La prima di Vigilia in Croazia. E la crescita prosegue

09.03.2023
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Mentre stava tagliando il traguardo dell’Umag Trophy sul suo viso la smorfia di fatica si è trasformata in un sorriso. E l’indice della mano sinistra indicava il cuore, gli sponsor, la squadra. Alessia Vigilia ha aperto marzo vincendo in solitaria in Croazia la sua prima gara UCI, regalando alla Top Girls Fassa Bortolo un bell’inizio di stagione.

Il sigillo della 23enne di Bolzano – che in queste ore è impegnata nel Trofeo Ponente in Rosa – è stata la finalizzazione di un periodo nel quale la stessa Vigilia aveva mostrato di avere una discreta forma. Qualche giorno prima di Umag, era arrivato un convincente segnale in Belgio alla Het Hageland chiudendo nel gruppetto delle migliori regolato allo sprint da Wiebes davanti a Bastianelli e Cordon-Ragot. Lecito quindi per Alessia, come ci ha spiegato lei, guardare al resto del 2023 con fiducia ai nuovi traguardi, magari rispolverando quel talento mostrato da junior.

Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Quest’anno la condizione è arrivata presto. Era voluto?

A dire il vero non proprio, perché inizialmente non dovevamo partecipare al UAE Tour. Lo abbiamo saputo solo due settimane prima e la nostra preparazione non era al top. Però tutte noi ragazze ci siamo subito rimboccate le maniche e ci siamo messe sotto con gli allenamenti. Alla fine credo che sia stato un bene partire a correre dagli Emirati, anche se il livello era molto alto.

Che trasferta è stata?

Innanzitutto una bella esperienza in generale per la nostra squadra. Ci siamo fatte vedere in fuga, ci siamo prese un po’ di visibilità. E lo abbiamo fatto scontrandoci con formazioni WorldTour. Le tappe non sono state semplici. C’era nervosismo perché era una delle prime gare importanti dell’anno. Poi c’era tantissimo vento. Abbiamo imparato tutte noi ragazze a fare i ventagli in mezzo ad atlete più esperte.

Prove generali per il Belgio dove hai colto un buon ventesimo posto dove la qualità era forse ancora più alta.

Esattamente, poi sapete anche voi com’è correre al Nord. Tutto un altro mondo (sorride, ndr). La Hageland praticamente è la rivincita della Het Nieuwsblad del giorno prima. Non è una gara semplice anche se non è WorldTour. Ho patito il freddo, ero una delle poche con i gambali. Ho sofferto sugli strappi ma ho tenuto duro. Negli ultimi 10 chilometri sono rimasta davanti quando il gruppo si è frazionato per andare a prendere le otto fuggitive. Da quel momento siamo andate fortissimo e alla fine ho finito in fondo al primo gruppo. Onestamente non potevo fare di più visti i grandi nomi che mi erano attorno. Vale quasi più questo piazzamento che la vittoria di qualche giorno dopo (sorride, ndr).

Con una gamba così ti sentivi favorita in Croazia?

No però è ovvio che ci sono andata con una grande carica mentale, sapendo comunque che potevo contare anche sul supporto della squadra. Infatti devo ringraziare in particolare Giorgia (la sua compagna Bariani, ndr) perché nelle fuga decisiva ha lavorato tanto per me. Ci siamo confrontate con Davide in ammiraglia (il diesse Gani, ndr) e abbiamo pensato alla tattica. Eravamo in dieci e volevamo anticipare la volata perché sapevamo che con Carbonari eravamo battute. Anzi, mi ricordavo che con Anastasia mi ero trovata in fuga nel 2019 in una gara open e mi aveva battuta nettamente. Stavolta sul terzo degli ultimi tre strappi sono partita in contropiede ed è andata bene. Diciamo che sono stati due risultati che significano che sto bene.

Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Sul traguardo hai reso omaggio un po’ a te e un po’ alla squadra.

Soprattutto alla squadra. Devo ringraziare tanto Lucio (il team manager Rigato, ndr) che mi ha dato fiducia e che nell’ultimo anno e mezzo mi ha rimesso in piedi. Volevo arrivare da sola proprio per avere il tempo necessario sulla linea d’arrivo di dedicare a lui e alla società questa vittoria. Qua sto imparando nuovamente a fare il corridore dopo anni bui e sto continuando a crescere.

Nel 2022 ti eri riguadagnata la maglia azzurra. Sangalli cosa ti ha detto dopo la vittoria di Umag?

Ci siamo visti alla Strade Bianche e mi ha fatto i complimenti. Anche lui mi ha aiutato dal punto di vista mentale durante il ritiro invernale con la nazionale. Per me è stato importante svolgere quel volume di lavoro, è stato molto proficuo e ne sento il beneficio.

Oltre a voler passare nel WorldTour quali altri obiettivi hai per quest’anno?

Naturalmente vorrei anch’io trovare un contratto in una formazione importante, ma non mi faccio aspettative per il momento. Per fare il salto nella categoria superiore bisogna essere pronti e poi bisogna essere altrettanto pronti per poterci rimanere. Quello è il difficile. Intanto per quest’anno punto a voler fare molto bene agli italiani a crono, che per me è collegato strettamente alla convocazione in nazionale. Voglio dare qualche certezza in più a Paolo (il cittì Sangalli, ndr). Poi vorrei fare bene il Giro Donne. Non ho un obiettivo specifico, se non quello di centrare una bella fuga, magari a lunga gittata che può arrivare al traguardo.

La attuale Alessia Vigilia sta tornando a quella junior di cui si parlava tanto bene?

Le sensazioni sono buone. Non mi pesa fare fatica, perché quando stai bene psico-fisicamente è una fatica bella (sorride, ndr). Posso dire che mi si è riaccesa la fiammella della speranza di poter avere un futuro in bici. Non ho pressioni da nessuno però devo continuare su questa strada. A cominciare da questi giorni di gara in Liguria dove sono pronta a mettermi a disposizione delle compagne o per puntare a qualcosa di personale.

Per super Realini, strada azzurra fino al Tour de l’Avenir

13.02.2023
5 min
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Paolo Sangalli sfoglia il calendario delle trasferte, incrociate con quelle delle sue ragazze. La stagione del WorldTour è iniziata e da questo momento in avanti il programma delle più forti seguirà il corso dettato dai club: il cittì le osserverà, aspettandole sui traguardi concordati. Semmai la sua attenzione si va concentrando sulle juniores e le under 23, le categorie per cui l’intervento dell’attività azzurra può essere provvidenziale.

Il tecnico azzurro è rientrato pochi giorni fa da un altro raduno di Calpe, in cui ha avuto con sé Arianna Fidanza che poi ha vinto ad Almeria e un gruppo di giovani.

Alla Valenciana torneranno su strada Balsamo e Guazzini qui agli europei di Grenchen
Alla Valenciana torneranno su strada Balsamo e Guazzini qui agli europei di Grenchen
Stagione iniziata, con il mondiale di agosto che sta facendo ragionare le squadre e i tecnici…

Già da tempo con Villa abbiamo iniziato a parlare e siamo già sulla stessa lunghezza d’onda. I mondiali fatti a quel modo sono una prova generale per le Olimpiadi e bisognerà conciliare le esigenze dei vari gruppi. In realtà credo che il problema più grande ce l’abbia proprio la pista. Il Tour Femmes finisce il 31 luglio e mi pare che le prime prove dell’inseguimento saranno il 2 agosto. E’ un calendario complesso…

Anche perché delle ragazze del quartetto parecchie faranno il Tour.

