Chi conosce Federica Venturelli sa che vederla ai margini delle gare è ciò che più non sopporta. A Namur lei non c’era e al di là della splendida prova della Corvi d’argento e della bella prestazione della Bianchi, la sua assenza si è sentita. Anche perché quest’anno aveva infilato una lunga serie di manifestazioni titolate, fra ciclocross a gennaio e poi mondiali ed europei fra strada e pista.
La portacolori della Selle Italia Guerciotti Elite è rimasta a casa, per colpa di un mal di gola che non poteva essere imputato a un normale “mal di stagione”: «Me lo portavo dietro dall’estate, ad agosto mi era stata diagnosticata un’infezione da streptococco e dopo Tabor si è ripresentato il problema. Sapevo che non era Covid, l’ho avuto a inizio anno e non era la stessa cosa. Ero stata molto meglio allora…».
Ultimamente la sfortuna sembra essersi accanita contro di te. Il braccio infortunato a Wollongong intanto come sta?
Quello è guarito del tutto, per fortuna. Mi è spiaciuto non poter vestire la maglia azzurra perché è sempre un’emozione, qualcosa d’importante da onorare. In nazionale c’è un clima eccezionale, dove veramente si diventa un tutt’uno.
Che cosa avresti potuto fare su quel percorso?
Non era adatto a me, non credo che avrei potuto fare grandi risultati. Per fortuna che su quei tracciati c’è Valentina (la Corvi, ndr) che va veramente forte. Diciamo che ci compensiamo e in questo modo copriamo ogni tipo di gara. Fra noi c’è una sana rivalità che ci porta a cercare di migliorare proprio dove l’altra va più forte.
Finora quante gare di ciclocross hai potuto fare?
Poche in verità, le 4 della trasferta azzurra in Spagna e la gara di Tabor, sempre con la nazionale. Il bilancio, considerando proprio le mie condizioni fisiche non è male, avevo tirato diritto dopo la stagione su strada proprio pensando agli europei. E’ andata a finire che ho staccato un po’ prima…
Avevi bisogno di recuperare più fisicamente o mentalmente?
Dal punto di vista mentale, avevo già recuperato in estate, prendendomi una pausa prima dei mondiali. E’ fisicamente invece che non mi ero ancora ripresa. Lo stop era già previsto, averlo anticipato e ampliato penso che mi abbia fatto bene. Ora comunque il peggio è passato e ho ripreso ad allenarmi normalmente.
Anche perché Pontoni ha detto apertamente di puntare molto su di te per i mondiali…
Il percorso iridato l’ho visto lo scorso anno, il cittì aveva fatto gareggiare anche noi junior nella gara Elite di Coppa del Mondo proprio pensando ai mondiali dell’anno successivo. Ho visto che è un tracciato che si adatta alle mie caratteristiche, non troppo tecnico, dove c’è molto da spingere. L’importante sarà arrivare pronti al momento del via, con la condizione giusta. Ho oltre due mesi per essere a punto, il tempo è più che sufficiente.
Quanto ti pesa ogni volta fermarti? Sappiamo che un’agonista nata come te ha sempre bisogno di stimoli…
A me piace troppo il clima delle gare, lo trovo molto stimolante, anche perché in gruppo ormai siamo tutti amici e per me i rapporti umani sono molto importanti. Con la vita che faccio, sempre in trasferta, mi è difficile stringere grandi amicizie a scuola, quindi compenso un po’ proprio con la nazionale, con le gare di ciclocross, vivendo le mie prove e soffrendo per gli altri.
Sappiamo che sei completamente assorbita dalla stagione di ciclocross, oltretutto sei ancora junior, ma già pensi anche a quel che ti attende su strada?
Sì, non perdo d’occhio le mie altre attività ciclistiche e a tal proposito penso che tra pochi giorni arriveranno novità per quanto riguarda la mia squadra per il 2023, ma ancora non posso ufficializzarlo.
Dall’ambiente la destinazione appare quella della nuova Valcar, che proprio sulla ragazza di San Bassano punta forte per ricostruire il team dopo la diaspora dei suoi talenti verso il WorldTour, ma nei prossimi giorni se ne saprà sicuramente di più.