Lefevere, l’estro di Julian e l’ego di Remco. Parla il capo

01.06.2021
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Patrick Lefevere ci mette la faccia e si carica sulle spalle la Deceuninck-Quick Step, che al Giro d’Italia ha suscitato qualche perplessità e per l’ennesima volta è stata costretta a fare mercato tenendo conto di un budget non certo illimitato. Vanno via Benett e Almeida, restano Evenepoel e Alaphilippe. Al suo fianco rimane Specialized, che nel 2022 legherà la sua sponsorizzazione al team belga e probabilmente a quello in cui finirà Peter Sagan. Mentre sul fronte dei marchi, nello squadrone belga si sussurra che dovrebbe approdare anche il maglificio Castelli in odore di lasciare il Team Ineos Grenadiers. Al netto di tutto ciò, oggi con Patrick, 66 anni e dirigente sportivo dal 1979, parliamo dei due gioielli di casa, Remco e Julian, per capire il suo punto di vista.

Lefevere mantiene il suo team ai vertici facendo spesso scelte dolorose
Lefevere mantiene il suo team ai vertici facendo spesso scelte dolorose
Vincere il Giro a 21 anni, al primo assaggio e senza aver corso per 9 mesi…

Non c’era tempo perché corresse prima, per come era pianificata la sua preparazione in altura. Si è rovinato tutto quando a gennaio è stato costretto a fermarsi ancora. A quel punto avremmo potuto e forse dovuto cambiare i nostri piani, ma avevamo fatto quella scelta e sarebbe sciocco rinnegarla adesso.

In un’intervista con Het Laaste Nieuws hai detto che l’ego di Remco ne è uscito ammaccato.

Dico tante cose, a volte vengono anche ingigantite. E’ un fatto però che quel ragazzo non avesse mai perso. Ha vinto tutto da junior e anche i suoi primi due anni da professionisti sono stati pieni di vittorie. Questo Giro è stato la sua prima sconfitta.

Forse c’erano troppe attese: avete creduto davvero che fosse più grande di Merckx?

Naturalmente avevamo sperato in meglio, non dico di no, ma io non ho mai detto che avrebbe vinto il Giro. Abbiamo assecondato i suoi desideri, ma non sono così pazzo. Sapevamo che la tappa di Montalcino, dopo l’incidente del Lombardia, sarebbe stata un passaggio chiave. Remco non poteva iniziare il Giro in modo normale. A gennaio poteva soltanto nuotare, si è allenato solo negli ultimi tre mesi. Nelle Fiandre qualcuno però credeva che potesse fare un miracolo. Non possiamo giudicarlo per quello che si è visto.

Lefevere netto: il Giro ha fatto assaggiare a Evenepoel per la prima volta la sconfitta
Il Giro ha fatto assaggiare a Evenepoel per la prima volta la sconfitta
Però al netto di tutto questo, si è messo Almeida al suo servizio.

L’ho detto prima che il Giro partisse e lo ripeto ora. Ci conosciamo da anni e sapete che la maglia del team è la cosa più importante per me, non la bandiera o una nazione, e così deve essere anche per i corridori. Quando abbiamo chiesto ad Almeida di aiutare Remco, aveva appena preso 6 minuti nella tappa di Sestola, sarebbe stato lo stesso a parti invertite. Queste sono le nostre regole.

Quale sarà ora il programma di Remco?

Ora recupera e a fine settimana faremo il punto. Si voleva tenerlo un po’ fermo, ma si sta aprendo la possibilità che faccia i campionati nazionali, strada e crono, prima delle Olimpiadi.

A proposito di Olimpiadi, perché Alaphilippe si è chiamato fuori?

Perché sta per diventare padre e vuole essere presente. E poi perché vuole fare bene al Tour. Ha cambiato programma. E’ appena disceso da Sierra Nevada e farà il Giro di Svizzera invece del Delfinato, poi i campionati nazionali e il Tour. Gli ho detto che mi auguro vinca altri tre mondiali, ma l’esperienza di correre il Tour con la maglia iridata resta per ora irripetibile. Andrà in Francia per fare cose alla Alaphilippe e vedrete che di riflesso si ritroverà anche in classifica.

Almeida al servizio di Evenepoel dopo i 5’58” persi a Sestola. Lefevere non ammette equivoci
Almeida al servizio di Evenepoel dopo i 5’58” persi a Sestola
E’ stato pesante tenerlo?

Sicuramente parliamo di una cifra importante e l’acqua non è tanto profonda da non rendercene conto. Ma lui voleva rimanere e abbiamo trovato l’accordo. E’ un personaggio che corre in modo aggressivo e sa vincere. E’ simpatico. Fa gruppo. Sta bene con noi.

Con lui al Tour ci sarà Bennett?

Bennett e il suo treno, che si prenderà sulle spalle un bel po’ di pressioni, in modo che Julian sia più libero. Per Sam sarà l’ultimo anno con noi, si dice che tornerà alla Bora, ma ancora non ci sono certezze. E così per il prossimo anno, ci affideremo alle volate di Jakobsen, perché sono certo che il suo ritorno sarà un successo.

Porterete anche Cavendish al Tour?

Chi?

Cavendish, Mark Cavendish…

Sì, avevo capito. Mark ha fatto poche corse, è stato anche sfortunato, perché alcune che doveva fare sono state cancellate. Si è ritirato alla terza tappa della Vuelta Andalucia, dicendo che non era una corsa per velocisti e il giorno dopo ha vinto Greipel. Il Tour forse è troppo duro per lui ora.

Come stanno i quattro italiani?

Bagioli è stato sfortunato, non corre da Laigueglia e speriamo possa fare una bella seconda parte di stagione. Di Ballerini siamo contenti. Masnada ha fatto 40 giorni di altura e ha dovuto ritirarsi dal Giro per una tendinite. E Cattaneo lo aspettiamo al Tour. Il ciclismo non è una scienza esatta. Lavori tanto, poi speri che tutto vada bene. Ogni anno, all’inizio della stagione, faccio lo stesso discorso ai corridori: «Sono già stato diverse volte a Lourdes, ma non ho mai visto miracoli».