Sangalli: continuità, porte aperte e più trasferte con le junior

10.11.2021
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Paolo Sangalli raccoglie l’importante eredità di Dino Salvoldi, con il quale ha collaborato negli ultimi 12 anni. Dice convinto che se non fosse stato necessario spostare il milanese al settore degli juniores, avrebbe continuato senza problemi a collaborare con lui.

Sangalli si è tagliato i capelli dopo aver raggiunto lunghezze inaudite. Aveva scommesso che lo avrebbe fatto quando un’azzurra avesse vinto il mondiale e la vittoria di Elisa Balsamo ha fatto scattare le forbici.

Come tutti gli altri tecnici azzurri, anche il bergamasco è reduce dai meeting che si sono svolti a Milano per impostare i programmi e creare le sinergie in vista della prossima stagione. E come tutti i suoi colleghi appare entusiasta del lavoro svolto.

«Sono stati due giorni belli – dice – abbiamo fatto gruppo. Ognuno ha portato i propri programmi, che poi saranno valutati. Il presidente e Amadio hanno le idee chiare. La pandemia ha fatto saltare il banco, ma vogliamo recuperare. Uno dei punti del mio programma sarà quello di fare attività internazionale con le junior, che già due anni fa volevamo fare, ma il Covid lo ha impedito. Quindi cominceremo quasi sicuramente con la Gand-Wevelgem, che fanno anche gli junior maschi e gli under 23. Un bell’appuntamento di una nazionale unita».

Amadio e il presidente Dagnoni hanno spostato Salvoldi agli juniores e Villa è ora il coordinatore di tutta la pista
Amadio e il presidente Dagnoni hanno spostato Salvoldi agli juniores e Villa è ora il coordinatore di tutta la pista
Come ti approcci a questo ruolo? Diciamo che in fondo resti in casa tua… 

Il mio ruolo è la continuazione dell’ottimo lavoro di Dino (Salvoldi, ndr) con cui ho lavorato in questi 12 anni. Quindi resto in casa con responsabilità maggiori, in un ambiente in piena salute perché così lo ha lasciato il lavoro di Salvoldi. L’hanno mandato in un settore che aveva bisogno di un cambiamento e lui, se non è il più bravo, è di certo uno dei migliori della Federazione.

In assoluto c’è aria di continuità. Come gestirai le donne?

Per quanto riguarda le élite, ormai sono professioniste come gli uomini. Hanno il loro programma, i loro preparatori, il mental coach. Questa sarà una figura introdotta anche dalla Federazione nella persona di Elisabetta Borgia (in procinto di essere inserita anche in modo permanente alla Trek-Segafredo, ndr), che già seguiva alcune ragazze e ora fa parte del nostro staff. E’ in gambissima. Davvero si sta facendo un ottimo lavoro, che sarà l’ideale anche per il futuro

Se sono professioniste, dovrai seguirle le loro gare?

Andrò a vedere praticamente tutte le gare WorldTour. In alcune occasioni, quando ci sarà la concomitanza delle prove maschili, mi muoverò assieme a Bennati. Questo è un punto fermo, voglio seguire anche le grandi corse a tappe, anche se durante il Giro d’Italia c’è la concomitanza dei Giochi del Mediterraneo

Europei e mondiali 2022 si annunciano veloci e noi abbiamo atlete che in volata si difendono. Qui una certa Balsamo…
Europei e mondiali 2022 si annunciano veloci e noi abbiamo atlete che in volata si difendono. Qui una certa Balsamo…
Le nazionali di Salvoldi non prescindevano da alcuni punti fermi…

Ci sono delle atlete indiscutibili. Abbiamo la campionessa del mondo, Longo Borghini, Bastianelli. Abbiamo tantissimi nomi. C’è la Cavalli, Bertizzolo se torna ai suoi livelli. Sarà come con Dino, nessuna chiusura. Chi andrà forte, farà parte della nazionale, ovviamente con le caratteristiche giuste per il percorso. Vedremo i percorsi, darò le indicazioni alle interessate e assieme ai loro tecnici stabiliremo il miglior avvicinamento.

Cosa si sa dei percorsi?

Gli europei di Monaco di Baviera hanno qualche strappo nel tratto in linea, poi non sembrano difficili. I mondiali in Australia sembrano per velocisti, almeno da quanto hanno detto. Quindi servirà gente veloce e in Italia atlete con questo profilo non ci mancano. 

E’ uno svantaggio non avere più il controllo del gruppo pista?

E’ uno svantaggio se chi fa strada non ha la percezione dell’importanza della pista, ma io con Marco Velo e con Villa avrò dei contatti non dico giornalieri, ma ogni 2-3 giorni. Vogliamo creare un percorso e quindi non ci sarà nessunissimo problema. Siamo da tanto in Federazione, sappiamo come funziona. Io sono convinto che la pista sia fondamentale. Magari il prossimo anno le ragazze daranno più spazio alle loro società, ma dovranno fare richiami periodici che permettano loro di non perdere il colpo di pedale e tutto il resto. Nessuno si arroccherà in difesa e l’esperienza degli ultimi anni, delle donne e degli uomini, conferma che si va forte in pista e anche su strada.

