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Zana nella morsa norvegese. E’ dura, ma non è finita…

21.08.2021
6 min
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Se la tappa di ieri era corta, quella di oggi era cortissima: appena 71,3 chilometri ma quasi 3.000 metri di dislivello. In molti la temevano, soprattutto i nostri. Alessandro Verre, Gianmarco Garofoli e capitan Filippo Zana. Persino Filippo Baroncini e Marco Frigo i due giganti dell’Italia. Ma in qualche modo alla fine i ragazzi di Marino Amadori si sono salvati dalla morsa norvegese e non solo…

A Saint Jean d’Arves, paesino assolato sulle gigantesche montagne della Maurienne, ha vinto ancora la maglia gialla. Il Tobias Johannessen del Tour de l’Avenir è l’Ayuso del Giro U23. E’ stata un corsa ad eliminazione: prima in 40, poi in 18, poi in 8 e alla fine si sono presentati in quattro sull’arrivo, dove la potenza del norvegese, e anche la sua palese freschezza, sono state devastanti.

Colnaghi a casa

Le cose non erano partite bene per gli azzurri. Nella notte Luca Colnaghi era stato male. Il mal di stomaco e lo sforzo violento di ieri lo avevano costretto ad alzare bandiera bianca. Il dispiacere è tanto, ma per “fortuna” il danno è “poco”. Le ultime due frazioni, infatti, non erano adatte alla ruota veloce di Lecco.

Per questa particolare frazione, tutto (e tutti) avevano messo in campo le conoscenze all’avanguardia che ormai siamo abituati a vedere nei pro’. Alimentazione differenziata, con un pasto più leggero del solito, solo dei gel nelle tasche e un bel po’ di riscaldamento prima del via. Si partiva infatti subito in salita, sul Col du Chaussy. Sorrisi sui volti dei ragazzi, ma anche quel velo di tensione, assolutamente comprensibile. Una tensione che per molti era lo spettro del tempo massimo: meno di 30′. E infatti sono andati a casa in 16.

I giapponesi, di fronte al caravan dell’Italia, avevano iniziato a scaldarsi già un’ora prima del via. E gli spagnoli appena dopo di loro. Il cittì Amadori un po’ ci scherzava: «Vorranno attaccare subito!», ma un po’ li temeva. E buttava un occhio su tutti, pur cercando di far restare tranquilli i suoi corridori.

Pochi chilometri dopo il via e Marco Frigo è nelle prime posizioni a controllare la gara
Pochi chilometri dopo il via e Marco Frigo è nelle prime posizioni a controllare la gara

Frigo presente

La partenza è stata fulminea. Dopo neanche un chilometro c’erano già alcuni corridori staccati. In testa la Colombia. Ma davanti a controllare c’era Marco Frigo, oggi uno dei più brillanti.

«I colombiani – racconta Marco Frigo – hanno attaccato forte e poco dopo sono rimasti davanti in 40. Io mi sono staccato nella prima discesa per i miei soliti problemi (era caduto violentemente ad inizio stagione ed ha preso paura, ndr). E dentro c’era anche tutta la nazionale norvegese. Dell’Italia restava solo Zana. Purtroppo abbiamo perso Verre abbastanza presto. Io ho provato a rientrare, ma non c’è stato nulla da fare e ho dato una mano a Zana finché ho potuto. I norvegesi sono davvero forti. Però io Pippo lo vedo bene. Ci conosciamo, non abitiamo lontano e so che ha preparato al meglio questo appuntamento. E’ vero che Johannessen ha una squadra forte, ma c’è ancora tanta salita e la classifica si deciderà domani a fine tappa.

«Io? Sto bene. Mi spiace un po’ per i miei problemi in discesa. Forse in salita ho perso qualcosa, ma credo che nelle prime tappe e nella cronosquadre sia riuscito a dare un aiuto alla squadra».

Frigo sta disputando un buon Avenir e quando gli facciamo notare che non è poco visto che è stato chiamato quasi in extremis in sostituzione di Omar El Gouzi, infortunato, lui chiarisce: «No, no… sapevo da tempo che avrei fatto l’Avenir. Anzi, ringrazio Amadori che mi dà sempre tanta fiducia».

Rischi e progetti

Un rischio enorme per Zana e per gli azzurri, restare senza uomini. C’è mancato tanto così che tutto il lavoro fatto fosse vanificato. Per fortuna il corridore della Bardiani Csf Faizanè se l’è cavata da solo.

«Sì – commenta Zana – sono rimasto sempre con il gruppetto di testa». A queste parole anche noi tiriamo un sospiro di sollievo, in quanto ad un tratto “radiocorsa” non lo dava più nelle prime posizioni. «Questa – riprende Filippo – non era una tappa troppo adatta a me. Le preferisco più lunghe. Era una frazione particolare: salita e discesa, salita e discesa. Abbiamo visto che il norvegese è difficile da attaccare, ma domani c’è un’altra tappa durissima… e non ci accontentiamo.

«Ho studiato molto bene la frazione di domani e vedendo l’altimetria mi piace. Quelle salite non le conosco, ma ormai ho visto che le salite qui in Francia sono lunghe e abbastanza pedalabili. Io spero di avere la gamba per attaccare e far fare un po’ di fatica agli avversari.

«Se sento Reverberi? Sì – ride- lui ma anche tutti gli altri ragazzi della Bardiani mi scrivono, mi sostengono. Devo ringraziarli perché mi hanno permesso di fare un calendario super. Mi hanno dato un’opportunità grande. Sono fortunatissimo e cercherò ripagarli al meglio».

Tobias Johannessen è sempre più in giallo. Adesso vanta 2’18” su Rodriguez e 2’24” su Zana
Tobias Johannessen è sempre più in giallo. Adesso vanta 2’18” su Rodriguez e 2’24” su Zana

Italia compatta

E poi Zana aggiunge una frase che ci è piaciuta moltissimo: «Speriamo che i ragazzi oggi siano riusciti a recuperare un po’ e magari domani possano darmi una mano per stancare i norvegesi e gli altri uomini di classifica. Una classifica che vorrei continuare a risalire». 

“Speriamo che i ragazzi abbiano recuperato”. Amadori la sa lunga. Una volta “sistemata” la corsa di oggi, la testa era già rivolta a domani per gli altri. Non per Zana chiaramente. Sotto la cenere gli azzurri covano qualcosa. Speriamo che le gambe siano buone per far divampare l’incendio. Domani, l’ultima tappa è lunga (151 chilometri) e prevede la Madelaine, l’Iseran (ad oltre 2.700 metri di quota) e l’arrivo sul Piccolo San Bernardo.

Il clima in squadra è buono. I ragazzi scherzano, si cercano. E a tavola l’umore è buono. «I massaggiatori, Luigino Moro e Alessandro Capelli – racconta Frigo – non ci fanno mancare niente. Sono molto bravi. Non ci fanno sentire la mancanza dell’Italia. Sappiamo che quando siamo fuori è sempre un po’ complicato e che in Francia non è mai facile con gli hotel e la cucina, ma loro ci stanno aiutando moltissimo. E tutti noi ci crediamo».