Esatto. Penso alla Guazzini, che corre in una squadra francese e punta alle cronometro, con il Tour che ha l’ultima tappa proprio contro il tempo. Anche Elisa Balsamo ha detto che farà il Tour e non il Giro. Il quadro è questo, anche se da qui ad agosto può succedere di tutto, ma i programmi al momento sono questi. Sarebbe bastato mettere una settimana fra le gare su pista e quelle su strada e non avremmo avuto problemi.

Continuerai a seguire le ragazze nelle loro corse?

Andrò a vedere le gare, questo lo farò sempre. Ma farò anche tanta attività con le junior. Parto dalla Gand-Wevelgem. Poi a fine aprile faccio un’altra gara di tre giorni, la Van Morseel in Olanda. Ai primi di maggio vado al Giro d’Occitania e alla fin del mese, il Giro delle Fiandre messo quest’anno. Poi faccio un raduno premondiale, ma questo sarà comune alle tre categorie, ovviamente per tutte le ragazze che non sono impegnate a correre. E’ un po’ come avere una casa comune per tutte.

Eleonora Gasparrini è passata al UAE Adq Team e sarà riferimento nel blocco U23 (foto Instagram)
Eleonora Gasparrini è passata al UAE Adq Team e sarà riferimento nel blocco U23 (foto Instagram)
E dopo il mondiale?

Dopo il mondiale si ricomincia. Novità di quest’anno per le under 23 è il Tour de l’Avenir di fine agosto. Si correrà anche per club, ma daranno la precedenza alle nazionali, anche perché nei programmi delle squadre di club non l’ho ancora visto.

Di quali ragazze parliamo?

Potrei parlare di Gasparrini e di Gaia Realini. Oppure Piergiovanni, Cipressi e Ciabocco. Ne abbiamo tante, capito? E poi chi fa l’Avenir potrebbe fare l’europeo, perché l’arrivo potrebbe essere impegnativo. Per questo dalla Francia non le mando a casa. Facciamo un altro raduno, adesso vediamo dove. E poi andiamo in Olanda a fare una gara che c’è sia per le le junior, sia per le under 23: la Watersley Ladies Challenge dal 15 al 17 settembre. E poi da lì, sono 200 chilometri e andiamo a Emmen, nella zona del Drenthe, dove ci saranno gli europei. Non sarà il solito piattone, l’arrivo sarà in cima alla discarica e potrebbe cambiare tutto. Una bella attività quest’anno.

Quindi non c’è pericolo che dopo il mondiale cali un po’ la tensione…

Proprio no. Anzi, forse il calendario è meglio dopo che prima. Anche perché il mondiale delle U23 resta una corsa strana. Per correrlo dovranno entrare in squadra con le elite e bisognerà dimostrare di essere all’altezza.

L’azzurra Eleonora Ciabocco è parte integrante del gruppo delle U23 di Sangalli (foto El Toro Media/DSM)
L’azzurra Eleonora Ciabocco è parte integrante del gruppo delle U23 di Sangalli (foto El Toro Media/DSM)
Sembra di capire che avrai da fare più con juniores e U23 che con le elite…

Proprio così. Le grandi hanno già il calendario strapieno, quindi non ci sarebbe neanche lo spazio di portarle a correre. Potrei andare dove non c’è la UAE, ma dove non ci saranno loro, ci sarà la ex Valcar che ora è il loro Devo Team. Una realtà interessante, perché con Villa ancora al comando, capisci che l’impronta della Valcar resta quella.

Punterai su juniores di secondo anno o cerchiamo anche le più giovani?

Entrambe, anche perché pare ci sia una bella infornata venuta su dalle allieve. All’inizio bisognerà affidarsi alle osservazioni dell’anno scorso e alle sensazioni più dirette dei direttori sportivi, chiedendo quello che hanno visto in allenamento. Poi con le gare, piano piano si comincerà a selezionare e a capire quello che c’è. Con le juniores punto a fare una bella esperienza azzurra, perché sono diverse dai coetanei uomini. I maschi magari passano U23, le ragazze invece si ritrovano sparate fra le elite.

In altri sport si nota che le ragazze del 2005-2006 pagano il periodo fermo del lockdown: ti risulta che accada anche nel ciclismo?

Purtroppo sì, lo stiamo pagando caro anche noi, anche se spero di essere smentito. Nelle società più piccole, tanti erano impreparati. Magari non avevi neanche il ciclomulino o i rulli. Solo alcune hanno avuto la fortuna di trovarlo e solo poche in casa avevano una cultura sportiva. Comunque non mi lamento, c’è tanto lavoro da fare. E poi c’è anche la volontà di qualche squadra di fare attività all’estero. Quindi magari in qualche gara oltre alle sere azzurre, ce ne saranno altre sei per fare esperienza.

Nella spedizione azzurra di Calpe, c’era anche Federica Piergiovanni (foto Instagram)
Nella spedizione azzurra di Calpe, c’era anche Federica Piergiovanni (foto Instagram)
Prossima trasferta del cittì alla Valenciana?

Ci saranno da vedere la Balsamo, ci sarà la Guazzini e un po’ di altre ragazze. Oltre all’importanza di vedere le corse dal vivo, credo che sia importante anche la vicinanza. Non sono il tecnico che compare 15 giorni prima del mondiale, anche se con le squadre italiane e con le straniere già a dicembre avevo definito tutti i programmi.

Programmi condivisi?

Per forza. L’anno scorso avevo detto un mese e mezzo prima che ai mondiali avrei dato una maglia azzurra alla Bertizzolo, se avesse fatto il percorso che avevo indicato. Insomma, la sua squadra ha accettato e abbiamo visto mondiale ha fatto… 

Tra calendario e nomi, Sangalli compone il suo mosaico

16.12.2022
6 min
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I suoi tre taccuini azzurri sono già pieni di appunti e nomi. Elite, under 23 e juniores, le liste sono lunghe. Per il cittì delle donne Paolo Sangalli questo è il tempo di annotare tutto quello che gli passa per la testa, in relazione alle sue nazionali per il prossimo anno.

Europei, mondiali, classiche e gare a tappe, passando per i ritiri di inizio e metà stagione. Questo è il solito canovaccio seguito da Sangalli, con la netta impressione che ogni annata, sempre buona, sia (o possa essere) migliore della precedente. Visto il trend di risultati e crescita, è come se fosse pronto il ricambio generazionale del ricambio generazionale stesso. Come ci aveva detto il tecnico milanese un anno fa, è un bene avere problemi di abbondanza.

La nazionale elite alla partenza dell’europeo 2022
La nazionale elite alla partenza dell’europeo 2022
Paolo hai già impostato i programmi per il 2023?

Sì, certo. Ho già avuto il benestare dai club delle mie atlete. Sto aspettando anche l’approvazione da parte della Federazione anche se non dovrebbero esserci controindicazioni. Il primo appuntamento sarà a Calpe dal 22 gennaio al 4 febbraio. L’ottanta per cento del gruppo sarà composto da atlete U23. Non ci saranno le ragazze che saranno impegnate con l’europeo in pista. C’è piena collaborazione col cittì Villa. Lascerò invece abbastanza tranquille le elite delle formazioni WorldTour che saranno impegnate con i loro raduni. E’ ovvio però che se Longo Borghini, Balsamo, Sanguineti, Guazzini, Cavalli, Guarischi o Cecchini o altre ancora volessero allungare i ritiri con noi, le accoglierei volentieri. Lo sanno benissimo anche loro.

