Amadori: «I miei ragazzi non hanno paura di prendere aria in faccia»

24.09.2021
4 min
Salva

Poche ore al via del mondiale Under 23. Il cittì Marino Amadori si stringe attorno ai suoi ragazzi. L’Italia qui a Flanders 2021 presenta una gran bella formazione. Corridori di sostanza, quasi tutti molto veloci: Filippo Baroncini, Michele Gazzoli, Marco Frigo, Luca Colnaghi, Luca Coati e Filippo Zana.

«Pronti? Siamo nati pronti», scherza il cittì romagnolo. Segno che l’umore è buono. Così come il meteo, è velato ma non piove, cosa da non sottovalutare quando si viene da queste parti a sfidare belgi, olandesi e compagnia bella.

Marino Amadori a colloquio con Frigo durante lo scorso Giro U23. La costruzione di questa nazionale è partita da lontano
Marino Amadori a colloquio con Frigo durante lo scorso Giro U23. La costruzione di questa nazionale è partita da lontano
Marino, che nazionale schieriamo?

Tanta gente veloce. Quasi tutti a dire il vero ad eccezione di Zana e Frigo. Ma di sicuro è tutta gente che non ha paura di prendere aria nei denti, perché servirà prenderla.

Come è andata la ricognizione di ieri?

Abbiamo visto sia il circuito cittadino che quello fuori, che chiamano Flanders, e come si sapeva non è un circuito facile. Per me è molto tecnico. Ci sono strade strette e larghe, tante curve. Quello cittadino è molto tecnico. La cosa che ho notato ieri è che come arrivi in cima agli strappi è tutto scoperto e il vento si fa sentire. Oggi le previsioni lo davano anche più forte. Sarà spettacolare…

Tu avevi già visto il percorso?

Di persona no. Dovevo venire, ma per un motivo e l’altro non è stato possibile. Però c’era Marco Frigo che era da queste parti. Ho chiesto a lui di fare il sopralluogo. Lui ha fatto l’intero percorso dal chilometro zero alla fine. E’ stato bravissimo nella descrizione e nei dati riportati. Certo, il circuito cittadino col traffico aperto non lo ha visionato al meglio, ma le sue informazioni sono state preziosissime.

Che corsa ti aspetti?

Una corsa nella quale può succedere di tutto da un momento all’altro. Per questo ho portato gente che non ha paura di prendere aria. E gente in forma. La nazionale è stata costruita con questo criterio. I ragazzi sono stati scelti in base a chi era più in forma.

Per Amadori gli scollinamenti degli strappi potrebbero essere decisivi, soprattutto in relazione alle condizioni del vento
Per Amadori gli scollinamenti degli strappi potrebbero essere decisivi, soprattutto in relazione alle condizioni del vento
I rivali: chi temi di più? Sempre i norvegesi in pole position?

No, per me i favoriti sono gli olandesi. Hanno quel ragazzo, Olav Kooij, che corre con la Jumbo-Visma WorldTour. Lui vinse una semitappa alla Coppi e Bartali l’anno scorso. E anche il compagno Marijn Van Der Berg è veloce. Ma in generale il lotto partenti fa paura. Belgio e Norvegia non sono da meno. E non sottovaluterei neanche la Spagna con Ayuso.

Anche qui! Vedi bene lo spagnolo anche su un percorso così veloce?

Ragazzi, se questo è venuto al mondiale non è per cambiare aria. Con tutti questi strappi può correre in modo aggressivo come è solito fare. Per me ha la mentalità giusta e come ho detto può succedere di tutto da un momento all’altro e uno così ci può stare bene. E poi lo abbiamo visto all’Europeo come è andato. E quel percorso non era durissimo…

E i nostri come stanno?

Bene. Baroncini soprattutto. E’ motivato, il percorso gli si addice e lo “zampellotto” finale suggerisce azioni di forza che lui ha nelle corde. Ma come detto sono tutti abbastanza veloci i miei ragazzi. Certo, ci sono 3-4 velocisti almeno che sono più forti dei nostri. E vedo parecchia gente che già corre nel WorldTour…

Anche noi potevamo portare gente del WorldTour…

E chi porto Bagioli che corre con i grandi? E’ un discorso ampio. Che va programmato per tempo. Servono ragazzi motivati. Zana per esempio per gli appuntamenti con la nazionale si è sempre fatto trovare super pronto, anche mentalmente. Io ho letto della polemica sul perché non fosse stato portato Tiberi, ma non bisogna pensare che con lui avremmo vinto di sicuro. Non dico che sia sbagliato portare gli atleti del WorldTour, ne vale anche la loro crescita, ma bisogna fare queste valutazioni e le eventuali programmazioni a bocce ferme. E valuteremo a tempo debito con tutti gli interessati e in base a quelli che saranno i regolamenti Uci. Regolamenti che sembra possano ricambiare. Vedremo per il prossimo anno.

Amadori 2021

Amadori: «Vi spiego perché non chiamo i WorldTour»

08.09.2021
4 min
Salva

Sono giorni intensi per Marino Amadori: il calendario schiacciato lo tiene sulla graticola e conseguentemente i ragazzi che ha alle sue dipendenze per i vari impegni. Dal Tour de l’Avenir agli Europei il passo è stato breve e lo stesso sarà fra la rassegna continentale di Trento e quella iridata di Louvain. Amadori, che cura gli under 23, ha fatto le sue scelte e queste hanno generato discussioni, come sempre avviene, ma il tecnico di Predappio non si tira indietro nel rispondere.

La squadra per Trento è nata nel tempo, sulla base di un impegno preciso: «Dovevo realizzare qualcosa che si sposasse con il percorso, per questo lo siamo venuti a visionare con 4 atleti già due mesi fa, facendo giri su giri per capire quel che sarebbe stato necessario. Sulla base di quell’esperienza ho tirato fuori un gruppo di una decina di atleti tra i quali ho scelto i 6 che correranno sabato, anche in base alle scelte delle altre nazioni».

