Andriolo realizza la borraccia “su misura”

16.06.2022
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Andriolo è una realtà attiva dagli anni Cinquanta nel settore della lavorazione delle materie plastiche. A partire dagli anni Novanta si è specializzata nella realizzazione di borracce per uso sportivo e più in generale per il tempo libero.

Per conoscere l’azienda e come lavora, abbiamo deciso di incontrare Anna Andriolo presso la sede dell’azienda di famiglia a Venegono Inferiore in provincia di Varese. Abbiamo scoperto un’azienda moderna, sempre attenta al rinnovamento tecnologico, ma con uno spirito familiare.

Esterno dell’azienda Andriolo a Venegono Inferiore
Esterno dell’azienda Andriolo a Venegono Inferiore
Se dovessimo descrivere Andriolo da dove dovremmo partire?

Sicuramente dal cliente che è al centro di ogni nostro progetto. Lo ascoltiamo attentamente con l’obiettivo di trasformare in disegni e forme ogni sua esigenza. Per poterlo fare abbiamo puntato su tecnologie sempre più innovative. A queste poi si aggiunge la possibilità di contare su un team di professionisti che sa appunto ascoltare il cliente per trovare insieme a lui la soluzione ideale.

Il passo successivo?

Dalla bozza-prototipo alla realizzazione del prodotto finale tutte le fasi sono seguite scrupolosamente da personale altamente specializzato con l’obiettivo di realizzare un prodotto in grado di rispettare tutti gli standard qualitativi richiesti.

Producete in Italia?

La nostra forza consiste anche nel fatto che tutta la produzione è interamente effettuata in Italia. Ogni singola fase, dalla progettazione alla realizzazione del prodotto finale, è gestita direttamente da noi. 

I tecnici Andriolo dispongono di software di disegno e progettazione tridimensionale per creare prodotti sempre più efficienti
Software di disegno e progettazione tridimensionale per creare prodotti sempre più efficienti
Hai parlato di tecnologia sempre più innovative. 

Esatto. Ancora oggi ogni singola borraccia viene progettata e prodotta con la stessa passione di un tempo. A differenza del passato però, oggi i nostri tecnici possono disporre di moderni software di disegno e prototipazione tridimensionale, perfettamente integrati con le macchine a controllo numerico del reparto di officina. Ogni borraccia Andriolo è inoltre personalizzabile grazie al servizio di stampa digitale, anche per ordini di piccola quantità.

Qual è il vostro rapporto con l’ambiente?

Il tema del rispetto e della cura dell’ambiente che ci circonda ha assunto anche per noi un ruolo fondamentale. In Andriolo prestiamo la massima attenzione all’impatto che la nostra produzione industriale può avere sul territorio circostante. Anche per questo ci siamo specializzati nella produzione di bottiglie in Tritan, materiale che le rende infrangibili, lavabili in lavastoviglie e quindi riutilizzabili. Negli ultimi anni siamo diventati fornitori di comuni, scuole, asili, atenei universitari, strutture alberghiere e tante altre realtà che hanno deciso di distribuire borracce o bottiglie ecocompatibili.

Non solo corridori e corse, insomma?

Questo aprirsi al mondo al di fuori del ciclismo è stata una caratteristica che ci ha contraddistinto fin dall’inizio della nostra attività, anche se al mondo della bicicletta siamo sempre molto legati. Oggi collaboriamo con diversi team. Tra questi mi piace citare il team Colpack Ballan. Lo scorso anno ha vinto con Juan Ayuso il Giro d’Italia e con Baroncini il mondiale. E’ stata una bellissima doppia soddisfazione. Con loro collaboriamo da anni. Ogni stagione gli forniamo all’incirca 5.000 borracce.

La borraccia Andriolo realizzata per Findlock (foto Facebook Findlock)
La borraccia Andriolo realizzata per Findlock (foto Facebook Findlock)

Una nuova borraccia

Prima di salutarci Anna Andriolo ci mostra una borraccia particolare realizzata per l’azienda tedesca Findlock, specializzata nelle chiusure magnetiche-meccaniche. Andriolo ha realizzato per loro un modello speciale che può essere sfilato dal tubo obliquo lateralmente grazie alla presenza di un magnete inserito nella stessa borraccia: il tutto senza la presenza del tradizionale portaborraccia.