Partendo dalle U23, chi ci sarà in Spagna?

Quest’anno vorrei creare un bel gruppo in vista del Tour de l’Avenir. Molte di quelle che correranno in Francia faranno anche l’europeo. Gasparrini è stata una certezza nel 2022 ed è normale che sarà lei il nostro faro. Insieme a lei ho chiamato Barale, Basilico, Vitillo, Cipressi, Tonetti, Masetti, Piergiovanni, Collinelli, Realini, mentre per le crono ci saranno Vigilia e Arianna Fidanza. Doveva esserci anche Pirrone, ma sarà a correre in Australia in quel periodo. Alcune di queste ragazze le ho chiamate perché voglio vederle meglio da vicino. Naturalmente ho dispensato da questo ritiro le neo U23 che saranno impegnate con la scuola, ma che chiaramente seguirò con attenzione.

Il loro calendario si è molto infittito. Sarà complicato organizzare tutto?

Non è semplice, ma meglio così. E’ tutto lavoro per il 2025 quando le U23 avranno il loro mondiale dedicato. Sono contento che sia nato il Tour de l’Avenir, che avrà la stessa valenza di quello maschile. Buona parte della stagione sarà concentrato in un mese e mezzo. Il mondiale durerà fino a quasi metà agosto, poi faremo l’Avenir che finisce ai primi di settembre. Andremo in altura a Livigno prima di andare in Olanda. Lì dal 15 al 17 settembre correremo il Watersley Womens Challenge, gara a tappe già esistente per junior e da quest’anno anche per U23. Tre giorni dopo andremo a nord a Drenthe per gli europei.

Per le junior come sarà la stagione?

C’è un gran bel programma anche per loro. L’intenzione è di correre la Gand-Wevelgem a marzo e le tre frazioni della Omloop Van Borsele in Olanda in aprile. Proseguiremo con il Tour dell’Occitania ad inizio maggio e con una novità. Il 21 maggio ci sarà il primo Giro delle Fiandre per junior donne. Ad agosto torneremo in Olanda seguendo il programma che dicevo prima per le U23.

In questa categoria immaginiamo che la punta azzurra sarà Venturelli. Chi saranno le altre?

Sì, Federica è per forza di cose il nostro riferimento. Sta gestendo molto bene gli sforzi tra ciclocross, pista e strada. Io sono un grande fautore della multidisciplinarietà, specie pista-strada, purché non sia esasperata. Il resto della lista delle junior è piuttosto numerosa. Da molte atlete voglio dimostrazioni di crescita sul campo. Toniolli, per fare il primo nome che mi viene in mente, ha grandi numeri a crono e vorrei che li confermasse anche quest’anno. Ma questo è solo un esempio che vale per tutte le altre che prendo in considerazione. Non mancherò di ricordarglielo.

Arriviamo alle elite. Bastianelli ha detto che dopo il Giro Donne si ritirerà. Ti verrà a mancare una pedina importante sotto tanti punti di vista. Cosa ne pensi?

Ovvio che quando smette una campionessa com’è Marta, è sempre una perdita pesante. Tuttavia lei è sempre stata molto obiettiva e professionale, quindi per me fino al Giro Donne andrà molto forte. E magari che non le venga voglia di finire la stagione o arrivare fino al mondiale. Attenzione però, finché è in attività è assolutamente convocabile. Come tutte le altre, del resto. La base è confermare tutto il gruppo del 2022 più qualche inserimento che valuterò guardando le varie corse all’estero. Ad esempio vorrei qualche risposta convincente o qualche risultato in più da Paladin. Ma non sarà l’unica.

Il percorso iridato di Glasgow, con l’inserimento del tratto in linea, pare ancor più da velocisti rispetto all’europeo del 2018. Che idea si è fatto il cittì Sangalli?

Le ultime notizie dicono che ci sarà una salita di 6 chilometri prima di arrivare in città. Vedremo se l’UCI lo confermerà. A quel punto si potrà fare un ulteriore pensiero tattico. Di sicuro sappiamo che faremo meno giri del circuito di Glasgow, che è molto nervoso. Si presta sia ad un arrivo in volata sia a un colpo da finisseur. Ormai tutte le nazionali sanno organizzarsi in corsa per far fuori o mettere in difficoltà le rivali. Vedremo come impostare la gara in base a come andrà la stagione delle ragazze. Ci sono sempre tante cose che faranno da ago della bilancia. Una di queste sono le gare in pista che potrebbero consegnarci delle atlete con un grande colpo di pedale, come ad esempio per quelle del quartetto che faranno crono e mixed relay.

Porte aperte. Il cittì Sangalli tiene in considerazione tante atlete tra elite, U23 e junior
Porte aperte. Il cittì Sangalli tiene in considerazione tante atlete tra elite, U23 e junior
E dell’europeo cosa ci dici?

Potenzialmente il percorso e l’arrivo sul Vamberg sono adatti a qualsiasi italiana. Cavalli, Longo Borghini, Balsamo, Bertizzolo, Persico e altre con le loro caratteristiche. Questo significa che abbiamo lavorato molto bene negli ultimi anni. Avete presente cosa diceva Echavarri, lo storico team manager di Indurain e Valverde? «Lavorare senza fretta, ma senza pausa». Ho fatto mio il suo motto.

Magri, il 2022 è alle spalle: «Con la Israel il primo Giro»

03.11.2022
5 min
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Sul 2022 ha tirato una riga da tempo. Anzi, da due settimane ha ripreso ad allenarsi per riscattarsi. A rafforzare le motivazioni che Silvia Magri (in apertura foto Ossola) ha già per l’anno prossimo, è arrivato pure il salto nel WorldTour. Le legnanese classe 2000 sarà uno dei volti nuovi (e delle quattro italiane) della Israel Premier Tech Roland.

«Per la verità sto facendo ancora lavori poco intensi – ci spiega al telefono Magri, che lascia la Born to Win dopo una stagione, per un biennale con la formazione svizzera – però avevo voglia di ricominciare dopo quindici giorni di riposo, visto che quest’anno per un motivo o l’altro ho corso poco».

Silvia Magri pur di ritrovare la condizione, a luglio è andata a correre da sola in Belgio (foto Facebook)
Silvia Magri pur di ritrovare la condizione, a luglio è andata a correre da sola in Belgio (foto Facebook)
Silvia cominciamo proprio dalla stagione appena conclusa. Com’è stata?

Un po’ travagliata e snervante, anche se era iniziata bene. In avvio di anno ero molto motivata e ho colto buoni piazzamenti. Quinta all’internazionale di Montignoso, due terzi in Liguria al Trofeo Ponente in Rosa e una buona top ten alla prima tappa del Gracia Orlova in Repubblica Ceca. Lì però sono caduta e sono dovuta stare ferma due settimane prima di ricominciare. Da quel momento mi sono accorta di inseguire la condizione. E non era solo quello il motivo.

Cos’altro è successo?

Premetto che sono sempre andata a correre per dare e fare il meglio possibile. Non ho mai voluto trovare scuse o giustificazioni. Considerando che la nostra squadra non ha disputato il Giro, abbiamo fatto un calendario alternativo che ci consentisse di poter gareggiare. Anzi, a luglio sono andata da sola a fare due gare in Belgio (la Zottegem-Strijpen e il Gp Deinze, ndr) dove ho colto un quinto ed undicesimo posto. Tuttavia notavo che, pur stando davanti, facevo una gran fatica, più del normale. Così abbiamo iniziato a fare accertamenti e abbiamo scoperto che stavo finendo di passare la mononucleosi. Ormai però buona parte della stagione era andata.