La prima obiezione è che sembra una squadra fatta sulla base dei corridori del calendario italiano under 23, non prendendo in considerazione chi ha esperienze superiori…

Non è così, visto che il leader è Filippo Zana, che milita in una squadra professional e ha già corso con i più grandi, ha addirittura affrontato il Giro d’Italia, ha vinto la Corsa della Pace, è andato sul podio al Tour de l’Avenir, insomma di esperienza ai massimi livelli ne ha accumulata quanta i big delle altre nazionali, se non di più.

Stagione finora da incorniciare per Zana, con vittorie ed esperienze importanti. Ora arrivano le gare titolate…
Stagione finora da incorniciare per Zana, con vittorie ed esperienze importanti. Ora arrivano le gare titolate…
Vero, com’è anche vero che nella squadra italiana non ci sono atleti delle squadre WorldTour…

Noi abbiamo Aleotti e Bagioli che faranno la gara elite e questo è un bagaglio di esperienza che per loro sarà fondamentale. Io sono stato subito favorevole a questa scelta, altrimenti li avrei tenuti in considerazione. Ho voluto costruire una squadra equilibrata, nella quale Filippo dà qualcosa in più in termini di organizzazione e di stimolo per gli altri, proprio con i risultati che ha conseguito.

Allarghiamo il discorso: c’è differenza fra gli under 23 che militano in squadre WorldTour e gli altri, quelli che fanno il calendario italiano?

Certamente, entrare in un grande team significa avere il massimo delle strutture a disposizione e fare sempre gare di alto livello, anche se non sei chiamato a correre classiche o grandi giri. Questo permette di allargare da subito le proprie esperienze, la propria cultura ciclistica. Il discorso però è più complesso.

Tiberi Italiani 2021
Antonio Tiberi è forse il principale assente del team azzurro, ma Amadori ha fatto altre scelte
Tiberi Italiani 2021
Antonio Tiberi è forse il principale assente del team azzurro, ma Amadori ha fatto altre scelte
Perché?

Perché se da una parte è vero che gareggiando sempre nel proprio Paese fai fatica a capire dove questo mestiere ti porterà, dall’altra non dobbiamo dimenticare che il calendario italiano è di alto livello, con molte prove internazionali, con molte sfide con i big. Guardate il Giro del Friuli: in gara c’erano due squadre professional. Di una cosa potete star certi: le squadre World Tour le ho tenute in considerazione, ho una lista precisa di under 23 che ne fanno parte, da Aleotti a Tiberi e ho monitorato le scelte delle altre nazionali per tutta la stagione, per capire quante e quali gare essi fanno e soprattutto chi emerge. In fin dei conti, l’Avenir lo ha vinto un ragazzo di una squadra Pro, secondo un WorldTour e terzo Zana.

Lavorare con i team WorldTour è più difficile?

Per certi versi sì, perché è naturale che diano ai propri ragazzi un calendario da seguire e spesso le esigenze federali non collimano. Con Zana ad esempio ho potuto lavorare con criterio e continuità e i risultati si sono visti. Quel che è certo è che una nazionale devi costruirla sulla base di un’idea, sennò non vai da nessuna parte, guardare che gare fanno i ragazzi e in che condizioni sono, per questo poi si operano delle scelte sempre dolorose verso chi non c’è.

Ayuso San Sebastian 2021
Juan Ayuso, dominatore del Giro U23 (sue tutte le maglie) vuole riscattare il ritiro al Tour de l’Avenir
Ayuso San Sebastian 2021
Juan Ayuso, dominatore del Giro U23 (sue tutte le maglie) vuole riscattare il ritiro al Tour de l’Avenir
Ci saranno differenze fra questa nazionale e quella per i mondiali?

Qualcuna, ma l’ossatura resterà la stessa, Baroncini ad esempio farà entrambe le gare, valuteremo Colnaghi, Frigo che a Trento non c’è ma era all’Avenir…

La sensazione è che comunque il nucleo sia nato già in Francia…

Sì, possiamo dire che le tre gare sono strettamente collegate, ma non è così solo per noi, basta guardare i roster delle altre nazionali.

A proposito, chi temi fra queste?

Soprattutto Norvegia e Olanda, che hanno grandi individualità e un’intelaiatura solida, poi la Spagna con Ayuso che, sono convinto, vuole riscattarsi dopo il ritiro al Tour che gli ha precluso la doppietta con il Giro. E’ esplosivo, in discesa è molto forte, può far saltare la gara e andrà seguito con attenzione, ma le altre nazioni come squadra mi fanno più paura.

Amadori Colnaghi 2021

Europei under 23, le complicate scelte di Amadori

02.09.2021
4 min
Salva

Dal 9 al 12 settembre, a Trento, si correranno i campionati europei di ciclismo su strada. Perciò, dopo aver sentito Cassani per quanto riguarda i professionisti, parlando con Marino Amadori, cittì della nazionale per la categoria under 23, cerchiamo di sviscerare il percorso e le possibili opzioni tattiche e tecniche che offre. Una preparazione partita da lontano e vissuta tutti insieme, da prima ancora del Tour de l’Avenir. In un ritiro a Sestriere concluso ieri (mercoledì 1° settembre), tutti insieme, da vera squadra, perché gli appuntamenti importanti li si prepara e li e li si vive accanto ai compagni di avventura.

Lo abbiamo visto con la nazionale di Mancini, che ha vinto Euro 2020, quanto sia importante il gruppo e creare un legame tra gli atleti così da lottare ancor di più l’uno per l’altro.