Anna ci ha mostrato le macchine che realizzano queste innovative borracce, ma soprattutto ci ha fatto capire quanto un prodotto di per sé semplice come una borraccia nasconda anni di studio e di passione per il proprio lavoro.

Andriolo

Juan Ayuso: un’altra giovane stella pedala con Dmt

25.02.2022
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Il promettente e giovanissimo spagnolo Juan Ayuso, al secono anno tra i professionisti con il UAE Team Emirates (è passato professionista a luglio 2021), ha scelto le calzature Dmt. 

Il corridore di Barcellona, classe 2002, ultimo vincitore del Giro d’Italia Under 23 e medaglia di bronzo ai campionati europei, ha già dimostrato nel corso delle ultime stagioni il proprio talento: una classe ed una forza che promette di regalare grandissime emozioni a tutti gli appassionati di grande ciclismo. 

Questa nuova e prestigiosa collaborazione è letteralmente “guidata”, come del resto avviene anche con tutte le altre partnership, da una comunione di intenti e di valori. Scegliere Dmt non significa difatti calzare esclusivamente un paio di scarpe, ma bensì optare per uno “strumento” che può agevolarti a raggiungere obiettivi molto ambiziosi. Dmt inoltre è in grado di garantire ai propri atleti un supporto costante, sia a giovani talenti – proprio come Ayuso – quanto ai campioni già affermati come Tadej Pogacar ed Elia Viviani.

Il giovane spagnolo si aggiunge alla schiera di corridori che corrono con ai piedi le scarpe Dmt
Il giovane spagnolo si aggiunge alla schiera di corridori che corrono con ai piedi le scarpe Dmt

Scarpa al massimo livello

«Ho scelto Dmt – ha dichiarato entusiasta Ayuso – perché penso che negli ultimi anni questo brand italiano abbia svolto un lavoro davvero pionieristico, e questo sotto moltissimi aspetti. Non solo per le scarpe… E’ stato facile per me scegliere. Volevo affidarmi ad un marchio estremamente innovativo e Dmt è stata senza dubbio la scelta migliore. In modo particolare, a colpirmi notevolmente è stata la qualità della scarpa: una calzatura specifica per il ciclismo che racchiude in sé tutto quello che serve, per essere considerata la migliore scarpa sul mercato. Un componente fondamentale, una volta in bicicletta, in grado di potermi aiutare a performare al massimo livello. Un “dettaglio” per me fondamentale».

Per Ayuso il feeling con le nuove scarpe è stato subito positivo
Per Ayuso il feeling con le nuove scarpe è stato subito positivo

«In questi tempi – ha continuato il giovane spagnolo – per vincere si cerca costantemente quell’uno per cento in più… il famoso “marginal gain”, che con Dmt sono sicuro di poter ottenere. Grazie ai materiali con cui la scarpa Dmt che ho in dotazione è realizzata, riesco a percepire una sensazione di grande comfort e, allo stesso tempo, di ottimale rigidità e leggerezza. Onestamente non ho alcun dubbio nel poter affermare che Dmt sono le scarpe più belle sul mercato!».

Dmt

Rodriguez e Ayuso: Matxin disegna la Spagna di domani

23.01.2022
7 min
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«Li vedevo battagliare con personalità sin da quando erano juniores», racconta Joxean Fernandez, per tutti Matxin. Carlos Rodriguez e Juan Ayuso (in apertura, foto Real Federacion Espanola Ciclismo) i due gioielli che fanno sognare la Spagna. Ammesso che sognare sia il termine corretto. Con due così infatti tutto è già molto concreto. Anche se sono poco più che adolescenti, anche se hanno 39 anni in due.

Matxin, spagnolo, è uno dei talent scout più bravi dell’intero circus del ciclismo. Lui è anche uno dei dirigenti-tecnici del UAE Team Emirates e soprattutto Ayuso lo conosce bene. Ma meglio di chiunque può farci un paragone fra i due atleti.

La Spagna ride

Juan Ayuso è un catalano. Classe 2002, ha vinto il Giro d’Italia U23 e molte altre corse nelle categorie giovanili. Due volte campione nazionale juniores in linea e una a crono, ha già esordito nel WorldTour con il UAE Team Emirates. Una caduta nella quinta tappa del Tour de l’Avenir gli impedito di fare, chissà, la doppietta.

