Argentin non ha dubbi: Alaphilippe ha fatto la scelta giusta

20.06.2021
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La domanda è di quelle scomode, quasi come quelle che si fanno ai bambini se preferiscono la mamma o il papà: meglio correre da capitano e protagonista le Olimpiadi o il Tour de France? La risposta potrebbe essere complicata per chiunque tranne che per un francese. Nelle settimane scorse infatti Julian Alaphilippe, uno dei più accreditati a vincere l’oro olimpico nella prova in linea ha rinunciato alla partecipazione a Tokyo. In molti hanno storto il naso e avuto dubbi davanti a questa scelta, ma per il campione del mondo in carica della Deceuninck-Quick Step c’è una motivazione personale e profonda

Oggi Argentin organizza la Adriatica Ionica Race
Oggi Argentin organizza la Adriatica Ionica Race

Tempi brevi

Il Tour de France è in programma dal 26 giugno al 18 luglio mentre la prova a cinque cerchi ci sarà sabato 24 luglio – uno spazio troppo corto per un viaggio molto lungo (con differenza in avanti di sette ore di fuso orario) per poter restare competitivo – e così abbiamo provato a chiedere a Moreno Argentin, durante i giorni della sua Adriatica Ionica Race, cosa pensasse di questa decisione del francese.

Moreno, secondo te cosa c’è dietro questa scelta di Alaphilippe?

Sembrerà un paradosso, ma credo ci sia la necessità di fare delle scelte nelle scelte. I corridori moderni devono battezzare delle date nel loro calendario, perché non possono essere al top in tutte le corse. La forma la raggiungi esasperando l’allenamento e la competizione. Pertanto credo che, considerando che è francese, che ha la maglia iridata e che al Tour aveva fatto bene nel 2019 portando per tanti giorni la maglia gialla (così come l’anno scorso), la sua volontà sia quella di riprovarci nuovamente. In definitiva, mi pare non ci siano dubbi: nel suo arco di forma ha inserito il Tour anziché la prova olimpica di Tokyo.

Così su Instagram ha annunciato la nascita del figlio Nino, il 14 giugno
Così su Instagram ha annunciato la nascita del figlio Nino, il 14 giugno
Quanto può aver influito la nascita del figlio, per il quale si è ritirato dal Giro di Svizzera da terzo in classifica alla vigilia della tappa conclusiva e decisiva?

Diciamo che aveva già una buonissima condizione, si è fermato il giorno prima perché forse riteneva che non cambiasse nulla in classifica. Ha senz’altro assecondato la sua compagna e la propria voglia di esserle accanto in quel momento speciale. E’ normale che avesse questa necessità mentale e credo che gli darà ancora più tranquillità per affrontare il Tour.

Le Olimpiadi però ci sono ogni quattro anni, il percorso poteva essere adatto a lui. Non rischia di aver perso una occasione di vincere una medaglia importante?

Sì, è vero però bisogna capire meglio com’è il percorso di Tokyo, magari ha dei dubbi e lo ha ritenuto troppo duro per sé. Però anche se fosse adattissimo e la scelta comunque è col Tour, se lui è convinto di poter fare bene in Francia, allora è giusto che ci provi.

Si è ritirato dal Giro di Svizzera, dopo aver faticato dietro Van der Poel, per la nascita di suo figlio
Si è ritirato dal Giro di Svizzera, dopo aver faticato dietro Van der Poel, per la nascita di suo figlio
In Francia in ogni caso sulla carta parte meno favorito rispetto ai suoi rivali. Alla fine ha deciso il cuore, l’istinto patriottico?

Il Tour concentra la crema dei migliori atleti e lui ha dimostrato di saper vincere in mezzo ai campioni, anche quelli più predisposti per le grandi gare a tappe. Per un francese correre la Grande Boucle da protagonista è una cosa che vale una vita. Per loro conta più di poter disputare altrettanto da protagonista le Olimpiadi. Poi sa che valore aggiunto gli può dare il tifo della sua gente sulle sue strade. Però chiaramente deve dimostrare di essere davvero in forma e spazzare tutti i dubbi.

Tu hai vinto mondiale, Liegi, Fiandre, Lombardia, Freccia Vallone, tappe nei grandi Giri e sei arrivato terzo al Giro ’84, possiamo dire che per caratteristiche fisiche Argentin e Alaphilippe si somigliano. O ci sono delle differenze?

Siamo molto simili. Diciamo che nelle gare a tappe non ero convinto come lui, però nel finale della mia carriera potevo essere più determinato e poter pensare di più al podio perché una vittoria sarebbe stata comunque molto difficile per me.

Al Tour del 2019, Alaphilippe ha difeso la maglia gialla fino a 3 tappe da Parigi
Al Tour del 2019, Alaphilippe ha difeso la maglia gialla fino a 3 tappe da Parigi
Quindi Alaphilippe per te è nella fascia di età giusta per essere convinto veramente di puntare a migliorare il quinto posto del 2019?

Lui è nella maturazione giusta. Ha vinto il mondiale, sa di avere la pressione mediatica dalla sua parte ed è consapevole di tutti questi aspetti.

Ultima domanda secca: Moreno Argentin, certo di essere protagonista, cosa avrebbe scelto tra Giro o Tour in maglia iridata e le Olimpiadi?

Non ho dubbi, avrei scelto il Tour. E’ vero che non ho mai avuto la fortuna di partecipare alla competizione olimpica, ma ho il corso il Tour, anche se solo tre volte (centrando due successi di tappa, ndr), so cos’è e cosa rappresenta. Quindi scelta giusta quella di Alaphilippe.

Francia senza capitani, cosa si inventa Voeckler?

08.06.2021
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Mentre da noi con il fresco contributo di Bugno si accende il dibattito sulla presenza di Nibali alle Olimpiadi, in Francia la situazione si fa spinosa e poco coerente con il rinomato attaccamento alla bandiera. L’armata transalpina, che sulla carta sarebbe stata la formazione da battere, ha perso il suo potenziale. E per il cittì Voeckler il quadro è tutt’altro che rassicurante.