Ecco l’altimetria del circuito cittadino che gli U23 dovrammo percorrere per 10 volte
Ecco l’altimetria del circuito cittadino che gli U23 dovrammo percorrere per 10 volte
Buongiorno Marino, iniziamo dal percorso

Sarà una corsa breve, come solito nelle gare UEC (Union Eropéenne de Cyclisme, ndr). Un circuito di 13,7 chilometri da ripetere 10 volte, la distanza non è proibitiva ma non dà respiro. Nel mezzo del circuito c’è la salita di Povo, 3,6 chilometri divisa in due fasi. Una prima più pedalabile, poi un falso piano di circa un chilometro porta al tratto più duro con pendenze anche all’8 per cento.

Quali insidie nasconde?

E’ vietato distrarsi, la salita a metà è particolare, mentre la parte cittadina è molto tecnica, non si potrà far uscire una fuga numerosa: già 4-5 corridori sarebbero troppi. Bisognerà correre in testa al gruppo, per tutta la gara, vista anche la lunghezza del percorso e per questo la scelta dei corridori è fondamentale.

Zana tappa Pace 2021
Dopo buone prove tra i pro’ e un grande Avenir, Zana ora punta dritto sugli europei
Zana tappa Pace 2021
La vittoria nella seconda tappa di Zana, decisiva per la classifica finale
A proposito, hai già delle idee?

Ho portato 10 corridori con me al ritiro sul Sestriere, dopo il Tour del’Avenir. Dovrò selezionarne 6, non è mai un compito semplice, è la parte più dura del mio lavoro. Non è facile escludere un ragazzo che ha delle ambizioni e dei sogni, ma come dico spesso loro: «In questa categoria siete solamente di passaggio, il vostro futuro è nei professionisti, qui fate qualche esperienza ma è ìl che vi affermerete». 

Hai dei nomi di cui sei certo?

Baroncini, Colnaghi (in apertura con il tecnico azzurro, nella foto Scanferla) e Zana correranno quasi sicuramente, gli altri tre li deciderò guardando anche le prossime corse.

Ayuso sembra meno brillante che ad inizio stagione, ma sarà osservato speciale
Ayuso sembra meno brillante che ad inizio stagione, ma sarà osservato speciale
Gli avversari? Hai qualcuno da tener d’occhio?

Siamo all’Europeo, tutti sono pericolosi, come detto non potremo neanche far andare via la fuga numerosa. Su tutte, le nazioni da marcare saranno Spagna, Norvegia, Olanda e Belgio. Ayuso e Romo su tutti mi spaventano più degli altri.

Ci sarà da preparare anche il mondiale, il gruppo sarà lo stesso?

I 10 corridori sì, ovviamente cambiando il percorso e il tipo di clima farò poi le mie scelte, sono gare completamente differenti. Trento è adatta a scalatori e gente leggera e scattante, in Belgio ci saranno pietre, vento, strappi brevi ed intensi, dovrò scegliere corridori con caratteristiche da passista veloce.

Baroncini è uno dei nomi sicuri di Amadori, qui piazzato a Poggiana (foto Scanferla)
Baroncini è uno dei nomi sicuri di Amadori, qui piazzato a Poggiana (foto Scanferla)
Siete partiti da lontano con la preparazione

Assolutamente, tra Avenir ed il ritiro al Sestriere siamo insieme da 23 giorni. Sono tanti, ma i corridori lo hanno fatto volentieri, questo mi fa capire che credono nel progetto.

E le squadre come l’hanno presa?

Quando abbiamo presentato il nostro progetto ai team ci hanno capito subito. Il loro è un grande sacrificio, nessuna squadra perde per così tanto tempo un proprio atleta. Mi fa pensare che anche loro hanno capito che lavoriamo bene, anche a livello di staff e si fidano di noi.

Marino Amadori a colloquio con Frigo
Marino Amadori a colloquio con Frigo
Per la cronometro?

Abbiamo lavorato anche per quella, sempre al Sestiere, con l’aiuto importantissimo di Marco Villa e Mario Scirea, gli uomini che faranno la prova all’Europeo e poi al Mondiale saranno: Baroncini, Coati e Frigo. Rimane solo da capire come li divideremo, potendo schierare due atleti in tutti e due gli appuntamenti.

Tour de l’Avenir. Per Amadori 4 certezze e 2 nodi da sciogliere

24.07.2021
4 min
Salva

Tra circa tre settimane sarà la volta del Tour de l’Avenir, la Grande Boucle per i più giovani. Quest’anno la gara si svolge dal 13 al 22 agosto e come sempre è riservata alle nazionali, proprio come il Tour che fu.

Con il cittì degli under 23, Marino Amadori, cerchiamo quindi di capire che formazione porterà, cosa ha in mente?

Filippo Zana, classe 1999, sarà l’uomo di riferimento per Amadori all’Avenir
Filippo Zana, classe 1999, sarà l’uomo di riferimento per Amadori all’Avenir
Marino, hai già in mente una lista dei convocati?

Certamente. Quattro sono sicuri, su altri due ci devo lavorare. Vedrò come andranno le prossime gare. I quattro sicuri sono Filippo Zana, Filippo Baroncini, Alessandro Verre e Gianmarco Garofoli.

Quindi non porti Aleotti, come si vociferava?

Nooo – ride Amadori – non ci vado così aggressivo. Certo potrei portare lui, anche Bagioli o Tiberi per dire… Ma preferisco lasciar stare coloro che sono nelle WorldTour. Con Aleotti neanche ho parlato. Semmai potrei fare un pensiero su Tiberi che non ha corso molto e potrebbe essermi utile per la crono, ma non credo.

Come mai questa scelta? C’è una motivazione etica?

Ma non si tratta di etica, quanto piuttosto di salvaguardare il movimento. Perché portare un pro’? Sì, Zana è un pro’ ma è un giovane, non fa parte di una World Tour e soprattutto con lui lo abbiamo programmato da tempo, alla Coppa delle Nazioni. 

E secondo te le altre Nazioni avranno questa sensibilità?

