Ancora Balsamo allo sprint. E tanta Italia alle sue spalle

05.07.2022
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Balsamo, Kool, Vos, la volata al Giro d’Italia Donne è questione loro. A Reggio Emilia nella quinta frazione la campionessa del mondo in carica bissa il sigillo di Tortolì battendo le due olandesi mentre Consonni e Bastianelli completano la top five. Settima Rachele Barbieri e nona Emanuela Zanetti si segnalano in uno sprint particolarmente caotico.

Al triangolo rosso infatti una caduta coinvolge, fra le tante, Martina Fidanza, Vas, Zanardi, Longo Borghini e Norsgaard che sembra subito quella con le conseguenze più serie. La danese della Movistar passa il traguardo tenendosi costato e spalla destra con smorfie di dolore condite da grandi lacrime. In partenza al podio-firma ci aveva confidato, incrociando le dita, che sperava di fare risultato.

Le formazioni delle prime tre hanno preso in mano la situazione quando stavano lasciando troppo spazio alla fuga. Carbonari, Barnes, Vitillo, Monticolo e Bariani (ultima ad arrendersi e ripresa a 5 km dalla fine) hanno avuto fino a 5’20” a circa 40 km dalla fine. Sulle primissime colline reggiane il gruppo le ha messe nel mirino riducendo sensibilmente il margine e a quel punto bisognava concentrarsi solo su chi avrebbe preso in testa l’ultima curva secca a sinistra – a -200 metri – che portava al traguardo. Balsamo la imbocca davanti, il resto è storia nota.

Il bis di Elisa

«E’ un bilancio positivo finora – dice la 24enne della Trek-Segafredo che rafforza la propria leadership della maglia ciclamino – non posso che essere contenta. Oggi la mia squadra ha fatto nuovamente un grande lavoro. Domani sarà molto bello partire da casa a Sarnico. Sarà una frazione impegnativa che si presta molto alle fughe. Staremo a vedere. Per quanto riguarda la caduta, in radio ho sentito Elisa (Longo Borghini, ndr) che diceva che era rimasta coinvolta. Non vedendola arrivare mi sono preoccupata. Dopo il traguardo le ho detto che mi aveva fatto prendere un infarto. Spero che sia lei che tutte le altre ragazze stiano bene. Questa vittoria la dedico a tutta la mia squadra».

Felicità Guercilena

A due chilometri e mezzo dall’arrivo avevamo incontrato Luca Guercilena, team manager della Trek-Segafredo, che stava andando ad ispezionare quella famosa ultima curva per poi dare indicazioni all’ammiraglia.

«Ero comodo per venire a Reggio Emilia – ci ha detto – prima di raggiungere gli uomini al Tour de France. I nostri obiettivi qui al Giro Donne erano chiari puntando alle tappe. Finora ne abbiamo vinte due, abbiamo vestito la maglia rosa, stiamo indossando quella ciclamino. Siamo soddisfatti. Vedremo poi con Longo Borghini se ci sarà la possibilità di fare qualcosa o comunque restare agganciata alla top ten. Non sembra nulla di grave la sua caduta. Tutto ancora può succedere, ma la maglia rosa al momento ce l’ha una delle atlete più forti degli ultimi cinque anni per le gare a tappe. Quest’anno le ragazze hanno fatto e vinto tanto, dobbiamo gestirle al meglio visto che la stagione è ancora lunga».

Le domande di Chiara

Dietro alle solite tre, si affaccia la Consonni che ha scalato una posizione rispetto allo sprint di Tortolì. Dopo l’arrivo nella zona dei bus la intercettiamo poco prima di partire verso la prossima tappa. Accanto a lei c’è Davide “Capo” Arzeni e la chiacchierata con loro è un piacevole confronto.

«Cosa manca? Non so, cosa dici Capo?», chiede Chiara in modo scherzoso al suo diesse attento ad ascoltarla. «La grinta ce l’ho, ho voglia di fare risultato e intanto mi sto facendo vedere. Speriamo di fare un podio della fine. In volata ho preso l’ultima curva troppo indietro e non sono più riuscita a recuperare. Pensavo che il rettilineo fosse un po’ più lungo. C’è sempre tanto nervosismo. Non avendo treni troppo lunghi ma solo di 2/3 ragazze, una cerca di prendere la posizioni saltando da una ruota all’altra nei treni delle altre formazioni e si crea caos. Ci riproverò a Padova, anche se ho Bergamo nel cuore e domani vorrei fare qualcosa».

Chiara Consonni è alla ricerca del podio in uno sprint senza il suo solito treno
Chiara Consonni è alla ricerca del podio in uno sprint senza il suo solito treno

Le risposte del Capo

Il botta e risposta Valcar-Travel&Service continua sviscerando i temi della giornata.

«Mi fa piacere, devo dire che Chiara vede bene le cose in volata», ribatte Arzeni mentre la Consonni lo incalza ricordandogli che corre in gruppo tutti i giorni. «Qui non è come alla Gand-Wevelgem dove i team si presentano con sei velociste. Qui ci sono le squadre con le capitane per la generale ed anche se c’è la regola della neutralizzazione dei 3 chilometri per le cadute, tutte vogliono stare davanti lo stesso per tenere le posizioni migliori.

«Sono felicissimo per Elisa ma corre per un’altra squadra. Noi però, cronometro a parte, siamo sempre stati nelle prime dieci. Il bilancio è positivo, ma sarebbe potuto esserlo ancora di più se nella terza tappa non ci fosse stato l’infortunio di Olivia Baril (ventuno punti di sutura ad un ginocchio per una caduta appena dopo il via di Villasimius, ndr). Lei era la nostra atleta designata per la classifica, ma abbiamo dovuto cambiare un po’ in corsa i nostri piani. A Cesena la Persico si è fatta trovare prontissima. Viviamo alla giornata».

Elena Balsamo con Davide Arzeni dopo l’oro mondiale di Leuven
Elena Balsamo con Davide Arzeni

«Per gli sprint posso dire che Chiara è una delle prime tre velociste al mondo – conclude Arzeni la sua disamina – Corre per vincere, anche per battere Elisa. Ma anche Chiara ha fatto qualche errorino. Lei avverte la mancanza di una come la Sanguineti, che per me è la miglior pesce-pilota del mondo, però Chiara deve fare esperienza sapendosi arrangiare in queste situazioni in cui è sola. Ho fatto una scelta di portare ragazze più per la salita che per gli sprint anche per questo motivo».

La sesta tappa – Sarnico-Bergamo di 114,7 chilometri con 5 gpm di terza categoria e lo strappo secco della città alta a tre dalla fine – sembra tagliata apposta per corridori come Balsamo e Vos. Bisognerà vedere chi si inserirà accanto a loro.

