Baroncini iridato! E’ andato tutto secondo i (suoi) piani

24.09.2021
4 min
Salva

«Sono emozionatissimo. E’ un sogno che si avvera. Un sogno che avevo da quando ero bambino», anche in conferenza stampa la tranquillità di Filippo Baroncini non viene meno, neanche mentre indossa la sua fresca e scintillante maglia iridata. E’ caduto, si è rialzato come se niente fosse. E ha ripreso per la sua strada, che nella sua mente era ben chiara.

Si vedeva che stava bene. La sua Cinelli scorreva via facile, facile. E quando nella svolta a destra che introduceva nel penultimo strappo le quattro maglie azzurre erano in testa, abbiamo capito che a 100 metri dalla fine del tratto duro avrebbe dato la zampata violenta, di cui ci aveva parlato anche Amadori.

Finalmente la gioia vera. Dopo il 2° posto di Trento stavolta è oro. Baroncini succede a Battistella l’ultimo iridato U23 (nel 2019)
Finalmente la gioia vera. Dopo il 2° posto di Trento stavolta è oro. Dopo Battistella (2019), ecco Baroncini

Tutto secondo i piani

La zampata l’ha data. Si è voltato e ha visto aprirsi il buco. Merito del tanto lavoro e della tremenda rifinitura della Coppa Sabatini, dove è stato quarto a ruota di gente da WorldTour.

Ieri lo avevamo visto arrivare lungo ad una curva, quella che introduceva nello strappetto finale a 1.700 metri dall’arrivo. Nel pomeriggio ci avevamo anche parlato. E ci aveva confermato, come ha fatto oggi in conferenza stampa, che stava provando l’azione decisiva. Vincere come aveva visualizzato e come ci si aspettava non è da tutti. E’ da campioni veri. Da uomini freddi... ma non nel cuore.

«Devo ringraziare la squadra che mi ha permesso di non prendere troppa aria e di stare coperto – dice il neoiridato – l’attacco di Luca Colnaghi ci ha fatto risparmiare energie preziose per il finale. Sì, è vero. Ieri stavo provando l’attacco di oggi. Era così che volevo fare. Era importante fare le curve forte».

E poi a dire il vero un po’ voleva anche evitare di arrivare allo sprint, memore di quanto successo a Trento pochi giorni prima.

Filippo, re di tranquillità 

Tranquillità: è questa la parola chiave di questo ragazzo? A quanto pare sì. Suo papà Carlo riesce ad abbracciarlo poco dopo essere sceso dal podio. Con lui c’è anche il… suocero Gianfranco, che si commuove. La sua Alessia invece non si è sobbarcata i 1.200 chilometri dall’Emilia Romagna a Leuven.

«E’ vero – ammettono i due – è molto tranquillo. Riesce a trasmettere serenità anche a casa». Talmente tranquillo che per qualche istante, dopo esserci goduti la sua azione da manuale, abbiamo temuto che mandasse tutto all’aria perché negli ultimi 100 metri ha praticamente smesso di pedalare. Il teleobiettivo inganna è vero, ma un sospiro lo abbiamo lanciato… e non solo noi.

«No no… – ride Baroncini – me lo sono goduto quel finale. Ho visto che ero solo. A quel punto ero tranquillo e l’ho lasciata scorrere».

Amadori premonitore

Ma intanto è bella l’atmosfera che si respira a Leuven. Una vera gioia. Un’altra medaglia, un altro oro. Dall’Italia sono arrivati tifosi e diesse. C’è persino il direttore del Giro U23, Marco Selleri, il quale dice che se la sentiva.

Ma il più commosso è Gianluca Valoti. Il suo diesse alla Colpack Ballan se lo abbraccia, abbraccia anche a noi. Ha la voce tremolante. Così come Rossella Di Leo, la team manager. 

Amadori è chiamato a gran voce dai suoi ragazzi sul podio. Perché tra le altre cose gli azzurri hanno vinto anche la Coppa della Nazioni. E’ un vero trionfo. Ogni curva disegnata al millimetro, ogni unghia mangiata. Anche Marino sapeva bene chi aveva sotto mano. «Baro è in grado di fare un attacco violento finale», ci aveva detto il cittì. E così è stato. E adesso la festa può iniziare…