Ah beh, la Spagna porterà Ayuso, ma come ripeto, io devo sostenere il mio movimento e poi ognuno ha la sua situazione in casa. Io devo aiutare i miei ragazzi. E poi non è scontato che se porto un pro’ faccio risultato. Anzi… Se questo non è abbastanza motivato, o lo porti all’ultimo, rischi che faccia anche una figuraccia. E’ successo a me in passato e anche ad altri. Alla Colombia per esempio. Nel mondiale di Battistella avevano portato Higuita che aveva vinto una tappa alla Vuelta eppure non salì sul podio. 

Alessandro Verre, dopo il valle d’Aosta è andato in altura
Alessandro Verre, dopo il valle d’Aosta è andato in altura
Parliamo dei ragazzi: li avrai con te per un ritiro?

No, ognuno ha un suo calendario. Zana per esempio è in altura e poi dal 5 all’8 agosto correrà con la Bardiani. Baroncini e Verre faranno altura, mentre Garofoli andrà al Tour de l’Ain con la Dsm WorldTour.

Altri nomi che hai in mente?

Devo capire bene che formazione portare perché se ci sono delle fughe voglio esserci, perché c’è della crono… Vi direi El Gouzi, che mi piace molto. Devo parlare con Gazzoli (nella foto d’apertura con Amadori, ndr), con Coati, con Colnaghi, con Zuccarelli, con Petrucci, con Zambanini… 

E il campione italiano, Gabriele Benedetti?

No, lui no. Non saprei come utilizzarlo. Io devo mettere i tasselli al proprio posto e poi ci ho parlato e non era interessato.

Filippo Baroncini ha vinto la corno al Giro U23: può essere molto duttile all’Avenir
Filippo Baroncini ha vinto la corno al Giro U23: può essere molto duttile all’Avenir
Hai visto il percorso?

Eh, parecchio… Dico che negli ultimi quattro giorni c’è da farsi male! C’è tanta di quella salita che la metà basta.

Quindi spazio agli scalatori?

Sì, ma il tracciato è completo. Nelle prime frazioni c’è parecchia crono: un prologo di 5 chilometri e una cronosquadre di 27. C’è una tappa di “pianura francese” di 190 chilometri. Non sarà semplice. Mi aspetto che la Spagna dovrà tirare perché Ayuso è in maglia. 

Tra i nomi che hai fatto c’è un capitano?

Zana, ma è un leader, un leader del gruppo, non il capitano. Ricordo che siamo senza radioline, le decisioni dovranno essere prese dai ragazzi sul momento. Filippo è il più esperto. Ha già fatto due Giri d’Italia con la Bardiani, sarà lui a gestire la corsa.

Gianmarco Garofoli, secondo nella generale al Valle d’Aosta al primo anno tra gli U23
Gianmarco Garofoli, secondo nella generale al Valle d’Aosta al primo anno tra gli U23
E gli altri tre?

Beh, Verre anche se ha avuto un giorno no, al Valle d’Aosta ha dimostrato di stare bene e di essere un bello scalatore. Baroncini, per le fughe, ha fatto bene in Francia. E’ molto bravo.

E Garofoli? Lo abbiamo visto fare davvero un’impresa al Valle d’Aosta…

Eh lui è un po’ troppo gasato, diciamo così, ma non è un cattivo ragazzo. E’ così. L’ho già avuto con me e ogni volta si è ben comportato, si è messo a disposizione. Poi non è che lo metto a tirare. Quello accadrà solo se dovessimo avere noi la maglia.

Amadori sul Giro U23: «Bene per le tappe, meno per la classifica»

17.06.2021
5 min
Salva

Partenza da San Vito al Tagliamento, mancava solo l’ultima frazione che andava appunto da questa località in Friuli a Castelfranco Veneto. Sotto un sole finalmente estivo (anche il Giro U23 come quello dei grandi ha preso la sua bella dose di pioggia) era tempo di tracciare un bilancio con il cittì degli U23, Marino Amadori.

Un bilancio, lo anticipiamo, positivo. Soprattutto se si pensa a come doveva andare. Lo stesso Amadori (giustamente) non aveva lanciato urli di battaglia o sperato in grandi successi.

Gianmarco Garofoli tra i più attivi in assoluto del Giro U23: ha tirato moltissimo per la sua Dsm
Gianmarco Garofoli tra i più attivi in assoluto del Giro U23: ha tirato moltissimo per la sua Dsm

Marino, da come dovevamo partire a com’è andata c’è stata è bella differenza…

Beh, sul discorso delle tappe direi che è andata benissimo. E non solo per le vittorie, ma per il loro complesso: ho visto tanti e tanti atleti, e le squadre stesse, che hanno corso questo Giro in modo aggressivo. Non hanno subito la corsa, si sono proposti con fughe e controfughe. 

Quattro vittorie per gli italiani, se pensiamo che solo Ayuso se ne è portate via tre…

Esatto, abbiamo vinto quattro bellissime tappe. E lo ammetto è stato un po’ inaspettato. Per quel che riguarda la classifica invece forse è mancato qualcuno che avevo pronosticato. Però c’è anche stata qualche novità. Abbiamo visto un Alessandro Verre molto bravo, un Davide Piganzoli spesso davanti e lui è un primo anno. Lorenzo Milesi, anche lui giovanissimo, sta venendo fuori molto bene. E poi c’è stato un ottimo Gianmarco Garofoli che praticamente ha tirato per tutto il Giro. Ho visto tanti primo anno andare bene e darsi da fare e questo mi fa molto piacere. Ah Riccardo Ciuccarelli, quasi dimenticavo: lui ha vinto una grande tappa. Nella classifica generale abbiamo un sesto, un nono, un decimo… insomma parecchi ragazzi messi bene. Siamo sulla strada giusta.