Magri, qui con Quagliotto e Zanardi: al Trofeo Ponente in Rosa ha ottenuto due terzi posti di tappa (foto facebook)
Magri, qui con Quagliotto al Trofeo Ponente in Rosa, dove ha ottenuto due terzi posti di tappa (foto facebook)
Senza la classica vetrina del Giro e con questo problema di salute, come hai vissuto il momento a livello emotivo?

E’ stata dura. Sono una ragazza particolarmente attenta, pignola e un po’ perfettina (lo dice sorridendo, ndr) e vedevo che nonostante ciò non riuscivo a trovare la forma giusta per potermi fare vedere. Volevo dimostrare qualcosa in più e per tutto quel susseguirsi di vicende mi è dispiaciuto molto non averlo potuto fare. Mi sono mancati i risultati. Non tanto per i risultati in sé quanto per il morale. Per fortuna però è arrivata la chiamata della Israel.

Come è nata questa trattativa?

A maggio ho avuto un primo contatto, solo per conoscerci. Mi ha chiamato direttamente la squadra. Poi ci siamo risentiti a giugno al termine del ritiro a Livigno con la nazionale. Quella è stata l’occasione per definire e chiudere il contratto, grazie all’intermediazione della GGLL Promotion (l’agenzia di Luca Mazzanti, ndr).

Cosa ti ha convinta ad accettare la loro proposta?

Devo dire che avevo avuto dei contatti con altre formazioni nello stesso periodo, ma erano arrivate dopo. Del progetto della Israel mi ha colpito l’alta professionalità e la volontà di farmi crescere senza fretta. Mi hanno detto subito che vorrebbero farmi fare un calendario più intenso proprio perché arrivo da una annata con poche gare. Inoltre avrò altre tre compagne italiane (Collinelli, Pirrone, Vieceli, ndr), un vantaggio per tutte noi. Intanto un accenno di programmi ce lo hanno già dato. Dall’1 al 10 dicembre andremo in ritiro a Girona. Ed io potrei partire già dal Tour Down Under in Australia. Tutto da riconfermare ovviamente, ma è già qualcosa su cui lavorare.

Su qualcosa in particolare o è come se ricominciassi tutto da capo?

Un po’ e un po’. I test che ho fatto confermato che ho uno spunto veloce, quindi lavorerò in prospettiva futura per avercelo nei finali di gara. Sono ben portata alla distanza, ma è ovvio che devo rifare le basi. Dovrò rafforzarmi, però una cosa alla volta. Le tabelle per la palestra e per la bici me le cura il mio preparatore Marco Sias. Mi fido ciecamente di lui e sarà lui poi che si interfaccerà con Fabio Vedana, il preparatore della squadra.

Silvia vuole restare nel giro azzurro. Nel 2022 ha fatto i ritiri a Calpe e Livigno (foto Facebook)
Silvia vuole restare nel giro azzurro. Nel 2022 ha fatto i ritiri a Calpe e Livigno (foto Facebook)
Che obiettivi hai per il 2023?

Non ne ho di particolari. L’intenzione è di mettermi in mostra fin da subito. Visto che ho caratteristiche da velocista che tiene sugli strappi e brevi salite, vorrei andare forte in Belgio. Ad esempio la Freccia del Brabante è una gara che mi piace molto. Poi vorrei correre il mio primo Giro, sarebbe un bel modo esordirci con un team WT. Infine vorrei restare nei radar azzurri. Con Paolo (il cittì Sangalli, ndr) ho parlato e lui quest’anno aveva capito la mia situazione. Per me è stato importante. Se guardo il bicchiere mezzo pieno, meglio aver avuto adesso questi problemi che averceli l’anno prossimo. Ho voglia di rilanciarmi anch’io.

Paladin, com’è stato il tuo mondiale a bordo strada?

14.10.2022
5 min
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Il mondiale in Australia avrebbe preferito correrlo, è un’ovvietà. In un qualche maniera però Soraya Paladin è stata in gara in modo attivo sul circuito di Wollongong. Al termine dello strappo mozzafiato di Mount Pleasant c’era proprio la 29enne di Cimadolmo a dare indicazioni alle sue compagne azzurre, seguendo le direttive del cittì Sangalli con cui era in contatto.

La mancanza delle radioline nelle competizioni per nazionali è una assurdità – se si pensa che durante il resto della stagione non è così – ma obbliga sempre i vari staff ad organizzarsi nel migliore dei modi nei punti più delicati. E per chi resta fuori dalle titolari è l’occasione di dare il proprio contributo. Paladin che aveva disputato le prove iridate di Imola, Yorkshire e Innsbruck (quelle con percorsi duri, per intenderci), come ha vissuto questa esperienza a bordo strada? Glielo abbiamo chiesto al rientro dal Tour de Romandie, la sua ultima fatica stagionale nella quale ha vinto la classifica a punti. E naturalmente la chiacchierata non si è limitata solo a quello…

Soraya ha chiuso la stagione al Romandia vincendo la classifica a punti
Soraya ha chiuso la stagione al Romandia vincendo la classifica a punti
Soraya togliamoci subito il dente. Sei rimasta molto delusa di non aver corso?

E’ scontato dire che avrei voluto partecipare anche perché il tracciato mi piaceva, adatto alle mie caratteristiche. C’è un po’ di amarezza e mi ha fatto male vedere le mie compagne da fuori però non è stata una decisione a sorpresa. Sapevo che ero in dubbio, lo avevo capito e ne avevo parlato con Paolo (il cittì Sangalli, ndr). Ero in ballottaggio con Vittoria (Guazzini, ndr), ma forse era giusto che corresse lei visto che aveva una grande condizione.

Se fossi rimasta in Italia avresti avvertito meno la delusione?

Non lo so, forse avrei detto di sì subito. Essere in Australia, provare il percorso con le mie compagne e poi restare fuori… la vivi molto più intensamente. Però se ci penso a mente più fredda, sono contenta di aver fatto questa trasferta. Intanto mi sono guadagnata la convocazione, che è sempre una bella soddisfazione e un grande onore. Poi sono comunque stata d’aiuto alla squadra, come mi era stato chiesto: una cosa che da casa non avrei potuto fare.

Nel 2022 Paladin ha disputato 8 corse a tappe, compresi Giro Donne e Tour Femmes.
Nel 2022 Paladin ha disputato 8 corse a tappe, compresi Giro Donne e Tour Femmes.
Che sensazione è stata essere a bordo strada?

Sono riuscita subito a metabolizzare l’esclusione e concentrarmi immediatamente sul mio compito. Con lo staff azzurro si era deciso che in cima alla salita più dura del circuito dovesse andarci un’atleta, perché conoscendo e correndo sempre insieme non solo alle compagne, ma anche alle nostre avversarie, avrebbe potuto avere un occhio più attento su chi poteva avere più difficoltà od essere più in palla. Alla base di questa scelta e di conseguenza del mio ruolo, c’è il fatto che in nazionale ognuna di noi sa sempre cosa fare. In corsa o fuori, il dialogo da noi è importante, un vantaggio. Mi sono accorta una volta di più che essere dentro alla nazionale dà sempre tanti stimoli. Il primo? Tornarci per essere in gara.

Nel punto in cui eri tu chi ti ha colpito di più? Erano impressioni veritiere o meno?