Alaphilippe dice no

La prima spallata è venuta a metà maggio da Julian Alaphilippe. «D’accordo con il selezionatore della squadra francese e la Deceuninck-Quick Step – ha detto – rinuncio al mio posto di candidato alla selezione per le prossime Olimpiadi di Tokyo. E’ una decisione personale, attentamente ponderata. Sono stati definiti gli obiettivi di fine stagione e in questo senso vanno fatte delle scelte. Sarei molto orgoglioso di indossare la maglia della squadra francese per i prossimi campionati del mondo. Ovviamente auguro il meglio alla nazionale che sarà schierata in questa occasione».

Il cittì Voeckler alle prese con una selezione complicata
Il cittì Voeckler alle prese con una selezione complicata

Team e famiglia

Julian sta correndo per la prima volta il Giro di Svizzera (foto di apertura): un approccio al Tour completamente nuovo, che tiene conto anche dell’imminente nascita del suo primo figlio.

«La nascita del bambino – ha ripetuto più volte – è la cosa più importante per me». Il Tour in maglia iridata è un’occasione d’oro per tutti, la trasferta olimpica è meno allettante.

«Voglio dare tutto al Tour con la maglia di campione del mondo – sottolinea – senza sapere come lo finirò. E di conseguenza senza sapere se potrò fare bene a Tokyo sei giorni dopo Parigi. Anche la situazione sanitaria ha avuto un ruolo nella mia decisione. Non potevo permettermi di scommettere tutto sui Giochi, sacrificando ciò che è essenziale per me, senza essere sicuro che si svolgeranno».

Voeckler amaro

E Voeckler cosa dice? Capisce, si adegua, non fa salti di gioia e guarda ai mondiali. Il presidente federale francese ha scelto di non imporsi.

«Fa parte della vita di un atleta di alto livello fare delle scelte – dice il selezionatore francese – e di un tecnico adattarsi. Senza offendere gli altri corridori, su quel tipo di circuito, Julian sarebbe stato la nostra carta migliore. Perdiamo una grande occasione. Senza di lui, non sarà la stessa squadra. Sono convinto che la squadra francese farà la sua parte, ma non posso dire che abbiamo il corridore per vincere e che gli altri quattro correranno per lui».

Bardet è uscito bene dal Giro, ma si è chiamato fuori dalle Olimpiadi
Bardet è uscito bene dal Giro, ma si è chiamato fuori dalle Olimpiadi

Il rifiuto di Bardet

A questo punto, ci si sarebbe aspettati però che Voeckler convocasse gli stati generali, magari valorizzando il Giro in crescendo di Bardet. Invece no.

«Dopo una discussione a tre con lui e la squadra – ha detto il francese del Team Dsm – abbiamo deciso che non parteciperò ai Giochi Olimpici quest’anno. Con il team abbiamo grandi obiettivi che ci aspettano a fine stagione e con questo programma non sarebbe possibile raggiungere il massimo della forma a Tokyo».

Guillaume Martin (Cofidis) si candida per fare il leader della Francia a Tokyo
Guillaume Martin (Cofidis) si candida per fare il leader della Francia a Tokyo

Martin alza la mano

Il rifiuto è venuto da corridori inseriti in formazioni non francesi: non può essere un caso. E così basta guardare Oltralpe per rendersi conto che qualcuno che smania per andare c’è.

«Sono ancora un candidato per i Giochi – fa sapere Guillaume Martin della Cofidis – anche se sto aspettando di sapere quali sono i piani di Voeckler. Sono pronto ad assumere il ruolo di leader o co-leader. Ce l’ho già nel team Cofidis e non ho paura di affrontarlo a Tokyo. Se quest’estate vado al Tour in modo più rilassato rispetto agli ultimi anni, è anche per arrivare con un po’ più di freschezza alla corsa olimpica».

Gaudu sta recuperando da una caduta alle Canarie, farà Tour e Olimpiadi
Gaudu sta recuperando da una caduta alle Canarie, farà Tour e Olimpiadi

Ripresa Gaudu

I nomi a disposizione non sono poi molti e passano per quello di Barguil, Gallopin, Cavagna e soprattutto di Gaudu, al punto che all’interno della Groupama-Fdj si comincia a pensare che la brutta caduta delle Canarie durante l’ultimo training camp, che non ha avuto gravi conseguenze fisiche, potrebbe avere un ritorno positivo. A detta del suo allenatore infatti, essere arrivati al Delfinato in ritardo di condizione, potrebbe permettere al giovane francese di vivere un Tour in crescendo e arrivare al top proprio in Giappone.

Difficile capire se le illustri defezioni siano casuali e se gli atleti le abbiano accettate di buon grado. Probabilmente all’uscita degli anni del Covid, gli sponsor sono stati meno propensi a rinunciare ai campioni più pagati nel nome dell’ideale di Patria. Per il fascino delle Olimpiadi, purtroppo, un passo indietro di cui prendere atto.

Lefevere, l’estro di Julian e l’ego di Remco. Parla il capo

01.06.2021
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Patrick Lefevere ci mette la faccia e si carica sulle spalle la Deceuninck-Quick Step, che al Giro d’Italia ha suscitato qualche perplessità e per l’ennesima volta è stata costretta a fare mercato tenendo conto di un budget non certo illimitato. Vanno via Benett e Almeida, restano Evenepoel e Alaphilippe. Al suo fianco rimane Specialized, che nel 2022 legherà la sua sponsorizzazione al team belga e probabilmente a quello in cui finirà Peter Sagan. Mentre sul fronte dei marchi, nello squadrone belga si sussurra che dovrebbe approdare anche il maglificio Castelli in odore di lasciare il Team Ineos Grenadiers. Al netto di tutto ciò, oggi con Patrick, 66 anni e dirigente sportivo dal 1979, parliamo dei due gioielli di casa, Remco e Julian, per capire il suo punto di vista.

Lefevere mantiene il suo team ai vertici facendo spesso scelte dolorose
Lefevere mantiene il suo team ai vertici facendo spesso scelte dolorose
Vincere il Giro a 21 anni, al primo assaggio e senza aver corso per 9 mesi…

Non c’era tempo perché corresse prima, per come era pianificata la sua preparazione in altura. Si è rovinato tutto quando a gennaio è stato costretto a fermarsi ancora. A quel punto avremmo potuto e forse dovuto cambiare i nostri piani, ma avevamo fatto quella scelta e sarebbe sciocco rinnegarla adesso.