Ancora su punti e squadre. Con Guercilena guardiamo avanti

13.06.2022
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Dopo aver parlato con Brent Copeland della situazione della classifica a squadre, dei punteggi e del calendario, riprendiamo il discorso con Luca Guercilena, team manager della Trek-Segafredo e uno dei più rappresentativi per i team.

Se con Copeland abbiamo fatto una “foto” della situazione, con Guercilena cerchiamo di andare oltre e di capire come potrebbe evolvere tutto ciò. 

Di certo, questo è un argomento molto caro al dirigente milanese. Lui stesso, rispondendo ad un dato statistico (quello appena sotto) che evidenziava come altri team non presenti al Giro avessero fatto man bassa di punti, aveva twittato: “Qualcosa di cui discutere. Questo potrebbe spingere le squadre a spostare il miglior roster in gare più piccole, per guadagnare punti ed evitare la retrocessione che significa uccidere la squadra”.

Il grafico mostra i punti raccolti al Giro (rosa) e quelli nelle altre corse (azzurro), proprio nel periodo del Giro (fonte @eltiodeldato)
Il grafico mostra i punti raccolti al Giro (rosa) e quelli nelle altre corse (azzurro), proprio nel periodo del Giro (fonte @eltiodeldato)
Luca, anche con te partiamo dal discorso dell’assegnazione dei punti. Negli stessi giorni, c’è chi ne ha fatti di più non correndo al Giro pur vincendo tappe nella corsa rosa…

Il discorso dei punti è un paradosso, perché al Giro d’Italia c’erano squadre che non avevano deciso di partecipare (le WorldTour hanno l’obbligo di partecipazione, ndr) e sono andate a raccogliere più punti in altre corse. Corse di livello più basso, molto più basso, rispetto al Giro. Dobbiamo metterci a rivedere queste cose.

Come?

Non deve esserci una diaspora sui grandi obiettivi: questo deve essere centrale. In questo modo è più semplice vincere da un’altra parte. Ed è un dato abbastanza lampante.

Copeland ci ha detto che dovreste riunirvi, ma non si sa quando…

L’UCI, i team e le associazioni di solito si riuniscono prima dei grandi appuntamenti, dei grandi Giri, quindi posso ipotizzare prima del Tour. Però è un argomento cruciale e anche gli organizzatori staranno attenti. Anche loro rischiano.

E dal grafico sopra, si evince come TotalEnergies e Arkea-Samsic abbiano fatto più punti di molti team presenti al Giro
E dal grafico sopra, si evince come TotalEnergies e Arkea-Samsic abbiano fatto più punti di molti team presenti al Giro
Voi avete due sistemi di classificazione: i punti dei corridori e il rolling system. Il primo è più chiaro (i punti raccolti dai primi dieci corridori di ogni team portano punti alla squadra); il secondo invece lo è di meno…

Sostanzialmente il rolling sistem è la classifica individuale che si basa su due stagioni. Di conseguenza si accumulano e si perdono punti in base ai risultati. Faccio un esempio: se un anno vinci il Laigueglia e prendi 100 punti, l’anno dopo se non lo vinci te li tolgono. Servono per mitigare gli exploit in senso positivo e negativo degli atleti e rendere la classifica più stabile. E’ un sistema simile a quello del tennis per intenderci.

Quindi questo non incide con la classifica dei team. Ma quale può essere la soluzione tornando al ranking per i team?

Il discorso è molto complesso. E bisogna vedere cosa succederà tra qualche mese. Chi resta e chi no: valuteremo anche come reagiranno gli sponsor a questo sistema. I team sono basati solo sulle entrate degli sponsor. Un sistema che sportivamente è anche concepibile: i più forti vanno avanti. Il problema però è che qui si va a dare lo status di “seconda divisione” (professional, ndr) a squadre che corrono anche in “prima divisione” (WorldTour, ndr). Non fanno due campionati diversi. In questo modo rischi che i tuoi sponsor se ne vanno. E’ spesso è scritto anche nei contratti. 

Se non faccio il WorldTour, me ne vado: questa è la sintesi…

Il rischio reale è quello di vedere scomparire delle squadre. Poi è anche vero che il primo che retrocede per una stagione resta nel circuito WorldTour come wildcard. Ma se poi scivoli in classifica rischi di passare agli inviti (come le professional, Alpecin-Fenix e Arkea-Samsic a parte, ndr) nel corso della stagione.

De Lie tra maggio e la prima settimana di giugno ha racimolato circa 500 punti e la sua Lotto ancora di più con Gilbert e Vermeersch
De Lie tra maggio e la prima settimana di giugno ha racimolato circa 500 punti e la sua Lotto ancora di più con Gilbert e Vermeersch
Hai parlato di “prima e seconda divisione”. E’ abbastanza strano fare una classifica unica, con due status diversi. 

Esatto, qui la “serie A” e la “serie B” si mischiano. Non solo, ma chi fa la serie B, può decidere quali corse fare, mentre noi WorldTour non possiamo decidere. Anche questo è un paradosso, ma è un regolamento approvato dall’associazione dei team tempo fa.

Per le soluzioni, dovremmo attendere questa riunione, ormai è chiaro. Ma prima un’ultima domanda, Luca. Hai sottolineato il fatto che le squadre si reggono solo con gli sponsor. Indirettamente si va a finire sul discorso dei diritti tv come nel calcio. Ci si arriverà mai nel ciclismo?

Per retaggio storico, i diritti televisivi nel ciclismo sono appannaggio degli organizzatori. Possiamo lavorare su altri diritti condivisi, senza toccare i diritti tv, anche perché poi s’innescano altri aspetti legali. Anche questo è un discorso molto complesso.

E quali sono questi “altri diritti”?

Squadre e organizzatori possono andare verso la condivisione di quel che riguarda gli aspetti digitali, ma come sempre ci sono tempistiche lunghe. Si procede gradualmente. Posso dire che un’idea c’è, ma prima che questa passi all’esecuzione ci vuole del tempo.

La Trek ha investito su Nys. Scopriamo il perché

12.06.2022
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Thibau Nys è tornato e in una veste nuova, da specialista delle corse a tappe. Sinceramente ben pochi si attendevano una sua simile evoluzione, invece in Olanda il corridore della Baloise-Trek Lyons ha dominato la Flèche du Sud regolando di appena 2” il francese Thomas Bonnet (Vendée U) dopo 5 giorni di gara. Cinque giorni che resteranno scolpiti nella sua memoria, perché sono anche coincisi con la firma del nuovo contratto per la prossima stagione, ossia la “promozione” alla squadra maggiore della Trek Segafredo.

