Fancellu dopo l’Avenir, fra tappe storte e il contratto che scade

02.09.2022
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Alessandro Fancellu torna a casa dal Tour de l’Avenir (foto di apertura Tour de l’Ain), custodendolo gelosamente nel taschino della sua maglia azzurra, un bel sesto posto. Un buon risultato per il corridore della Eolo-Kometa che esce da un 2021 difficile e che quest’anno ha ritrovato, piano piano, il colpo di pedale. 

Con la corsa francese, vinta dal belga Uijtdebroeks, Fancellu ha raggiunto i 48 giorni di corsa. Un buon numero se si pensa che nel 2021 ne aveva totalizzati solamente 13. Una bella rinascita per il secondo azzurro in classifica generale, alle spalle di Piganzoli, che probabilmente ritroverà l’anno prossimo in Eolo-Kometa. Piganzoli è infatti certo di debuttare nella prossima stagione tra i professionisti con la squadra di Ivan Basso, mentre Fancellu è in scadenza di contratto e attende di sapere cosa succederà in futuro. 

Fancellu arrivava con buone sensazioni al Tour de l’Avenir, questo sesto posto lo soddisfa parzialmente (foto Tour de l’Ain)
Fancellu arrivava con buone sensazioni al Tour de l’Avenir, questo sesto posto lo soddisfa parzialmente (foto Tour de l’Ain)
Alessandro, che Tour de l’Avenir è stato?

Mah, il sesto posto non è un risultato da buttare via, sinceramente per come mi sentivo alla vigilia della corsa mi sarei aspettato qualcosa di più. Puntavo almeno al podio, e guardando gli altri atleti in corsa non era così impossibile arrivarci. 

Dove avresti potuto “limare” qualche secondo?

Abbiamo perso un po’ di tempo nella crono, è stata una giornata difficile quella. Siamo partiti in sei ma dopo poco si sono staccati in due (Dapporto e Bruttomesso, ndr) e anche Martinelli non stava bene. Di conseguenza, abbiamo fatto metà crono in tre, rispetto ad altre squadre sicuramente abbiamo perso tanto. Però devo ammettere che anche negli arrivi in salita ho perso più tempo di quanto mi sarei aspettato. Mi è mancato qualcosa nella nona tappa, quella dove si sono fatti i distacchi maggiori. Erano solo 100 chilometri, ma molto tosti, con il Col de la Madeleine e la salita finale alla Toussuire.

Fancellu ha costruito gara dopo gara una condizione sempre migliore, fino a guadagnarsi la convocazione al Tour de l’Avenir
Fancellu ha costruito gara dopo gara una condizione sempre migliore, fino a guadagnarsi la convocazione al Tour de l’Avenir
Che livello hai trovato?

A parte il belga, Uijtdebroeks, che ha vinto in maniera abbastanza facile, non era un livello proibitivo. Il Belgio e la Francia erano le squadre a cui tutti guardavano: i primi non hanno deluso, mentre i transalpini non hanno mantenuto le aspettative, non sono apparsi così brillanti come ci si sarebbe potuto immaginare. 

Quale pensi sia il motivo?

Non saprei, alla fine hanno vinto una sola tappa con Gregoire, mentre Martinez si è piazzato ottavo in classifica generale. Non è un brutto risultato, soprattutto se si considera che sono entrambi dei primi anni. Anche Uijtdebroeks è un primo anno, però è già sotto contratto con la Bora, una squadra WorldTour non ti prende a caso. 

Fancellu, Milesi, Piganzoli, i tre azzurri che hanno concluso la corsa francese conquistando la classifica a squadre (foto Zoè Soullard)
Fancellu e Piganzoli sesto e quinto nella classifica generale, i due si ritroveranno in Eolo-Kometa anche nel 2023? (foto Zoè Soullard)
Anche tu arrivi dai professionisti, si sentiva molto la differenza?

Non ci sono mai state tappe tranquille, sono state nervose fino alla cronometro a squadre. Anche una volta arrivati sulle montagne non siamo andati piano. Rispetto alle gare che ho fatto quest’anno con i professionisti, come Giro di Ungheria o altre il livello non era molto differente, anzi, direi uguale. Alla fine si tratta degli under 23 migliori al mondo, qualcuno di loro lo avevo già trovato al Tour de l’Ain ed anche in Ungheria. Se non ricordo male mi sembra che un tedesco: Wilksch, è arrivato nei dieci nella classifica finale al Tour de l’Ain. Questo fa capire che il livello è alto.

Come avete gestito le ultime tappe corse solamente in tre?

Certamente non potevamo fare la corsa, quindi aspettavamo fossero gli altri a prendere in mano la situazione. Nonostante questo, nell’ultima tappa avevamo deciso di provarci, alla fine Piganzoli era a 30 secondi dal podio. L’idea era di provare a fare un’azione per guadagnare qualche posizione, così Milesi è andato in fuga e se noi fossimo riusciti a fare la differenza lui ci avrebbe poi dato una mano. Il piano non è riuscito, ma l’attacco di Lorenzo gli ha permesso di giocarsi le sue carte e di vincere la tappa. Un bel risultato comunque. 

Alessandro in questa stagione ha disputato 48 giorni di corsa, tanti se si pensa che mancano ancora tante gare da qui alla fine
Alessandro in questa stagione ha disputato 48 giorni di corsa
Che idea ti sei fatto anche delle altre Nazioni?

Sono sempre le stesse quelle che nelle corse under 23 si mettono in mostra. Solitamente sono quelle del nord: Norvegia e Danimarca su tutte. Infatti Staune-Mittet, norvegese, è arrivato secondo nella generale, mentre i danesi hanno vinto una tappa e ottenuto 4 secondi posti. La Spagna avrebbe potuto fare meglio ma ha avuto un po’ di sfortuna ed ha sofferto qualche caduta, il loro uomo di riferimento era Arrieta, della Kern Pharma, che avevo già incontrato più volte quest’anno, ed è molto forte. Un altro corridore importante per loro era Tercero, compagno di squadra di Piganzoli nella Fundacion Contador. 

Piganzoli il prossimo anno correrà in Eolo-Kometa, ricomporrete la coppia vista all’Avenir, hai novità sul tuo contratto?

Sono in scadenza a fine di questa stagione, penso e spero di continuare allo Eolo-Kometa, non ho ancora parlato con nessuno, prima c’è da terminare la stagione. Piganzoli ed io non ci eravamo mai conosciuti, nonostante lui fosse parte del team under 23 della Eolo. Abbiamo avuto modo di parlare e di conoscerci in ritiro al Sestriere, prima del Tour de l’Avenir, eravamo in stanza insieme. Non abbiamo parlato molto di futuro, alla fine della giornata dopo tante ore in bici parlavamo di tutt’altro, anche per staccare la mente.

