«Ohi ma oggi eravate voi sulla Roche aux Faucons a fare le foto dal bosco? Dai che quella buona di foto ve la mando io domenica!». Scherza, come sempre, Davide Formolo alla vigilia della Liegi-Bastogne-Liegi, la corsa a lui più cara. Scherza, ma è anche fiducioso, pensa positivo.
Oggi lo abbiamo incontrato, solitario, sul percorso della Doyenne. Mentre la sua Uae è passata almeno un quarto d’ora dopo di lui.
Davide, prima di tutto come stai?
Bene dai, esco da un bell’allenamento in altura sul Teide e sono qui per raccogliere i frutti di quanto fatto. L’ultima mia corsa è stata la Sanremo.
Caspita, è un bel po’ che non corri…
Vero, ma non mi preoccupa questa cosa. Altre volte sono arrivato alla Liegi direttamente dall’altura.
Beh, la Freccia avrebbe fatto comodo pensando al ritmo gara. Ma la “falsa positività” di Ulissi e di un componente dello staff vi ha bloccato. Però domenica ci sarete?
Guarda, dobbiamo fare i tamponi adesso (ieri sera, ndr) e se non ci saranno falsi negativi partiamo.
Come mai in ricognizione ti abbiamo visto da solo?
Ho voluto aprire un po’ il gas, mentre gli altri sono andati più tranquilli. Giovedì abbiamo fatto scarico, in più avevo perso un giorno di allenamento ulteriore a causa del viaggio dal Teide e bisognava aprire i polmoni. Poi ero tranquillo, mi seguiva un’ammiraglia con dentro il medico e il meccanico e sono andato.
Cosa significa aprire i polmoni? Fai degli scatti, vai regolare ma forte…
Che volevo fare qualche minuto in debito d’ossigeno, dopo una settimana senza averne fatti. Serve prima di una gara e poi, come detto, è un po’ che non corro. In pratica sono partito quasi subito sulla prima salita che abbiamo fatto, credo fosse la Cȏte du Rosier, che poi è quella più lunga della Liegi. Lì ho anche incontrato la Longo Borghini. Ci siamo salutati.
Però mercoledì, durante la Freccia che non avete potuto fare, tutti pensavano foste rimasti in albergo e invece avete fatto quasi tutta la Liegi.
Si abbiamo fatto gli “ultimi” 200 chilometri e anche con un buon passo. Sono usciti 3.700 metri di dislivello e mancavano i primi 60 chilometri. Volevamo arrivare vuoti nel finale, come succederà domenica.
Hirschi, Pogacar, Formolo, ma che squadrone ha la Uae?
Eh sì, siamo uno squadrone. Anche io ho un po’ sbarrato gli occhi quando l’altro giorno commentando la Freccia hanno detto che era venuta a mancare la squadra di riferimento. Però a ripensarci era vero.
Ma quindi dovrai tirare o avrai un po’ di carta bianca?
Un po’ di spazio lo avrò. Siamo in tre e si conta di arrivare tutti e tre davanti nel finale. Poi lì si vedrà in base alla corsa e alle gambe chi avrà più spazio. Comunque non parto per tirare per Pogacar, siamo tutti e tre alla pari.
Veniamo in modo più specifico al percorso: come ti sembrano le modifiche? Hanno tolto una cȏte e ne hanno aggiunta una nuova, la cȏte de Desnié.
Si tratta di una salita più corta, ma più ripida. Secondo me farà più selezione nel complesso. Dopo lo scollinamento non c’è subito la discesa ma un su e giù e solo dopo un po’ si scende in picchiata verso la Redoute.
Quando inizia perciò la vera Liegi?
Quando scattano i big – scherza Formolo – Difficile dirlo, ogni volta è diversa. Il primo anno che l’ho fatta mi hanno ripreso a 500 metri dalla fine, così mi sono detto: questa è una corsa che per vincere devi aspettare gli ultimissimi metri. L’anno dopo aspetto. Mi incollo a Valverde e vince Jungels che parte a 50 chilometri dall’arrivo!
Una volta seguimmo una ricognizione con Alberto Volpi: con lui c’erano i giovani della Liquigas. Eravamo ai piedi dello Stockeu e Alberto disse loro: «Già dalla Cȏte de Wanne si entra nel vivo, ma da qui in poi se non si sta davanti la corsa si può perdere in un attimo». E’ così? E’ ancora così?
Per quanto riguarda lo stare davanti sì, ma lo scatto giusto lo vedi subito se è buono. Se scatta un grande non lo puoi perdere di vista. La Liegi è una gara così lunga che hai una sola vera cartuccia, quindi devi stare a ruota e serve un po’ d’astuzia. Però dico che questo va a favore nostro che siamo in tre.