In un’intervista con Het Laaste Nieuws hai detto che l’ego di Remco ne è uscito ammaccato.

Dico tante cose, a volte vengono anche ingigantite. E’ un fatto però che quel ragazzo non avesse mai perso. Ha vinto tutto da junior e anche i suoi primi due anni da professionisti sono stati pieni di vittorie. Questo Giro è stato la sua prima sconfitta.

Forse c’erano troppe attese: avete creduto davvero che fosse più grande di Merckx?

Naturalmente avevamo sperato in meglio, non dico di no, ma io non ho mai detto che avrebbe vinto il Giro. Abbiamo assecondato i suoi desideri, ma non sono così pazzo. Sapevamo che la tappa di Montalcino, dopo l’incidente del Lombardia, sarebbe stata un passaggio chiave. Remco non poteva iniziare il Giro in modo normale. A gennaio poteva soltanto nuotare, si è allenato solo negli ultimi tre mesi. Nelle Fiandre qualcuno però credeva che potesse fare un miracolo. Non possiamo giudicarlo per quello che si è visto.

Lefevere netto: il Giro ha fatto assaggiare a Evenepoel per la prima volta la sconfitta
Il Giro ha fatto assaggiare a Evenepoel per la prima volta la sconfitta
Però al netto di tutto questo, si è messo Almeida al suo servizio.

L’ho detto prima che il Giro partisse e lo ripeto ora. Ci conosciamo da anni e sapete che la maglia del team è la cosa più importante per me, non la bandiera o una nazione, e così deve essere anche per i corridori. Quando abbiamo chiesto ad Almeida di aiutare Remco, aveva appena preso 6 minuti nella tappa di Sestola, sarebbe stato lo stesso a parti invertite. Queste sono le nostre regole.

Quale sarà ora il programma di Remco?

Ora recupera e a fine settimana faremo il punto. Si voleva tenerlo un po’ fermo, ma si sta aprendo la possibilità che faccia i campionati nazionali, strada e crono, prima delle Olimpiadi.

A proposito di Olimpiadi, perché Alaphilippe si è chiamato fuori?

Perché sta per diventare padre e vuole essere presente. E poi perché vuole fare bene al Tour. Ha cambiato programma. E’ appena disceso da Sierra Nevada e farà il Giro di Svizzera invece del Delfinato, poi i campionati nazionali e il Tour. Gli ho detto che mi auguro vinca altri tre mondiali, ma l’esperienza di correre il Tour con la maglia iridata resta per ora irripetibile. Andrà in Francia per fare cose alla Alaphilippe e vedrete che di riflesso si ritroverà anche in classifica.

Almeida al servizio di Evenepoel dopo i 5’58” persi a Sestola. Lefevere non ammette equivoci
Almeida al servizio di Evenepoel dopo i 5’58” persi a Sestola
E’ stato pesante tenerlo?

Sicuramente parliamo di una cifra importante e l’acqua non è tanto profonda da non rendercene conto. Ma lui voleva rimanere e abbiamo trovato l’accordo. E’ un personaggio che corre in modo aggressivo e sa vincere. E’ simpatico. Fa gruppo. Sta bene con noi.

Con lui al Tour ci sarà Bennett?

Bennett e il suo treno, che si prenderà sulle spalle un bel po’ di pressioni, in modo che Julian sia più libero. Per Sam sarà l’ultimo anno con noi, si dice che tornerà alla Bora, ma ancora non ci sono certezze. E così per il prossimo anno, ci affideremo alle volate di Jakobsen, perché sono certo che il suo ritorno sarà un successo.

Porterete anche Cavendish al Tour?

Chi?

Cavendish, Mark Cavendish…

Sì, avevo capito. Mark ha fatto poche corse, è stato anche sfortunato, perché alcune che doveva fare sono state cancellate. Si è ritirato alla terza tappa della Vuelta Andalucia, dicendo che non era una corsa per velocisti e il giorno dopo ha vinto Greipel. Il Tour forse è troppo duro per lui ora.

Come stanno i quattro italiani?

Bagioli è stato sfortunato, non corre da Laigueglia e speriamo possa fare una bella seconda parte di stagione. Di Ballerini siamo contenti. Masnada ha fatto 40 giorni di altura e ha dovuto ritirarsi dal Giro per una tendinite. E Cattaneo lo aspettiamo al Tour. Il ciclismo non è una scienza esatta. Lavori tanto, poi speri che tutto vada bene. Ogni anno, all’inizio della stagione, faccio lo stesso discorso ai corridori: «Sono già stato diverse volte a Lourdes, ma non ho mai visto miracoli».

Tutta la Liegi in uno sprint. I tre del podio (più uno)

25.04.2021
5 min
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Una Liegi-Bastogne-Liegi da rivivere in un chilometro. L’ultimo. Lo sprint.  In palio un monumento per cinque corridori. Undici côtes, 4.500 metri di dislivello, 260 chilometri e le fiammate della Ineos Grenadiers hanno portato a questo finale.

Lo sprint a cinque. Tra Pogacar, Alaphilippe, Gaudu, Valverde e Woods
Liegi 2021
Pogacar vince la Liegi 2021 allo sprint al colpo di reni

Gaudu, Alaphilippe, Valverde, Woods e Pogacar all’improvviso smettono di collaborare. L’asfalto di Quai des Ardennes, il lungo Mosa che ospita l’arrivo, potrebbe essere tranquillamente il parquet di una pista. Ultime due curve a destra e 800 metri da fare a tutta.

Lo sprint di Pogacar

La Liegi probabilmente per lui vale come una tappa dei Paesi Baschi (con tutto il rispetto per la corsa spagnola, ndr). La pressione o la paura Pogacar non sa neanche dove siano di casa. In un modo o nell’altro all’ultimo chilometro si trova nella migliore posizione, l’ultima. 

L’abbraccio tra Formolo e Pogacar
L’abbraccio tra Formolo e Pogacar

I crampetti avvertiti all’uscita di Boncelles sembrano essere un ricordo. E poi la gamba è più fresca e tutto sommato c’è anche un bel po’ di voglia di riscatto: non aver fatto la Freccia scotta. Scotta perché sa che sta bene. 