Ero in cima al tratto con pendenze attorno al 20 per cento. Non si poteva fingere. Durante i primi giri vedevo pedalare molto bene la Vos. Pensavo diventasse il solito brutto cliente, ma alla fine credo che abbia pagato la mancanza del ritmo gara visto che non correva da un po’. Al contrario vedevo passare sofferente la Van Vleuten. Non era quella di sempre perché negli ultimi due giri sarebbe stata con quelle di testa e probabilmente avrebbe attaccato. E forse, per assurdo, magari non avrebbe vinto perché l’avrebbero inseguita tutti dato che non era facilissimo fare il vuoto. Credo che Annemiek stavolta abbia vinto davvero di classe. Ha corso in modo intelligente e nel finale ha piazzato un’azione che ha preso davvero tutte in contropiede. D’altronde non aveva nulla da perdere e ha tentato.

Paladin qui all’europeo 2021. E’ stata una pedina importante anche in tre mondiali consecutivi: Innsbruck, Yorkshire e Imola
Paladin qui all’europeo 2021. E’ stata una pedina importante anche in tre mondiali consecutivi: Innsbruck, Yorkshire e Imola
Delle nostre invece cosa avevi percepito?

Balsamo è una che corre sempre piuttosto davanti quando sta bene. Inizialmente quando la vedevo passare un po’ indietro credevo che stesse salvando la gamba, ma giro dopo giro ho capito che non aveva una grande giornata. Qualcuno dice che potrebbe aver sentito la pressione, ma anche lei non aveva nulla da dimostrare. Ci sta assolutamente vivere una giornata del genere e nessuno gliene può fare una colpa. Longo Borghini è stata la solita attaccante che si è mossa nel punto più duro e nei momenti decisivi. Silvia (Persico, ndr) ha colto una medaglia incredibile al suo esordio in azzurro. Vittoria è andata forte. Però Cecchini e Bertizzolo per me hanno fatto un garone! Tutto il giorno sempre davanti a lavorare per le nostre punte. Abbiamo gestito la corsa in modo ottimale e non abbiamo nulla da recriminare.

Mentre passavano davanti a te cosa vi dicevate?

Principalmente ero io che parlavo perché loro ero a tutta (sorride, ndr). Gli davo gli aggiornamenti su chi era davanti e dietro, sui distacchi, su chi c’era da fare attenzione. Gli trasmettevo gli ordini di squadra. A volte bastavano solo degli sguardi o dei cenni. Alla fine, quando la gara è entrata nel vivo, erano più incitamenti che altro. Le caricavo a non mollare per aiutarle a scollinare perché quando sei in acido lattico, passi via una salita più di testa che di gambe. E’ stato bello vederle da questo punto di vista, si soffre e ci si esalta. Però vi ripeto che è meglio correre (sorride nuovamente, ndr).

Paladin qui al Tour Femmes. La sua Canyon Sram ha vinto la classifica a squadre
Paladin qui al Tour Femmes. La sua Canyon Sram ha vinto la classifica a squadre
A questo punto, cosa cerchi dal 2023?

Vi confesso che ancora non ci ho pensato. Voglio prima godermi una mini-vacanza a Lisbona dove vado a fare il tifo per mia sorella Asja (che è stata elite fino al 2020, ndr) che nel weekend correrà un ironman. Però per dare una risposta dico che vorrei fare bene alle classiche di primavera perché un risultato lì è un buon modo per guadagnare morale per le gare successive. Quest’anno ero partita forte con due podi (in una tappa della Valenciana e a Cittiglio, ndr) poi mi aspettavo qualcosa di più da Giro e Tour. Ho chiuso bene la stagione tra Olanda e Svizzera ma l’anno prossimo vorrei avere più continuità.

Cipressi, idee chiare per l’Argentina, per il 2023 e per la meccanica

12.10.2022
6 min
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Mentre quasi tutte le sue colleghe sono ormai in “off-season”, per Carlotta Cipressi il calendario ha riservato ancora qualche giorno di gara. E forse è meglio così dal suo punto di vista. La 19enne della Valcar Travel&Service infatti è una delle quattro U23 convocate dal cittì Paolo Sangalli per la spedizione azzurra in Argentina alla Vuelta a Formosa in programma dal 21 al 23 ottobre.

Dopo la trasferta sudamericana si concluderà la sua prima annata da elite e solo allora sarà tempo di bilanci definitivi, ma con la giovane forlivese abbiamo voluto farne uno provvisorio alla luce della chiamata in nazionale. E così, parlando con Cipressi del suo 2022, abbiamo scoperto che il record dell’Ora di Ganna lo ha guardato con gli occhi non necessariamente della ciclista amante delle crono quanto più di una… meccanica.

Carlotta perché ti ha colpito l’impresa di Pippo?

Prima di tutto perché ha saputo andare contro tanta gente che non si aspettava una prestazione del genere. Quando Ganna deve dimostrare chi è, per me è invincibile. Però principalmente sono stata attratta dalla tecnologia sviluppata attorno alla bici, stampata in 3D. Prima del record avevo visto tanti video e seguito tanti studi su questa novità. Mi sarebbe piaciuto essere nello staff che ha lavorato a questo progetto, sarebbe stato un sogno.

Da cosa deriva questa passione?

Dal mio percorso scolastico, indotto a sua volta da quello che facevo da piccola con mio nonno e mio padre. Con loro, appassionati ciclisti, mi divertivo a fare alcuni lavoretti di meccanica. Poco per volta ho imparato a lavorare al tornio, a saldare e soprattutto a curarmi da sola la bici. Infatti adesso, tranne per qualche emergenza per la quale non ho il necessario a casa, la bici me la sistemo e riguardo da sola. Sono piuttosto ricercata nel dettaglio. Diciamo che se me la dessero smontata, non avrei problemi a rimontarmela da sola.

Carlotta Cipressi e Emma Redaelli, entrambe classe 2003. La Valcar 2023 punterà tanto sulle giovani (foto Ossola)
Carlotta Cipressi e Emma Redaelli, entrambe classe 2003. La Valcar 2023 punterà tanto sulle giovani (foto Ossola)
Potrebbe essere il tuo futuro dopo il ciclismo?

Sì, assolutamente. Sono affascinata dalla progettazione e vorrei che diventasse il mio lavoro quando non correrò più. Magari restando proprio nel ciclismo. Quest’anno mi sono diplomata all’istituto tecnico tecnologico “Marconi” con un indirizzo meccanico (uscendo con 97/100, ndr). Farò l’università, ma la inizierò a settembre dell’anno prossimo. Quest’anno avevo già passato i test d’ingresso di ingegneria meccanica, ma quando ho chiesto di entrare all’università di Forlì, dove non c’è l’obbligo di frequenza, era troppo tardi. Peccato, ma mi terrò aggiornata e pronta per l’anno prossimo. Intanto sfrutterò al massimo l’occasione di fare la ciclista.

Ecco, torniamo al presente. Che stagione è stata considerando la maturità?

Divisa in due, come mi aspettavo. Fino all’esame ho corso poco, era tutto concordato con Arzeni. Avevamo previsto un calendario con un certo tipo di gare anche se poi abbiamo aggiunto alcune corse extra. Due su tutte. Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi: è stato un onore partecipare. Gare durissime, per la prima ci ho messo tre giorni per riprendermi. Però Capo mi ha davvero fatto un grande regalo portandomi su.

Dopo invece com’è andata?

Chiaramente meglio. Ho curato dei problemi alla schiena che mi porto dietro da una brutta caduta quando ero esordiente e che, quando vado poco in bici, si fanno sentire. Luglio, visto che c’erano Giro e Tour, l’ho passato tutto a casa ad allenarmi come si deve senza assilli dovuti dalla scuola. In quei giorni ho trovato un buon ritmo. Poi ho avuto un periodo intenso di gare tra Giro di Toscana e Simac Tour in Olanda.