Piganzoli solido in Francia e fedele al progetto Eolo-Kometa

31.08.2022
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Si è concluso domenica 28 agosto il Tour de l’Avenir, la corsa a tappe francese dedicata ai campioni del futuro. E’ terminata in crescendo per i colori azzurri, visto che nell’ultima tappa è arrivata la prima ed unica vittoria, firmata da Lorenzo Milesi. Allo stesso tempo, nelle ultime tre frazioni, le più dure, si sono confermate le buone prestazioni di Davide Piganzoli (in apertura foto di Tour de l’Ain) ed Alessandro Fancellu. 

Piganzoli è stato il migliore degli italiani in classifica generale, portando a casa un solido quinto posto. Il giovane lombardo, in forza alla Fundacion Contador, team di sviluppo della professional Eolo-Kometa, l’anno prossimo passerà professionista proprio con la squadra guidata da Ivan Basso

Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà professionista con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)
Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)

Un risultato inaspettato

Il quinto posto al Tour de l’Avenir è un risultato che dona morale e fiducia per quella che sarà la prossima avventura di Piganzoli, che, dopo due anni passati nella Fundacion Contador, assaggerà il mondo dei professionisti. 

«In questi giorni sto un po’ riposando, nel complesso sto bene – ci racconta il ventenne di Morbegno – non mi aspettavo una prestazione così solida. Il livello dei partecipanti era davvero molto alto ed ero partito senza troppe pretese. Ero convinto che le risposte sarebbero arrivate dalla strada, e così è stato.

«Mi sono accorto che avrei potuto fare qualcosa di buono il giorno dopo la cronometro a squadre. Si trattava di una tappa mossa, corsa sempre a tutta e senza pause, nonostante lo sforzo restavo bene in gruppo ed ho trovato anche la forza di sprintare, raccogliendo un bel terzo posto. Nelle tappe successive mi sono ripetuto non uscendo mai dai primi cinque, solamente nell’ultima ho un po’ pagato gli sforzi fatti ma nel complesso sono molto soddisfatto».

Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)
Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)

Continuità

Parlando con Basso, nei giorni scorsi, si è toccato il tasto dei giovani e della fuga all’estero. Piganzoli, nonostante le tante sirene che lo hanno richiamato non ha mai ceduto, credendo fermamente nel progetto di crescita pensato dalla Fundacion Contador. Processo che lo ha portato a firmare un contratto che lo porterà tra i professionisti a partire dalla prossima stagione

«Il progetto della squadra – riprende – è molto valido. Il processo di crescita e maturazione è lineare, per questo ho deciso di continuare con loro. Quando ho firmato con la Fundacion Contador, due anni fa, ho parlato a lungo con il mio procuratore Mazzanti e insieme abbiamo deciso che questa sarebbe stata la scelta migliore. Ne sono ancora convinto, per questo ho firmato per un altro anno, il terzo complessivo. Sono convinto che conoscere già l’ambiente, le persone ed il modo di lavorare mi aiuterà a superare le difficoltà del passaggio nel mondo dei professionisti.

«L’anno scorso dopo il Giro d’Italia Under 23, e soprattutto dopo il mondiale, mi avevano cercato dei team development del WorldTour, ma non ho voluto mollare l’impegno preso nel 2020. Qui in mi sono sempre trovato bene, fin da subito, non ci sono pressioni, sento tanta fiducia ed in più, cosa fondamentale, ho i miei tempi ed i miei spazi».

Davide correrà la prova a cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale
Davide correrà la cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale

L’inverno è lontano

Piganzoli si dimostra pragmatico, e non pensa troppo a quello che lo aspetterà dal 2023, ora c’è ancora da terminare una stagione e gli impegni sono molti. A partire da quelli con la nazionale, ci sarà il mondiale, e poi le corse di fine stagione…

«Al 2023 ci penseremo dopo le vacanze – conclude Davide – anche con Basso ci siamo ripromessi di parlare di tutto ciò a tempo debito. Non abbiamo fretta, il fatto di conoscerci già aiuta a non avere affanni nel trovare i giusti metodi di lavoro. Per questo consiglio ai giovani una realtà come la Fundacion Contador, è l’ambiente migliore per crescere e sono felice di quanto fatto.

«Lavoriamo a blocchi, concentrandoci sui vari impegni volta per volta, non c’è la pretesa di andare sempre forte. Ad esempio: dopo il Giro d’Italia ho corso al Val d’Aosta, ma senza pressioni. Era una corsa che mi sarebbe servita per ritrovare il ritmo gara e così è stato, nessuno ha preteso da me l’impossibile, ovvero fare Giro, Val d’Aosta e Avenir al massimo. Al debutto tra i pro’ non ci penso, ho in testa il mondiale di Wollongong, sicuramente parteciperò alla cronometro, per la prova in linea vedremo. Mi piacerebbe andare, ma deciderà Amadori».

Van Eetvelt, l’estate finisce con un contratto in tasca

28.08.2022
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«Finalmente sta finendo, quest’estate di m….». Sopracciglia aggrottate, poca voglia di parlare, anzi se fosse raffigurabile in un fumetto, si vedrebbe la nuvoletta piena di fulmini e teschi a mostrare una serie di parolacce irriferibili che attraversavano la sua mente. Alla partenza della settima tappa del Tour de l’Avenir, quella dominata da Cian Uijtdebroeks, l’umore del suo connazionale e compagno di squadra Lennert Van Eetvelt non era certo dei migliori.

La febbre che lo ha costretto al ritiro era solo l’ultimo capitolo di una china discendente intrapresa certo non per sua volontà. E pensare che sino a poche settimane prima tutto sembrava volgere al bello, anzi di più. Il giovanissimo talento della Lotto Soudal U23 aveva dimostrato al Giro d’Italia di categoria di avere stoffa, di continuare quella strada intrapresa a inizio stagione e passata per tanti risultati di spicco, tra cui il secondo posto alla Liegi e soprattutto la vittoria alla Corsa della Pace. Al Giro solo l’eccezionale Leo Hayter con la sua impresa a Santa Caterina Valfurva gli aveva impedito di cogliere un altro trionfo in un grande giro, ma in Francia era pronto a prendersi la rivincita. Invece…

Van Eetvelt Lotto
Lennert Van Eetvelt è nato a Tienen il 17 luglio 2001. Alla Lotto dal 2020, ha portato a casa 5 vittorie (foto Facepeeters)
Van Eetvelt Lotto
Lennert Van Eetvelt è nato a Tienen il 17 luglio 2001. Alla Lotto dal 2020, ha portato a casa 5 vittorie (foto Facepeeters)

Classiche o corse a tappe?

Caduta agli europei di categoria, poi il Covid che lo ha estromesso dal Giro della Valle d’Aosta, infine il malanno de l’Avenir. Il proverbio dice che non c’è due senza tre e Van Eetvelt lo spera ardentemente, per riallacciare il filo prima di passare nella squadra dei “grandi”. Queste disavventure non hanno infatti di certo intaccato la fiducia riposta su di lui. In attesa di capire di che pasta è fatto Evenepoel come specialista dei grandi giri, proprio su Van Eetvelt e Uijtdebroeks sono riposte le speranze del ciclismo belga, tanto forte nelle classiche d’un giorno quanto in attesa da tempo immemore di specialisti per le sfide da tre settimane.