Carlos Rodriguez, invece, viene dall’estremo Sud della Spagna. Classe 2001, anche lui ha vinto dei titoli nazionali nelle categorie giovanili, specie a cronometro. E’ passato alla Ineos-Grenadiers. Lo scorso anno è stato protagonista fino all’ultimo metro (e anche dopo) al Tour de l’Avenir. Autore di un’azione di altri tempi sulle Alpi, ha perso per una manciata di secondi il “Tour baby” pur dominando l’ultima durissima tappa.

Joxean Fernandez “Matxin”, classe 1970, è team manager della UAE Team Emirates
Joxean Fernandez “Matxin”, classe 1970, è team manager della UAE Team Emirates
Maxtin: Carlos Rodriguez e Juan Ayuso ma che corridori avete in Spagna! Tu come li hai conosciuti?

All’inizio conosco gli atleti dai risultati, vedo cosa fanno nelle gare. Poi vado alle corse e li osservo da vicino. Sia Juan che Carlos li ho conosciuti allo stesso modo. Quando vado alle gare cerco sempre di seguire la corsa in moto. In questo modo aiuto l’organizzazione nella sicurezza della gara stessa, ma ho anche l’opportunità di valutare l’atteggiamento e il comportamento del corridore. E’ qualcosa che faccio molto volentieri, non solo per il mio lavoro di scouting, ma è una passione. E per questo ringrazio gli organizzatori che mi danno questa opportunità.

Hai conosciuto prima Carlos Rodriguez?

Sì, lui l’ho visto per la prima volta in una tappa della Coppa di Spagna juniores. In quell’occasione ho conosciuto anche la sua famiglia. Ayuso invece l’ho visto per la prima volta da allievo. Correva alla Bathco, una squadra con cui ho sempre un ottimo rapporto. Ebbi modo di vederlo poi nella gara più importante di Spagna, la Vuelta Besaya, e con lui ho stabilito subito un rapporto un po’ più profondo.

Sono due scalatori o c’è di più?

Sono molto più che scalatori. Entrambi hanno una mentalità vincente perché si adeguano ad ogni tipo di gara.

Secondo te qual è la principale differenza tra Juan e Carlos?

Ayuso è un po’ più veloce. Pensate, lui ha vinto il suo secondo campionato spagnolo juniores dominando la volata di gruppo. L’altro, Carlos, va molto bene anche a cronometro. Ma a seconda del percorso anche Ayuso si difende molto bene contro il tempo.

Prima hai parlato di mentalità vincente, dicci di più…

La classe, il talento non si comprano al supermercato. E’ un po’ come chi vuole essere bello ma bello non è. Sì, può migliorare un po’ se si cura, se si veste bene, ma bello non sarà mai. Per questo io dico che loro due non sono buoni corridori. Sono campioni.

In cosa per te uno è più bravo dell’altro?

Sul piano del carattere Ayuso è più aggressivo. E’ estremamente convinto di sé. Lui non dice mai: sono forte, o vado a vincere. No, lui parla con i fatti. Carlos invece è un ragazzo molto più tranquillo, più riflessivo, più introverso. Al tempo stesso molto determinato. Entrambi parlano molto poco, ma Carlos parla pochissimo!

Qual è il primo ricordo che hai di loro due insieme?

Carlos è del Sud della Spagna, io del Nord. Sentivo continuamente parlare di questo corridore. Tutti mi dicevano: c’è un fenomeno, c’è un corridore fortissimo. A un certo punto ebbi la necessità, il desiderio, di vederlo anch’io. E più o meno è stata la stessa cosa con Ayuso. Il primo confronto diretto che ricordo fra loro due fu al campionato spagnolo juniores. Juan era di primo anno e Carlos di secondo. Per tutta la gara si sfidarono, si controllarono. Corsero da protagonisti senza nascondersi. Alla fine Ayuso lo battè allo sprint. La cosa che mi colpì è che nessuno dei due voleva accontentarsi fino alla fine.

Due ragazzi fortissimi, ma secondo te hanno ancora dei margini?