Pogacar resta dietro. Quando lo sprint viene lanciato forse perde anche un metro, ma è normale. E’ l’effetto elastico, sono i tempi di reazione. Però prende anche meno aria e infatti risale, accorcia le distanze dal primo, ancora Valverde. Il drappello si apre a ventaglio e lui è il quinto che esce fuori ad un velocità altissima proprio sull’arrivo. Il colpo di reni in rimonta è magistrale.

«E’ incredibile – continua a ripetere Tadej dopo l’arrivo – non ci credo». Ogni tanto lancia degli urletti. Pochi secondi dopo arriva Formolo. Tadej gli dice: «Ho vinto!». I due si abbracciano. Lui ringrazia i compagni e alla fine Roccia gli fa: «Dai che stasera ci mangiamo un super hamburger».

Dopo l’arrivo, il suo capolavoro diventa ancora di più da manuale. Tadej infatti conferma che voleva controllare Alaphilippe, il più pericoloso e ci è riuscito restando ultimo. «Le gambe erano buone. Che dire: sto vivendo il sogno del ciclismo. Adesso un po’ di riposo in famiglia e poi penseremo al Tour de France».

Alaphilippe deluso ma sportivo: «Onore a Pogacar»
Alaphilippe deluso ma sportivo: «Onore a Pogacar»

Alaphilippe pistard

Partiamo da lui. Al triangolo rosso è in testa. Posizione pericolosa, specie con questa andatura quasi da surplace. Il campione del mondo però è furbo. Si stringe alla transenna esterna e punta dritto, va largo e si crea lo spazio per mettersi in coda, dietro di lui un solo corridore. Indovinate quale?

Le gambe sono buone. Non tremano di paura. No, non è da Alaphilippe farsela sotto. E poi con quel gesto ha mostrato lucidità. Adesso non deve far altro che aspettare, aspettare e intuire un decimo prima colui che lancerà lo sprint. E’ in coda e può studiare bene gli avversari. Quel momento arriva. Si muove Valverde e ai 300 metri è il più lesto a rispondere. Spinge, risale, sorpassa… la Liegi è lì. Ma un’ombra lo affianca e al colpo di reni lo sorpassa. E’ secondo. Sbatte i pugni sul manubrio dopo essersi allontano dalle telecamere. Non ci sta. 

«Questa Liegi è la sua corsa stregata – dice una mezz’ora dopo il traguardo il suo diesse Davide Bramati – ma non state qui a farmi tirare fuori di nuovo questi pensieri», aggiunge sconsolato il Brama.

«Chapeau a loro – dice invece Alaphilippe – mi dispiace perché i ragazzi hanno fatto un grandissimo lavoro. Ma uno sprint dopo 260 chilometri si può perdere, sono le gambe che hanno fatto la differenza. Io ho spinto al massimo e ho pensato a fare il mio sprint. Alla fine le mie classiche delle Ardenne sono andate bene, ne ho vinta una e ho fatto un podio. Si è lanciato benissimo Pogacar, non credo di aver anticipato io».

Gaudu dopo l’arrivo non sta nella pelle. Per lui uno dei risultati più importanti da pro’
Gaudu non sta nella pelle. Per lui uno dei risultati più importanti

Un nuovo grande: Gaudu

David Gaudu aveva dato appuntamento ai grandi venerdì. Ci aveva detto che gli piacevano le classiche e che la Liegi era la sua preferita. Ci aveva detto anche che lavorava per il testa a testa con i big in salita. E non ha mancato il rendez-vous.

Alle 16,37 del giorno della Liberazione 2021, il corridore della Groupama-Fdj si è fatto trovare in cima alla Roche aux Faucons con i primi. Per scappare via e diventare definitivamente un big anche lui. Un altro della nuova generazione che avanza.

Nel chilometro finale lui sta nel mezzo. Alla radio gli dicono di controllare Alaphilippe. Ma non è facile. Diciamo la verità, certi sprint devi anche saperli affrontare. Però tutto sommato se ne resta buono dietro. Segue la “massa” e “scopre” di essere anche veloce. E di avere gambe

La mattina è stato l’unico a presentarsi in zona mista ben coperto, senza bici e con le scarpe da ginnastica. Mani incrociate dietro la schiena, faceva finta di essere tranquillo. Era invece serissimo. Ma un punto in più per lui, che ha tenuto botta alla pressione, e per essere stato puntuale!

Woods all’attacco, alla sua sinistra Valverde. Hanno concluso rispettivamente quinto e quarto
Woods all’attacco, alla sua sinistra Valverde. Hanno chiuso quinto e quarto

Onore a Valverde 

Ma anche se volevamo parlare solo dei protagonisti del podio, non possiamo non aggiungerne uno: il quarto, Alejandro Valverde.

Ecco il suo sprint. Il volpone s’incolla alla ruota del più veloce e pericoloso, Alaphilippe. Il problema è che quello è anche una faina, non solo il campione del mondo. Prende larga l’ultima curva e lo fa ritrovare in testa. Allora lo spagnolo fa una buona cosa, ma non la migliore: si mette su un lato, ma quello esterno. Il rettilineo finale infatti gira leggermente verso destra. In pratica difende il lato lungo. Chi lo passa sulla destra dovrà fare meno strada. Ma certo, valle a pensare queste cose dopo 260 chilometri.

Le gambe poi sono quelle che sono. Parte ai 300 metri, lo sprint non è quella di una volta, quindi tanto vale giocarsela lunga. Sogna per 150 metri, rema come un disperato per gli altri 150. Una medaglia di legno sì, ma piena di onore, di orgoglio e di rispetto.

Ragazzi, chapeau: 41 anni oggi. La Liegi gli ha anche cantato la canzoncina degli auguri prima del via. Unzue, team manager della Movistar, dopo l’arrivo, se ne sta da solo in un lato del bus a fare avanti e dietro. Se potesse gli toglierebbe dieci anni e gli rinnoverebbe il contratto per altrettanto tempo.

Alaphilippe pronto alla sfida. Intanto coccola la nuova bici

24.04.2021
4 min
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Impossibile non continuare a parlare di Julian Alaphilippe. Il francese ha un seguito pazzesco, basta vedere la copertina che gli ha dedicato l’Equipe per la vittoria alla Freccia Vallone in tempo di Superlega.