Van Eetvelt i suoi passi li sta facendo, senza fretta. Paragonarlo al grande Remco sarebbe ingeneroso, il 21enne di Tienen è corridore che ha bisogno dei suoi tempi per scoprirsi, per capire. «Io cerco di evolvermi – affermava alla vigilia della sua seconda stagione nella categoria – non so dire se emergerò come scalatore o passista, come specialista di corse a tappe o di classiche d’un giorno. Certamente non sarò mai uno sprinter» chiosava ridendo di gusto.

Van Eetvelt 2021
Van Eetvelt sul podio del campionato belga U23 a cronometro 2021 (foto Marc Van Hecke)
Van Eetvelt 2021
Van Eetvelt sul podio del campionato belga U23 a cronometro 2021 (foto Marc Van Hecke)

Grande voglia di tricolore

Ci sono alcune gare che hanno certamente avuto più peso di altre nell’evoluzione giocoforza ancora parziale di Van Eetvelt. Una è il successo al campionato nazionale a cronometro nel 2021: «E’ la mia più grande vittoria, perché avevo fatto 5° alla crono del Giro alla mia prima uscita dell’anno nella specialità e lì avevo capito che potevo puntare a qualcosa di grosso. La maglia tricolore lo è, la sognavo fin da bambino. Ho focalizzato l’obiettivo è l’ho colto, questo è qualcosa di speciale».

John Lelangue, che gestisce tutto l’universo Lotto Soudal e che già aveva compreso le capacità di quel ragazzino tesserato per la formazione di categoria, non ci ha pensato due volte a allungargli il contratto, anzi gli ha garantito già due anni nella prima squadra, a partire dall’1 gennaio 2023. «Il team mi ha voluto dare sicurezza – ammette il corridore belga – Mi hanno fatto correre senza stress e questo mi è stato di grande aiuto».

Van Eetvelt Fauniera 2022
Van Eetvelt e il trionfo del Fauniera: un crocevia per la sua carriera? (foto Extragiro)
Van Eetvelt Fauniera 2022
Van Eetvelt e il trionfo del Fauniera: un crocevia per la sua carriera? (foto Extragiro)

Fauniera, sulle orme dei grandi

Un altro momento fondamentale nell’affermazione di Van Eetvelt è proprio la scalata del Fauniera, un momento di svolta forse nella sua carriera. Quel corridore che cercava di capire a che cosa poteva ambire, quel giorno, su rampe che hanno incoronato fior di campioni, si è esaltato e ai suoi occhi non è tanto la vittoria di tappa o la situazione di classifica che lo ha colpito, quanto la sua facilità a emergere anche in una montagna “vera”: «Io voglio diventare uno scalatore vero – affermava qualche tempo prima del Giro – non solo per strappi da 10 minuti. Non ho mai affrontato una salita davvero lunga, impegnativa, continua, ma dovrei essere in grado di farlo e voglio mettermi alla prova».

Anche Van Eetvelt, anche se non lo dice, è fra i tanti che ha l’ossessione del Tour. Quella corsa che ai vicini di casa dei francesi sfugge dai tempi di un certo Eddy Merckx. Un’ossessione nata da bambino: «Ero davvero piccolo quando con i miei coetanei guardavamo le tappe del Tour e poi uscivamo con le nostre piccole bici e imitavamo questo o quel campione. Poi a 8 anni ho cominciato a gareggiare sul serio e ogni volta mi veniva sempre più voglia di provarci. Una voglia che aumenta ancora oggi».

Thalmann Alsace 2022
Lo sprint vincente di Thalmann al Tour de l’Alsace, Lennert mastica amaro (foto Jean Paul Kaiser)
Thalmann Alsace 2022
Lo sprint vincente di Thalmann al Tour de l’Alsace, Lennert mastica amaro (foto Jean Paul Kaiser)

Quella curva presa male…

Prima de l’Avenir, Van Eetvelt sognava: centrare il podio anche nella terza grande corsa a tappe U23 sarebbe stato il miglior lasciapassare per il professionismo. Si era preparato al Tour de l’Alsace, dove ha fatto vedere che anche in un arrivo ristretto può cavarsela, finendo secondo nella seconda tappa dietro lo svizzero Thalmann, «ma solo perché ho sbagliato ad affrontare l’ultima curva lasciandogli un po’ troppo spazio. Più che la seconda piazza nella classifica generale non mi è andato giù quel risultato, perché potevo davvero vincere».

Ora, tornando a casa, Van Eetvelt ha ancora più fame di vittorie e magari chissà che si prenda la sua rivincita agli antipodi, provando a far saltare il banco mondiale…

Umba: da capitano all’Avenir al forfait. Perché?

22.08.2022
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A pochi giorni dal via del Tour de l’Avenir il nome di Santiago Umba figurava in testa alla lista della squadra colombiana. Il diciannovenne della Drone Hopper-Androni aveva già un biglietto per la Francia, ma poi al via di La Roche sur Yon non lo abbiamo visto. Il perché è semplice: Umba non era in condizione.

Ma un forfait così importante, in relazione alla gara chiaramente, non poteva restare senza risposte. E le risposte come spesso accade ce le dà un vero maestro del ciclismo, Giovanni Ellena, che di Umba è anche il direttore sportivo.

All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (terzo da destra) della Colpack per le tappe veloci
All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (primo da destra) della Colpack per le tappe veloci

Guai d’inverno

Riavvolgendo il nastro con Ellena ci si accorge che il talento colombiano in effetti quest’anno ha gareggiato relativamente poco e senza grossi risultati.

«Per capire questa sua rinuncia all’Avenir – dice Ellena – bisogna partire a monte. In una delle prime gare di stagione Santiago è caduto battendo il ginocchio e ne è emerso un edema osseo. Questo gli ha portato parecchi problemi. Problemi con i quali ha avuto a che fare fino a maggio inoltrato. Solo da quel momento si è potuto allenare bene».

E da quel periodo Umba ha ripreso anche a correre con costanza. Ha inanellato diverse gare, ma non senza fatica.

«Ha iniziato a stare benino al Sibiu Tour. Da lì ha fatto un buon blocco di corse fino allo Sazka Tour. Ma tutto ciò era poca cosa per andare all’Avenir. Santiago non era al cento per cento».

Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)
Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)

Capitano: onori ed oneri

Non era al cento per cento, ma un atleta di cui lo stesso Ellena ci aveva detto un gran bene, in grado di esprimere enormi valori, magari poteva andare in Francia lo stesso. Magari poteva dare una mano ai suoi compagni. 

Ma le cose non stavano così.

