Per poter inquadrare bene la Volta a Catalunya, che prende il via proprio oggi, bisogna partire dalla sua posizione nel calendario. La quarta più antica fra le corse a tappe (la sua nascita risale al 1911), solo nel 2010 ha trovato una sua collocazione definitiva a marzo. Ed è così diventata una sorta di antipasto per la Campagna del Nord. Una scelta che ha contribuito fortemente a separare ancora di più la prima e la seconda parte delle Classiche del Nord. Chi punta a corse così particolari tecnicamente come Fiandre e Roubaix è quasi diventato una specie a parte. Chi invece ha ambizioni nella Settimana Vallone, va in Spagna a rodare la gamba. L’esempio più lampante è stato Alejandro Valverde, che insieme a Miguel Indurain è il primatista di successi con tre centri in terra catalana. Nel 2017 Alejandro trovò la condizione per dominare prima la Freccia Vallone e poi la Liegi-Bastogne-Liegi. Quest’anno però, con la sua chiusura al 28 marzo, la Volta lascia una settimana a chi vorrà tentare la carta del Fiandre. E le carte si rimescolano.
Il 2011 di Scarponi
La collocazione temporale è diventata nel tempo fondamentale per gli organizzatori. Così lo scorso anno hanno deciso di non aggiungersi alla schiera di manifestazioni ricollocatesi da agosto in poi. Il posizionamento assume una grande importanza per i cacciatori di classiche e per chi ambisce a un ruolo di primo piano Al Giro d’Italia. Essendo corsa di una settimana, è un test già probante. Curioso il precedente del 2011, quando Michele Scarponi si piazzò secondo al Catalogna e poi al Giro. In entrambi i casi risultò poi vincitore per la squalifica di Alberto Contador.
Aspettando Valverde
Il cast di quest’anno è importante. Anzi a ben guardare si nota come ci sia una sorta di squilibrio fra chi ha ambizioni di classifica e chi può puntare alle tappe. Non ci sono molti grandi velocisti. Questo potrebbe dare chance a Peter Sagan, lo slovacco della Bora-Hansgrohe che ha scelto di correre poi al Giro. In Spagna tifano naturalmente per Valverde e un suo ultimo colpo di coda. Le gare a tappe di una settimana sono sempre state la sua dimensione ideale. Una vittoria lo porrebbe in cima alla lista dei plurivincitori. E forse sarebbe un bel biglietto d’addio in quella che dovrebbe essere la sua ultima stagione.
Così nel 2015 Pozzovivo conquista la tappa di Girona per distacco Per il lucano, il podio, dietro Porte e Valverde
Gemelli contro
Prima sfida fra i fratelli Yates dopo la loro separazione: Simon (Team Bike Exchange) e Adam (Ineos Grenadiers). Entrambi reduci da sofferte sconfitte contro Pogacar (il primo all’Uae Tour, il secondo alla Tirreno-Adriatico) hanno l’opportunità di riscattarsi e chiarire anche la supremazia familiare. Ma gli avversari non mancano e qui torniamo al legame della Volta con il Giro. Le presenze di Almeida (Deceuninck-Quick Step), Hindley (Team DSM), Ciccone (Trek-Segafredo) è un anticipo della corsa rosa? Staremo a vedere, ma la gara iberica porrà anche altre curiosità. La prima vera uscita in maglia UAE Team Emirates per Marc Hirschi, lo svizzero che è stato a conti fatti l’ultimo big a cambiare maglia, praticamente quasi a ciclomercato chiuso. Oppure la presenza di Chris Froome (Israel Start-Up Nation) dal quale è lecito attendersi qualche segnale di rinascita.
Vuoto azzurro
La Volta a Catalunya non ha sorriso molto spesso ai colori italiani: prima di Scarponi 2011 c’era stato Moser nel 1978. E prima ancora il nostro ciclismo ha fatto registrare altre 9 vittorie nel corso della lunga storia della corsa. La prima nel 1933 con Alfredo Boret. Poi negli anni Settanta era quasi diventato un nostro feudo con i successi di Bitossi (1970), Gimondi (1972), Bertoglio (1975) oltre al già citato Moser poi Chiappucci nel 1994. Ultimo a salire sul podio, Domenico Pozzovivo terzo nel 2015. Qualcuno riuscirà a imitarlo?