Hanno tanto margine. Entrambi sono molto intelligenti, possono imparare ancora e stanno completando la loro crescita, non dimentichiamolo. Chiaramente io conosco di più Ayuso, visto che è nella mia squadra. Su Carlos posso dire un po’ di meno. Ma certo anche lui è in uno squadrone. Ho un buon rapporto con Carlos, ci salutiamo tranquillamente, ma su certi dettagli tecnici non posso esprimermi. Non so neanche il 5 per cento di cosa faccia realmente. 

E allora dici di Ayuso…

Ha compiuto 19 anni pochi mesi fa! Vi rendete conto solo 19 anni. Ancora non conosce il suo peso reale, perché il suo corpo ogni sei mesi cambia. La cosa che mi ha colpito è che lo scorso anno prima del Giro d’Italia Under 23 aveva delle gambe da allievo, invece dopo quel Giro e tutte le gare di avvicinamento, ne è uscito un corridore. Aveva gambe quasi da uomo!

Tu avevi provato a portare Carlos Rodriguez alla UAE, vero?

Sinceramente sì. Eravamo nel finale della Vuelta, dalle sue parti, e con me c’era Gianetti. Gli dissi: Mauro facciamolo firmare due anni. C’era anche la sua famiglia. Ma poi Carlos prese altre strade ed è finito alla Ineos.

Dove li vedremo battagliare nei prossimi anni? 

Anche qui posso parlare più per Ayuso. Ho fatto un programma per la sua carriera sportiva e non solo per il 2022. Ho fatto un piano a lungo termine. Io lavoro con i giovani affinché siano campioni. C’è una situazione fortunata da noi in UAE. Abbiamo buoni corridori affiancati ai campioni. Ma io ho sempre detto a tutti quanti: trattiamo Juan come un campione, anche se è solo un ragazzo molto giovane. Sono convinto che già alla Valenciana (2-6 febbraio, ndr) lui sarà protagonista. E non lo dico per mettergli pressione, ma perché ho fiducia in lui.

Torniamo a discorsi più tecnici, come li vedi quindi a cronometro?

Non so se Carlos sia più forte di Juan a cronometro. E non lo dico perché io voglia difendere Ayuso. E’ che senza un vero confronto diretto è difficile da dire. Quindi se mi chiedete chi è più forte a cronometro rispondo: dipende. Dipende dalla condizione dell’atleta, dalla tipologia del percorso, dagli obiettivi che hanno. Ripeto, dico questo non per eludere la domanda, ma perché veramente non ho dati. Di sicuro Carlos è uno specialista, ma anche Ayuso va molto forte contro il tempo.

Con chi paragoneresti questi due ragazzi ai tanti campioni spagnoli che avete avuto?

Ecco, questa è la mia lotta con tutti i giornalisti spagnoli! In Spagna abbiamo il grosso problema che dopo Indurain tutti cercavano e aspettavano il prossimo… Indurain. Senza contare che abbiamo avuto Valverde, Purito, Contador, Landa, Freire. Ad un certo momento avevamo sette corridori spagnoli nei primi dieci della classifica UCI. Tornando alla domanda quindi, dico che Ayuso non somiglia a nessuno. E lo dico sinceramente. Parliamo di un ragazzo giovanissimo, che a 18 anni è stato in grado di vincere nella categoria under 23, al quale è stato proposto un contratto di sei anni e lo ha accettato senza problemi, che sa stare in questo mondo del ciclismo, che parla un inglese fluente, che sa gestire la pressione. Ayuso somiglia ad Ayuso.

E Rodriguez?

Se pensiamo a Indurain, credo che Carlos sia più scalatore. L’altro ammazzava tutti a cronometro. Ma anche in questo caso non farei il paragone. Una cosa però che posso dire di Rodriguez è che lui ha classe. Carlos ha sempre classe: quando pedala in salita ha classe, quando pedala a crono ha classe… Semmai potrei dire che entrambi abbiano un qualcosa di Indurain e di Contador e degli altri campioni. Ma ripeto, sono due corridori che non sono paragonabili a tutti gli altri.

Domanda provocatoria, quanti Tour vinceranno?