Nys è stato inseguito e controllato a lungo. E’ anche curioso il fatto che alla Trek il belga (in apertura nella foto di Jarne Castermans) ritroverà quel Filippo Baroncini con cui ha condiviso le luci della ribalta lo scorso anno nelle gare titolate, battendo l’azzurro agli europei di Trento, ma capitolando quando si trattò di correre in casa, a Leuven, con un 6° posto amarissimo mentre il corridore di Massa Lombarda andava a vestire l’iride. Sfide che non erano sfuggite all’occhio attento di Luca Guercilena, che voleva fortemente mettere insieme i due talenti pensando soprattutto alle classiche d’un giorno.

Nys Fleche 2022
1° nella terza tappa, Nys ha conquistato la Fleche du Sud (foto Hugo Barthelemy/DirectVelo)
Nys Fleche 2022
1° nella terza tappa, Nys ha conquistato la Fleche du Sud (foto Hugo Barthelemy/DirectVelo)

Una squadra al suo servizio

Il belga però è andato oltre. «Alla Flèche sentivo che la forma stava arrivando – ha raccontato entusiasta dopo la conclusione della lunga fatica – e mi ha dato molta fiducia, ma gli obiettivi sono altri. E’ stata un’esperienza nuova, anche perché la classifica si è presto messa in maniera favorevole ma questo ha anche significato tanta responsabilità. La squadra dipendeva da me, i compagni correvano per me, non ero abituato a gestire tanta pressione e per questo il successo finale rappresenta qualcosa d’importante».

Una caratteristica di Thibau è saper guardare verso la sua attività con la massima obiettività: «C’è un fattore tecnico che mi ha favorito: la Flèche du Sud non prevedeva cronometro, erano tutte tappe in linea e sicuramente ciò mi ha agevolato. Le crono non sono il mio pane, è un aspetto sul quale dovrò lavorare. Io mi aspetto molto dal Tour de l’Avenir, ma so che lì perderò molto dai rivali di classifica nella tappa contro il tempo e nella mia evoluzione è un problema da affrontare».

Nys Baroncini 2021
Il belga con Baroncini, rivali lo scorso anno a Trento e Leuven, ora compagni di squadra
Nys Baroncini 2021
Il belga con Baroncini, rivali lo scorso anno a Trento e Leuven, ora compagni di squadra

Mai lascerò il ciclocross!

La firma per la Trek ha destato rumore, rappresentando quasi una sorta di investitura. Fino a dodici mesi fa neanche ci avrebbe pensato: «Prima per me la strada non era un’opzione, ero concentrato sulla mia attività invernale nel ciclocross, la sentivo lontana, ma poi le cose hanno preso una piega diversa, prima con il titolo europeo Under 23, poi con i risultati di questa stagione. Quel che è certo comunque è che il ciclocross non lo lascio…».

Su questo tema Nys ha le idee molto chiare e d’altronde quel cognome che in altri casi sarebbe potuto sembrare un macigno (Sven Nys è a detta di tutti uno dei più grandi interpreti della storia della specialità) per Thibau è solo uno stimolo a proseguire: «Magari fra un paio d’anni, diventando pro’ a tutti gli effetti, mi gestirò in maniera diversa, gareggerò solo in un dato periodo e in alcune gare selezionate come fanno i Van Aert o i Van Der Poel della situazione. Nella prossima stagione però ci sarò al 100 per cento, ho un conto da regolare».

Nys Thibau Sven
Thibau Nys con suo padre Sven, grande campione del ciclocross, iridato nel 2005 e 2013
Nys Thibau Sven
Thibau Nys con suo padre Sven, grande campione del ciclocross, iridato nel 2005 e 2013

Papà impara da me…

Di che si tratta? In fin dei conti l’inverno di Nys era stato positivo, con 3 vittorie nel circuito X2O Badkamers Trophy e i bronzi europeo e mondiale, ma per il belga è stato troppo poco: «Mi sono rotto la clavicola a inizio stagione e non sono mai stato nel pieno della forma, non mi sono mai sentito pienamente a mio agio, sempre a inseguire. Voglio riprendermi le sensazioni che prediligo, la consapevolezza che posso emergere su ogni percorso».

Come detto, sulla sua evoluzione pesa la presenza del padre Sven, che pure non può essere considerato uno di quei genitori pressanti, anzi nel parlarne Thibau racconta anche un fatto simpatico: «Ragionando sull’attività ci siamo accorti che alla fine insegno più cose io a lui che il contrario. Il fatto è che in 10 anni il nostro sport è profondamente cambiato. Inoltre lui ha seguito altre strade, non ha mai amato molto il ciclismo su strada e prediligeva l’attività in mtb».

Nys Ciclocross 2022
Thibau affranto dopo il 3° posto mondiale: la stagione di ciclocross non lo ha soddisfatto
Nys Ciclocross 2022
Thibau affranto dopo il 3° posto mondiale: la stagione di ciclocross non lo ha soddisfatto

Per emergere su strada e soprattutto per onorare le tante aspettative che ci sono su di lui, Nys sa di dover lavorare ancora molto: «Dal punto di vista tecnico sto cambiando e devo farlo. Nasco come velocista ma è evidente come sia troppo leggero ormai per esserlo a tutti gli effetti, in una volata di gruppo c’è gente con molta più potenza di me. D’altro canto però sto migliorando sempre più in salita, su quelle brevi tengo gene e posso anche emergere grazie al mio spunto. Chissà dove potrò arrivare, è una strada tutta da percorrere».

Quell’editoriale e la risposta di Guercilena. Bentornato, Luca

19.03.2022
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L’editoriale del 14 febbraio, in cui si invocava un’ammiraglia più decisa per il soldato Ciccone. Qualche osservazione da parte della Trek-Segafredo dopo averlo letto e la proposta di riparlarne con Luca Guercilena, il team manager, non appena fosse guarito. E alla fine il giorno è arrivato: ieri pomeriggio, alla vigilia della Sanremo. Luca è in splendida forma. Racconta la sua avventura fra ospedali e cure con la luce negli occhi. E poi il discorso finisce al motivo della visita, nel grande hotel di Cardano al Campo che ha ospitato la Trek e l’Arkea-Samsic.

Alla Leopard-Trek Guercilena ritrovò Cancellara, già suo atleta alla Mapei Giovani
Alla Leopard-Trek Guercilena ritrovò Cancellara, già suo atleta alla Mapei Giovani
C’è ancora posto per il direttore sportivo in queste grandi squadre?

E’ fondamentale, perché il numero delle persone è aumentato. Il direttore sportivo deve essere capace di non far pesare sui corridori tutto quanto li circonda. Deve avere una capacità di leadership superiore a prima.

E’ possibile creare un vero rapporto umano?

Da allenatore avevo con gli atleti un rapporto uno a uno. Da diesse il rapporto era migliore di adesso, ma era pur sempre di uno a 25. Oggi da dirigente, dovendo essere il filtro fra proprietà e squadra, quasi mi conviene essere più freddo, perché sono quello che poi dovrà dire i no. 

La figura del direttore sportivo che segue il campione tutto l’anno è sparita?