Che differenze hai riscontrato tra queste due fasi?

Una maggiore tranquillità e consapevolezza nelle ultime gare che ho fatto. Ho esordito ad inizio marzo a Le Samyn. Ricordo che Yaya (Sanguineti, ndr) mi chiese se avessi l’ansia vedendomi un po’ tesa. Mi aspettava una gara difficile con freddo e pavè, non il massimo per partire. Però Arzeni mi aveva detto che sarebbe stato difficile l’inizio e che le eventuali delusioni, o bastonate come le chiama lui, mi sarebbero comunque servite per crescere e fare esperienza. Aveva ragione perché ora sono più serena. E riesco a gestire meglio anche le mie emozioni.

Resterai in Valcar anche nel 2023. Ti sei prefissata già qualche obiettivo?

Qui si sta veramente bene ed è davvero una grande famiglia. Ambiente ideale per crescere per giovani come me e altre ragazze. Mi hanno aiutata tutti. Sempre Yaya è stata tra quelle che più mi insegnava e urlava nella radiolina. Urla buone, di incitamento. Lei è perfetta per quel ruolo. Quello che aveva fatto l’anno scorso con Gasparrini lo ha fatto con me e la stessa Eleonora mi ha aiutato dandomi consigli. Sono contenta di com’è andata questa stagione. Per l’anno prossimo non ho particolari obiettivi ma vorrei affrontare le gare con un approccio diverso. E da lì spero di poter fare qualche risultato e buone prove.

Cipressi, qui all’europeo 2021, rivestirà la maglia azzurra alla Vuelta a Formosa in Argentina a fine ottobre
Cipressi, qui all’europeo 2021, rivestirà la maglia azzurra alla Vuelta a Formosa in Argentina a fine ottobre
Intanto un piccolo traguardo lo hai già raggiunto con la convocazione per la trasferta in Argentina. Sarà una gara che si potrebbe decidere a crono. Come ci arrivi?

La chiamata di Paolo (il cittì Sangalli, ndr) è stata inaspettata. E’ un grande orgoglio indossare nuovamente la maglia azzurra ora da elite dopo le volte da junior (nel 2020 fu terza alla crono degli europei, ndr). La condizione non è male, vedremo come andrà. Però posso dirvi che sono molto carica. Visto che ho iniziato a correre con regolarità solo dopo la maturità, ho voglia di spendere tutto quello che mi è rimasto.

Sangalli e le U23 volano in Argentina. Ma il movimento come sta?

06.10.2022
6 min
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Vacanze per il ciclismo femminile? Forse sì per tante atlete, ma non per tutte, compreso il cittì Paolo Sangalli. Dopo il Tour de Romandie – in programma da domani fino al 9 ottobre ed ultima gara del Women WorldTour – il calendario ha avuto un colpo di coda inaspettato che riguarda proprio la nazionale. Una selezione azzurra infatti è stata invitata ad una gara 2.2 in Argentina

Più precisamente nella parte settentrionale del Paese a circa 1.200 chilometri a nord di Buenos Aires al confine col Paraguay. Parteciperà alla Vuelta a Formosa Feminina Internacional dal 21 al 23 ottobre, sulla falsariga della gara maschile disputata ad aprile. Prime due tappe pianeggianti (rispettivamente di 139 e 125 chilometri), poi terzo giorno spezzato in due con una crono individuale di 8 chilometri e finale su un circuito cittadino di 6 chilometri da ripetere 13 volte.

Il cittì Sangalli ha deciso di portare in Argentina quattro ragazze U23 e, prendendo spunto da questa lunga trasferta verso la primavera sudamericana, con lui abbiamo fatto una panoramica sulla categoria in previsione del 2023.

Paolo chi porterai in Argentina e perché?

Al di là delle scelte, intanto ringrazio le squadre che mi hanno concesso le loro atlete perché non è facile trovarle visto che sarà periodo di riposo. Porterò Valentina Basilico perché è una velocista molto sveglia e quando è in forma corre bene. Quest’anno ha fatto un paio di vittorie ed è stata, tra quelle del primo anno, che hanno fatto meglio. Ci sarà Carlotta Cipressi perché ha finalmente risolto i problemi alla schiena ed ha finito la stagione in condizione. Entrambe avevano la maturità e nella seconda parte sono cresciute bene.

Le altre due chi sono?

Ho chiamato Giulia Giuliani che ritengo un prospetto interessante. E’ l’unica delle quattro che corre in una formazione non continental. E’ una passista-scalatrice che avevo portato ad un ritiro a Livigno e volevo vederla all’opera da più vicino. Infine ci sarà anche Cristina Tonetti. Mi piace il suo modo di correre, molto coraggioso. E mi è piaciuta molto anche la sua scelta di restare anche l’anno prossimo nella Top Girls dove potrà fare un ulteriore step di crescita in un ambiente giusto.

Con che aspettative andrete laggiù?

Partiremo con uno spirito tranquillo. Siamo contenti che ci abbiano invitato ed essere loro ospiti. Per queste ragazze sarà innanzitutto una esperienza di vita. Voli lunghi e scali intercontinentali, soggiorno in una zona meno turistica di altre. Dovranno adattarsi a ciò che comportano viaggi di questa portata. Poi chiaramente ci sarà l’aspetto agonistico e quello lo vedremo solo quando saremo laggiù. Ci sarà da mantenere un po’ di condizione ancora per qualche settimana ma non abbiamo alcuna pressione di risultato.

Nel 2023 atlete come Guazzini e Zanardi diventano “grandi”. Lasciano una eredità pesante?

Vittoria e Silvia hanno vinto tanto sia su strada che in pista e non sarà facile fare altrettanto ma dietro abbiamo un buon movimento di ricambio. Certo, loro due hanno avuto sempre la possibilità di fare tante corse internazionali con il loro club e questo aiuta tanto ad alzare il livello. Spero che molte delle attuali U23 possano fare la stessa cosa.

Il colpo di reni vincente di Eleonora Gasparrini alla MerXem Classic. Secondo sigillo stagionale dopo il tricolore U23
Il colpo di reni vincente di Eleonora Gasparrini alla MerXem Classic. Secondo sigillo stagionale dopo il tricolore U23
Cosa bisognerebbe fare per farle crescere ulteriormente?

Il massimo sarebbe correre una gara a tappe con la nazionale prima di un europeo o un mondiale. Penso ad esempio ad una corsa come il Baloise in Belgio, senza però che partecipi la squadra di una delle ragazze che vorrei chiamare. Non lascerei mai a casa un nostro team invitato per portare solo una delle loro atlete in nazionale. Ho già una bozza del calendario del 2023. Devo vederlo bene con calma e poi mi confronterò con le varie formazioni per poi pensare a dove partecipare con la nazionale. Però i programmi delle gare sono sempre più compressi ed intensi e talvolta non è facile fare una cosa simile.

Il movimento U23 italiano per i prossimi anni com’è messo?

Ha ampi margini di miglioramento. Abbiamo tante ragazze di prospettiva che passeranno elite ed altre che stanno compiendo il loro processo di crescita. Bisogna avere pazienza perché quelle del primo anno hanno sempre la maturità e le condiziona inevitabilmente fino a luglio. Poi trovare subito la forma giusta e correre non è facile perché si va forte in ogni corsa.

