Tappa e maglia, storia di un successo nato dal dolore

27.06.2021
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Immenso Van der Poel, cos’altro vuoi dire? E immenso ancora di più alla luce delle cose successe ieri. Dell’insuccesso e delle critiche, che a volte sono troppo frettolose. Ma si diceva anche stamattina, Mathieu impara in fretta e in quello scatto rabbioso e nella tattica di tutta la giornata c’è stato tanto dei ragionamenti della serata scorsa, davanti al dolore dei suoi compagni e quello che lo scavava nell’animo.

E alla fine per Mathieu è arrivata la maglia gialla promessa a suo nonno Poulidor
E alla fine per Mathieu è arrivata la maglia gialla promessa a suo nonno Poulidor

Eroico “Sbara”

Kristian Sbaragli divide la stanza con l’olandese e quando ieri sera si sono ritrovati a commentare la tappa andata male, non c’è stato bisogno di troppe parole. Mathieu l’ha guardato e ha visto il compagno che avrebbe dovuto tenerlo davanti nel finale con 4 punti sul mento, le labbra aperte internamente perché nella caduta ha battuto i denti (e per fortuna non li ha rotti) e contusioni al costato e al ginocchio. Un quadro di dolore. Kristian non ha neppure cenato se non con qualcosa di liquido, eppure stamattina alla partenza ha messo nei pedali tutto quello che gli restava in corpo, resistendo alla tentazione di mollare.

L’idea della fuga

La Alpecin-Fenix sta tornando in pullman verso l’hotel e le parole di Sbaragli sono le prime, perché lo sforzo della tappa gli ha decongestionato le labbra e adesso riesce a parlare.

«Stamane – dice – siamo partiti per vincere. Come squadra avevamo il compito di fare il massimo perché Mathieu prendesse il muro nella posizione giusta. Poi negli ultimi chilometri, quando sta bene… lui è lui. Per come è andata ieri avevamo solo tanto rammarico, così stamattina s’è parlato di fare quel che poi s’è fatto. L’attacco al primo passaggio doveva servire a portare via un gruppettino e inventarsi una tappa diversa, ma alla fine sono venuti quei secondi di abbuono ed è andata bene lo stesso».

Oltre il dolore

Lui è lui. In queste sette lettere c’è la devozione del gregario e insieme il riconoscimento di una forza e una classe che tutto il gruppo è andato a tributare a Van der Poel dopo l’arrivo. Alaphilippe si è fermato. E come ieri Mathieu si era congratulato con lui, oggi il francese è andato a riconoscergli la superiorità di giornata. Poi è arrivato Pogacar, che l’ha abbracciato a lungo, come si fa con un grande avversario nei cui confronti hai anche e soprattutto stima.

Sul traguardo Pogacar si volta. Roglic è in scia, Alaphilippe poco dietro
Sul traguardo Pogacar si volta. Roglic è in scia, Alaphilippe poco dietro

«Non stavo bene per niente – riprende Sbaragli – avevo dolore da tutte le parti, ma toccava nuovamente a me e così sono partito con l’idea di vedere per strada come stavo. La squadra mi ha chiesto di fare il massimo. Non ho avuto grandissime gambe, ma ho dato tutto e anche altro. La pressione in questi giorni s’è sentita, anche se come squadra non abbiamo più tantissimo da dimostrare. Siamo concentrati, perché il Tour è lungo, ma siamo anche ben preparati, perché chi è qui ci sta lavorando da gennaio. L’obiettivo era vincere una tappa, la maglia gialla è stata la ciliegina sulla torta. Certo che Mathieu sentiva questo fatto di suo nonno Poulidor e ha sentito anche le critiche. Hanno parlato di fallimento, ma ieri è pur sempre arrivato a 8 secondi, avendo perso i compagni per una caduta. I campioni si riconoscono anche per queste reazioni. Invece le critiche per noi sono diventate benzina».

Sera di festa

Mathieu raggiungerà l’hotel più tardi in ammiraglia, essendo rimasto fermo con il protocollo, le interviste in zona mista e poi l’antidoping. Vederlo indicare il cielo e crollare in lacrime ha dato la misura di quanto siano grandi e potenti le motivazioni che animano un atleta e di come dietro certe imprese ci siano ancora il bambino, la famiglia, il nonno, le parole e i racconti di una vita.

«E allora stasera un po’ si farà festa – dice Sbaragli – niente di clamoroso, ma il brindisi ce lo siamo proprio meritato. Domani proveremo a vincere ancora con Merlier in volata, dovremo essere concentrati, ma la tappa e la maglia gialla valgono un festeggiamento. Io per fortuna non ho niente di rotto e adesso spero che il dolore passi e di riprendermi bene nei prossimi due, tre giorni. Non è iniziato bene questo Tour, ma sono convinto che possa cambiare. E giornate come questa aiutano parecchio».

E mentre Sbaragli raccontava e Van der Poel si sottoponeva a rituali e controlli, Alaphilippe molto deluso lasciava a bocca asciutti i cronisti in attesa, con tanto di scuse del suo addetto stampa che è riuscito provvidenzialmente a registrarne alcune battute. Tanto è dolce e toccante la vittoria, per quanto può essere beffarda la resa. E’ la storia del Tour, una delle tante maestose storie del ciclismo. Domani, potete scommetterci, saranno di nuovo qui per provarci ancora.