«Qualche tempo fa – riprende Ellena – mi chiama il tecnico della Colombia e mi dice che non solo vuole portare Umba, ma lo vuole portare come capitano. A quel punto, vista la vetrina importante, abbiamo pensato che non poteva andare e fare brutte figure. Non sarebbe stato bello per nessuno: per il ragazzo, per la Colombia e anche per noi. Neanche poteva lavorare per altri (che magari non erano all’altezza, ndr) e non fare il leader».

E così vista questa rincorsa alla condizione la Drone Hopper-Androni e il ragazzo stesso hanno pensato che bisognasse in qualche modo mettere a frutto il blocco di corse estive. Il ragionamento è stato questo: “non sei al cento per cento per l’Avenir, sfruttiamo quanto fatto, andiamo in altura e prepariamo per bene il blocco finale del calendario italiano”.

Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)
Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)

Umba il saggio

Certo che a neanche venti anni dover rinunciare ad un ruolo del genere è qualcosa che brucia. Tanto più che in Sud America l’Avenir, ma in generale le importanti corse a tappe europee, sono seguitissime.

Umba ci teneva moltissimo. 

Adesso Santiago è ritornato a casa sua, in Colombia a Tunja, un paesino a 2.820 metri sul livello del mare, non lontano da Boyaca, le zone di Quintana e neanche troppo distanti da quelle di Bernal. E’ lì che sta facendo l’altura. Può pedalare oltre i 3.500 metri di quota.

Ellena racconta che la scelta in effetti è stata dolorosa, ma al tempo stesso dice che Umba è un ragazzo molto intelligente e anche in questa occasione si è mostrato saggio. Santiago sapeva che avrebbe avuto più da perdere che da guadagnare, vista la sua condizione.

«Umba è davvero un bell’atleta – va avanti Ellena – ma ha capito che poteva bruciarsi e abbiamo preso questa decisione secca. E’ un ragazzo intelligente ed è stato il primo ad alzare la mano e a tirare fuori il discorso. Quasi non sapeva come dirlo. E posso assicurarvi che l’Avenir per un ragazzo colombiano è importantissimo».

La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc
La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc

Finale italiano

«Santiago – dice Ellena – tornerà in Europa, qui in Piemonte, il 9 settembre. E’ maturato molto rispetto allo scorso anno, anche se in qualche modo lo è già di suo. Lui come i suoi connazionali vedono il ciclismo come uno sbocco di vita, anche se la sua famiglia non sta male, e il fatto che una caduta ridicola gli abbia compromesso così tanto tempo gli ha fatto venire mille dubbi, lo ha mandato un po’ in confusione.

«Fino all’ultimo è stato sul filo: lo faccio o non lo faccio? Ci ha provato: ogni giorno un massaggiatore andava da lui, poi è andato in un centro fisioterapico, poi ancora ha fatto della fisio a casa… Ma, ripeto, magari ci sarebbero state aspettative troppo alte nei suoi confronti. Ne abbiamo parlato anche con Michele Bartoli che lo segue, e insieme abbiamo deciso che visto il buon blocco di corse fatte era meglio che recuperasse un po’ e preparasse bene il finale di stagione.

«Alla fine parliamo di un ragazzo che è al secondo anno “da dilettante”, perché è così che è».

E prima di chiudere Ellena aggiunge una frase su cui riflettere: «Se fosse stato tre o quattro anni fa magari sarebbe andato anche in queste condizioni. Magari si sarebbe giocato la vittoria, ma con il livello che c’è oggi… è impossibile».

Giro U23 e Avenir. Doppietta sul tavolo per Leo Hayter

20.08.2022
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Appena l’altro ieri è iniziato il Tour de l’Avenir. Al via tutti, o quasi, i più forti del panorama internazionale under 23. Tra loro anche Leo Hayter (in apertura foto Instagram – Gary Main), il formidabile ragazzo inglese che abbiamo conosciuto sulle strade del Giro d’Italia U23.

Giro che Leo ha vinto alla grande. A conti fatti ha rischiato un solo giorno, e tra l’altro non in salita. Il brivido per lui e la sua Hagen Bermans Axeon c’è stato verso Peveragno quando la Groupama-Fdj gli preparò un’imboscata. Per il resto la maglia rosa è sempre stata saldamente sua.

Adesso all’Avenir ha l’opportunità di ripetersi, ma forse per lui le cose saranno più complicate. Infatti, se al via del Giro poteva essere una “sorpresa”, in Francia sarà marcatissimo. Tuttavia può riuscire in ciò in cui anche Ayuso o Tobias Johannessen, che però ci è andato vicinissimo, e altri illustri predecessori hanno fallito: fare la doppietta.

Per ora dopo le prime due tappe è lì, insieme a tutti i favoriti.

Leo Hayter festeggia sull’arrivo di Pinerolo, il Giro d’Italia U23 2022 è suo
Leo Hayter festeggia sull’arrivo di Pinerolo, il Giro d’Italia U23 2022 è suo
Leo, come arrivi a questo Tour de l’Avenir? La preparazione è andata come volevi?

Bene. Dopo il mio stacco estivo sono andato in quota ad Andorra con la Ineos-Grenadiers (la sua prossima squadra, ndr) per prepararmi a l’Avenir. Della preparazione faceva parte anche il Tour d’Alsace e lì ho faticato un po’, ma penso che fosse solo un po’ di stanchezza per il lavoro fatto. Ho avuto ancora qualche settimana per recuperare un po’ prima di questa gara e quindi sono fiducioso di poter essere  in buona forma.

Perciò era previsto che non facessi il Valle d’Aosta?

Sì, in realtà ho deciso abbastanza presto che non avrei preso parte al Valle d’Aosta. Venivo da un periodo intenso con il blocco in Italia e a seguire i campionati nazionali. E così mi ero preso la piccola pausa estiva.

Giro U23 e Tour d l’Avenir: pensi a questa doppietta? E questo ti mette pressione o adrenalina?

No, a dire il vero non ci ho pensato per niente! A differenza della tappa di Santa Caterina del Giro, ci sono meno tappe che si adattano davvero alle mie caratteristiche qui in Francia. All’inizio non potrò lottare per le vittorie di tappa (come avvenne a Pinzolo, ndr), quindi vedremo come sarà la mia forma da scalatore negli ultimi giorni. Piuttosto è un peccato che non ci una cronometro individuale!

L’inglese oltre che fortissimo in salita è anche un ottimo cronoman: ha rivinto il titolo nazionale a giugno (foto Instagram)
L’inglese oltre che fortissimo in salita è anche un ottimo cronoman: ha rivinto il titolo nazionale a giugno (foto Instagram)
Giusto, sei anche campione nazionale contro il tempo! Quanto è cambiato il corridore Leo dopo aver vinto il Giro U23?