Andrea Pietrobon con Renzo Boscolo. Il corridore del Ctf non ha reso quanto ci si aspettava
Andrea Pietrobon con Renzo Boscolo. Il corridore del Ctf non ha reso quanto ci si aspettava
Si parlava di nomi che un po’ sono mancati, ci vengono in mente tre ragazzi su tutti: Frigo, Pietrobon e Zambanini…

Vedo che siete attenti! Ognuno di loro ha una scusa. Che poi scusa… una valida motivazione direi. Pietrobon e Zambanini non sono usciti bene dall’altura: era troppo freddo a Livigno. Il livello atletico mostrato non è il loro. Frigo (con Amadori nella foto di apertura, ndr) invece si porta dietro gli strascichi di una caduta al Giro di Rodi e adesso ha paura. Scollina davanti con i primi cinque e in fondo ha un minuto un minuto e mezzo di ritardo, come è successo giù dal Valles. Purtroppo ha questa difficoltà e mi auguro che la risolva presto e non diventi un problema serio. E gli altri due, come detto, purtroppo hanno fatto un avvicinamento che non ha dato i suoi frutti, anzi li ha penalizzati. Però la stagione non finisce qui: dopo il Giro d’Italia ci sono tante belle corse. 

Tasto crono: ti aspettavi la vittoria di Filippo Baroncini?

Mah, sicuramente è un atleta in crescita. Lui fa parte di questi giovani che non sai dove possono arrivare. Filippo per primo non lo sa. E forse è anche giusto che sia così. Ogni anno deve mettere su un tassello e lui lo ha fatto. E’ anche veloce e in salita non va piano. Di conseguenza diventa un ragazzo molto importante anche in prospettiva della nazionale.

Prima hai nominato Garofoli, che giudizio dai sulla tattica di corsa della Dsm?

Eh – allarga le braccia Amadori – non mi pronuncio! Posso dire che hanno corso come se avessero loro la maglia rosa. Tiri forte per cercare di mettere in difficoltà Ayuso? Se ti va bene arrivi secondo o terzo. Forse non hanno visto come andava…

La Aran Cucine – Vejus è tra le piccole squadre che hanno tenuto botta contro team più attrezzati
La Aran Cucine – Vejus è tra le piccole squadre che hanno tenuto botta contro team più attrezzati

Colpack, Dsm, Uno-X… hanno dominato. Sembra di vedere Ineos, Deceuninck e Uae nel WorldTour in cui agli altri restano solo le briciole. Insomma un bel gap dalle altre, anche grandi come General Store, Palazzago…

Un po’ si sapeva. Il Giro d’Italia è una grande corsa. D’altra parte è così quando presenti 17 squadre straniere di questo livello. Ed è giusto che lo sia. Il Giro d’Italia deve essere una vetrina importante per i nostri migliori under 23. Si dà ai nostri ragazzi una grande occasione di confronto. Ci sono squadre molto attrezzate a livello mondiale che fanno regolarmente gare 1.1, 2,1 2.2… quando vengono a fare queste manifestazioni sono “cattive” e hanno dei corridori talentuosi. E purtroppo i nostri team dilettantistici, ma anche continental, hanno qualche difficoltà ad essere competitivi. Tuttavia questa è la strada se vogliamo crescere.

Però un ragazzo che fa parte di team più piccoli e deve confrontarsi con questi squadroni cosa deve pensare? Dice a sé stesso che non ce la farà mai o deve avere come obiettivo quello di approdare in uno quegli stessi team?

Innanzitutto devono riuscire a finire Giro d’Italia U23, come hanno fatto del resto, e per questo faccio i complimenti a tutti loro: davvero bravissimi. Da qui devono imparare a vedere i loro coetanei a che livello sono. Devono avere uno stimolo in più per fare le cose al meglio a casa, per fare certi allenamenti anche più intensi è più “cattivi”. Il livello internazionale è questo. Però abbiamo visto che si possono fare bene le cose anche essendo “piccoli”. La squadra dell’Emilia-Romagna per esempio ha vinto una tappa con Cantoni, ha preso la maglia rosa. Un team che seppur dilettantistico è ben organizzato. Quando hanno potuto non hanno subito la corsa. E per me è tanta roba.

I giovani italiani e i grattacapi di Amadori

04.06.2021
4 min
Salva

Il Giro d’Italia U23 si è aperto ieri con la vittoria di Andrea Cantoni e il secondo posto di Riccardo Bobbio, quindi molto bene per i colori italiani. Eppure se si guarda alla classifica generale non abbiamo molto da sorridere. Gli stranieri per ora hanno qualcosa in più. E il cittì Marino Amadori lo sa bene.

Pietrobon, Frigo e Zambanini

«Quel che si è visto alla Coppa delle Nazioni ha detto molto, bisogna avere pazienza e lavorare con i ragazzi che si hanno. Certo è che se continuano a passare i “primo anno” si crea un vuoto. Gli effetti della pandemia ancora si sentono, alcune gare sono saltate e se i nostri già andavano all’estero poco, negli ultimi due anni ci sono andati ancora meno.

«Pensando alla classifica generale non vedo un vero leader. Potrei dire Alessio Martinelli della Colpack, ma immagino che farà la spalla ad Ayuso. Può fare bene Andrea Pietrobon. L’anno scorso il corridore del Ctf ha fatto un buon Giro ed è in crescendo. Poi c’è Edoardo Zambanini della Zalf che lo scorso anno ha vinto la maglia bianca, ma in questa stagione non si è ancora fatto vedere. Sempre della Zalf c’è Gabriele Benedetti: bravo, ma quest’anno ancora un’incognita. C’è Matteo Carboni (Biesse Arvedi, ndr) che però si è un po’ nascosto e non è male. E Marco Frigo. Ecco lui potrebbe fare bene, ha una buona squadra, la Seg».