Anche se ne avessi un’idea non lo direi! Ci sono tantissime situazioni intorno ad un corridore, che vanno di pari passo con la vita dell’atleta. Situazioni che determinano il risultato sportivo: un momento familiare particolare, i rapporti con gli sponsor, la condizione fisica… oggi c’è molta pressione attorno ragazzi. E tutto ciò incide.

Uno sguardo al futuro. Juan Ayuso vola anche tra i grandi

17.01.2022
4 min
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Quattordici secondi. Per alcuni giorni i fans dei numeri non hanno parlato di altro sui social. E’ il distacco che Juan Ayuso ha accusato da Tadej Pogacar sul Coll de Rates. Ed ecco che subito sono scattati i paragoni. Gli spagnoli sognano e lo stesso fanno i tifosi di ciclismo. Due fenomeni che si sfidano. E lo fanno a livelli siderali.

Noi ce li immaginiamo. La squadra imbocca compatta la scalata e scatta la bagarre. Lo sloveno li mette tutti in fila, come faceva Pantani ai suoi tempi e il ragazzino lo segue. Tadej, che è sempre un ragazzino, non ci sta. Accelera e alla fine, forte della sua “esperienza” (hanno 42 anni in due!), lo stacca di quella manciata di secondi.

Risultato? Il record di Kwiatkowski è demolito di oltre due minuti e la notizia fa impazzire il pubblico virtuale di tutto il mondo.

Ayuso San Sebastian 2021
Dopo il Giro U23, Ayuso è passato subito dalla Colpack alla UAE (con cui era già sotto contratto)
Ayuso San Sebastian 2021
Dopo il Giro U23, Ayuso è passato subito dalla Colpack alla UAE (con cui era già sotto contratto)

Vuelta? Sì, no, forse…

Juan Ayuso è già un grande. Abbiamo imparato a conoscere questo talento al Giro d’Italia U23. Juan lo ha stravinto. Valoti ci disse che faceva fatica a trattenerlo. Finita la baby corsa rosa la UAE lo richiamò alla base e Juan iniziò il suo cammino tra i grandi e nel WorldTour: Giro dell’Appennino, GP Lugano, San Sebastian e altre classiche.

Da questo momento inizia a fare sul serio. «Voglio essere il migliore, lavoro per questo e per vincere il Tour, il mio sogno da bambino – ha detto Ayuso durante il media day di qualche giorno fa indetto dalla UAE – Voglio essere al massimo durante tutto l’anno, anche se in squadra mi dicono di stare tranquillo.

«L’obiettivo è iniziare bene, tanto più che debutterò nella gara di casa, alla Valenciana. Sono emozionato di questo debutto perché ho assistito ad un bel po’ di edizioni. Andavo a vedere la corsa dal vivo e spesso lasciavo la scuola! L’unica volta che i miei genitori me lo permettevano. Vincerla? Perché no!»

La stagione di Ayuso proseguirà sempre in Spagna con Andalusia e Catalogna, ma la squadra ha previsto per il giovane valenciano un calendario non impossibile.

«Non farò la Vuelta, avrò un calendario “più semplice”, ma mai dire mai. Meglio iniziare la stagione e capire il livello del World Tour. La Vuelta è nel finale di stagione e c’è tutto il tempo per vedere come andrò ed eventualmente riprogrammare la preparazione. Oggi non sono in lista, ma dipenderà un po’ da come andrà appunto l’anno e da cosa mi sentirò di fare».

La Clasica de San Sebastian 2021 è stata la sua prima gara WorldTour e Juan l’ha chiusa al 18° posto (Photo Fizza)
La Clasica de San Sebastian 2021 è stata la sua prima gara WorldTour e Juan l’ha chiusa al 18° posto (Photo Fizza)

Tra Rui Costa e Pogacar

Un calendario più semplice, ma idee subito chiare. E soprattutto un “modus operandi” già da veterano. Come a dire che deve imparare subito il mestiere. E infatti tra pochi giorni Ayuso sarà di nuovo impegnato in un training camp. Andrà in altura, a Sierra Nevada, e ci andrà con Rui Costa, lui sì un veterano, al quale sembra essere stato “assegnato” il ruolo di chioccia. E infatti il portoghese è il suo compagno di stanza.

«Andrò in altura, vero – dice Juan – ma io non vedo l’ora che inizi la stagione. Sono molto motivato. Con la squadra mi trovo benissimo e sto imparando molto».