No, no: non sono cambiato! Ho continuato ad allenarmi e a pedalare come ho sempre fatto. Non ho cambiato il mio stile di corridore. Quella vittoria però mi ha dato una buona opportunità per migliorare la mia forma fisica prima di questo l’Avenir. Forse l’anno prossimo cercherò di diventare più uno specialista della salita. Se perderò peso diventerò ovviamente più scalatore, ma immagino anche che il mio motore e le mie capacità di cronoman potrebbero diminuire a causa di questo. Al momento sono felice di come sono e sento di poter vincere una gara in molti modi diversi.

Ti sei allenato anche con la Ineos Grenadiers: pensi che questo ti abbia dato qualcosa in più? Hai lavorato per la salita?

E’ più facile allenarsi bene quando tutto è pronto per te in un training camp. Non ho concentrato più tempo sulla salita. Penso di essere un ciclista completo al momento, il che è tanto positivo quanto negativo.

Hai lavorato anche sulla cronometro?

No in realtà non l’ho fatto! Almeno non di recente. Ma ho sempre guidato la mia bici da cronometro e sono abituato a stare in posizione. Mi concentrerò maggiormente su questa specialità dopo l’Avenir, poiché il mio prossimo obiettivo sarà la prova contro il tempo al mondiale in Australia.

Una vecchia foto di Leo Hayter con la maglia della Gran Bretagna, con la quale sta correndo l’Avenir
Una vecchia foto di Leo Hayter con la maglia della Gran Bretagna, con la quale sta correndo l’Avenir
Che gara ti aspetti all’Avenir?

Non ho ancora guardato troppo da vicino le tappe di montagna, meglio affrontarle giorno per giorno qui. Per me non c’è troppo bisogno di preoccuparsi del finale o di guardare troppo avanti, quando puoi perdere la classifica generale già all’inizio, magari in uno sprint disordinato all’inizio nelle prime tappe.

E chi sono i favoriti?

Penso che siano i nomi ovvi che tutti ci aspettiamo a partire dai due ragazzi che sono saliti con me me sul podio al Giro (Lennert Van Eetvelt e Lenny Martinez, ndr). C’è poi Cian Uijtdebroeks così come i danesi e i norvegesi, che stanno già correndo a livello professionistico.

Hai fatto qualche ricognizioni per questo Avenir?

No, non ne abbiamo fatte, ma mi sarebbe piaciuto farne. Possiamo comunque sfruttare al meglio strumenti come VeloViewer, con i quali possiamo vedere i percorsi in dettaglio ogni giorno.

Martinelli: «La sfortuna è alle spalle e riparto dall’Avenir»

19.08.2022
4 min
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E’ partito ieri il Tour de l’Avenir, forse la corsa più importante del calendario internazionale under 23. Si è aperta con un prologo che serviva per scaldare le gambe e iniziare a togliere il velo sulle prime sensazioni in corsa, infatti questa prima prova non sarà valevole per la classifica generale. Oltre al prologo i giovani ciclisti dovranno affrontare otto prove in linea ed una cronometro a squadre, alla quinta tappa. 

La nazionale, guidata da Marino Amadori, schiera una selezione agguerrita e pronta a dare battaglia a tutti. Da una parte la sfortuna ha colpito gli azzurri, con le defezioni di Frigo e Germani. Dall’altra c’è chi ritrova il sorriso o almeno ci prova. E da questo Tour de l’Avenir vuole riprendersi un po’ di fortuna e qualche risultato: Alessio Martinelli

Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)
Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)

Una lunga estate

Il corridore della Bardiani CSF Faizanè, classe 2001, ha avuto una stagione a due facce: all’inizio dei buoni risultati in Turchia (in apertura al Tour of Antalya, ndr), avevano dato fiducia e morale per lavorare con maggiore convinzione. La seconda parte è stata invece costellata di problemi, tanto che per un infortunio aveva dovuto saltare il Giro d’Italia under 23, dove era atteso con i gradi di capitano. 

«E’ stato un avvicinamento disastroso – dice con serenità Martinelli – ho avuto anche l’influenza. Nelle gare non riuscivo a dare il meglio di me, tanto che non ero molto fiducioso. Poi Amadori mi ha portato in ritiro a Sestriere e da lì ho iniziato ad avere sensazioni via via migliori. Marino lo ha visto e così ha deciso di portarmi qui all’Avenir. Dopo i problemi fisici che ho avuto al Giro dell’Appennino, mi sono fermato 3 settimane.

«E’ stato come fare la pausa invernale, solo che farla a metà stagione non è il massimo. Al termine del periodo di recupero ho iniziato a fare allenamenti molto lunghi con settimane impegnative ed intense. A queste si sono aggiunte delle gare per riprendere il ritmo. Le due settimane del ritiro a Sestriere sono state fondamentali per riprendere la gamba».

Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane
Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane

Step dopo step

L’avvicinamento di Martinelli al Tour de l’Avenir è stato lento, una scalata fatta passo dopo passo. Il corridore lombardo è passato anche da gare importanti come il Giro della Valle d’Aosta.

«Il Valle d’Aosta non sono riuscito a finirlo – racconta – anche se mi stavo sentendo sempre meglio, giorno dopo giorno. La tappa del ritiro è stata proprio sfortunata, ho cambiato la bici sei volte. Mi si sono scaricate due volte le batterie del cambio, la prima volta proprio ad inizio tappa, così mi sono fatto quasi 100 chilometri da solo, è stata una giornata molto dura. Da lì siamo andati direttamente in ritiro con la nazionale. La prima settimana è stata di recupero, arrivavamo quasi tutti dal Valle d’Aosta.

«Nella seconda settimana abbiamo fatto 24 ore di allenamento complessive, con una giornata di sei. Abbiamo visionato anche le ultime tre tappe dell’Avenir. Sono tutte dure, con tante salite lunghe, come il Col de Madeleine, l’Iseran… Si avvicinano a quelle che sono le mie caratteristiche, vedremo le risposte che avrò dal mio fisico».

Alessio Martinelli, il secondo da destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa
Alessio Martinelli, a destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa

In attesa di risposte

L’opportunità di correre il Tour de l’Avenir dopo una seconda parte di stagione non proprio fortunata è una grande chance. Martinelli ha le caratteristiche per fare bene ed il cittì Amadori lo sa. 

«Non so ancora come sto, non voglio prendermi responsabilità – dice mettendo le mani avanti per il momento Martinelli – sarà una corsa molto lunga. La cosa buona è che si riusciranno a capire le sensazioni, ci saranno delle tappe mosse che toglieranno tutti i dubbi. La caduta del Sestriere non ci doveva essere, è stata una grande sfortuna, abbiamo perso due uomini importanti. Gli imprevisti accadono, i corridori che sono qui sono forti e la squadra è pronta. Delle otto tappe in linea che ci attendono le prime saranno abbastanza facili.

«Ci sarà la grande incognita meteo, che qui (a La Roche Sur Yon, nella regione della Loira, ndr) è molto variabile, bisognerà curare il vento. le ultime 4 tappe sono belle dure. La quarta e la sesta frazione saranno mosse, con molti muri di 2-3 chilometri, e tirerò, insieme alla squadra, le prime somme. Non ho paura a prendermi le mie responsabilità in caso dovessi stare bene, come non avrò problemi nel mettermi a disposizione dei compagni in caso contrario».

