Sabato indosserà maglia, calzoncini, il casco e tornerà lì, sulla linea di partenza, per affrontare la sua 13ª avventura al Tour de France: se a inizio stagione glielo avessero detto, Mark Cavendish avrebbe pensato a una presa in giro, una battuta di cattivo gusto. Invece il ciclismo è così, ti riserva sorprese quando meno te lo aspetti.
A dir la verità, Mark non se lo aspettava neanche una settimana fa. Al Tour doveva andare Sam Bennett, questi erano i programmi sin da inizio stagione. E’ pur vero che il nativo dell’isola di Man aveva provato a mettere in discussione le gerarchie con 4 vittorie in Turchia e buone prestazioni, mai viste negli ultimi tre anni, ma non sembrava abbastanza.
Acque agitate in casa Deceuninck
Patron Lefevere era stato chiaro: «La sua presenza innervosirebbe Bennett – aveva dichiarato a Cyclingnews – alla Schelderprijs abbiamo perso proprio perché i due erano insieme (secondo Bennett e terzo Mark, ma quel che conta è sempre e solo la vittoria, in questo caso di Jasper Philipsen, ndr). La maglia è di Bennett, fine della discussione».
Macché fine… Tre giorni dopo le dichiarazioni cambiano e sono improntate alla furia: «Bennett ha sbattuto il ginocchio al manubrio prima del Giro del Belgio e non ci ha detto niente. Poi ha fatto tira e molla ogni giorno per allenarsi. Questo dice molto su di lui». Le loro strade stanno per dividersi, Bennett forse tornerà alla Bora Hansgrohe, certo che questi addii anticipati non fanno bene alla Deceuninck Quick Step…
30 vittorie e non è ancora finita…
Intanto però Mark c’è e ha risposto presente appena glielo hanno detto. Il britannico con il Tour ha un rapporto idilliaco, iniziato nel 2008 con 4 vittorie, 6 l’anno dopo, 5 nel 2010 e 2011, 3 nel 2012, 2 l’anno dopo e ancora una nel 2015 e 4 nel 2016. Il bello è che a queste ha quasi sempre abbinato vittorie negli altri grandi Giri, 13 in Italia e 3 in Spagna. Ha anche provato il tris consecutivo (quello che vuole tanto Ewan, magari ritirandosi prima…), ma nel 2011 non ne aveva più e alla Vuelta resistette solo 4 tappe.
A 36 anni Cavendish è uno che ha vinto tutto: ha la collezione completa delle maglie della classifica a punti nei tre grandi giri, ha vinto Mondiali e classiche, ha anche una medaglia d’argento olimpica a casa (nell’omnium a Rio 2016, battuto solo da Viviani), perché allora riprovarci, rimettersi in gioco?
Una risalita partendo da… zero
Una ragione è legata ai suoi ultimi tre anni, contraddistinti da una mononucleosi che ci ha messo tantissimo a scomparire e soprattutto a un forte stato depressivo, quella malattia subdola e sotterranea che colpisce sempre più i protagonisti delle due ruote. Non poteva finire così, Mark non voleva questo. Si è rimesso in gioco, al punto che quando alla Deceuninck Quick Step gli hanno proposto un ingaggio a stipendio zero, guadagnandosi gli euro con fatica, sudore e risultati, ha detto sì.
Ma forse c’è anche altro: Cavendish ha vinto 30 tappe al Tour e il primato dista solo altri 4 centri. E’ uno dei tanti record in possesso del “Cannibale” Eddy Merckx, forse a 36 anni pensare di vincere almeno 4 volte è difficile, ma il suo treno è da leccarsi i baffi (Ballerini e Morkov daranno l’anima per pilotarlo) e poi chissà se gli altri hanno una spinta emotiva forte quanto la sua…