«Allenarsi con i migliori poi ti aiuta a migliorare. Con Tadej andiamo davvero d’accordo. E’ un ragazzo molto rispettoso. Ha quattro anni più di me, ma è ancora giovane e infatti ci piacciono le stesse cose. Mi ha detto che è contento che io vada forte perché più corridori bravi ci sono e meglio è per la squadra».

Juan Ayuso vince a Sestola, il primo arrivo in quota del Giro U23 e mette subito le cose in chiaro anche in salita (foto Instagram)
Ayuso vince a Sestola, il primo arrivo in quota del Giro U23 e mette subito le cose in chiaro anche in salita (foto Instagram)

Crescita e attese

«Dopo il Giro under – continua Ayuso – un po’ le cose sono cambiate e sono stato riconosciuto molto di più. Ma resto un ragazzo tranquillo che non si stressa più di tanto qualunque cosa accada.

«Sono il primo a pretendere il massimo da me stesso, ma devo anche essere realistico. Quando ho preso parte alla Clasica di San Sebastián sapevo che se non avessi vinto non sarebbe successo nulla. Anche se molti si aspettavano molto da me».

Ci sono poi i paragoni. Quelli con Carlos Rodriguez, il “coetaneo” che milita nella Ineos e quelli più pesanti con Contador e soprattutto Valverde. Per molti spagnoli Ayuso è l’erede naturale di Alejandro.

«In salita mi difendo bene – difendo ci sembra un eufemismo visto come è andato sulle grandi scalate del Giro U23 l’anno scorso – dopo i 200 chilometri mi trovo bene e ho anche una buona sparata, ma Alejandro ha dimostrato tantissimo e lo ha fatto per più anni di carriera di quanti ne abbia io nella mia vita! È vero: forse è un corridore a cui somiglio, ma ognuno ha il suo stile. Vedremo nel corso degli anni».

Curiosità e conferme, la Colpack riparte dopo il super 2021

15.01.2022
5 min
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Non è facile ripartire dopo un anno in cui si è vinto praticamente tutto. Non è facile trovare gli stimoli. E forse c’è anche un po’ di “paura” per quel che si è chiamati a fare. Tutti in qualche modo ti aspettano al varco. La Colpack-Ballan è di fronte a tutto ciò.

Lo scorso anno la corazzata di Beppe Colleoni e Antonio Bevilacqua ha portato a casa moltissime corse importanti, due delle quali basterebbero a tenere in piedi un palmarès dell’intera vita di un team: il Giro d’Italia e il campionato mondiale, entrambi U23. Senza contare i quattro passaggi nel professionismo: Ayuso (che comunque era già sotto contratto con la UAE), Baroncini, Verre e Gazzoli.

Gianluca Valoti, diesse del team, era in ammiraglia quando sono arrivati questi trionfi (non al mondiale chiaramente). E da lui ripartiamo.

La grande stagione della Colpack è passata anche per gare importanti come il Giro di Sicilia
La grande stagione della Colpack è passata anche per gare importanti come il Giro di Sicilia
“La stagione migliore di sempre”, così avevate scritto sul vostro sito, Gianluca…

Trentuno anni del team e trenta dell’attività di Bevilacqua e di Rossella (Di Leo): per la Colpack è stato davvero curioso, sembrava fatto apposta che certi successi arrivassero tutti insieme. Coroniamo un lavoro eccezionale di squadra.

Non è facile ricominciare dopo un anno così…

Non è facile, tutti ci aspettano a fare qualcosa di bello e di importante. Siamo consapevoli che non possiamo fare le stesse cose, ma con i nostri atleti saremo competitivi come tutti gli anni. Anche perché abbiamo confermato quasi tutti i nostri velocisti, quindi abbiamo un’ottima squadra per la pianura. E al tempo stesso mi aspetto delle sorprese per le gare più impegnative. Sono curioso.

Da quanti corridori ripartirete?

Ripartiamo da 18 corridori, le continental al massimo possono averne 16, ma noi abbiamo anche i due specialisti della pista, che sono Davide Boscaro e Gidas Umbri. Boscaro si alternerà anche un po’ di più rispetto a Gidas con l’attività su strada. E poi abbiamo tre ragazzi stranieri.