Fratture invisibili: le incognite sono tante, l’iter è chiaro

18.08.2022
6 min
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L’infortunio è un fulmine a ciel sereno che può colpire la stagione di un ciclista in qualsiasi momento. Se accade in prossimità di un appuntamento importante la voglia di recuperare e salire in sella in fretta è tanta. A minare questa possibilità però ci sono le temute fratture invisibili. Due esempi lampanti sono Lorenzo Germani e Marco Frigo, che pochi giorni fa ci hanno raccontato l’incidente di Sestriere, attraverso il sollievo di averla scampata prima e l’amara scoperta dopo di due fratture invisibili. 

Scafoide per Frigo e rotula per Germani. La rinuncia al Tour de l’Avenir in partenza oggi è stata una decisione obbligata e maturata a quasi due settimane dalla caduta avvenuta a Sestriere dove si trovavano per il ritiro con la nazionale U23. Nelle parole di entrambi abbiamo trovato rammarico e stupore dovuto alla mancata scoperta delle rispettive fratture una volta ricevuta la prima diagnosi da radiografia (foto in apertura radiografieadomicilio). Avrebbero potuto anticipare il trattamento o l’operazione? Queste fratture invisibili, lo sono davvero o sono frutto di un’indagine offuscata dalla voglia di ritornare al più presto in sella? Per rispondere a questi dubbi ci siamo affidati a Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center.

Attraverso la risonanza magnetica le fratture invisibili sono facilmente individuabili (foto MInihospital)
Attraverso la risonanza magnetica le fratture invisibili sono facilmente individuabili (foto MInihospital)

L’Iter

La risposta è no a entrambe le domande che ci siamo posti. Maurizio Radi è chiaro e di fratture invisibili ne ha viste passare molte sui lettini del centro medico privato di Pesaro.

«Le fratture invisibili sulle radiografie ci sono. L’iter che si fa su un trauma – spiega – è chiaro ed efficace. Si parte con l’RX. Se questo non segnala nulla, si procede con i trattamenti delle contusioni normalmente. Se il dolore persiste o si presenta dopo qualche giorno quando si riprende l’attività, allora si effettuano accertamenti diversi per andare a vedere se c’è qualcosa che non si è visto con la radiografia. A questo punto la strada più comune è quella della risonanza, che va ad indagare in maniera mirata per fare emergere la presenza di eventuali fratture.

«Su di un trauma contusivo – spiega Radi – come può essere quello di una caduta non grave, dove il ciclista si alza e risale in bici, il primo accertamento è quello della radiografia. Il dolore seppur sia un sintomo banale è quello che però ci fa capire se la strada che abbiamo preso sia corretta o meno. Gli strumenti ci aiutano, ma la risposta del nostro fisico è la cosa più importante».

Il caso di Germani

Seppur la caduta sia stata la medesima le due fratture sono molto differenti, così come i rispettivi metodi di recupero e tempi di ripresa.

«Quando parliamo di microfratture – dice Radi – e non di intervento vuol dire che si deve creare un consolidamento dove c’è stata la frattura. Deve ricrearsi un callo osseo e quindi nel momento in cui è guarita la frattura, non si creeranno problemi di ripresa. C’entra più tutto quello che riguarda il contesto della funzionalità dell’articolazione del ginocchio, il recupero del tono muscolare e l’elasticità del tendine

«Laddove c’è un soggetto – continua – come in questo caso molto allenato che gode di un ottima forma fisica, si è visto da alcuni studi medici che 30 giorni di immobilizzazione possono fare perdere fino al 50% della forza dell’atleta. Il recupero diventa lungo perché per riprendere l’attività ai livelli in cui la si è lasciata bisogna avere un programma definito. Riprendere la mobilità, il tono, la forza e la funzionalità di tutto l’arto inferiore è fondamentale, ma si ritorna facilmente. In questo caso Germani non arriverà a tanto, comunque la ripresa deve essere ponderata e definita.

«Il problema poteva essere – conclude Radi – se una frattura da composta si scompone pedalandoci sopra, ma stiamo parlando di un caso limite, allora sì che si ha un problema. Essendo una microfrattura, questo è molto difficile. E’ chiaro che se si avverte un dolore anche qualche settimana dopo la caduta, l’indagine che è stata fatta e la frattura che è emersa sono la prassi».

Il caso di Frigo

Nel caso di Germani il problema alla rotula va ad incidere direttamente sull’atto fisico della pedalata. Marco Frigo invece ha impattato la mano e la frattura ha riguardato lo scafoide.

«Qui si deve ragionare in maniera differente – spiega Radi – lo scafoide è un osso poco vascolarizzato, questo comporta che nel momento in cui si fa una radiografia e il dolore persiste nei giorni successivi anche qui si arriva alla risonanza. Lo scafoide spesso di rompe e dalla radiografia è difficile coglierlo perché l’RX non riesce a fare una fotografia dell’osso nella sua completezza a 360 gradi. 

«In linea di massima per un atleta, per non perdere tempo, la strada migliore da intraprendere è l’intervento chirurgico. Prima si fa meglio è. Non è come un arto inferiore che si va a caricare. Oggi ci sono dei tutori termoplastici che si fanno su misura. Noi stessi li abbiamo utilizzati per i ciclisti, realizzati ad hoc con la sagoma della mano sul manubrio per farli allenare e metterli in bici in meno di 15 giorni

«Mentre su un arto inferiore – fa notare Radi – la prospettiva di risalita in bici va ad incidere molto sulla muscolatura ovviamente a seconda del caso. Con una frattura dello scafoide i tempi si possono tenere molto più compressi perché non va ad interessare gli arti più stressati durante la pedalata. In questo caso la ripresa è qualcosa di pianificabile con un’incidenza poco invasiva per la forma fisica del ciclistica. Banalmente basterebbe fare due tutori, uno per il riposo e uno per quando si va in bici in modo tale da continuare il recupero al meglio senza perdere allenamenti».

Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos con la mano fasciata e il dolore dovuto all’ignota frattura
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos con la mano fasciata e il dolore dovuto all’ignota frattura

In conclusione

Le fratture invisibili fanno parte del gioco. Che si militi in un top team o che si sia saliti per la prima volta in bici l’iter per l’indagine post trauma contusivo è lo stesso.

«Prendendo come esempio questi due casi – conclude Radi – non ci sono stati errori. Forse si sarebbe potuto anticipare di qualche giorno l’intervento, ma poco sarebbe cambiato ai fine del recupero. Il dolore è ciò che ci porta a scoprire cosa fare del nostro corpo in questi casi. Fare esami su esami sarebbe sbagliato e non si fa a nessun livello».