Tasto dolente della crono

Con il cittì si passa poi a parlare della lunga crono di Guastalla, 25 chilometri che avrà un gran bel peso sulla classifica generale.

«Per me non cambierà molto le sorti del Giro invece – ribatte Amadori – anzi… Quest’anno sarà un Giro per un corridore più completo e non per uno scalatore puro. Certo chi andrà forte a crono può finire tra i primi.

«Perché abbiamo deciso di farla così lunga. Innanzi tutto ringrazio gli organizzatori che l’hanno inserita perché credetemi non è affatto semplice organizzare una gara simile. Io comunque non l’ho disegnata, ma l’ho chiesta. Per assurdo neanche favorisce i nostri corridori, ma per chi vuol diventare professionista e vuol vincere le corse a tappe serve. Guardiamo il Tour de l’Avenir: una crono almeno c’è sempre. L’anno scorso c’era il prologo di 7 chilometri, più una cronosquadre di 27. E per fortuna che è stata messa, in questo modo tutti i nostri ragazzi si sono almeno dovuti adattare, altrimenti la bici da crono neanche l’avrebbero presa. Poi ci lamentiamo se all’italiano abbiamo solo 20 partenti. E’ vero che a poterla vincere sono pochi, ma è importante invece anche per gli scalatori che poi puntano alle corse a tappe».

Il discorso di Amadori non fa una piega. Basta solo pensare a Bernal domenica scorsa a Milano. Ha tenuto alla grande incassando in 30,3 chilometri poco più di 1’30” da Ganna.

Sarà un Giro per attaccanti, la squadra servirà ma non sarà la priorità
Sarà un Giro per attaccanti, la squadra servirà ma non sarà la priorità

Salite e squadra

La salita, anzi le lunghe salite caratterizzeranno la seconda metà del Giro U23. Senza dimenticare la frazione di Sestola però alla quarta tappa.

«Quella di Campo Moro per me è la salita più dura e anche la più lunga e credo possa incidere più di tutte.

«La squadra conta sì, ma non sarà decisiva. Primo perché si corre in cinque e poi perché per come è disegnato il percorso immagino che i protagonisti saranno costretti a prendere molta aria in faccia, sia se vogliono attaccare, sia se devono rincorrere. Insomma le castagne dal fuoco se le dovranno togliere da soli. La squadra semmai conterà di più nelle prime tappe pianeggianti. E chi vincerà dovrà attaccare da lontano.

«Non viviamo uno dei momenti migliori, ma con un po’ di coraggio anche i nostri possono fare bene».

Coati-Nencini, pareggiati i conti. ExtraGiro, si va…

18.04.2021
4 min
Salva

Nel ciclismo c’è sempre la possibilità di una rivincita, basta crederci. A Bubano di Mordano, nella “100° Anniversario Antonio Placci” nell’ambito delle manifestazioni di aprile di ExtraGiro, Luca Coati con la maglia della nazionale italiana – davanti al cittì Davide Cassani – conquista una splendida vittoria superando in una volata di gruppo Tommaso Nencini della Petroli Firenze-Hopplà (in apertura, foto Instagram), che lo aveva battuto lo scorso 27 febbraio alla Firenze-Empoli nella prima gara stagionale.

Considerando che sul terzo gradino del podio è salito Gregorio Ferri, compagno di Nencini, si può dire che Coati (che nel 2019-2020 correva a sua volta nella squadra gestita da Piscina e Provini) abbia vendicato quell’ordine d’arrivo in Toscana, dato che sul traguardo di Empoli alle sue spalle erano finiti Bonaldo e Puppio, suoi compagni in maglia Qhubeka

Il veneto cresciuto nella Ausonia Pescantina, curiosamente sa vincere solo ad alte velocità: nel 2019 nel circuito ad Alzano Scrivia a quasi 48 di media, l’anno scorso alla crono di Ponsacco a 49 ed ora sul traguardo di via Lume sfiorando i 47.

Luca Coati dopo l’arrivo, raccontando lo sprint al cittì Cassani
Luca Coati dopo l’arrivo, raccontando lo sprint al cittì Cassani
Luca innanzitutto che gara e volata sono state?

E’ stata una corsa velocissima, la squadra nonostante la giovanissima età media ha fatto un lavoro impeccabile per me che ero deputato a disputare lo sprint. Il mio compagno Puppio mi ha pilotato in modo magnifico fino ai 300 metri e poi è toccato a me completare l’opera.

Sei stato agevolato dal malinteso dei due della Petroli Firenze?

No, ero in terza posizione fino all’ultima curva dietro un atleta della Biesse Arvedi (Carlo Alberto Giordani, ndr) e quando è partito lui, sono partito anch’io. Oggi sentivo di avere la gamba giusta.

Come ti trovi nel team continental della Qhubeka?

E’ una formazione tranquilla, ci fa lavorare bene, siamo seguiti al 100 per cento in tutto. Li ringrazio perché se sono arrivato in forma a questo appuntamento, guadagnandomi la convocazione in nazionale, è merito anche loro.

Che effetto fa vincere con l’azzurro addosso?

E’ senz’altro una grande emozione. Ringrazio anche tutto lo staff azzurro, a cominciare dal cittì Marino Amadori.

A proposito, stessa domanda che avevamo fatto a Puppio, il passaggio al professionismo è da conquistare o è già fatto?

No, ce lo dobbiamo meritare gara dopo gara. Adesso sono in un buon periodo di forma e devo sfruttarlo. Speriamo bene.

Prossimi obiettivi?

Non ne ho uno preciso, voglio fare bene in tutte le corse cui partecipo. Ad esempio la vittoria di oggi ha un valore particolare anche perché l’organizzazione è da professionismo.