Ieri sulla Redoute, durante la ricognizione solo per Gilbert, che lì è di casa nel vero senso della parola, ci sono stati gli stessi applausi e gli stessi incitamenti. «Allez Loulou!». E lui approvava facendo segno col capo.

Grande tifo sulla Redoute per Alaphilippe e i suoi compagni
Grande tifo sulla Redoute per Alaphilippe e i suoi compagni

Ma quale pressione! 

Il campione del mondo parte da super favorito per la Liegi: viene dalla vittoria della Freccia Vallone, non ha nascosto le sue ambizioni e, aggiungiamo noi, ha anche il dente avvelenato per come andò lo scorso anno, quando fu declassato al quinto posto. Con tutti questi preamboli la prima cosa che gli chiediamo è se sente la pressione.

«Sento quella giusta – risponde Loulou – quando ci sono questi grandi obiettivi, e la Liegi è quello più importante di questa parte di stagione, un po’ di pressione serve. Ho vinto la Freccia e questo già aiuta parecchio e poi dall’inizio dell’anno con la squadra abbiamo raccolto molte vittorie e anche questo ci fa stare tranquilli. Da un punto vista personale sono molto contento e spero di finire al meglio le classiche. Ma non c’è nessuna pressione speciale. E’ giusto voglia di fare le cose bene».

I ragazzi della nuova generazione, anche se Alaphilippe non è più un ragazzino (ha 29 anni), non smettono di stupire. Altra mentalità. Una mentalità alla quale dovremmo abituarci. Basta tornare indietro di dieci anni, non un secolo, e ricordare le vigilie tese di Cancellara o Boonen: a questi ragazzi sembra scivolare tutto addosso. Da una parte è un bene.

Pogacar e Hirschi chiacchieravano e ridevano ieri mentre pedalavano. Idem Gaudu e Madouas. Roglic forse era il più serio. 

La nuova Specialized Tarmac con i colori iridati per il francese (foto Twitter)
La nuova Specialized Tarmac con i colori iridati per il francese (foto Twitter)

Bici nuova

Julian invece prima si è coccolato la nuova bici “iridata” che gli ha consegnato Specialized e poi sornione se n’è andato con i compagni a fare la ricognizione. Solo sulla Roche aux Faucons ha fatto un piccolo allungo, ma forse era più un favore per i tanti fotografi al seguito. Comunque sia in quel tratto è passato da solo.

«In questi giorni dopo la Freccia ho pensato solo a recuperare – ammette Alaphilippe – La vittoria di mercoledì ha confermato la mia buona condizione, ma la Liegi è una gara diversa: è più lunga, ha un altro finale. Alla Freccia sai che devi aspettare il muro finale. La Liegi richiede molta energia e concentrazione ed è un attimo a ritrovarsi senza gambe. Io però penso di essermi ben preparato. Dopo le classiche fiamminghe, anche se non sono andato in altura, ho fatto parecchia salita. Ho fatto scalate più lunghe».

Alaphilippe in ricognizione sulla Roche aux Faucons, ultimo strappo della Liegi
Alaphilippe in ricognizione sulla Roche aux Faucons, ultimo strappo della Liegi

Quell’arrivo ad Ans

Come abbiamo visto, parlando con Marta Cavalli e Davide Formolo, il percorso sembra essere più selettivo, Alaphilippe però non è totalmente in linea con loro.

«C’è una nuova salita ed era giusto provarla, cosa che abbiamo fatto anche ieri, cambia un po’ ma non tantissimo. La Redoute e soprattutto la Roche-aux-Faucons faranno la differenza».

E allora gli chiediamo: «Preferivi il vecchio percorso con Saint Nicolas ed arrivo ad Ans o quello attuale?». 

«Bella domanda – ribatte Julian – mi piacciono tutti e due e ho corso su entrambi, ma viste le mie caratteristiche un po’ più da grimpeur forse era leggermente meglio l’altro, comunque la Roche-aux-Faucons è veramente difficile. La gara mi piace lo stesso».

Roglic in ricognizione a Boncelles, inizio della discesa su Liegi. Anche per lui bici nuova
Roglic in ricognizione a Boncelles, inizio della discesa su Liegi. Anche per lui bici nuova

Il duello con Roglic

E a proposito di Roglic. Lo sloveno è il campione uscente. Vista come è andata la Freccia già si parla di una gara a due. 

«Non dobbiamo “incendiarci” l’uno con l’altro – ha detto Alaphilippe – so bene che Primoz è molto forte. L’ho seguito al Giro dei Paesi Baschi, sapevo che era in buona forma. Chiaramente partiamo favoriti e sarà il primo avversario. In più l’anno scorso ha mostrato di saperla vincere. Ma ci sono tanti altri che possono trionfare e che vanno tenuti d’occhio. E poi ci sarà qualche corridore che vorrà anticipare».

Di sicuro gli avversari non mancano. Pogacar sarà fresco e voglioso di riscatto per non aver fatto la Freccia. E Pidcock è più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Il britannico ha detto che non si ricordava quanto fosse duro l’asfalto, ma anche che ha recuperato al meglio. Anzi, ci ha talmente preso gusto che la Liegi non doveva neanche farla, ma ha deciso di esserci lo stesso dopo la caduta verso Huy e la beffa dell’Amstel. E poi ci sono Valverde, Fuglsang... la lista è lunga.

Le classiche restano il target della Deceuninck-Quick Step

20.04.2021
3 min
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Formazione praticamente inalterata rispetto al 2020, quella della Deceuninck-Quick Step che prosegue nel suo lungo viaggio di trasformazione. Da dominatrice delle gare d’un giorno a squadra in grado di primeggiare anche nei grandi Giri. Un viaggio che nel disgraziato 2020 è stato frenato dal gravissimo infortunio a Remco Evenepoel e la sua lenta ripresa fa presumere che ci vorrà molto tempo per trovare una risposta: il talentuosissimo belga ha scelto di puntare sul Giro d’Italia, al quale è arrivato però soprattutto per fare esperienza e imparare a gestirsi senza aver potuto preparare la stagione appieno.