Avenir, doccia fredda. Dopo Germani, ko anche Frigo

12.08.2022
6 min
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Una storia da non credere, purtroppo… Qualche giorno fa la notizia di Lorenzo Germani che ha dovuto alzare bandiera bianca per la microfrattura ad una rotula. Adesso arriva anche lo stop di Marco Frigo, per il corridore della Israel Cycling Academy  frattura dello scafoide. Entrambi salteranno il Tour de l’Avenir (in apertura il podio dello scorso anno, con il vincitore Johannese, su Rodriguez e Zana, foto Le Dauphiné Libéré).

La genesi delle loro fratture è la stessa. Durante il ritiro della nazionale a Sestriere in vista della gara francese, Germani, Frigo e gli altri ragazzi sono stati investiti da un auto. 

Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi in ottica futura» (foto Instagram)
Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi» (foto Instagram)

L’incidente…

Il tutto quindi è accaduto nei giorni in cui i ragazzi di Amadori erano a Sestriere.

«Noi – racconta il campione italiano della Groupama-Fdj – eravamo in un falsopiano in discesa e andavamo anche abbastanza forte. Quest’auto, guidata da un tedesco, stava per immettersi. Lui veniva da una strada in salita e la macchina nel partire era andata appena indietro. Questo movimento ci ha fatto pensare che ci avesse visto. Invece è partito a tutta e ci ha travolto. Deve aver pensato che avrebbe fatto in tempo. Ma così non è stato».

«Siamo finiti in terra in quattro – replica Frigo – qualche botta, diverse escoriazioni. Dapporto che sembrava quello messo peggio, alla fine se l’è cavata. Io avevo delle escoriazioni ed erano quelle a darmi più fastidio. Però sul momento è andata… e siamo ripartiti.

«Io sono riuscito a svolgere il lavoro previsto per tutto il ritiro. Tanto che poi sono andato anche alla Vuelta Burgos con la WorldTour».

Una storia incredibile. Frigo aveva saltato anche il Giro U23 sempre per una frattura. Si era rotto un polso all’Appennino, a pochi giorni dal via della corsa rosa. A distanza di un paio di mesi la storia si ripete. Tanto che quando gli abbiamo chiesto come andasse, Marco ci ha detto: «Potreste riprendere l’intervista fatta prima del Giro U23, cambiare polso con scafoide e Giro con Avenir e fare “copia e incolla”».

Avevamo incontrato Marco Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23. Era ai “box” col polso rotto
Avevamo incontrato Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23

La risonanza ritardata

Ma quel che ha più dell’incredibile e che sa di beffa è il fatto che entrambi non si siano subito resi conto della gravità del danno. Non che sarebbe cambiato troppo, ma magari si poteva sperare di fare qualcosina in più, come sostiene anche Frigo, sempre pensando all’Avenir. Un minimo di margine temporale c’era.

«Ancora oggi – spiega Germani – mi dà più fastidio la contusione che la rotula stessa. Dopo l’incidente sono andato all’ospedale di Susa, ho fatto la lastra, ma non è emerso niente. Il dolore continuava e per fare una risonanza magnetica ho dovuto attendere una settimana ancora. Ed è lì che è emersa la frattura.

«Di fatto mi sono sempre allenato. Mi alleno anche qui nel ritiro della mia squadra a Besancon. Solo che non posso forzare e chiaramente non posso correre. Giusto ieri ho fatto 4 ore, per dire…»

A Burgos con la fascia

Anche Frigo racconta di un dolore “retroattivo”. Alla fine Marco ha capito ancora più tardi rispetto a Germani di avere un frattura.

«All’inizio – dice Frigo – erano le botte a darmi fastidio. Escoriazioni e contusioni, ma poi con il passare dei giorni questo dolore alla mano non passava. Uscivo in bici e nell’ultima ora e mezza-due andavo in affaticamento con la mano. Era indolenzita. E infatti a Burgos ho corso con una fasciatura, ma lì ho capito che qualcosa non andava. E così già prima di rientrare dalla Spagna ho prenotato una risonanza magnetica, che ha evidenziato questa frattura.

«Tra l’altro ho scoperto che lo scafoide è un osso particolare, con pochissima irrorazione sanguigna, pertanto al 99 per cento sarò operato, altrimenti l’osso andrà a morire. Mi sono documentato molto in questo periodo, anche leggendo sul vostro sito dello scafoide». 

Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali
Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali

Germani per le tappe

Inutile dire che il morale non è dei migliori. Per fortuna questi ragazzi sono giovani, consapevoli del loro valore e soprattutto hanno già un contratto in mano per il passaggio nelle rispettive WorldTour l’anno prossimo.

«Io – dice Germani – stavo parecchio bene. Sarei andato in Francia per puntare alle tappe e non alla generale. Avrei avuto i miei spazi (di certo più di quelli al Giro U23 e al Valle d’Aosta, ndr). Avrei aiutato magari Bruttomesso in qualche volata e Frigo e Piganzoli in salita. Avevo anche puntato una tappa, la sesta. Quella che arrivava a Oyonnax, non troppo lontano da qui (in riferimento al ritiro di Besancon, ndr).

«Pensate che un giorno ne ho parlato con Romain (Gregoire, ndr). Gli ho detto: “Sai, mi piacerebbe fare bene in questa tappa”. E lui: “Ah quella con la salita a pochi chilometri nel finale, con quella discesa…”. A quel punto gli chiesto: “Ma l’hai puntata anche tu?”. E Romain: “Sì! Ho detto alla mia fidanzata e alla mia famiglia di venire all’arrivo. Ora che so che ci punti anche tu, Lorenzo, mi metto alla tua ruota e ti batto in volata!”. Credo proprio che avrei cambiato tappa!».

«Purtroppo è andata così – va avanti Germani – non ci si può fare nulla. Se non avessi avuto neanche il dolore della contusione, magari ci avrei lavorato sopra, ci avrei corso e con una caduta lo stop sarebbe stato di tre mesi, mi hanno detto. O peggio ancora avrei creato danni per il futuro.

«Se mi consolo con il passaggio tra i pro’? Quello sì. Averlo reso pubblico è stato bello. Siamo un bel gruppo a passare dalla continental alla WorldTour. Su di noi, soprattutto per le corse 1.1 della Coppa di Francia, ci contano molto. Non saremo solo i giovani che devono fare esperienza».

Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra

Frigo per la classifica

Le sensazioni e i numeri, dicevamo che Germani e Frigo stavano davvero bene. Sarebbero stati loro i nostri uomini di punta: uno per le tappe, il laziale come abbiamo visto, e uno per la generale, il veneto.

«Stavo bene – gli fa eco Frigo – a Sestriere avevo svolto tutto il lavoro previsto. Dopo la rinuncia al Giro U23 avevo voltato subito pagina con la testa, concentrandomi proprio sull’Avenir. E’ stato lo stimolo, l’obiettivo. Avevamo riprogrammato tutto con la squadra, con il preparatore, ero andato in ritiro sul Pordoi…

«Adesso invece sono fermo. E sto facendo anche altri esami e vediamo quando potrò riprendere. Ma se dovrò operarmi dovrò stare fermo ancora. Dovrò fare palestra e rulli».