Se hai un corridore importante per le gare a tappe, serve un diesse dedicato. Ma per come è il calendario, diventa difficile che possa seguirlo tutto l’anno.

Popovych è uno dei diesse di riferimento di Ciccone: parola di Guercilena
Per Guercilena, Popovych è uno dei diesse di riferimento di Ciccone
Parliamo di Ciccone.

Su “Cicco” ci sono Rast e Popovych, che per ora ha chiesto di essere esentato e si sta dedicando alla causa ucraina. Lui soprattutto, parlando meglio l’italiano, è quello che gli garantisce il contatto giornaliero. In questa squadra, in barba alla tecnologia, il direttore fa il giro delle stanze con il programma dell’indomani scritto su un foglietto. Ma a questa volontà si contrappone l’abitudine dei corridori di isolarsi nel loro mondo. 

Non c’è rimedio?

Puoi imporre delle regole, come quella di non venire a tavola con il cellulare. La generazione precedente è cresciuta con il gusto di stare insieme dopo cena, quella attuale con il telefonino in mano. Ciccone dopo cena si ferma ancora al tavolo del personale. Anche Cataldo e Brambilla. In proporzione succede la stessa cosa con i direttori sportivi.

Cioè?

E’ un fatto di carisma, li vedo meno predisposti della generazione precedente. Alcuni hanno corso fino a ieri e hanno le stesse abitudini dei corridori. Ormai si parla su whatsapp, scambiandosi degli audio. Bisognerebbe bilanciare la modernità con la tradizione.

Perché non si spendono soldi per prendere un diesse vincente?

Si preferiscono tecnici cresciuti in casa. Ogni ambiente ha la sua mentalità e avere qualcuno già inserito funziona bene. E’ anche vero che a volte un elemento di rottura servirebbe per avere un beneficio. A differenza del calcio, qui si creano delle relazioni umane strette, valori che condividi, non è solo una questione economica.

Damiano Cunego, Giuseppe Martinelli, Claudio Corti, Giro d'Italia 2020
Nel 2002, Martinelli lasciò la Mercatone Uno e passò alla Saeco, vincendo il Giro con SImoni e Cunego (foto)
Damiano Cunego, Giuseppe Martinelli, Claudio Corti, Giro d'Italia 2020
Nel 2002, Martinelli lasciò la Mercatone Uno e passò alla Saeco, vincendo il Giro con SImoni e Cunego (foto)
Anche Ineos aveva il suo trend, poi è arrivato Tosatto…

Matteo lo vedevi anche quando correva, come lui Bramati: ne abbiamo già parlato. Per fare il diesse è fondamentale avere grande esperienza. Saper parlare senza paura con i capitani e saper motivare i gregari. La capacità di discutere con la dirigenza. Se devo immaginare che una squadra prenda il tecnico da un’altra, non penso che gli farebbe una grandissima offerta. E così, se la differenza di ingaggio è minima, nessuno sceglie di spostarsi.

Martinelli andò via dalla Carrera per la Mercatone Uno, poi passò alla Saeco, infine approdò all’Astana dopo aver lasciato la Lampre…

Di solito il tecnico cambia quando si conclude un ciclo. Il suo potenziale è relativo, perché nel ciclismo si inventa poco. Il bravo diesse è quello che riesce a fare risultato con il corridore meno dotato, piuttosto che con il campionissimo. In ogni caso, la responsabilità principale è del corridore.

Che cosa intendi?

Contador venne qui da solo e in pochi mesi mise insieme il suo gruppo di lavoro. Quando hai atleti di carisma, anche il diesse sembra più forte. Invece oggi si tende a deresponsabilizzare i corridori. Siamo tutti così presi a curare i più piccoli dettagli, che fra poco cercheremo anche qualcuno che pedali al posto loro.

Anche tu lasciasti la Quick Step…

Ma non per soldi, anzi mi toccò pagare la penale a Lefevere. Lo feci perché la Leopard-Trek mi offrì di lavorare come preparatore con corridori da corse a tappe, dopo anni a occuparmi solo di classiche. Non dico che non avrebbe senso fare mercato anche per i tecnici. Se identifico quello che mi permette di fare il salto di qualità, non mi giro dall’altra parte.

Tosatto ha smesso di correre e ha subito ricevuto la proposta del Team Sky
Tosatto ha smesso di correre e ha subito ricevuto la proposta del Team Sky
I diesse non sono tutti uguali…

Non tutti hanno la stessa capacità di leadership, soprattutto per gli ex atleti è difficile rimettersi in ballo. Alcuni non riconoscono i propri limiti. Non tutti sono in grado di essere sulla prima ammiraglia, però magari hanno altre capacità. E’ impossibile trovarne uno che possa fare tutto. Però ricordo che quando cominciai volevo diventare non dico il migliore al mondo, ma comunque volevo diventare bravo. Avevo una grinta incredibile.

Non tutti ce l’hanno…

Servirebbe più fame, ma servono atleti forti attorno a cui costruire il gruppo. E poi servirebbe una formazione diversa. In Italia per i primi due livelli gli si parla di fisiologia e non di management. Per il corso UCI invece ci sono insegnamenti così alti, che se uno non ha le basi, alla fine studi solo per passare l’esame e non per acquisire competenze.

Restiamo sulla grinta…

Una squadra come la nostra per vincere grandi corse deve fare dei capolavori, come la Sanremo 2021 di Stuyven o il Lombardia di Mollema. I diesse devono essere in sintonia. Un altro fattore decisivo è l’affiatamento fra il primo e il secondo. E’ la parte più complicata da assortire. Devono completarsi e andare d’accordo. 

L’intervista con Guercilena si è svolta a Cardano al Campo alla vigilia della Sanremo
L’intervista con Guercilena si è svolta a Cardano al Campo alla vigilia della Sanremo
Quindi concludendo?

Il direttore sportivo è come l’ingegnere di macchina della Formula Uno, che spesso è legato al campione e lo segue se cambia scuderia. Quanti diesse si legano al campione e restano con lui? L’ingegnere è al centro di tutto e coordina il team. Per avere un diesse all’antica che segua i corridori, servirebbe un altro dirigente che si faccia carico di tutte le incombenze extra sportive. E in ogni caso serve il fuoco dentro. Sul fatto che spesso manchi, sono d’accordo con voi…

EDITORIALE / Un’ammiraglia più decisa per il soldato Ciccone

14.02.2022
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Direttori sportivi (bravi) si nasce. Allo stesso modo in cui sono pochi i campioni capaci di centrare determinate corse, il numero dei tecnici che nella storia li hanno guidati dall’ammiraglia si riduce a un elenco ristretto. Il ciclismo moderno ha riscritto gli incarichi, ma è palese che in alcuni team questa figura manchi. E di conseguenza gli atleti rischiano di ritrovarsi con un pugno di mosche perché l’ambiente squadra in cui si muovono non è all’altezza delle loro possibilità.