Quali sono le U23 che l’anno prossimo faranno da guida?

Personalmente penso che il faro sarà Eleonora Gasparrini. Sarà al terzo anno da elite durante i quali ha corso tanto riuscendo a vincere sia il tricolore di categoria che una gara in Belgio. Andrà in una squadra dove potrà crescere ancora, lavorando per corridori importanti come Bastianelli che le insegneranno tanto. Ecco, se il mondiale di Glasgow sarà uguale all’europeo vinto proprio da Marta nel 2018, credo che Eleonora sia molto adatta a quel tipo di percorso.

Volendo c’è una bella lista di altri nomi importanti e promettenti.

Sì esatto. Matilde Vitillo quest’anno ha dimostrato di saper vincere nel WT ed anche lei sarà l’altra ragazza su cui poter contare. Camilla Alessio spero possa risolvere alcuni problemi di salute. Sofia Collinelli ha grandi potenzialità (per lei si parla del passaggio alla Cogeas-Israel, ndr). Gaia Realini sarà in uno dei team più forti come la Trek-Segafredo. Francesca Barale alla DSM potrà correre di più. Anche Federica Piergiovanni o Gaia Masetti sono da seguire. Poi ci sono quelle che porterò in Argentina. Ed infine abbiamo Ciabocco, Pellegrini, Segato e tutte le altre che arrivano dalle junior che terrò in considerazione senza troppe pressioni proprio perché andranno ancora a scuola. Vi dico, l’elenco che ho fatto è lungo e ci sono tante ragazze che terrò sott’occhio.

Arzeni, leggi qua: Bertizzolo ha qualcosa da dirti

28.09.2022
5 min
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Sofia Bertizzolo esce dal mondiale con la testa a mille e le gambe stanche. Per riconoscimento unanime, la bassanese ha corso il mondiale più bello da quando è nel giro della nazionale, dopo una serie di anni mezzi e mezzi. L’arrivo al UAE Team Adq le ha ridato motivazioni, l’arrivo di Sangalli in azzurro le ha portato entusiasmo e programmazione. E tanto è bastato. Guardandola nel quadro più ampio della squadra che Bertogliati sta costruendo, questa Bertizzolo potrebbe prendersi un ruolo di tutto rispetto, in supporto delle compagne, ma anche come leader quando se ne presenterà l’occasione.

Con lei abbiamo parlato nella notte fonda australiana, seduti accanto a una finestra, mentre si finiva di impacchettare le bici in partenza per l’Italia. Gli scatoloni di fine mondiale parlano di ritorno a casa, ma lasciano sempre una scia di malinconia.

Alla Liegi i primi contatti con Sangalli, poi da luglio è scattato il piano Wollongong
Alla Liegi i primi contatti con Sangalli, poi da luglio è scattato il piano Wollongong
Hai davvero fatto il mondiale più bello di sempre?

E’ il terzo che disputo nella categoria elite. Dopo quattro anni è stato un bel rientro, con tanta fiducia da parte del commissario tecnico. E una programmazione, cosa che non c’era mai stata. Il mondiale è sempre a fine stagione, quindi non puoi non programmarlo e questo mi ha permesso di arrivarci bene.

Quanto è stata pesante la stagione?

Ho corso il Giro, poi avrei dovuto fare il Tour e la Vuelta. Ho saltato il Tour, perché dopo il Giro non mi sentivo in forma e pronta per farlo. Già in quei giorni di luglio avevo sentito Paolo che mi parlava di questa convocazione, a cui lui teneva. E così con lui e con l’appoggio della squadra ho fatto un avvicinamento ad hoc. Con l’altura e correndo la Vuelta in preparazione. Sicché sono soddisfatta di essere rientrata un po’ nel circuito nazionale con questo nuovo ambiente molto positivo.

Dopo il Giro d’Italia, quello di Scandinavia, con tre piazzamenti fra le prime 10
Dopo il Giro d’Italia, quello di Scandinavia, con tre piazzamento fra le prime 10
Un mondiale che però ha fatto saltare i piani?

E’ stato un po’ imprevedibile. Ci aspettavamo bel tempo, ma ha cominciato a piovere ed è stato un po’ antipatico. Abbiamo diviso la corsa in due parti. Prima cercando di tutelare Elisa Balsamo, quindi facendo gli strappi regolari e qui hanno fatto un grandissimo lavoro Vittoria ed Elena, soprattutto (rispettivamente Guazzini e Cecchini, ndr). E poi, una volta che abbiamo capito che Elisa non riusciva a tenere gli strappi, abbiamo puntato su Persico e Longo Borghini, che hanno fatto entrambe una grande prova.

Spiega…

La Longo ha provato negli ultimi due giri portando via un gruppetto e stando poi con le 4-5 migliori in seconda battuta. Io sono riuscita a rientrare con Silvia (Persico, ndr) la prima volta, mentre la seconda ho dovuto gestire la situazione dell’attacco della Reusser, che sappiamo bene come corre e se prende un minuto, non la vedi più. E poi nel finale Silvia è stata veramente tanto brava con un bel lavoro di squadra che l’ha portata al posto giusto e nel momento giusto.

Sei arrivata con la forma ideale?

I primi giorni con il fuso orario ero un po’ sballottata, però è stato così per tutte. Poi invece l’ho recuperato bene e forse anche meglio di altre ragazze che non l’hanno mai assorbito del tutto, non solo fra noi. 

Bertizzolo ha corso la Vuelta anche in preparazione ai mondiali: il risultato è stato eccellente
Bertizzolo ha corso la Vuelta anche in preparazione ai mondiali: il risultato è stato eccellente
Pensi di esserti ritrovata appieno quest’anno?

E’ stato un anno positivo, con questo nuovo innesto della UAE anche al femminile. Un bel progetto, molto ambizioso e sicuramente ci vorranno ancora 2-3 anni per realizzare veramente tutto quello che è nei loro piani. E’ stato il miglior anno da quando sono passata elite. C’è chi ha sofferto di più e chi meno l’anno del Covid. Nel mio caso ho sempre trovato corridori più veloci di me, a cui dovevo tirare la volata. E altri più scalatori di me, che dovevo tutelare prima delle salite.

Come ti troverai il prossimo anno con Arzeni in ammiraglia?

Non lo conosco per niente, per ora ne ho sentito parlare molto bene. Da lui cerco soprattutto la fiducia e la motivazione, una cosa che lui è molto capace di mettere in tutte. Da fuori gli puoi solo riconoscere che dà la possibilità a tutte le ragazze. Nel giro dell’anno, infatti lui con la Valcar ha sempre vinto e sempre con più atlete. Se guardiamo i migliori talenti di questa primavera, sono usciti dalla Valcar, perché abbiamo Elisa Balsamo, la stessa Marta Cavalli, Guazzini, Persico quest’anno formidabile. E sono tutte uscite da lui. Quindi vuol dire che a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale, è riuscito a dare loro qualcosa di più.