La Redoute è il momento chiave?
Il nuovo percorso favorisce questo punto di vista. Può essere più incisiva. Prima era più lontana dal traguardo. Poi ci sono ancora solo due cȏte e mezzo, perché quella dopo la Roche aux Faucons è facile. Sulla Redoute capisci veramente se è una giornata in cui puoi sorridere oppure no.
Oggi quando ci siamo passati abbiamo visto che il suo ingresso è molto complicato. Ci sono vicoli e curve strette, bisognerà stare davanti…
Ma è difficile stare davanti. E’ lì che servirà la squadra. Io poi non l’ho mai presa nelle primissime posizioni, però è anche vero che gli altri anni lì non si è mai fatta la gara. Stavolta invece credo che non sarà così. Anche perché si arriva in picchiata dalla cȏte precedente e in quelle stradine nel paese ci sarà da sgomitare parecchio. Però, dopo il ponte ci sono 300 metri nei quali se hai gamba risali. E se non ce l’hai… sono dolori!
Al termine del tratto duro della Redoute si mette subito il 53?
Quando spiana sì, perché spiana per davvero. Sarà al 4%, anche meno, e se riesci a metterlo subito magari recuperi meglio qualche posizione. Anche perché poi non si scende immediatamente, ma si andrà forte.
Ha senso guardare i rapporti in allenamento visto che in corsa si va molto più veloce?
C’è tanta differenza con la gara. Da parte mia cerco di capire se quello che ho scelto mi basta. In quel caso chiedo di montare un qualcosa di diverso. Domani comunque parto con il 53-39 e l’11-28. Ruote Bora da 50 millimetri.
La seconda parte della Liegi è davvero tortuosa e la corsa è nel vivo, facendo il percorso oggi ci siamo chiesti come si fa a trovare un momento buono per mangiare.
Non è facile per la situazione della corsa, ma fortunatamente oggi ci aiutiamo molto con le borracce. Se avessimo dovuto ingerire le quantità di cibo che servono ogni ora con dei solidi sarebbe stato un problema. Invece con le maltodestrine è come se in una borraccia ci fossero due, anche tre, barrette.
Un tratto che ci è sembrato adatto alle imboscate, un po’ “terra di nessuno”, è quello che precede la Roche aux Faucons: anche lì tante curve, la strada che scende, magari tutti aspettano la salita e ci sta la “fagianata” come dice Magrini…
Sì è un tratto insidioso specie se dovesse essere umido. Spero ci sia un gruppetto ridotto con noi tre della Uae davanti, però lì una fagianata la vedo difficile, perché la velocità sarà alta e perché tutti vorranno prendere la salita davanti. Comunque tornando all’alimentazione, quando feci secondo in questo tratto mangiai tre paninetti alla Nutella e nonostante tutto quando fui in cima alla Roche aux Faucons mi girava la testa dalla fame.
La Roche aux Faucons è l’ultima cȏte, breve ma dura: e il dopo? Anche lì strada è “incerta”: non è né uno strappo, né una salita, ma si va su…
Può essere un momento chiave perché in quel caso se c’è un gruppetto ogni rallentamento può portare ad uno scatto, che in quel punto può essere decisivo. Anche perché poi c’è la discesa finale, velocissima, che porta a Liegi: ponte, curva a destra e inizia il rettilineo conclusivo.
Ma quando andrai a letto stasera, chiuderai gli occhi e penserai alla corsa quale sarà il tratto del percorso che ti farà più paura?
La partenza. Quella della Liegi è “cattiva” (Formolo usa un altro termine! Ndr). E’ in salita e mandare via la fuga non è facile, si va forte. E allora se uno ha mangiato un po’ di più a colazione, se è un po’ addormentato visto che si parte anche presto… fa fatica. Nei primi 10 chilometri della Liegi non ho mai avuto belle sensazioni.
E invece il momento più bello?
Dipende dalla gamba! Direi Roche aux Faucons. Anzi no: dico lo Stockeu. Il tipico strappo da Belgio, ripido, stretto, quello che ho sempre sognato da bambino. Ed è anche il punto più duro.
Beh, Roccia, direi che abbiamo detto tutto…
Chiudo con una “perla”, una perla di saggezza.
Illuminaci!
Alla Liegi devi partire con la coda tra le gambe, se vedi chi c’è ai nastri di partenza il parterre è enorme. E’ un attimo tra vincere o restare in mezzo alla strada. Tutti ti dicono: è la tua corsa, è la tua corsa. Poi guardi dove sei, chi c’è e ti rendi che almeno 20 corridori fortissimi possono vincerla.