Julian Alaphilippe vince la Freccia Vallone 2021
Julian Alaphilippe vince la Freccia Vallone 2021

Classiche al top

La squadra resta comunque un riferimento assoluto per le classiche, a cominciare dal campione del mondo, quel Julian Alaphilippe che tuttavia non avrebbe messo da parte, almeno momentaneamente, le sue ambizioni di fare classifica al Tour, avendo appena rinunciato alle Olimpiadi. Il francese non è però l’unica punta, perché Steels, Ballerini, Asgreen, Lampaert sono corridori in grado di sfruttare ogni occasione e fare della Deceuninck la squadra che è sempre la più controllata.

Trenta corridori agli ordini di Peeters e Bramati (foto Wout Beel)
Trenta corridori agli ordini di Peeters e Bramati (foto Wout Beel)

Almeida e Bagioli

Nei grandi Giri, in attesa di Evenepoel (che resta pur sempre un corridore in grado di vincere anche nelle classiche come ha già dimostrato) l’uomo di punta è il portoghese Almeida, grande protagonista dell’ultimo Giro, ma attenzione anche ad Andrea Bagioli, che dovrà continuare nella sua opera di crescita che lo ha già messo in evidenza nelle piccole corse a tappe e a Fausto Masnada, che per quel che ha fatto merita di trovare spazio nel team anche come riferimento finale e non solo come aiutante del capitano di turno.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Julian AlaphilippeSaint Amand Fra11.06.19922014
Joao AlmeidaCaldas da RainhaPor05.08.19982018
Shane ArchboldTimaruNzl02.02.19892012
Kasper AsgreenKoldingDen08.02.19952018
Andrea BagioliSondrioIta23.03.19992020
Davide BalleriniCantùIta21.09.19942017
Sam BennettWervikIrl16.10.19902011
Mattia CattaneoAlzano LombardoIta25.10.19902013
Rémi CavagnaClermont FerrandFra10.08.19952017
Mark CavendishDouglasGbr21.05.19852007
Josef CernyFrydek MistekCze11.05.19932016
Tim DeclercqIzegemBel21.03.19892012
Dreis DevenynsLovanioBel22.07.19832007
Remco EvenepoelSchepdaalBel25.01.20002019
Ian GarrisonDecaturUsa14.04.19982019
Alvaro J.Hodeg ChaguiMonterìaCol16.09.19962018
Mikkel HonoréFredericiaDen21.01.19972019
Fabio JakobsenHeukelumNed31.08.19962018
Iljo KeisseGandBel21.12.19822005
James KnoxKendalGbr04.11.19952018
Yves LampaertIzegemBel10.04.19912013
Fausto MasnadaBergamoIta06.11.19932017
Michael MorkovKokkedalDen30.04.19952009
Florian SenechalCambraiFra10.07.19932014
Pieter SerryAalter Bel21.11.19882011
Stijn SteelsGandBel21.08.19892013
Jannik SteimleWeilheimGer04.04.19962020
Zdenek StybarPlanaCze11.12.19852011
Bert Van LerbergheCourtraiBel29.09.19922015
Mauri VansevenantOstendaBel01.06.19992020

DIRIGENTI

Patrick LefevereBelGeneral Manager
Wilfried PeetersBelDirettore Sportivo
Tom SteelsBelDirettore Sportivo
Davide BramatiItaDirettore Sportivo
Brian HolmDenDirettore Sportivo
Klaas LodewyckBelDirettore Sportivo
Ricardo ScheideckerPorDirettore Sportivo
Geert Van BondtBelDirettore Sportivo
Rik Van SlyckeBelDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Il team su cui Specialized ha il maggior controllo e con cui spinge forte sul gas della ricerca. Proprio la Deceuninck-Quick Step ha provato le corse del Nord (e vinto il Fiandre) mettendo via i tubolari e puntando sui copertoncini. I corridori vengono dotati di Tarmac SL7, Roubaix e della Shiv TT Disc per le cronometro.

CONTATTI

DECEUNINCK-QUICK STEP (Bel)

Rue de la Greve 8, 1643 Luxembourg (LUX)

info@decolef.com – www.deceuninck-quickstep.com

Facebook: @deceuninckquickstep

Twitter: @deceuninck_qst

Instagram: deceuninck_quickstepteam

Tre tenori, non sempre intonati…

10.04.2021
4 min
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In attesa che inizi la seconda parte della Campagna del Nord con l’Amstel Gold Race facciamo un po’ il punto su quanto è successo relativamente ai “tre tenori”. Stiamo parlando di quei tre corridori (Alaphilippe, Van Aert e Van Der Poel in rigoroso ordine alfabetico, in apertura sul Poggio all’ultima Sanremo) che alla vigilia di ogni gara vengono indicati come i grandi favoriti.

E’ particolare il fatto che alla resa dei conti, spesso questo ruolo venga disatteso, anche negli appuntamenti principali. E’ indubbio che siano loro quelli che danno più spettacolo, ma è anche vero che nel ciclismo odierno c’è un livellamento dei valori che spesso premia altri corridori. Come lo Stuyven della Sanremo o l’Asgreen del Fiandre, capaci di sfruttare strategie di squadra vincenti. E forse la risposta è proprio qui, nel maggiore peso che il lavoro “a tavolino” o l’invenzione estemporanea hanno assunto.

Alaphilippe così e così

Partiamo dal campione del mondo francese. Nonostante le attese, non si può negare che l’inizio di stagione di Alaphilippe non sia stato all’altezza del suo blasone. Fra i tre tenori, il corridore della Deceuninck-Quick Step è quello che ha corso di più, 16 giorni. Ha ottenuto però una sola vittoria, nella 2ª tappa della Tirreno-Adriatico, insieme a 3 podi fra cui il secondo posto alla Strade Bianche. Eppure, già in quell’occasione, nella sua stizza per la sconfitta di fronte a Mathieu Van Der Poel, c’erano i prodromi di come sarebbe andata nelle settimane successive.

