Campi Elisi per due. A Van Aert la tappa, a Pogacar la storia

18.07.2021
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L’ultima volata del Tour de France è come l’ultima crono: non vince il più specialista, ma quello che ha recuperato meglio. Lo sa bene Daniele Bennati, ultimo italiano a sfrecciare su Campi Elisi nel 2007.

«E’ esattamente quello che ho pensato quando ha vinto Van Aert – dice il toscano – che deve anche dire grazie a un grande Teunissen, per come l’ha lanciato. La Deceunick? Forse stavolta si sentivano troppo sicuri».

“Cav” alla frutta

Quel rettilineo è infido e lunghissimo. Prima di partire ci hanno pensato a lungo. Teunissen ha portato Van Aert fino al punto in cui far esplodere la sua volata e a quel punto dietro non sono riusciti neppure a uscirgli dalla scia. Troppo più forte il campione belga. O semplicemente il film di Cavendish era destinato ad arrestarsi davanti a due evidenze. La prima è che il britannico in maglia verde si è trascinato su tutte le salite delle ultime due settimane, cercando di stare nel tempo massimo e senza grosse occasioni per recuperare. Come ieri Kung, specialista ma sfinito. Mentre Van Aert vincendo la crono ha dimostrato di essere ancora a mille. La seconda è probabilmente più legata alla cabala che all’evidenza scientifica. E dice che forse il record di Merckx ha voluto resistere per un anno ancora e forse, chissà, resisterà per sempre.

Subito a Tokyo

«In realtà, non posso crederci – dice Van Aert subito dopo aver ripreso fiato – questo Tour de France è stato fantastico. Un ottovolante pazzesco. Finire con tre vittorie in tasca è totalmente fuori dalle mie aspettative. Una vittoria come questa non ha prezzo e adesso dovrò correre all’aeroporto a prendere il mio volo per Tokyo. Devo dire grazie alla mia piccola squadra e soprattutto a Mike Teunissen, che mi ha messo in una posizione perfetta prima dello sprint. Era fondamentale ritrovarsi in una buona posizione dopo l’ultima curva a destra. Ero sicuro che Mike potesse farcela e lo ha fatto perfettamente».

I campioni fanno così. E adesso vai a capire se sia il cross che lo ha reso grande su strada o se sia semplicemente grande dovunque lo si metta. Se riuscirà a metabolizzare bene queste fatiche e ad assorbire il passaggio in Giappone, un oro da laggiù lo porta a casa di sicuro.

Passerella in giallo per il secondo anno consecutivosui Campi Elisi: il Tour è di Pogacar
Passerella in giallo per il secondo anno consecutivo sui Campi Elisi: il Tour è di Pogacar

Un’altra verde

Cavendish prima ha esitato nel prendere la ruota giusta, infilandosi nelle tasche di Morkov, poi non ce l’ha fatta a cambiare passo. Forse si è addirittura tolto un peso. Di sicuro la maglia verde e quattro tappe vinte sono più di quanto si sarebbe mai aspettato a febbraio, quando sgomitava nelle prime volate cercando di ritrovare il feeling.

«Dieci anni dopo, di nuovo con la maglia verde – dice – è fantastico, sembra di essere ringiovanito. Il supporto del pubblico è stato incredibile durante tutto il Tour de France. Tornare a Parigi è un onore. Sono tornato ed è un sogno. Il sogno di un bambino che diventa realtà dopo un sacco di duro lavoro. Se una delle mie vittorie può ispirare dieci bambini ad affrontare il ciclismo e magari correre il Tour de France in futuro, per me sarà la cosa più importante».

A chi diceva che fosse una squadra… leggera, la risposta: tutti a Parigi
A chi diceva che fosse una squadra… leggera, la risposta: tutti a Parigi

E adesso il Re

Non ce ne vogliano i tifosi di Pogacar, la cui vittoria non si dà per scontata, anche se rispetto allo scorso anno, abbiamo avuto tutto il tempo per abituarci. Nella pazzesca cornice di pubblico del circuito sui Campi Elisi, la maglia gialla ha girato come un metronomo, irraggiando i dintorni con il suo splendore. Il Uae Team Emirates ha chiuso a pieno organico, bella risposta a chi li dipingeva come un gruppo di poco spessore.

Neppure Contador resiste alla tentazione di un selfie con Pogacar
Neppure Contador resiste alla tentazione di un selfie con Pogacar

«E’ semplicemente pazzesco essere tornati qui in giallo – dice Pogacar a margine del podio – e con una squadra incredibile. Oggi ci siamo divertiti e ora è il momento di festeggiare. Stamattina è stato bello prendersela comoda. Ci siamo divertiti a chiacchierare tra noi. Poi siamo arrivati qui sul pavé dei Campi Elisi ed è ricominciata la corsa a tutto gas, come ogni giorno. Non riesco a esprimere quanto sia felice. Rimarrò motivato nei prossimi anni, ma al futuro ci penseremo poi… L’anno scorso ho provato emozioni forti, questa volta sono ben diverse. Il nuovo Cannibale? Non mi piace paragonarmi ad altri corridori, ognuno ha il suo stile e la sua personalità. Ogni corridore è unico. E io sono Pogacar. Mi godo la vita, lavoro duro, amo andare in bicicletta. Sono queste le cose che contano».