi polemici e amari. Dalle parole risentite di Freire, che dopo l’insolita sparizione dei giorni scorsi ha raccontato di essersi sentito trattato come un burattino, a quelle ben più grate e motivate di Alejandro Valverde (in apertura, alla presentazione della Vuelta 2025). “El imbatido”, ritirato alla fine del 2022, sarà il tecnico degli spagnoli per i prossimi quattro anni, rivestendo il ruolo che fu in Italia del suo rivale di sempre Paolo Bettini, che guidò gli azzurri dal 2010 al 2013.
Un accordo complicato
E come è stato in Italia tre anni fa per la nomina di Bennati, prima che il nome venisse tirato fuori dal cilindro è passato un sacco di tempo. Colleghi giornalisti spagnoli ci hanno confidato che la trattativa delicata non sarebbe stata quella di Valverde con la Federazione, bensì con la Movistar, per non mollare del tutto il suo ruolo di uomo immagine (ovviamente retribuito) e fare in modo che non interferisca con quello di selezionatore.
«Sono molto felice – ha detto Valverde a firme fatte, incontrando la stampa a Fitur, la fiera del turismo di Madrid – di continuare come ambasciatore nella struttura Abarca Sport. Alla fine, è la mia famiglia, la squadra di tutta la mia vita e per me è un orgoglio continuare un’altra stagione. Parteciperò alle gare gravel con la squadra e collaborerò alle attivazioni che verranno presentate con gli sponsor».
La svolta federale
Il neopresidente federale Josè Vicioso si è insediato promettendo riforme e una precisa svolta tecnica: una rifondazione federale dopo un paio di anni non esattamente entusiasmanti.
«Devono esserci dei cambiamenti – ha detto – dobbiamo lavorare sodo e solo il tempo dirà se raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo fissati. La presenza di Alejandro alla guida della nazionale sarà un’ispirazione per tutti. La sua esperienza è inestimabile e ha dimostrato entusiasmo per il ruolo. Il successo verrà se sapremo lavorare bene giorno dopo giorno. Dobbiamo migliorare l’immagine della federazione per ottenere sponsorizzazioni più consistenti, perché è difficile ottenerle senza atleti di successo o un’immagine positiva. Per ora dipendiamo dai fondi pubblici, ma dobbiamo trovare il modo per attrarre investitori privati. Questo sarà essenziale per la stabilità finanziaria».
Neanche lui era certo che Valverde avrebbe accettato e che riuscisse a mantenere l’equilibrio con i suoi impegni con Movistar. Ma a sentir parlare adesso il diretto interessato, si ha la sensazione che tutto sia stato incastrato nel migliore dei modi.
Caro Alejandro, ce ne avete messo di tempo…
Ci lavoravamo da tempo e finalmente lo abbiamo reso pubblico. Abbiamo quattro anni di lavoro davanti a noi, ci sono grandi corridori: arrivo in un buon momento. Abbiamo una bella generazione di giovani.
Perché continuare con la Movistar?
E’ la mia squadra, da Eusebio Unzue al resto del gruppo. Sono entusiasta di essere ancora per un po’ il loro ambassador e poi l’idea di gareggiare nel gravel mi attira molto e non interferisce minimamente sul mio nuovo lavoro. Selezionerò i migliori che riterrò adatti per ciascuna gara che dovremo fare e tutti avranno identiche possibilità.
Non hai paura delle critiche?
Le critiche ci saranno sempre, io farò del mio meglio. Questo non significa che ci saranno più corridori Movistar in nazionale, anche se ce ne sono sempre stati molti, perché è la sola WorldTour spagnola e solitamente offre il meglio. Però è un fatto che ci sono spagnoli fortissimi anche in altre squadre.
Hai accettato subito di buon grado oppure hai fatto delle valutazioni?
L’ho subito trovato entusiasmante e lo affronterò con responsabilità, come quando ero un corridore. Certo, questa è una responsabilità diversa. Da corridore, davanti al prossimo mondiale, mi sarei fregato le mani. Ma guardando i corridori che abbiamo, penso che sarebbe bello se lo vincessimo nuovamente noi. Che sia il Rwanda o anche Martigny, sarà un mondiale impegnativo. Dovremo prepararci bene.
Hai già in mente qualche nome?
Di certo Ayuso, che è già nei piani. Anche Mas, Carlos Rodríguez e Landa… Questi i nomi di adesso, ma la stagione è lunga. E anche se loro sono i più rappresentativi, per andare al mondiale e avere un ruolo importante, dovranno arrivarci bene.
E’ vero che hai chiesto di poterti valere della collaborazione di altri corridori?
Vorrei avere attorno una buona squadra. So che Samuel Sanchez è un amico e si è detto disponibile a darmi una mano, se glielo chiedessi. Essendo io il tecnico, starà a me decidere, ma ho amici molto esperti che potranno darmi il loro punto di vista.