Tirreno-Adriatico: vittoria per Alaphilippe a Chiusdino proprio davanti a VDP e Van Aert
Tirreno: Alaphilippe vince a Chiusdino su VDP e Van Aert

C’è tempo per rimettere a posto le cose, a partire da Freccia e Liegi e poi fino alla gara olimpica, considerando il percorso di Tokyo. Ma è chiaro che qualche segnale deve arrivare, anche per sfatare la vecchia diceria della sfortuna legata alla maglia iridata…

VdP, ora la Mtb…

Molti indicano in Mathieu Van Der Poel il protagonista assoluto della stagione. Sicuramente il secondo dei tre tenori ha colpito tutti per il modo garibaldino di correre, che in 15 giornate di gara gli ha portato 4 vittorie. Una tappa all’Uae Tour abbandonato per due casi Covid nel suo team. La Strade Bianche. Due tappe alla Tirreno-Adriatico. Si aggiungono altri 3 podi tra cui la seconda piazza al Fiandre e la terza ad Harelbeke.

Nel ranking Uci ha raccolto 801 punti, secondo bottino dell’anno e questo non fa che acuire il rammarico per la sua scelta di lasciare la strada per iniziare la preparazione per le Olimpiadi di Mtb. Lo rivedremo al Giro di Svizzera e poi al Tour, ma sempre pensando al fuoristrada.

Van Der Poel al Fiandre, una grande gara a cui è mancata solo la vittoria finale
Van Der Poel al Fiandre: è mancata solo la vittoria finale

Van Aert colleziona punti

E’ curioso il fatto che pur correndo meno (12 giorni), fra i tre tenori Van Aert sia quello che ha raccolto più punti, segno di una grande costanza di rendimento. Per lui due vittorie, una alla Tirreno-Adriatico (dove è stato secondo in classifica) e poi la Gand-Wevelgem, più 4 podi tra cui il terzo posto a Sanremo.

Van Aert, un grande inizio stagione, anche come leader per le gare a tappe
Van Aert, grande inizio stagione, anche nelle gare a tappe

Si può quasi dire che il Fiandre chiuso al 6° posto sia stato il momento più basso d’inizio stagione. Eppure Wout aveva iniziato con tanti dubbi e con la delusione iridata del ciclocross da smaltire. Per lui Amstel e poi rotta verso il Tour e la seconda parte di stagione. Lo attendono il doppio obiettivo olimpico fra gara in linea e crono, poi il mondiale di casa, dove vuole cancellare lo smacco ancora troppo recente di Ostenda, anche se su una bici diversa…

Deceuninck compatta, genesi di un trionfo

04.04.2021
4 min
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«I direttori sportivi ci guidano perfettamente». Con queste parole Davide Ballerini questa mattina ci aveva congedato alla partenza del Giro delle Fiandre. E a quanto pare le sue dichiarazioni hanno trovato un immediato riscontro nella realtà. Come quasi sempre accade nelle classiche del Nord, infatti, la Deceuninck – Quick Step ha dominato la gara.

La bici di Asgreen in corrispondenza del sedile del meccanico, davanti quella di Alaphilippe
La bici di Asgreen in corrispondenza del sedile del meccanico, davanti quella di Alaphilippe

Quella bici sull’ammiraglia

Gli uomini di Patrick Levefere nel finale erano i più numerosi. Sono stati loro a oltre 80 chilometri dall’arrivo a dare un primo scossone. E anche in questa fase sono stati quasi dei geni della tattica. Infatti a smuovere le acque è stato proprio Kasper Asgreen, colui che poi ha vinto la gara. Con quella sua azione da lontano tutti hanno pensato che il danese corresse in appoggio ad Alaphilippe. Invece già al mattino in casa Deceuninck si sapeva che il capitano era proprio lui.
E a darci la conferma è anche un dettaglio che siamo andati a cercarci dopo l’arrivo. La bicicletta sul tetto dell’ammiraglia, proprio in corrispondenza del sedile posteriore destro, cioè quella a portata di mano del meccanico, era quella di Asgreen. E’ lì infatti che viene messa la bici del capitano. 

E mentre cercavamo questa verifica, i ragazzi sul bus facevano festa: urla stile indiano apache, musica tecno a tutto volume e un continuo viavai intorno al bus.

Il copertoncino Turbo in cotone da 28 mm di Asgreen (la sua pressione, poco più di 5 bar)
Il copertoncino in cotone da 28 mm di Asgreen (la sua pressione, poco più di 5 bar)

Copertoncino vincente

E in effetti si vedeva che il danese ne aveva. La sua espressione nell’affrontare i muri era sempre quella un po’ più rilassata. È anche la facilità con la quale ha chiuso su Van der Poel nell’attacco sul Kwaremont denotava una grandissima condizione. Il campione di Danimarca ha risparmiato moltissime energie. La sua squadra lo ha coperto totalmente per i primi 160 chilometri di gara, prima di quella azione a circa 80 chilometri dall’arrivo sul Molenberg.
Ma forse c’è dell’altro. In Specialized, marchio con cui corre la Deceuninck, non lasciano nulla al caso. I tecnici, in accordo con il team, hanno fatto moltissimi test sul campo. Il brand americano è tra i promotori del copertoncino. E oggi Agreen e i suoi compagni ne hanno utilizzato uno da 28 millimetri in cotone che, stando ai dati della casa, fa guadagnare un qualcosa come 10 watt al di sopra dei 40 chilometri orari per un corridore di 70 chili. Va da sé che per tutte quelle ore di gara e vista la media oraria stabilita, Kasper ha risparmiato davvero un bel po’… E probabilmente la sua freschezza nel finale è derivata anche da questo particolare (che poi particolare non è). Ormai la tecnica nel ciclismo non è più secondaria. Probabilmente è anche il primo “Monumento” per un copertoncino.

Lampaert, stanco ma felice, prende i cioccolatini in omaggio
Lampaert, stanco ma felice, prende i cioccolatini in omaggio

Deceuninck compatta

Ma non solo tecnica e gambe, per vincere certe corse serve anche una grande squadra. E può capitare che il campione del mondo faccia da gregario e lo faccia con entusiasmo, o comunque, senza tenere il muso. L’asso francese rideva mentre sfilava sul traguardo e osservava il maxi schermo che mostrava il replay della volata.

«Quando al mio secondo allungo hanno risposto tutti gli altri e in contropiede è partito Asgreen ho sperato il massimo per lui – ha detto Alaphilippe dopo l’arrivo – Kasper era in mezzo a quei due e non sarebbe stato facile per lui. Ma sapevamo che stava molto bene».