Il modello Mercatone Uno sarebbe davvero irripetibile? Crediamo di no. E’ quello che accade regolarmente e da sempre nel calcio. E quando in quel giorno di novembre del 1996 ci ritrovammo all’Hotel Monti del Re di Dozza ad ascoltare il vecchio e mai abbastanza rimpianto Luciano Pezzi, le sue parole scolpirono una verità.

Nella Mercatone Uno del 1997, Pezzi volle Pantani capitano, però Martinelli leader della squadra
Nella Mercatone Uno del 1997, Pezzi volle Pantani capitano, però Martinelli leader della squadra

Rivoluzione Pezzi

«Il vero capo è il direttore sportivo – disse aprendo una riflessione enorme – il vero capo di questa squadra è Martinelli, la sua forza è il gruppo. Con Gimondi ero io il leader, Felice era il capitano: i ragazzi devono capirlo. E’ per questo che Martinelli ha avuto carta bianca. Sarà lui a fare la squadra, a parlare con i corridori in caso di malumori o problemi. Il capitano invece dovrà pensare a correre, seppure in sintonia col direttore e le sue scelte.

«Martinelli non lo conoscevo, perciò l’ho convocato. Quando un’azienda deve assumere qualcuno, vuole prima capire di che pasta sia fatto, no? Non si trattò di un colloquio formale, ma ugualmente lo trovai preparatissimo. Signori, pensai, questo è il numero uno. In più ha delle finezze che mi commuovono. Sono segnali davvero importanti per noi che siamo appena agli inizi. Ed è grazie a ciò che la Mercatone Uno e il sottoscritto sono veramente tranquilli».

Sulla punta delle dita

Al UAE Team Emirates, Pogacar ha Hauptman, di cui si fida da una vita, e un pool di tecnici presi dalle prime ammiraglie di altre squadre e calati nella parte: l’unione fa la forza, Tadej fa il resto.

Roglic, Vingegaard e Dumoulin non possono contare su ammiraglie altrettanto efficaci e infatti, quando lo scontro è elevato, gli è capitato di perdersi.

Il Team Ineos Grenadiers ha vinto il Giro d’Italia con Tao Geoghegan Hart e poi con Bernal perché alla guida c’era Tosatto: se fossero stati diretti da un britannico tutto watt e schematismi, avrebbero lasciato ad altri almeno una maglia rosa.

La Quick Step-Alpha Vinyl ha corridori vincenti, ma il carisma di Peeters e di Bramati fa sì che siano sempre affiatati e motivati. Il Wolfpack non è per caso.

La Movistar ha regalato corse per anni, malgrado campioni come Quintana, Carapaz, Valverde e Landa, in nome di gestioni ancora da capire sull’ammiraglia.

L’Astana di Martinelli, dopo due anni in cui ha fatto il possibile con quello che aveva, vale a dire Vlasov e Fuglsang, è il team dei due Giri e un Tour vinti con Nibali, la Vuelta di Aru e vari altri podi. Martino è ancora una garanzia e non crediamo sia per caso che Vincenzo abbia scelto di tornarvi.

Il tris Vinokourov, Nibali e Martinelli (foto 1993) si è ricomposto: Martino è al centro delle operazioni
Il tris Vinokourov, Nibali e Martinelli (foto 1993) si è ricomposto: Martino è al centro delle operazioni

A casa di Ciccone

E poi c’è la Trek-Segafredo di Ciccone, da cui nasce questa riflessione. L’abruzzese, che ci sta molto a cuore, correrà il Giro e poi il Tour. Da un paio di stagioni viene indicato come incostante e di difficile gestione. Ma chi lo gestisce? Con quale direttore sportivo ha il rapporto stretto di fiducia che gli permetterebbe di sentirsi davvero guidato? Sarebbe interessante vederlo in mano a un tecnico dei precedenti. Capire in che modo gli verrà creata attorno la squadra, con quali uomini e quali possibilità correrà in Italia e poi in Francia.

I direttori sportivi attualmente in organico alla squadra americana sono bravissime persone, scrupolose, devote e puntuali, ma che hanno fatto le loro cose migliori in appoggio ad altri. E quando sei gregario, con la pur grande nobiltà insita nel termine, non riesci ad avere una gestione da capo della squadra.

Forse fra tante manovre di mercato, a costo di spendere una fortuna e contravvenendo alla regola balzana che non vuole un uomo al comando, Luca Guercilena, cui auguriamo di tornare presto in gruppo, dovrebbe investire su un direttore sportivo che gli dia la tranquillità raggiunta a suo tempo da Pezzi con Martinelli. Bramati oppure Tosatto? Perché no. In questo modo la società, Ciccone e dopo di lui Tiberi, Baroncini e l’intera squadra potrebbero andare in corsa sicuri di avere sulla plancia un vero leader. E Ciccone potrebbe preoccuparsi “solamente” di fare il capitano…

Giorgia fa la valigia e va in Olanda. Trek, peccato…

23.09.2021
5 min
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Quando correva, Giorgia Bronzini non è mai stata una atleta qualunque – 116 vittorie totali su strada compresi due mondiali consecutivi – e nemmeno ora, da quando nel 2019 è salita in ammiraglia, vuole essere da meno. Normale quindi che anche per i direttori sportivi, specialmente nel ciclismo femminile, ci sia mercato e normale quindi che il nome della piacentina sia stato tra i più richiesti.

Dopo tre anni lascerà la Trek-Segafredo e pochi giorni fa è arrivata l’ufficialità da parte della nuova formazione: la Bronzini dal 2022 (contratto biennale) sarà la diesse della Liv Racing. Per la verità, come capita in queste circostanze, qualche rumor circolava già da diverso tempo, ma è giusto aspettare sempre gli sviluppi delle trattative.

Luca Guercilena ha… inventato Giorgia come tecnico. A lui vanno i nostri auguri di pronta guarigione
Luca Guercilena ha… inventato Giorgia come tecnico. A lui vanno i nostri auguri di pronta guarigione

Insieme a lei (in apertura con Barbara Guarischi), la squadra olandese di WorldTour (che ha sede nel paesino di ‘s Gravenmoer, a pochi chilometri da Breda) gestita dal general manager Eric van den Boom ha annunciato l’ingaggio di un altro tecnico, Wim Stroetinga, dopo che lo scorso maggio si era dimesso Lars Boom (l’ex professionista che, fra le tante corse, vinse la tappa di Arenberg al Tour 2014) in procinto di passare l’anno prossimo alla corazzata Sd Worx

Giorgia come siamo arrivati a questo trasferimento?

Nulla di che, si sono create alcune situazioni nuove come capita in ogni lavoro. Le ho valutate approfonditamente, ne ho parlato tranquillamente con la mia attuale società e poi ho deciso. 