Al Fiandre, Bertizzolo ha corso per Marta Bastianelli e ha centrato per sé il 16° posto
Al Fiandre, Bertizzolo ha corso per Marta Bastianelli e ha centrato per sé il 16° posto
La testa conta…

Tante volte l’atleta non ha niente in più a livello fisico degli altri, ma semplicemente ha più voglia di vincere, più convinzione. E’ questo che in poche parole al mondiale a me ha dato Paolo (Sangalli, ndr). Ha dato a tutte noi la fiducia, quindi parte tutto dalla testa. Perché alla fine gli allenamenti li fanno tutti, la nutrizione la seguono tutti, chi più chi meno. Però quando arrivi a un certo livello, la testa è fondamentale e io soffro tanto il dover mettermi a disposizione sempre, sempre, sempre. Poi forse sono anche troppo sincera e onesta a mettermi a tirare quando so che devo. Alcune non sono così e poi non sempre viene riconosciuto. E questo ti lascia un po’ di amaro in bocca perché nel ciclismo femminile ancora non esiste il gregario. A breve comparirà anche quella figura perché stiamo marciando velocissimo, però al momento sembra tutto dovuto

Mondiale e dintorni: con Sangalli nel primo anno da cittì

28.09.2022
5 min
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«A parte le junior, che comunque hanno portato a casa il quarto posto – dice Sangalli ragionando – in tutte le gare che abbiamo fatto finora è arrivata una medaglia, che sia d’oro, argento o bronzo. Quindi ci sono una continuità e un modo di lavorare che a me piace e piace alle ragazze, bene così. E volendo tornare al quarto posto della Pellegrini a Wollongong, se andiamo a vedere le prove di Nation’s Cup e gli europei, quelle che sono arrivate davanti erano sempre le stesse. Solo perché all’europeo non c’era Backstedt, sennò avrebbe vinto anche quello. Con una Ciabocco che fosse stata bene, avendone due davanti le cose un po’ cambiavano. Ma non ne farei un caso, perché davvero con le junior il risultato non deve essere un’ossessione».

Sola nel finale, la Pellegrini ha tirato fuori un ottimo quarto posto fra le junior
Sola nel finale, la Pellegrini ha tirato fuori un ottimo quarto posto fra le junior

Pochi giorni dopo la fine dei mondiali australiani, Paolo Sangalli si volta per le ultime considerazioni. Il bronzo di Silvia Persico è stato un risultato sperato e anche il frutto di un lavoro di programmazione iniziato con lei, come con tutte le altre, una volta avuto chiaro come fosse fatto il percorso. Il viaggio assieme a Bennati di metà giugno ha dato l’idea su cui lavorare.

Questo podio ci piace molto perché?

Soprattutto perché sul podio c’è una debuttante assoluta. Di base, non è venuta la corsa che ci aspettavamo. Fino a due giri dalla fine sì, perché l’obiettivo era di salvare la Balsamo non facendo troppo presto attacchi spropositati (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr). E invece già ai meno tre giri, Elisa era in difficoltà e abbiamo deciso di attaccare. Invece ci hanno anticipato e quindi la Longo si è infilata nel gruppetto delle cinque. Era un attacco per andare all’arrivo. In qualche modo l’obiettivo era rimanere in meno possibile e, una volta davanti, capire cosa succedesse dietro. Il massimo sarebbe stato avere davanti la Longo Borghini e dietro un gruppetto con la Persico, ma così non è stato. Questo è quello che avevamo pensato, però ci sono di mezzo anche le altre (sorride e allarga le braccia, ndr).

Secondo Sangalli, la delusione della Longo dipende anche dal fatto che col bagnato si scattasse a fatica
Secondo Sangalli, la delusione della Longo dipende anche dal fatto che col bagnato si scattasse a fatica
Pensavate che la Van Vleuten con quel gomito rotto potesse fare un numero del genere?

Ero sicuro che per la condizione che aveva non potesse attaccare sugli strappi e sulle salite, ma doveva solo difendersi. E’ stata brava. E’ stata tutta la sua esperienza, la forza che hai dopo 170 chilometri di poter fare quel numero. Tutte l’hanno vista, ma alla fine nessuna è riuscita a stopparla.

La dinamica del finale ha anticipato quella dei pro’, con il gruppo della Longo davanti che non si accorge del gruppo di Persico e Van Vleuten…

Anche secondo me la Longo non ha visto che era rientrata la Persico. Avessimo avuto le radio, avrei detto: «Occhio che arriva. Quando rientrate una parte e tira dritto». Però non ci sono. Io ho messo una postazione a metà strappo, una in cima, una a inizio discesa e ai meno 4, quindi una comunicazione c’è stata, ma non era diretta, immediata.

L’ottimo mondiale di Silvia Persico (qui con la Van Vleuten) viene da una buona programmazione
L’ottimo mondiale di Silvia Persico (qui con la Van Vleuten) viene da una buona programmazione
A un certo punto è stata chiara l’immagine delle azzurre in testa al gruppo.

Il tirare del secondo e terzo giro era per mantenere la velocità costante. Per non far andare via nessuno, quindi lo sforzo è stato anche relativo. Il tirare vero è stato per chiudere su Sarah Roy, dove Guazzini ha fatto vedere i cavalli che ha.

Come avete gestito la gara delle under 23?

Non era gestibile. La paura era che la Van Vleuten provasse a disfare il gruppo dall’inizio, ma non è stato così. Quando siamo entrati sul circuito, la Zanardi aveva solo il compito di stare il più avanti possibile. Ha fatto quello che ha potuto, invece Vittoria (Guazzini, ndr) l’ho considerata una titolare, non ho mai pensato a lei per fare la corsa delle under 23. Anche perché non era neanche adatta a lei. Insieme a Elena Cecchini ha fatto un grandissimo lavoro.

Quando si è trattato di inseguire Sarah Roy, Guazzini ha mostrato il motore di cui dispone
Quando si è trattato di inseguire Sarah Roy, Guazzini ha mostrato il motore di cui dispone
Proprio Elena ti ha ringraziato perché se avessi scelto in base alle vittorie probabilmente avresti portato un’altra al suo posto.

Una delle prime cose che ho detto è che i risultati certo sono importanti, ovvio che li guardo. Ma ci vuole anche qualcosa d’altro.

Pensavi a una Persico così solida?

Vi dico la verità, la cosa più bella di quest’anno è stata che ho programmato ogni cosa con loro, sia con le squadre straniere, sia con le italiane. Loro l’hanno sposato e le ragazze sono arrivate in condizione al momento giusto. Io non sono il loro preparatore, però ho condiviso la mia idea e loro l’hanno accettata.

Abbiamo visto una grande Bertizzolo…

A Sofia ho detto due mesi fa che se avesse seguito un determinato percorso, avrebbe fatto il mondiale. E credo che abbia fatto una delle gare più belle in nazionale. E anche Marta Bastianelli, anche se per lei non era il percorso più adatto, ha lavorato, si è difesa. Come fai a rinunciare a una ragazza così veloce, se poi trova il giorno giusto?

Soraya Paladin, riserva, dà le informazioni di corsa alla Bertizzolo in cima allo strappo. Senza radio, Sangalli si è organizzato così
Soraya Paladin, riserva, dà le informazioni di corsa alla Bertizzolo in cima allo strappo. Senza radio si fa così
Come fai?

Non rinunci. Non è che puoi andare con tutti centravanti o tutti difensori. Capito? Bisogna amalgamarla la squadra e io credo che avessimo le atlete per gestire ogni situazione. Poi di mezzo si sono messi la Van Vleuten e il meteo. Capisco l’amarezza della Longo dopo la gara. Ci teneva. E purtroppo per lei, la difficoltà di scattare sotto la pioggia su quel muro così ripido le ha fatto perdere incisività.

Programmazione. Condivisione degli obiettivi. Nessuna valutazione preconcetta. No stress, sulle grandi e sulle juniores. Il corso di Sangalli ha già dei tratti ben definiti. Ma se ti trovi fra i piedi un fenomeno come la Van Vleuten, a un certo punto puoi solo toglierti il cappello…