Quando Davide Cassani iniziò ad aumentare la presenza della nazionale nelle corse italiane, il ciclismo era diverso da quello che abbiamo ereditato dal Covid. L’Italia era bazzicata dalle grandi squadre soltanto per le corse maggiori, mentre per tutto il resto le WorldTour andavano in cerca di risultati in giro per il mondo. La nazionale alla Coppi e Bartali oppure al Tour of the Alps era il modo per far correre gli atleti WorldTour italiani che non fossero impegnati con il proprio team.
Il Covid ha riscritto tutto. Si corre dove ci sono corse e in Italia soprattutto a primavera ce ne sono tante. Ed è così che gli squadroni hanno cominciato a rivedere le proprie pretese. Oggi si fanno trovare in massa dovunque ci siano un arrivo e un palco (alla Coppi e Bartali c’erano 10 squadre WorldTour). A queste condizioni, ha ancora senso portare a correre la nazionale, se per comporla si fa una gran fatica (dato che gli italiani sono in corsa con il club) e si deve pescare da un bacino diverso rispetto ai primi tempi? Se tramonta la ragione tecnica, il solo motivo per battere ancora questa strada potrebbe essere dare maggiore visibilità agli sponsor. E allora il tema, che non è da condannare a priori, andrebbe però approfondito.
Un simbolo importante
Quando andammo a casa sua poco dopo la nomina a commissario tecnico, Bennati ci raccontò della sua prima maglia azzurra. Era ancora uno junior, ma l’emozione e l’importanza della convocazione continua a ricordarla ancora ora. Sebbene nel frattempo abbia vissuto giornate azzurre ben più consistenti da pro’. Dopo quel racconto, Daniele ci disse che la maglia azzurra è un simbolo troppo importante per poterla concedere senza un progetto o un evidente merito. Per questo aver chiamato gli italiani della Gazprom ha permesso al tecnico azzurro di avere un gruppo competitivo e motivato.
«Io alle corse voglio andarci per fare risultato – ha detto – quella è l’Italia e non può passare attraverso una corsa come se fosse invisibile».
Una riflessione
Da domani, la nazionale sarà schierata al Giro di Sicilia, corsa con tre team WorldTour (Astana Qazaqstan Team, Intermarché Wanty Gobert e Trek-Segafredo), quattro professional (Eolo-Kometa, Drone Hopper-Androni, Bardiani-Csf e l’americana Human Powered Health) e un lungo elenco di continental.
Bennati poterà alcuni dei ragazzi della Gazprom-RusVelo (Carboni, Conci, Fedeli, Scaroni e Malucelli, cui si aggiungeranno Damiano Caruso e Alessandro Verre) più un lungo elenco di collaboratori e staff, come da comunicato ufficiale. Corridori validi e determinati, che si sono già messi in luce nelle prove disputate. Ma poi, quando la loro situazione sarà stata risolta (speriamo che sia oggi!), siamo certi che varrà ancora la pena insistere con tali trasferte? Avrà ancora senso in questo momento di bilanci da far quadrare, se diventerà evidente che per fare la squadra Bennati dovrà scegliere fra i pochi corridori disponibili, senza che rientrino in un disegno tecnico o abbiano dimostrato meriti particolari?