Chi sono?

Uno è Nicolas Gomez, il colombiano che abbiamo confermato. Un altro è un irlandese, Ronan O’ Connor, e poi abbiamo uno spagnolo, Ruben Sanchez. Questo ragazzo ce lo ha suggerito Matxin e vista come è andata con Ayuso non potevamo dire di no! E’ un primo anno l’anno scorso ha vinto cinque corse.

Un irlandese? Come siete andati a pescarlo?

E’ di primo anno, ce lo ha consigliato Matteo Cigala, che corse con noi 7-8 anni fa. Lui si è trasferito in Irlanda dove segue una squadra di giovani. Ha notato questo ragazzo e ce lo ha segnalato. Ronan deve completare l’ultimo anno di scuola e pertanto nella prima parte di stagione non starà molto con noi. Però dopo febbraio verrà in Italia per un periodo. Lassù, infatti, le scuole funzionano in modo un po’ diverso e proprio a febbraio ci sono degli esami. Fatti questi esami potrà venire per un po’ da noi. Da marzo in poi farà la spola tra Italia e Irlanda. Viene da vicino Dublino, ad una decina di chilometri. E’ uno scalatore puro.

Scalatore puro, in Irlanda non ci sono molte salite…

Abbiamo fatto un mini raduno a dicembre e dai test abbiamo visto che è molto valido. Io sono convinto che nel calendario italiano dilettanti può far bene.

Cosa hai detto ai ragazzi in questo raduno di dicembre?

Ho detto che devono essere orgogliosi di vestire questa maglia, che veniamo da un anno fantastico e potrà essere altrettanto bello.

Cosa ti chiedevano?

Mi chiedevano soprattutto del mondiale e del Giro, di Baroncini e di Ayuso. Mi chiedevano come avessimo preparato questi importanti eventi.

Chi sono gli altri ragazzi di primo anno che avete preso?

Uno è Matteo Ambrosini. Lui viene dal pattinaggio sul ghiaccio di velocità, faceva le specialità dei 3.000 e dei 5.000 metri. Quando prima ho parlato di sorprese e di curiosità, mi riferivo proprio a ragazzi come lui. Matteo chiaramente non ha molta esperienza, ma da quel che ho visto può andare molto bene. E lo stesso O’Connor, l’anno scorso in Irlanda ha fatto appena 30 corse, ma va detto che lassù amatori e categorie agonistiche corrono insieme. Tornando a Matteo, lui d’estate andava in bici per allenarsi per il pattinaggio. Ha fatto un anno da amatore anche lui. E’ di Asiago, lo ha notato Flavio Miozzo. Gli abbiamo fatto dei test e lo abbiamo poi subito preso.

Ronan O’Connor, l’irlandese ha preso parte anche ai mondiali di Leuven (foto Instagram)
Ronan O’Connor, l’irlandese ha preso parte anche ai mondiali di Leuven (foto Instagram)
In effetti sarà curioso vedere come si troveranno questi ragazzi…

Eh già, ma i “primi anni” non finiscono qui. Ricordo che abbiamo preso anche Alessandro Romele, campione italiano juniores. Tra l’altro, lui è stato il primo ad essere ingaggiato lo scorso anno. Abbiamo iniziato a parlarci a maggio e in pochissimo abbiamo concluso l’accordo. Ci abbiamo creduto quindi prima che vincesse l’italiano. Mi sembra un corridore più completo, un Baroncini… con tutte le proporzioni del caso! Diamogli tempo.

In una situazione del genere non sarebbe stato più facile rifondare la squadra quasi del tutto? Oppure si cerca di essere pronti con gli altri?

Mattia Petrucci per esempio poteva già passare professionista. Però per crescere meglio ha deciso di restare ancora un anno in Colpack. Lui è un buon corridore, ha parecchia resistenza, ha fatto terzo al Val d’Aosta e su certi percorsi può dire la sua. E’ chiaro, non sarà come il 2021 ma noi siamo fiduciosi della forza dei nostri ragazzi.

E tu Gianluca? Come riparte il diesse da un super anno come il 2021?