La stagione deve ancora finire ma parliamo di queste tre stagioni in Trek-Segafredo. Come sono state?

Sono state ottime, direi che sono stata nell’Oxford del ciclismo. E’ stata una scuola nella quale ho iniziato a colmare il gap per svolgere il mio ruolo. Mi hanno insegnato l’abc per le corse e sul come arrivarci preparati. E naturalmente ho imparato come gestire un gruppo di persone, tra atlete e staff.

Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Con Sofia Bertizzolo ai tricolori 2020 vinti da Longo Borghini. Sofia lascerà la Liv a fine stagione
Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Con Sofia Bertizzolo ai tricolori 2020 vinti da Longo Borghini. Sofia lascerà la Liv a fine stagione
C’è qualcuno che ti senti di ringraziare?

Non è mai bello fare dei nomi perché rischi di dimenticare qualcuno, quindi ti dico tutti quelli con cui ho lavorato, davvero. Ma se proprio devo farlo allora ne faccio tre. Luca Guercilena (general manager, ndr) che per primo mi ha dato l’opportunità di iniziare in questa mia nuova veste di diesse. Josu Larrazabal (capo dei preparatori, ndr) che è stato il mio referente fra i coach. Infine Elisabetta Borgia (psicologa sportiva e consulente esterna del team femminile, ndr) che prima di tutto è un’amica e poi una grande professionista, con cui mi sono confrontata spesso per preparare le nostre gare.

E tra le tue atlete?

Dico grazie a tutte, nessuna esclusa. Anche con loro ho sempre lavorato bene.

Che differenze hai trovato tra l’essere atleta e direttore sportivo?

Quando correvo trovavo tutto pronto e spesso, come tutte le mie ex colleghe, non mi chiedevo o non pensavo a cosa ci fosse dietro. Anzi già notavo che talvolta alcuni corridori erano un po’ viziati. Invece ho capito che dietro ad ogni singola cosa, anche la più insignificante, c’è una logica.

Il lavoro di Elisabetta Borgia con il team è stato decisivo per unirlo. Qui abbraccia Elisa Longo Borghini dopo il Trofeo Binda
Il lavoro di Elisabetta Borgia con il team è stato decisivo per unirlo. Qui abbraccia Elisa Longo Borghini dopo il Trofeo Binda
C’è qualche esempio?

Beh sì, uno dei più classici è quello di dare ordine ai corridori di chi rientra prima in hotel per fare i massaggi. E di conseguenza incastrare e ottimizzare i tempi con le altre ragazze. Devo dire che ancora mi dà un po’ fastidio chi pretende certi trattamenti di favore quando invece non ha dato il massimo o non se lo è meritato. Ci sono delle regole.

Parliamo del punto di vista tecnico come diesse. Qual è la tua qualità migliore in assoluto?

Senza dubbio l’empatia che ho con l’atleta o con lo staff. E questa cosa credo che sia ben riscontrata anche da loro. Difficilmente mi sbaglio nelle impressioni, poi ovvio che non sono perfetta.

Invece qual è l’aspetto in cui devi migliorare?

Nonostante abbia capito e migliorato già tante cose, direi nell’organizzazione generale. Forse più per un motivo mio personale perché di base, chi mi conosce lo sa, sono un po’ caotica, disordinata.

E in quale sei migliorata?

Nettamente nell’utilizzo dei mezzi tecnologici, anche questo lo sa chi mi conosce. In auto ce ne sono sempre di più fra tablet, navigatore, tv satellitare, radio corsa e radio del team per parlare con le ragazze. Bisogna sapere dove mettere le mani anche se è difficile ogni tanto.

Nel frattempo, visto che il diesse deve saper fare tutto, sai anche dove mettere le mani sulla bici?

Non scherziamo – ride – io sono ancora abituata alle bici che usavo alla Franco Zeppi di Piacenza (la sua prima società da giovanissima, ndr). Battute a parte, c’è molta tecnologia ed elettronica anche nelle bici e ho imparato cosa devo fare o controllare.

La Trek-Segafredo rimarrà tra le mani di Ina Teutenberg, che con Bronzini non ha mai avuto un gran feeling
La Trek-Segafredo rimarrà tra le mani di Ina Teutenberg, che con Bronzini non ha mai avuto un gran feeling
A questo punto, che squadra troverai nella Liv Racing?

Avremo 14 ragazze. Metà di quelle del roster di quest’anno saranno confermate e metà saranno nuovi arrivi, però non posso farvi nessuno spoiler, dobbiamo aspettare i comunicati ufficiali. Poi so che stanno cercando di lavorare per arrivare ad un nome importante, ma anche di questo non posso dirvi niente.

Kopecky alla Sd Worx, Paladin e Rooijakkers alla Canyon Sram sono già state annunciate dalle loro nuove squadre. Alla luce di quello che ci ha detto prima, che progetto avrete?

Di sviluppo. L’intenzione è quella di lavorare e far crescere le giovani. L’Olanda è un grande serbatoio in questo senso e vorremmo sfruttarlo a dovere, con pazienza.

Cosa porterà in dote Giorgia Bronzini alla Liv Racing?

Sicuramente il mio entusiasmo e la mia energia positiva, perché mi ha fatto piacere che mi abbiano cercata e voluta. Poi anche la mia esperienza, sia da diesse sia da corridore, visto che ancora un po’ mi sento di esserla. Lavorerò con intensità, ma non metterò troppa pressione perché sono contraria al forzare i risultati. Ho sempre pensato che col giusto tempo e giusti modi tutte le ragazze possono uscire e fare bene.

Guercilena: «Nuovi piani su Ciccone? Dopo lo Zoncolan»

18.05.2021
4 min
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E dopo le parole di Stefano Garzelli, passiamo la palla ai diretti interessati della Trek-Segafredo. Le prestazioni di Giulio Ciccone sugli Appennini cambiano, o quantomeno impongono, una revisione dei piani tattici per gli uomini di Luca Guercilena.

E proprio con il team manager milanese facciamo un’analisi. Che cade poi in un momento importante, il primo giorno di riposo e prima di una frazione delicata come quella di Montalcino.

Luca Guercilena (47 anni) è il team manager della Trek-Segafredo
Luca Guercilena (47 anni) è il team manager della Trek-Segafredo

La condizione cresce

Guercilena fu il primo a dirci che la condizione di Ciccone sarebbe stata un crescendo graduale, ma che alla fine il suo obiettivo principale era la Vuelta. In forma al Giro d’Italia sì, ma con la Spagna in programma.

«Non avendo corso da dopo le prime due tappe del Catalunya – spiega Guercilena – e dopo l’infortunio al ginocchio non potevamo sapere come stesse davvero Ciccone. Ci siamo resi conto che stava bene già nelle prime frazioni, ma l’idea iniziale era di cercare una vittoria di tappa. Poi ovviamente vedendo che la possibilità di stare coi migliori c’è, c’è stata almeno fino a Campo Felice, è chiaro che un minimo di attenzione in più la daremo. Però come giustamente ha detto anche Giulio, viviamola giorno per giorno».