Uno degli ultimi atleti a raggiungere il bus ed aggregarsi alla festa della Deceuninck è il beniamino di casa, Yves Lampaert, al quale regalano anche dei cioccolatini dopo l’arrivo! Lui li mette in tasca e a sua volta li dà ai meccanici prima di salire sul bus.

«Vero, adesso si può dire – ammette Lampaert – Asgreen era il nostro capitano sin dal mattino. Sapevamo che era il più forte, lo ha dimostrato in questa settimana (domenica scorsa aveva vinto ad Harelbeke, ndr). E soprattutto durante la corsa Julien ha detto che non era al top, quindi era normale puntare su di lui. La caduta? Fortunatamente non ha inciso sulla nostra tattica, non abbiamo perso uomini, almeno nella fase che contava. Siamo riusciti a correre compatti come volevamo. E il fatto che Asgreen abbia battuto Van der Poel in volata è un qualcosa di fantastico».

Un po’ però la caduta ha influito, almeno sull’esito degli uomini in gara. Asgreen infatti era rimasto coinvolto. E con lui Ballerini.

«Lo ho aiutato io – dice Davide – a rientrare, ma visto come è andata la corsa, alla fine era veramente l’unico che aveva la forza per battere Van der Poel. Chapeau!».

Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020

Alaphilippe, quella caduta non si può dimenticare

03.04.2021
4 min
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Chiamatela malizia di corsa o colpo gobbo da ciclocrossista, sta di fatto che l’anno scorso al Fiandre, Van Aert fece fuori Alaphilippe e per poco nella caduta non tirò giù anche Van der Poel (foto di apertura). Puntò la moto, che andava così piano da non dare alcuna scia. Le arrivò sotto, portandosi gli altri due a ruota. E a quel punto, scartò all’ultimo secondo. Van der Poel che lo seguiva, ebbe un riflesso da gatto e la evitò a sua volta. Alaphilippe, che forse non era neppure troppo attento, la prese in pieno e volò sull’asfalto. Caduta spettacolare, ma probabilmente non casuale. Per fortuna si era a fine stagione, altrimenti per il campione del mondo la frattura della mano sarebbe stata un guaio ben peggiore.

Dwars dooor Vlaanderen. Greg Van Avermaet, Julian Alaphilippe
Con van Avermaet alla Dwars door Vlaanderen di due giorni fa: sensazioni migliori
Dwars dooor Vlaanderen. Greg Van Avermaet, Julian Alaphilippe
Con van Avermaet alla Dwars door Vlaanderen

Un brutto giorno

Il campione del mondo parla nella conferenza online della Deceuninck-Quick Step a capo di una prima parte di stagione che l’ha visto vincere una tappa alla Tirreno-Adriatico e centrare il secondo posto alla Strade Bianche, dietro Van der Poel. Nei giorni scorsi ha ammesso di aver pagato le corse italiane e come lui forse lo stesso fenomeno olandese. Del resto, se si corre ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi il corpo chiederà requie. E Van Aert, che rispetto ai due è quello che corre in modo più razionale, è arrivato sulle strade del Belgio con maggior margine.

«Non ho davvero voglia di vendetta – dice Alaphilippe – quel giorno e quella caduta sono alle spalle. Siamo nel 2021 ed è una nuova edizione. La condizione è diversa, la gara sarà diversa. Ho dimenticato cosa è successo. Di sicuro, è stato un brutto momento per me e per la squadra. Ma non penso più a cosa avrei potuto fare se non fossi caduto. Questa è la vita, è successo e lo accetto».

Le sfide con Van der Poel hanno acceso la Tirreno, ma entrambi le stanno pagando
Le sfide con Van der Poel hanno acceso la Tirreno

Adrenalina al top

Ci sarà da controllare la corsa e lo sa bene. Per cui l’assenza dell’ultimo momento di Stybar per un’aritmia cardiaca che richiederà un’ablazione (come per Viviani e prima ancora Ciccone) è per la Deceuninck-Quick Step un duro colpo. Il collettivo non manca, lo hanno dimostrato ad Harelbeke, ma Stybar sarebbe stato un altro siluro da sganciare.

«Non saremo i soli a controllare l’intera gara – dice – siamo tra i favoriti, ma forse qualcuno è più favorito di noi e deve prendersi le sue responsabilità. Siamo concentrati su ciò che dobbiamo fare e questa è la cosa più importante. Come ho già detto, ero un po’ stanco dopo le gare in Italia e non sono stato super negli ultimi giorni. Però la Dwars door Vlaanderen ha riacceso la luce. Mi sentivo meglio e mi sono sentito un po’ meglio ogni giorno. Forse perché l’adrenalina in corse come il Fiandre fa davvero la differenza».

La ricognizione sui Muri dice che le sensazioni stanno migliorando
La ricognizione sui Muri dice e le sensazioni che migliorano

Prova d’appello

Non è il più veloce, quei due fanno paura. Staccarli sull’ultimo Qwaremont oppure sul Paterberg non sarà facile. Forse anche l’idea del testa a testa non paga come potrebbe. E’ vero che sull’ammiraglia dello squadrone belga ci sono dei veri draghi, ma la missione è complessa. E come dice bene Ballan, quegli ultimi chilometri contro vento rendono questo Fiandre un po’ meno adatto per le soluzioni solitarie.

«Per me – dice – non esiste uno scenario ideale. Lo scenario migliore è che vinciamo la gara. Abbiamo una squadra forte. Dobbiamo correre in modo intelligente, essere intelligenti. Farò per la seconda volta il Fiandre in maglia iridata, pur avendola vinta una sola volta. A mio modo mi viene concessa una prova d’appello. Mi dispiace per i miei compagni di squadra che non potranno correre la Roubaix. Io correrò al massimo fino alla Liegi e spero di poter fare il massimo fino a quel giorno per onorare questo simbolo».

Già, non lo dice, ma all’elenco degli errori dello scorso anno, alla caduta del Fiandre va aggiunta anche la Liegi della scorrettezza ai danni di Hirschi e di Roglic che lo infila sulla riga. Ci sono tante macchie da lavare. E davvero questo secondo giro di classiche in maglia iridata comincia a sembrare una clamorosa possibilità di redenzione. In fondo la Pasqua non significa proprio questo?