Impossibile non continuare a parlare di Julian Alaphilippe. Il francese ha un seguito pazzesco, basta vedere la copertina che gli ha dedicato l’Equipe per la vittoria alla Freccia Vallone in tempo di Superlega.
Ieri sulla Redoute, durante la ricognizione solo per Gilbert, che lì è di casa nel vero senso della parola, ci sono stati gli stessi applausi e gli stessi incitamenti. «Allez Loulou!». E lui approvava facendo segno col capo.
Ma quale pressione!
Il campione del mondo parte da super favorito per la Liegi: viene dalla vittoria della Freccia Vallone, non ha nascosto le sue ambizioni e, aggiungiamo noi, ha anche il dente avvelenato per come andò lo scorso anno, quando fu declassato al quinto posto. Con tutti questi preamboli la prima cosa che gli chiediamo è se sente la pressione.
«Sento quella giusta – risponde Loulou – quando ci sono questi grandi obiettivi, e la Liegi è quello più importante di questa parte di stagione, un po’ di pressione serve. Ho vinto la Freccia e questo già aiuta parecchio e poi dall’inizio dell’anno con la squadra abbiamo raccolto molte vittorie e anche questo ci fa stare tranquilli. Da un punto vista personale sono molto contento e spero di finire al meglio le classiche. Ma non c’è nessuna pressione speciale. E’ giusto voglia di fare le cose bene».
I ragazzi della nuova generazione, anche se Alaphilippe non è più un ragazzino (ha 29 anni), non smettono di stupire. Altra mentalità. Una mentalità alla quale dovremmo abituarci. Basta tornare indietro di dieci anni, non un secolo, e ricordare le vigilie tese di Cancellara o Boonen: a questi ragazzi sembra scivolare tutto addosso. Da una parte è un bene.
Pogacar e Hirschi chiacchieravano e ridevano ieri mentre pedalavano. Idem Gaudu e Madouas. Roglic forse era il più serio.
Bici nuova
Julian invece prima si è coccolato la nuova bici “iridata” che gli ha consegnato Specialized e poi sornione se n’è andato con i compagni a fare la ricognizione. Solo sulla Roche aux Faucons ha fatto un piccolo allungo, ma forse era più un favore per i tanti fotografi al seguito. Comunque sia in quel tratto è passato da solo.
«In questi giorni dopo la Freccia ho pensato solo a recuperare – ammette Alaphilippe – La vittoria di mercoledì ha confermato la mia buona condizione, ma la Liegi è una gara diversa: è più lunga, ha un altro finale. Alla Freccia sai che devi aspettare il muro finale. La Liegi richiede molta energia e concentrazione ed è un attimo a ritrovarsi senza gambe. Io però penso di essermi ben preparato. Dopo le classiche fiamminghe, anche se non sono andato in altura, ho fatto parecchia salita. Ho fatto scalate più lunghe».
Quell’arrivo ad Ans
Come abbiamo visto, parlando con Marta Cavalli e Davide Formolo, il percorso sembra essere più selettivo, Alaphilippe però non è totalmente in linea con loro.
«C’è una nuova salita ed era giusto provarla, cosa che abbiamo fatto anche ieri, cambia un po’ ma non tantissimo. La Redoute e soprattutto la Roche-aux-Faucons faranno la differenza».
E allora gli chiediamo: «Preferivi il vecchio percorso con Saint Nicolas ed arrivo ad Ans o quello attuale?».
«Bella domanda – ribatte Julian – mi piacciono tutti e due e ho corso su entrambi, ma viste le mie caratteristiche un po’ più da grimpeur forse era leggermente meglio l’altro, comunque la Roche-aux-Faucons è veramente difficile. La gara mi piace lo stesso».
Il duello con Roglic
E a proposito di Roglic. Lo sloveno è il campione uscente. Vista come è andata la Freccia già si parla di una gara a due.
«Non dobbiamo “incendiarci” l’uno con l’altro – ha detto Alaphilippe – so bene che Primoz è molto forte. L’ho seguito al Giro dei Paesi Baschi, sapevo che era in buona forma. Chiaramente partiamo favoriti e sarà il primo avversario. In più l’anno scorso ha mostrato di saperla vincere. Ma ci sono tanti altri che possono trionfare e che vanno tenuti d’occhio. E poi ci sarà qualche corridore che vorrà anticipare».
Di sicuro gli avversari non mancano. Pogacar sarà fresco e voglioso di riscatto per non aver fatto la Freccia. E Pidcock è più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Il britannico ha detto che non si ricordava quanto fosse duro l’asfalto, ma anche che ha recuperato al meglio. Anzi, ci ha talmente preso gusto che la Liegi non doveva neanche farla, ma ha deciso di esserci lo stesso dopo la caduta verso Huy e la beffa dell’Amstel. E poi ci sono Valverde, Fuglsang... la lista è lunga.