Elisa Longo Borghini è un altro dei capisaldi della nazionale delle donne elite
Elisa Longo Borghini è un altro dei capisaldi della nazionale delle donne elite
C’è polemica per gli juniores che passano professionisti, in realtà fra le donne è la regola…

La categoria juniores donne è una fase di studio. Devono capire quel che serve per diventare corridori. Quindi bisogna lavorare nel modo giusto, senza l’ossessione del risultato che semmai è la conseguenza indiretta del buon lavoro. Hanno bisogno di tutto, anche di capire come mangiare. Faccio un esempio: prendiamo una ragazza di 17 anni che va a scuola e in famiglia non ha nessuno sportivo. Magari è una banalità, ma se si allena appena uscita da scuola, che cosa dovrà mangiare e quando? Deve essere davvero una scuola, in modo che quando andranno nelle WorldTour, saranno preparate.

Sei a favore della creazione della categoria U23 per le donne?

Sono fermamente convinto che serva, perché c’è dispersione di talento fra le junior e le elite. Il livello è altissimo e nelle WorldTour corrono in sei, quindi è difficile entrare in squadra. Questo alla lunga diventa un problema. Con le U23, hai la gradualità di un livello vicino al tuo.

Ci saranno dei ritiri collegiali?

Per le junior di sicuro, per le grandi solo se ci sarà lo spazio e se qualcuna avrà necessità. Se ad esempio c’è un ritiro invernale del gruppo pista e due o tre stradiste hanno bisogno di lavorare, potranno andare con loro e ci sarò anche io. Non credo che torneremo in altura all’inizio dell’anno. Aveva un senso l’anno scorso con gli europei della pista a marzo, poi rinviati. Casomai si andrà in alto con le junior, sarà per spiegare loro a cosa serva e quali potrebbero essere le reazioni fisiologiche.

E se davvero europei e mondiali saranno così veloci, anche Bastianelli farà di sicuro la sua parte
E se davvero europei e mondiali saranno così veloci, anche Bastianelli farà di sicuro la sua parte
Terrai lo stesso staff tecnico di sempre?

Ci sarà interscambio fra gruppi pista e strada, fra Dino e me e anche con quelli del professionismo. Invece sono contento di avere come collaboratrice la Rossella Callovi, che sarà preziosa anche per la pista.

Quindi, stringendo, sarai selezionatore con le elite, mentre con le junior entrerai anche nella preparazione?

Esatto! Come dicevo prima, faremo formazione nel rispetto delle società. Avrò un rapporto forte con loro, lo stesso già creato con Dino. Sanno come lavoro, non ci saranno problemi. Abbiamo sempre concordato le convocazioni, la linea resta la stessa.

Ma parliamo del commissario tecnico Sangalli. Hai detto di aver fatto 12 anni con Salvoldi e magari, se Di Rocco fosse rimasto presidente, ne avresti fatti altri 12. Hai mai avuto la voglia di uscire in prima persona?

No, perché io ho sempre lavorato bene, tranquillo. Non c’era questa necessità da parte mia. Neanche a livello di ambizione personale, perché ero contento di quella collaborazione. Non si trattava di dire chi fosse primo e chi il secondo. Lavoravamo agli stessi obiettivi, condividendo tutto. Il fatto di diventare tecnico neanche me lo aspettavo. E aggiungo che se non ci fosse stata questa necessità, forse non sarebbe neanche successo.

Quando te lo hanno detto?

Dopo i mondiali di Roubaix e dopo aver parlato con Dino. Prima doveva essere lui ad accettare. De Candido ha fatto tanto, ma la categoria è difficilissima. Per Dino sarà una grande sfida.

Ciabocco e Barale: una resta junior, l’altra diventa elite. Il salto è netto: c’è bisogno di lavorare tanto
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Il ciclismo come è entrato nella tua vita?

E’ una passione, non ho mai corso. Mio padre, che è mancato tantissimi anni fa, era ai mondiali di Coppi a Lugano nel 1953. Mio zio ha allenato i giovanissimi della Pagnoncelli e io andavo con lui per divertirmi un po’.

Sembri entusiasta…

Lo sono. Vorrei passasse il messaggio che nessuno è venuto a stravolgere il buon lavoro che si era fatto. Vedo Marco Velo molto competente e coinvolto con le crono, spero che si possa tornare presto ad avere il velodromo. Abbiamo bisogno di Montichiari, per le nazionali e per l’attività di base da cui arriva la nuova linfa. Se dici in giro che la nazionale italiana, dopo tutti i risultati che ha fatto, non ha un velodromo per allenarsi, forse non ci credono neanche. Dovremmo essere senza fino a marzo, ma sono certo che Dagnoni e Amadio non molleranno la presa. C’è davvero tanta voglia di fare bene…