Tricolore U23 a Gabriele Benedetti, con una fuga magistrale

19.06.2021
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Gabriele Benedetti si è girato e dietro di sé aveva il vuoto. Solo una larga lingua di asfalto e due ali di pubblico con il tricolore che dominava. Bacchereto, era adornata a festa. E per il corridore della Zalf Euromobil Fior l’inno di Mameli ha iniziato a suonare già prima del traguardo. Almeno mille metri prima.

Ma quando si arriva così, da soli, specie nel ciclismo di oggi deve essere successo davvero qualcosa di grosso. E così è stato. Se non altro per l’andamento insolito della corsa.

L’arrivo di Benedetti. Per il toscano il rettilineo finale è stato una vera parata (foto Scanferla)
L’arrivo di Benedetti. Per il toscano il rettilineo finale è stato una vera parata (foto Scanferla)

Verso il paradiso

Pronti via. E poco dopo c’è già la fuga buona. Al ventesimo chilometro va via un drappello in cui ci sono anche corridori importanti, tra cui proprio Gabriele Benedetti. Il gruppo tentenna, davanti invece spingono forte. Pancia a terra e il vantaggio arriva a sfiorare i sei minuti. Si va d’amore e d’accordo ma un po’ il caldo, un po’ la stanchezza e un po’ qualcuno che non tira più, bisognava a prendere in mano la situazione, prima che dietro si scatenasse l’inferno.

Benedetti mena forte al penultimo passaggio e sulla salita di Madonna del Papa restano in due all’imbocco della tornata finale. Con il corridore di Terranuova Bracciolini c’è Mattia Petrucci della Colpack Ballan. All’ultimo giro ancora un affondo. Quello buono, quello decisivo, quello che fa sognare e spalanca le ali del paradiso a Benedetti. Solo che il paradiso dal Gpm è lontano 14 chilometri e dietro il gruppo arriva come un falco. Spingono tutti, dalla Colpack alla Biesse Arvedi, dalla General Store alla Petroli Firenze Hoppla.

«Gabriele ha fatto un’impresa – dice il diesse Gianni Faresin – mantenere 40” di vantaggio è un qualcosa di estremamente difficile e che dà un grande valore al ragazzo. Dietro tiravano forte, soprattutto la Colpack. Ma alla fine Benedetti è arrivato con 16” su Baroncini».

Il podio finale con nell’ordine: Benedetti, Baroncini e Petrucci (foto Scanferla)
Il podio finale con nell’ordine: Benedetti, Baroncini e Petrucci (foto Scanferla)

Tattica azzardata

In effetti in molti attendevano la Colpack: aveva gli uomini più forti e anche i più veloci. Comunque la si metteva, la squadra di Colleoni era la favorita.

«Per questo bisognava giocare d’anticipo, bisognava fare qualcosa – continua Faresin – in un italiano non puoi aspettare sempre, te lo devi giocare. Abbiamo azzardato, ma ci siamo riusciti.

«Gabriele capitano? Diciamo che era tra i nostri ragazzi che poteva fare bene. Noi diamo a tutti la possibilità di avere i propri spazi in relazione alle esigenze della squadra. Bisognava entrare nelle azioni e così abbiamo fatto».

Intanto da “casa” Luciano Rui seguiva la corsa con attenzione. E pochi istanti dopo la vittoria era con noi a gioire: «Questo ragazzo – racconta Ciano – era un prodigio da juniores, Faresin lo ha ricostruito. Lui può fare davvero il corridore da grande, soprattutto per le corse di un giorno. E poi ascolta. E’ un ragazzo con i piedi per terra. Spesso è con noi in ritiro in Veneto e non è facile lasciare casa (la Toscana, ndr)».

In casa Zalf si fa festa nella calura toscana
In casa Zalf si fa festa nella calura toscana

Talento ritrovato

E quello che dice Rui ce lo ricordiamo anche noi. Proprio Faresin, questo inverno, ci disse che Benedetti era un talento da recuperare: ma in cosa? Come? In ogni caso sembra esserci riuscito.

«Beh, lo abbiamo recuperato direi – spiega con orgoglio Faresin – Aveva iniziato bene a La Torre, ha colto due buoni quarti posti in altre gare internazionali, mancava un acuto… Non è un uomo di classifica, ma al Giro voleva fare bene. Ha provato ad andare in fuga, ma è stato un Giro corso in modo molto chiuso e di conseguenza ha raccolto poco, nonostante abbia corso bene e ci abbia provato spesso. Tuttavia ne è uscito bene e questo risultato lo ripaga di tanti sacrifici. Ha rimediato bene alla sua “delusione”.

«Come lo abbiamo recuperato? Dandogli responsabilità in corsa, facendolo credere in sé stesso. Io lo vedo sempre tranquillo, ma proprio ieri mi ha detto che al Giro U23 sentiva un po’ la pressione, mentre oggi era più sereno».