«Si poteva fare bene in classifica. Era l’obiettivo. Eravamo una bella squadra. E anche ben preparata, specie dopo l’altura. Potevamo puntare al podio. Ma si può ancora puntare al podio. Piganzoli può fare bene e adesso vedremo chi altro porterà per la salita. Io e Germani eravamo in camera insieme al Sestriere: saremmo stati due pedine importanti.

«Purtroppo il ciclismo è anche questo, fa parte del gioco. Io avrei puntato sulle tappe finali, quelle sulle Alpi, in particolare l’ottava quella con la Madeleine e l’arrivo in quota a La Toussuire. Ma in generale è davvero un bell’Avenir, ben disegnato».

Messner 2022

Segnatevi questo nome: Messner diventerà qualcuno…

28.03.2022
5 min
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«Vi segnalo un ragazzo austriaco, si chiama Martin Messner, è stato sesto all’ultimo Tour de l’Avenir. Potrebbe essere un bel talento, ma nessuno però l’ha ancora preso, forse perché non ha un procuratore. E’ questo il controsenso del ciclismo di oggi, non si guarda più ai risultati, non si cercano più i corridori, spesso si aspettano le segnalazioni dei loro agenti…». Le parole di un coach che conosce bene il mondo attuale delle due ruote, ci avevano messo la pulce nell’orecchio: possibile che un corridore capace di emergere in quella che è il Tour de France degli under 23 non abbia trovato spazio?

Era a questo punto doveroso andare alla fonte e quindi abbiamo contattato direttamente il giovane corridore austriaco per sapere come stanno le cose. Non propriamente come ce le ha dette quel coach, nel senso che rispetto a quel che sapeva, la vicenda ha avuto una sua evoluzione.

«Quando ho corso l’Avenir – conferma – non avevo un manager, è vero. Ma dallo scorso novembre ho chi mi segue anche da quel punto di vista».

Messner profilo 2022
Martin Messner è nato a Judenburg il 9 gennaio 2000. E’ stato 6° all’ultimo Tour de l’Avenir (foto Mario Stiehl)
Messner profilo 2022
Martin Messner è nato a Judenburg il 9 gennaio 2000. E’ stato 6° all’ultimo Tour de l’Avenir (foto Mario Stiehl)
Dopo il tuo risultato eclatante in Francia, si era avvicinato qualche team?

Sì, molte squadre si erano interessate, anche un paio di formazioni importanti, ma io ho scelto di rimanere nel mio team austriaco per più ragioni. Intanto perché credo che un altro anno a livello continental mi faccia bene, per me è importante non bruciare le tappe, ho ancora molto da imparare e migliorare. Inoltre quest’anno non volevo trascurare gli studi all’università in Carinzia, dove frequento la facoltà di Economia, quindi non me la sentivo di fare il ciclista a tempo pieno. Almeno non per ora.

Secondo te è ancora possibile nel ciclismo odierno trovare un ingaggio importante senza avere un procuratore alle spalle?

Per quel che vedo io, la figura del procuratore ormai è necessaria, come altre in questo mondo come ad esempio il preparatore. Un ciclista deve essere concentrato sulla propria attività, gli allenamenti, le gare, tutto quel che riguarda la sua preparazione, per i contratti e tutto il resto è giusto che ci sia una persona delegata a fare i tuoi interessi.

Il tuo risultato dello scorso anno ti ha sorpreso?

Se devo essere sincero no, ma non voglio per questo sembrare superbo. Sapevo di star bene e che potevo ottenere un risultato importante. Poi la gara si è messa in un certo modo, ho potuto anche approfittare di qualche disavventura altrui come ad esempio l’incidente occorso ad Ayuso. A quel punto ho capito che potevo puntare alla classifica generale, anche se i primi 4 (il norvegese Johannessen, lo spagnolo Rodriguez, il nostro Zana e l’olandese Leemreize, ndr) erano troppo lontani. Alla fine ho chiuso sesto ed è stato davvero un gran risultato, tra l’altro ha avuto vasta eco in Austria perché era dal 3° posto di Patrick Konrad nel 2013 che un corridore nostrano non arrivava così lontano.

Messner allenamento 2022
La caratteristica di Messner è l’estrema leggerezza che lo porta a eccellere in salita (foto Alexandre Brus come apertura)
Messner allenamento 2022
La caratteristica di Messner è l’estrema leggerezza che lo porta a eccellere in salita (foto Alexandre Brus come apertura)
Come è nata questa tua passione?

Inizialmente non pensavo proprio di dedicarmi al ciclismo, giocavo al calcio e mi piaceva molto. Poi però ho capito che il ciclismo ti dà qualcosa in più perché è più impegnativo e soprattutto è sia uno sport individuale che di squadra, dove devi sempre spingerti al limite. Io amo dire che il ciclismo si lega a tre distinti principi: disciplina, perseveranza e gioia che vanno mixati sempre al meglio per arrivare al risultato.

In famiglia ti hanno spinto verso questa scelta?

La bicicletta ha sempre fatto parte della nostra vita, ma non in maniera agonistica. Mio padre è appassionato escursionista e quando ero piccolo, nei fine settimana facevamo lunghe passeggiate con la bici per puro divertimento. La fase delle gare è iniziata piuttosto tardi, ma il divertimento è rimasto.

Che cos’altro c’è nella vita di Martin Messner?

Il tempo che studio e allenamenti mi lasciano libero lo dedico agli amici e alla cucina. Sì, non mi dispiacerebbe un domani trasformare questa passione in qualcosa di creativo e professionale, mi piacerebbe studiare come chef.

Wsa Ktm 2022
La squadra continental Wsa Ktm consta di 12 corridori, tutti austriaci (foto Bastian Knapp)
Wsa Ktm 2022
La squadra continental Wsa Ktm consta di 12 corridori, tutti austriaci (foto Bastian Knapp)
Che obiettivi hai quest’anno?

Punto soprattutto al Giro d’Austria, dove spero di far bene e poi tornerò al Tour de l’Avenir e chissà che dopo il sesto posto dello scorso anno non riesca a fare meglio.

C’è una corsa che sogni?

Penso che chiunque voglia fare questo mestiere sogni di conquistare una grande corsa a tappe, il Giro d’Italia o il Tour de France. Io sono uno scalatore puro, amo le lunghe salite e so che proprio in queste corse posso dare il meglio di me stesso, ma devo ancora imparare tanto per arrivarci. Infatti è guardando queste corse che mi sono innamorato del ciclismo, soprattutto ammirando le imprese di Alberto Contador, il mio idolo.

Vieni mai in Italia?

Spesso. Abito davvero a un tiro di schioppo e facciamo molte uscite, sia di allenamento che per svago sulle Dolomiti. Ho molti amici da voi. Non conosco bene la vostra lingua ma «io amo stare in Italia» lo posso dire…