Ferri sta ritrovando lo spunto, ma nel finale la Petro Firenze ha pasticciato
Ferri sta ritrovando finalmente lo spunto

Ferri cresce

Sconsolato in cerca di spiegazione e riscatto c’è Gregorio Ferri che, dopo un 2020 deludente, sta ritrovando il giusto colpo di pedale come due anni fa e finora gli manca solo la vittoria (per lui anche un secondo e un quarto posto in stagione). Prima di salire sul palco delle premiazioni prova ad analizzare la volata con Nencini, senza trovare forse una vera risposta. Cose che capitano ma che lasciano tanto rammarico.

Gregorio che finale è stato?

Eravamo stati compatti fino a 3 chilometri dall’arrivo, poi c’è stata una gran confusione in gruppo con spallate e ci siamo persi, non ci siamo più capiti bene. Mio fratello Edoardo ci ha tenuti davanti tanto, poi è toccato a Ferrari portarmi fino ai 500. A quel punto ho perso Nencini, non sapevo dov’era poi l’ho visto spuntare e partire ai 250 metri. Anche se un po’ chiuso, sono uscito e alla fine ho fatto terzo in rimonta.

Un gran caos insomma.

Sì, non ho ben capito cosa sia successo dietro di me, tant’è che dopo il traguardo un altro corridore è venuto a chiedermi spiegazioni sul mio spostamento a sinistra, ma io non me ne sono accorto. Anzi chiedo scusa a tutti se ho fatto una scorrettezza, mi dispiace ma non è da me farle. Speriamo che vadano meglio le prossime gare, saranno tutte rivincite.

Ci tenevi a fare bene visto che abiti non troppo distante da qua.

Esatto, abito a Calcara di Valsamoggia e volevo fare bene. Dobbiamo sfruttare al meglio queste gare per intenderci meglio. Abbiamo lo stimolo per rimediare il prima possibile a questo doppio piazzamento che brucia un po’, anche perché la gamba gira bene.

Amadori studia come salvare i classe ’98

18.01.2021
3 min
Salva

Il 2020 non è stato un anno facile per i giovani, soprattutto per coloro che erano all’ultimo anno della rispettiva categoria. Abbiamo più volte ascoltato il parere di tecnici (oggi tocca ad Amadori), team e corridori soprattutto relativi agli juniores, ma anche i dilettanti non se la passano bene. O meglio, coloro che dal 1° gennaio 2021 sono al primo anno elite.

I classe 1998, ma non solo loro, sono forse i più penalizzati di tutti in assoluto, anche più degli juniores che con il “terzo anno” opzionale possono salvarsi, ma i ragazzi nati nell’anno della doppietta del Pirata sono ad un vero bivio, che in molti casi li porta a smettere anche se potenzialmente sono forti.

Firenze Empoli 2020 (Foto Scanferla)
Firenze-Empoli (foto Scanferla) e San Geo le prime gare del calendario U23/elite
Firenze Empoli 2020 (Foto Scanferla)
Firenze-Empoli (foto Scanferla) e San Geo, prime gare del calendario U23/elite

Il progetto di Amadori

«Siamo consapevoli di questa situazione – spiega il cittì U23, Marino Amadori – e con gli organizzatori stiamo parlando per far sì che molte gare U23 accettino almeno gli elite di primo anno. Non dico le corse internazionali, altrimenti con le continental si aprirebbero tutt’altri scenari, ma almeno le gare nazionali, che non sono poche. Questo discorso lo abbiamo già sollevato in sede federale con la nostra struttura tecnica. E’ un allarme che con Davide Cassani abbiamo lanciato qualche mese fa e che ci vede concordi al 101%.

«Avevamo avanzato anche all’Uci l’idea di allungare di un anno gli U23, ma non se ne è più fatto nulla».

Intanto la Federciclismo ha varato il calendario relativo alla categoria under 23/elite. Ed è effettivamente abbastanza ricco, come dice Amadori.

La nazionale in soccorso

I giovani italiani più promettenti sono stati spesso convocati in azzurro, ma a volte la stessa nazionale è andata incontro ai ragazzi in difficoltà.

«E quest’anno più che mai – riprende Amadori – cercheremo di avere un occhio di riguardo per i classe 1998 con la nazionale. La stagione “monca” dell’anno passato non ha consentito a questi ragazzi di esprimere il loro potenziale. Ovviamente parlo di coloro che non sono già in una continental. Questi corridori qualche chance in più già ce l’hanno. Tanto più con la tendenza di oggi che vede passare corridori sempre più giovani, addirittura dagli juniores (si ritroverebbero in una zona d’ombra, schiacciati dai giovanissimi e da chi è già in una continental, ndr). Io credo che almeno un primo anno elite debba avere ancora le sue possibilità.

«In azzurro correremo più o meno le stesse corse delle passate stagioni, quindi quelle del calendario nazionale: Laigueglia, Larciano Coppi e Bartali e altre gare in cui riusciremo ad ottenere l’invito. Inoltre, Giro U23 a parte, parecchie gare a tappe sono aperte agli elite, tra queste il Giro della Romagna. Insomma, in Italia in generale non sono poche».

Già in passato la nazionale è andata in soccorso di atleti che hanno avuto difficoltà
La nazionale al via del Laigueglia 2020

Una lunga lista

Amadori preferisce non fare nomi. Ma basta dare uno sguardo alle classifiche per rendersi conto che ci sono anche nomi di peso. Cristian Rocchetta della General Store, per esempio: per lui sei podi e una vittoria. Matteo Baseggio, sempre della General Store, che si è spesso piazzato nella top ten. Matteo Zurlo della Zalf, per lui una vittoria e un secondo posto. Senza contare che ci sono ragazzi anche di anni precedenti al 1998 che vantano anche delle vittorie: Stefano Gandin, Riccardo Lucca…

«Non è facile indicare questo o quel nome – dice Amadori – io ho tirato giù una lista di 20-25 corridori del 1998 molto interessanti che qualcosa di buono hanno fatto. In che zone se ne contano di più? Direi che sono sparsi sul tutto il territorio italiano a macchia di leopardo, chiaramente laddove ci sono più tesserati ci sono più ragazzi in questa situazione».

