Più chilometri e ore di gara nel femminile, che si adegua…

07.01.2024
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I training camp di dicembre delle formazioni femminili hanno avuto tutti lo stesso leit motiv. Incamerare chilometri, fare fondo e ore di sella. E sarà così anche per quelli di gennaio. L’obiettivo è arrivare pronte ad una stagione che presenterà gare con distanze sempre maggiori e crescenti rispetto al passato.

Bertizzolo e Consonni ci hanno spiegato quanto questa tendenza porterà a diverse conseguenze in gruppo. Scelte programmate del calendario per centellinare le energie, tattiche di corsa diverse e spazio per molte più atlete, giusto per fare qualche esempio. Così prendendo spunto dalle parole delle due azzurre della UAE Team ADQ, abbiamo chiesto al cittì Paolo Sangalli il punto di vista su un tema che si è evoluto (e sta continuando ad evolversi) negli ultimi due anni.

Impresa e tattiche stravolte. Yara Kastelijn al Tour 2023 vince la quarta tappa di 177 chilometri al termine di una fuga di 150
Impresa e tattiche stravolte. Yara Kastelijn al Tour 2023 vince la quarta tappa di 177 chilometri al termine di una fuga di 150
Paolo, una tua prima impressione a riguardo?

Credo che il cambio di mentalità sia arrivato quando buona parte delle formazioni maschili, WorldTour e non, hanno creato il loro equivalente al femminile. La condotta di gara si ispira ormai ai canovacci degli uomini. Tuttavia non bisogna tralasciare che finora la miglior squadra femminile è stata la SD-Worx che non ha una versione maschile. Loro però ragionano così da tanto tempo. Erano uniche per certi versi, adesso invece non sono più sole. Per fortuna direi, così diventa tutto più interessante. E poi ci sarà un altro aspetto di cui tenere conto.

Quale?

Secondo me col ritiro di Van Vleuten si vedrà un altro modo di correre, specialmente nelle gare a tappe. Per la verità qualcosina abbiamo già visto nel 2023, però sappiamo bene che Annemiek quasi sempre partiva senza troppi tatticismi e chi c’era c’era, mentre per le altre c’era poco da fare. Lei era un’atleta che lasciava poco alle avversarie, anche in termini di vittorie parziali. O meglio, nel ciclismo femminile non c’è ancora la mentalità per cui si può lasciare la tappa ininfluente per la classifica ad un’altra atleta, un po’ come faceva Indurain al Tour.

Potremmo vedere qualche atleta che sacrifica una tappa importante per ipotecare la generale?

Al momento la discriminante è che ci sono gare a tappe per un massimo di otto giorni, quindi troppo pochi per poter fare certi tipi di calcoli. Diventa difficile pensare che qualche corridore o squadra voglia rinunciare a vincere il cosiddetto tappone pur avendo in mano la classifica. Credo però in ogni caso che potremmo arrivare alla situazione che dicevo prima col passare del tempo.

Nella passata stagione molte atlete hanno fatto delle scelte obbligate, anche loro malgrado. Questo trend a cosa è dovuto?

A parte l’alto livello ed un calendario sempre più fitto, sicuramente ha inciso la maggiore lunghezza, e quindi durezza, delle tappe o di alcune classiche. Non si possono più correre tutte le gare come prima ed essere sempre competitive. Prima erano le più esperte a restare davanti, ora ci sono anche le giovani. Certo, le atlete di fondo, come può essere una Longo Borghini, saranno sempre avvantaggiate, ma anche loro dovranno definire il proprio programma col loro team in modo più preciso. L’esempio è stata Vollering che ha saltato il Giro per arrivare in forma al Tour e vincerlo.

Per Sangalli cambieranno le tattiche senza Van Vleuten, mentre atlete di fondo come Longo Borghini non sentiranno l’aumento delle distanze
Per Sangalli cambieranno le tattiche senza Van Vleuten, mentre atlete di fondo come Longo Borghini non sentiranno l’aumento delle distanze
Il fatto che ci siano le Olimpiadi inciderà su queste scelte?

Penso di sì, anche se si tratta di una gara di un giorno quasi sempre molto strana. Si parte in 80 e dopo pochi chilometri si resta in 50 con nazionali di massimo quattro atlete. Potremmo vedere ragazze che a metà luglio faranno il Giro Women in preparazione di Parigi (il 4 agosto, ndr) e fare di slancio il Tour Femmes (dal 12 al 18 agosto, ndr). Ma potrebbero esserci tanti altri incastri nella seconda parte di stagione.

Fondamentale quindi fare fondo in inverno.

Assolutamente. A gennaio farò un salto in Spagna per vedere come stanno lavorando le varie squadre, visto che abbiamo tante azzurre sparse. Non è un caso che a dicembre le squadre abbiano fatto allenamenti da sei-sette ore senza esercizi specifici. In quelle sedute non alleni solo le gambe, ma anche la mente. Un conto è fare una volata dopo tre ore con ancora lucidità, un conto è farla dopo quattro ore e mezza con meno freschezza mentale.

Un lavoro che tornerà utile anche per le nazionali?

Si, certo. Quest’anno i mondiali avranno la solita lunghezza (154 chilometri con 2.500 metri di dislivello, ndr) ma sia le Olimpiadi che europei avranno distanze molto alte. A Parigi ci sarà una prova lunga come quella iridata, mentre invece quella continentale nel Limburgo belga misurerà addirittura 160 chilometri. In media gli altri anni gli europei avevano una lunghezza di circa 120. E’ una bella differenza.

Il Tourmalet ha deciso il Tour Femmes 2023, ma già negli anni ’90 era stato affrontato più volte
Il Tourmalet ha deciso il Tour Femmes 2023, ma già negli anni ’90 era stato affrontato più volte
Sui percorsi di certe tappe invece cosa ne pensi?

Ho letto cosa vi ha detto Bertogliati e sono d’accordo con lui, anche se in parte. Al Giro d’Italia femminile certi tipi di montagne o strade famose si facevano già tanti anni fa. Penso allo Zoncolan fatto due volte, al Pordoi, al Bondone, all’arrivo in vetta allo Stelvio nel 2010. Ma anche i Tour de France vinti dalla Luperini si correvano su tracciati già battuti dagli uomini. Credo che avere gli stessi organizzatori degli uomini per queste gare, Rcs Sport per il Giro e ASO per il Tour, è un aspetto importante per il movimento. Di certo Rubens ha ragione quando dice che il ciclismo femminile sta cambiando in fretta e che ora per preparare queste corse non bisogna lasciare più nulla al caso.

Il discorso delle distanze crescenti può riguardare a cascata anche le juniores?

Onestamente no. Già loro nel 2023 col rapporto libero hanno cambiato il modo di correre, però non penso che le gare si allungheranno. Per me non è una necessità che facciano più chilometri, almeno spero. Le juniores passano elite e solitamente hanno i primi due anni in cui possono adeguarsi con calma. Sotto questo punto di vista non c’è bisogno di forzare la situazione.