Il testa a testa con Bernal è ufficialmente iniziato a Campo Felice
Il testa a testa con Bernal è ufficialmente iniziato a Campo Felice

Limitare la pressione

Getta acqua sul fuoco Guercilena, ma non per deviare il discorso, semplicemente perché è realista.

«Giulio la classifica non l’ho mai fatta per cui bisogna cercare di capire gradualmente dove possiamo arrivare. Al tempo stesso sono convinto che lui le capacità sulla terza settimana le abbia, perché in tutti grandi Giri che ha fatto nel finale si è ben comportato».

Il dirigente lombardo neanche vuol mettere all’improvviso tutto il peso della squadra sulle spalle dell’abruzzese. Questo potrebbe arrestare la sua corsa, complicargli le cose. Per adesso si va avanti così. Semplicemente si hanno delle certezze in più.

Il Mostro carnico si scalerà il prossimo 22 maggio nella Cittadella-Monte Zoncolan
Il Mostro carnico si scalerà il prossimo 22 maggio nella Cittadella-Monte Zoncolan

Zoncolan spartiacque

Questo, come abbiamo scritto stamattina con Garzelli, ricorda il famoso Giro del 2000 in cui Pantani era Nibali e Garzelli Ciccone e per questo ci si stringerà attorno a Cicco? Per esempio Mollema smetterà di andare in fuga?

«Vediamo, vediamo – riprende Guercilena – Secondo me dobbiamo arrivare con questo modo di correre fino allo Zoncolan, coi piedi per terra e liberi di pensare giorno per giorno. Se poi anche sullo Zoncolan Giulio si dimostra realmente competitivo, se anche lì starà con i primi allora tutte le strategie cambieranno. Ma per adesso si continua cercando di stare davanti e di vincere delle tappe. Magari un pochettino sì, qualcosa è cambiato. Se prima eravamo diciamo 70/30 fra tappe e classifica adesso ci avviciniamo a 60/40. Però, ripeto, aspettiamo ancora qualche giorno prima di focalizzarci solo sulla classifica».

La vicinanza di Nibali può essere l’arma in più per Ciccone
Nibali può essere l’arma in più per Ciccone

Nibali l’uomo in più

Guercilena non si illude. Sa bene che gli ostacoli sono sempre molti. A cominciare dalla frazione, delicatissima, di domani a Montalcino. In questo caso avere un Nibali al fianco conta tanto.

«Nibali è fondamentale. La squadra sarà fondamentale proprio perché il rischio non è tanto la condizione atletica del corridore, quanto il problema meccanico, il fattore esterno. Un uomo come Vincenzo per Giulio è assolutamente importante. Peraltro, come ho sempre detto da quando Vincenzo arrivato in Trek, sarebbe stato un grandissimo vantaggio proprio per Giulio, per imparare dal grande corridore che è».

Ciccone ha già attaccato spesso in questo Giro: Canale, Sestola (in foto), Ascoli…
Ciccone ha già attaccato spesso in questo Giro: Canale, Sestola (in foto), Ascoli…

Ma anche Giulio…

Insomma prima del serrate i ranghi attorno all’abruzzese c’è da aspettare un po’, ma Guercilena ha già ben chiaro il piano.
«Se Giulio continua così sarà interesse nostro cercare di proteggerlo il più possibile. Poi abbiamo un bella squadra: Nibali, Mollema, Brambilla… fermo anche Moschetti!».

Certo però che anche Ciccone deve iniziare a correre diversamente. Gli attacchi “scriteriati” come quello verso Ascoli non devono più accadere. Tanto che lo stesso Giulio dopo l’arrivo quel giorno si è scusato subito con la squadra, ammettendo l’errore. Ma a quanto pare la tappa di Campo Felice ha sancito definitivamente il cambio di tattica e di mentalità di Giulio. Peccati di gioventù. Intanto noi, come Guercilena, aspettiamo lo Zoncolan per capire definitivamente che piega prenderà il suo Giro.

Guercilena scatenato, Nibali sfortunato, Conci eroico

20.03.2021
3 min
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Luca Guercilena scende dall’ammiraglia parlando in inglese ed è al settimo cielo. La Tirreno era andata così male, che la vittoria alla Sanremo e il buon comportamento del team, con Conci in fuga e il gran finale, ha il sapore di una redenzione fantastica. Il tempo di rimettersi in sesto e di salutare ogni membro della squadra che gli passa davanti e poi racconta la sua giornata ascoltando le comunicazioni radio fra i corridori e guardando la corsa nel piccolo schermo dell’auto.

«Incredibile – ride – fantastica. Un ragazzo cui abbiamo creduto sin da quando è passato professionista, che è sempre stato lì. Piazzato. Lo merita e lo meritiamo noi come squadra. Abbiamo mandato un corridore in fuga perché sapevamo di non poter accettare lo scontro diretto con quei due. Sono proprio contento. E poi lo sapete, per me la Sanremo è la classica più bella…».

L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
Grande Stuyven, ma te la aspettavi diversa?

Molto diversa. Pensavo che con certi fenomeni in giro, le altre squadre avrebbero corso diversamente all’inizio della corsa. Noi abbiamo messo Conci nella fuga, credevo che altri lo avrebbero fatto. Cosa posso dire? Noi ci abbiamo creduto, gli altri no.

Stuyven era l’uomo su cui scommettere?

Lui e Vincenzo (Nibali, ndr), che però ha avuto problemi al cambio prima della Cipressa. Si è toccato con qualcun altro, il cambio si è incastrato e noi eravamo troppo lontani per cambiargli la bici. Lo ha sistemato come poteva, ma a quel punto era tardi. Però è uscito molto bene dalla Tirreno e alla fine è stato importante per pilotare Stuyven sul Poggio.

Hai pensato che nell’ultimo chilometro Van Aert potesse rientrare e beffarvi?

Quando ho visto che agli 800 metri si è messo calmo a ruota di Kragh Andersen, ho pensato che avremmo vinto. Poi nella volata era sfinito, però credo che alla fine lo fossero tutti.

Forse non tutti lo conoscono, cosa puoi dire di Jasper Stuyven?

Ha vinto Kuurne e Het Nieuwsblad. Ha vinto diverse tappe nelle varie corse ed è spesso andato vicino a vincere nei grandi Giri. Nel 2018 è stato per 10 volte fra i primi 10 delle grandi corse. Gli mancava solo la vittoria importante. E sono contento che sia venuta in Italia. Abbiamo alle spalle delle grandi aziende e da questi risultati spero capiscano che siamo una squadra giovane che può arrivare a grandi risultati».

Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre non hanno colto l’occasione
Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre nn hanno colto l’occasione

Mentre Guercilena si tuffa nell’abbraccio del team, lentamente si avvicina al pullman Nicola Conci con lo sguardo sfinito e il sorriso di chi sa di aver partecipato in qualche modo alla vittoria della squadra. «Mezza è tua – gli dice infatti Adriano Baffi – sei stato grande».

Tutto secondo i piani?

Piani in una corsa come questa non si possono fare. C’erano dei corridori che sembravano imbattibili, ma anche noi avevamo Nibali e Stuyven. Vincenzo è Vincenzo, possono dire quello che gli pare, ma ha scritto la storia del ciclismo italiano e mondiale. E Jasper ci girava attorno da tanto e ha colto bene l’occasione.

C’era tanto vento?

Mi hanno fregato. Ero contento di andare in fuga, perché avevano detto che sarebbe stato a favore. Invece è stato sempre contrario. Dovevo arrivare il più avanti possibile, ma quando siamo scesi sul mare è stato il momento più difficile. Sembrava che volessero venirci a prendere, poi ci hanno lasciato lì e sono arrivati sulla Cipressa. Abbiamo vinto, è un giorno che ricorderò per sempre.

Radio e procuratori, Guercilena dice la sua

17.03.2021
4 min
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Dando uno sguardo d’insieme, si noterà come spesso e volentieri la figura del direttore sportivo si stagli come quella di un riferimento cardine del ciclismo, come gli allenatori lo sono per il calcio. Il fatto è che, mentre questi ultimi bene o male non hanno cambiato molto il loro profilo e il loro raggio d’azione rispetto al passato, il lavoro del Ds è profondamente cambiato. E’ finita l’epoca del “one man band”, ormai ogni grande squadra ha un direttore capo e una sfilza di assistenti, proprio perché la gestione del team è notevolmente cambiata nel terzo millennio. A dispetto della sua ancor giovane età, Luca Guercilena, attuale responsabile della Trek-Segafredo, ha un’esperienza che nel settore lo ha portato anche alla presidenza dell’Adispro, l’associazione che riunisce tutti i Ds italiani ed è ancora parte integrante del suo direttivo.

Giancarlo Ferretti, qui con Bartoli, è stato uno degli ultimi “deus ex machina” dell’ammiraglia
Ferretti gestiva le sue squadre in prima persona, dal budget alla tattica

«Io ho vissuto un po’ il passaggio da un vecchio modo di fare il direttore sportivo – dice – con personaggi come Ferretti, Boifava, Stanga che gestivano tutto con al limite un paio di collaboratori, all’attuale gestione corale (in apertura è con Bruno Reverberi, esponente della “vecchia guardia”, ndr). E’ impossibile al giorno d’oggi seguire tutto da soli. In ogni squadra c’è chi cura la strategia di gara, chi fa lo scouting dei percorsi, chi cura la logistica e la gestione del personale, chi tiene i contatti con i preparatori e ha il polso della situazione tecnica. Poi naturalmente serve colui che fa la summa del lavoro, ma tutto si basa su una forte sinergia, considerando che ormai in ogni gara servono almeno due Ds al seguito e tre nei grandi Giri».

In un team però ci sono anche riferimenti diversi, come quello dei preparatori…

Tutti i team del WorldTour hanno preparatori interni alla squadra, è importante che ci sia una comunione d’intenti, anche se poi i vari corridori hanno diverse persone che li seguono atleticamente. E’ importante però che poi ci sia il Ds che gestisca la preparazione di tutti e raccolga le informazioni necessarie per consentire al manager di preparare il calendario. Se si rompe questo meccanismo si va incontro a guai seri.

Bramati è uno dei tecnici della Deceuninck-Quick Step: in tutto sono 10
Bramati è uno dei 10 tecnici della Deceuninck-Quick Step
Poi ci sono i procuratori, che guadagnano sempre più spazio nel ciclismo com’è avvenuto nel calcio…

A dir la verità, il rapporto con i procuratori è più prerogativa del general manager che deve badare all’aspetto economico. Con i Ds i contatti dovrebbero essere molto limitati, per lo più ad inizio stagione nella definizione degli obiettivi. Certo, ci sono casi nei quali il procuratore interferisce nella gestione del calendario e allora si creano attriti che sono un grande danno.

Avendo una lunga esperienza nel settore, ti sono arrivate voci di interferenze non appropriate?

Purtroppo sì ed alcune sono anche diventate di dominio pubblico. A quel punto, “rotti i piatti”, le situazioni sono divenute ingestibili. E’ chiaro che la figura del procuratore sta acquisendo sempre più importanza, ma ci sono ancora corridori maturi che preferiscono non affidarsi a una figura esterna nella cura dei propri interessi, ma per farlo devi avere carattere.

Da quel che dici, collaborare e delegare sono i due verbi più importanti nella gestione di un team…

Sicuramente, anche perché bisogna considerare che non sono più squadre di 12-16 corridori: ora ti trovi a dover fare i conti con tanti ciclisti di tante nazioni diverse. Una volta c’era uno zoccolo duro nazionale che rappresentava anche il 90% della squadra. La globalizzazione ha portato a questo, ma anche il calendario allungato: una volta c’erano i ritiri prestagionali che servivano anche a conoscersi bene, ora spesso ci si parla per via telematica, tanti i ritiri neanche li fanno per questioni logistiche. Direi che è qui che si misura la qualità di un dirigente sportivo, nella sua capacità anche in condizioni estreme di riuscire a instaurare un rapporto umano con i corridori. E’ fondamentale.

La tappa di Castelfidardo alla Tirreno ha dimostrato che non sono le radio a condizionare la corsa
Castelfidardo ha dimostrato che le radio non condizionano la corsa
I corridori sono cambiati nel tempo?

Non direi, ci sono chiaramente quelli che hanno una forte personalità e quindi hanno minori necessità e quelli ai quali serve sempre il contatto giornaliero, anche solo per una parola, avere una figura di confronto. E’ una questione di maturità personale.

Sarebbe possibile come alcuni chiedono tornare a un ciclismo senza radio, senza la gestione continua dalla “panchina”?

Quello delle radio è un falso problema. Credo che le ultime corse, la tappa della Tirreno-Adriatico a Castelfidardo in primis, abbiano dimostrato che i corridori fanno la loro corsa indipendentemente da quel che gli si può dire ed è giusto così. A parte il fatto che l’uso della radio è soggettivo, nessun corridore è costretto a usarla, le tattiche si fanno prima della corsa e sono frutto dell’esperienza personale, dell’evoluzione della corsa, della fantasia. Le radio sono e restano fondamentali per la sicurezza, per la prevenzione dei rischi, per questo un ruolo fondamentale in squadra ce l’ha l’assistente che cura lo scouting dei percorsi. Le radio non influiscono sullo show, quello lo fanno sempre le gambe…