Marino Amadori

U23: Amadori già “a bomba” sul 2021

17.12.2020
4 min
Salva

Quello che sentiamo al telefono è un Marino Amadori brillante. Il tecnico della nazionale U23 sembra non veda l’ora d’iniziare la stagione e ritrovare il contato con i suoi, tanti, ragazzi…

Marino, andiamo verso il 2021, secondo te si correrà normalmente?

Già quest’anno si è riusciti a concludere quasi tutta la stagione e con il vaccino in arrivo credo che le cose andranno sempre meglio. Magari all’inizio ci sarà ancora qualche limitazione, ma da maggio-giugno si potrà ripartire normalmente.

Al netto dei nomi che sono passati, che gruppo avrai?

E’ già due anni che me ne passano di nomi, ma qua sembra che nessuno lo noti! Lo scorso anno sono passati 8 corridori nel WorldTour di cui 6 ancora U23. E quest’anno ne sono passati altri 6 di cui 5 U23. Eravamo nell’occhio del ciclone perché non si cresceva, sembrava che l’Italia fosse il Paese delle banane senza ragazzi e senza atleti bravi. Invece le squadre, le nazionali… stanno lavorando bene. Abbiamo talenti e arrivano i risultati. E lo dicono i numeri. Oltre a quelli del WT ci sono altri 25 ragazzi che sono passati nelle Professional negli ultimi due anni. Che poi per vari motivi non siano super campioni e che il super talento non sia italiano… questo è un altro discorso.

Marco Frigo
Marco Frigo in azione agli ultimi europei di Plouay
Marco Frigo
Marco Frigo in azione agli ultimi europei di Plouay
Cosa intendi per “lavorare bene”?

E’ un discorso a 360°. La multidisciplinarietà ormai è un qualcosa di concreto. Lo hanno capito le squadre, i ragazzi. Viviani ha aperto la strada e adesso abbiamo Ganna. Pippo è un bell’esempio perché è cresciuto gradualmente. Nelle categorie giovanili non ha colto grandi risultati. Anzi, lui era anche abbattuto. E io gli dicevo: tranquillo, pensa a lavorare che andrai forte quando servirà. Un altro punto di forza del nostro lavoro sono state le corse a tappe. Giro del Friuli, Val d’Aosta che ci sono sempre stati ai quali si sono aggiunti il Giro d’Italia, il Giro del Veneto, quello di Romagna che doveva disputarsi quest’anno ma che non si è fatto per via del covid. Questi giri fanno crescere gli atleti, preparano al professionismo.

Quando è stato il momento del cambiamento?

Quando ci siamo specchiati con il mondo esterno. Per tanti anni siamo stati i numeri uno e l’avvento delle Continental e tutte le corse 1.2- 2.1… ci hanno un po’ spiazzato. Ci abbiamo messo un po’, ma adesso abbiamo recuperato quel gap e abbiamo atleti di livello.

Veniamo a nomi sui quali lavorare per questo 2021…

Vuoi dire di chi è rimasto! Scherzi a parte è giusto che i ragazzi passino. Giusto ieri ho tirato giù una lista parecchio allungata di nomi da tenere d’occhio. C’erano 60 ragazzi. Qualcuno di questi viene dagli junior, ma essendo di primo anno nessuno gli chiede nulla, tanto più con la scuola ancora in corso. Ed è così finche studiano. Solo dopo l’estate del secondo anno si inizia a fare qualcosa in più. Io comunque li tengo in considerazione. Ho ragazzi come Frigo, che corre all’estero ed è un 2000, Gazzoli che è al quarto anno, lui è un 1999, e mi aspetto molto da lui. E poi Puppio che deve tornare ai suoi livelli, Marcellusi, Benedetti, Martinelli che quest’anno avuto un grosso problema fisico, Zambanini che ha fatto un bel Giro… 

Edoardo zambanini
Edoardo Zambanini è stato maglia bianca al Giro U23
Edoardo zambanini
Edoardo Zambanini è stato maglia bianca al Giro U23
Come si lavora con chi corre all’estero? Con i loro team?

Con la Seg di Frigo per esempio mi trovo molto bene. Ho una bozza del programma e collaboriamo bene incastrando gli impegni. Con altre squadre è un po’ più complicata la cosa perché a loro la Nazionale non interessa.

Lo scambio d’informazioni è sempre più importante. Anche negli ultimi giorni ne abbiamo parlato con Ellena e Bartoli. E’ così: c’è più comunicazione tra i vari tecnici che in passato?

Sì, in effetti c’è più scambio d’informazioni che in passato e questo serve a valorizzare l’atleta al 100%. E si lavora tutti insieme perché se il corridore va forte è un vantaggio per tutti: per il team che ottiene visibilità e mostra che lavora bene, al corridore che può passare, alla Nazionale che ottiene risultati.

Come ogni anno ti chiedo della crono. E’ sempre una nota dolente o anche in tal senso c’è un lavoro corale tra squadre e nazionale?

E me lo chiedi nell’anno in cui Ganna vince la crono iridata!

Beh, però ricordo che prima del via di una Coppa Cicogna di qualche anno fa ne parlammo ed eri piuttosto arrabbiato…

No, no è vero. Se ne è fatta di strada. La FCI ci ha investito parecchio, facciamo degli stage. Ganna, Affini, Scaroni… Si cerca di fare un lavoro condiviso e a chi ne ha bisogno forniamo le bici da crono. Abbiamo una collaborazione con Pinarello. Parecchie società ci vengono dietro, altre meno. Però io dico che la crono serve. E serve non solo agli specialisti, ma anche agli scalatori. Se un giorno vogliono vincere un grande Giro devono abituarsi a certi sforzi e a certi gesti.