Sapete che non abbiamo avuto neanche il tempo di metabolizzare la splendida stagione passata? Appena finito l’anno agonistico c’è stato subito da prendere delle decisioni importanti. Cosa fare? Restare una continental? Affiancarci a qualche squadrone WorldTour? Sapete che volevano prenderci… Insomma è stato un susseguirsi di situazioni ed eccoci qui che siamo già a gennaio. Dal 6 febbraio, Covid permettendo, ci riuniremo a Tortoreto Lido per un raduno.

Baroncini e Ayuso litigano e Nys se la gode

11.09.2021
5 min
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Si gioca tutto nella doppia curva finale, che è come quella in cima a via Santa Caterina, prima di piazza del Campo alla Strade Bianche. Il gruppetto dei sei al comando del campionato europeo under 23 non perde un colpo. Prima ha provato Zana, che un po’ ha spiazzato Baroncini. Poi si sono preparati per la volata. Baroncini contro Ayuso, quasi un anno insieme al Team Colpack. In scia c’è un belga, si chiama Nys…

Sin dai primi Giri, la Spagna forza il ritmo sulla salita di Povo
Sin dai primi Giri, la Spagna forza il ritmo sulla salita di Povo

Volata fratricida

I due si guardano. Si danno spallate. Si conoscono, devono solo convincersi di essere avversari. Ma è chiaro che abbiano occhi l’uno per l’altro e non si siano accorti che Thibau Nys dalle retrovie si sta lanciando per la più classica delle rimonte. Fra i due litiganti gode lui, uomo del cross, figlio di Sven, portento del fango.

«Non credo che tutti sapessero quanto sono veloce – sorride il belga, fresco campione europeo – mentre io ho dovuto faticare per stare con loro in salita. La sola cosa di cui ero certo, è che se fossi arrivato davanti con il gruppo di testa, con il mio sprint avrei potuto giocarmi una medaglia. Il finale è tecnico e sarebbe pericoloso in un gruppo numeroso, ma affrontarlo in sei è stato perfetto».

E’ Garofoli nell’ultima giro a suonare la carica: il marchigiano dà tutto
E’ Garofoli nell’ultima giro a suonare la carica: il marchigiano dà tutto

L’ultima curva

Baroncini ha l’argento al collo e più parla e più capisce che Nys li ha proprio messi nel sacco. E un po’ sorride, perché comunque di più non poteva fare e il secondo posto era tutto fuorché scontato.

«Sono uscito per primo dall’ultima curva – dice – era una cosa fondamentale. Ma lui è stato più veloce e non me lo aspettavo. Ero più concentrato su Ayuso, abbiamo fatto a spallate per 300 metri. Ho fatto il possibile per la squadra e ci riproveremo al mondiale. Pensavo che Zana mi tirasse la volata, ma ha fatto bene a provare. Certi colpi di mano sono quelli che spesso danno risultato. Quanto a Nys, è rientrato dalle retrovie ed è stato fortunato a prendere il momento giusto».

Ultimo giro, Zana sta per uscire dal gruppo, mettendo il belga in fuga nel mirino
Ultimo giro, Zana sta per uscire dal gruppo, mettendo il belga in fuga nel mirino

Amico Ayuso

Ayuso, l’altro caduto nel tranello di sottovalutare Nys, la vive con apparente leggerezza. Alle interviste se la cava super bene con l’inglese, confermando che frequentare la scuola americana stia dando ottimi risultati.

«Nell’ultima curva – ride – fra Baroncini e me non si sa quante gomitate ci siamo dati. Ma è un amico e se proprio doveva vincere un altro, avrei voluto che fosse lui. Non ero al massimo dopo la caduta del Tour de l’Avenir, ma ho imparato che quando non sei al 100 per cento, devi dare il 100 per cento. Ma oggi non potevo fare di più. E quando Nys è partito, è arrivato così forte che ho potuto farci poco. Mi ha passato con 10 chilometri all’ora di più. Perciò ora andrò al Giro del Lussemburgo con la squadra (UAE Team Emirates, ndr) e poi al mondiale under 23. Ho tanta strada da fare, sempre con l’idea di vincere un giorno un grande Giro. Del resto, sono cresciuto guardando il Tour in televisione».

Thinay Nys è il nuovo campione europeo, l’emozione è grande
Thinay Nys è il nuovo campione europeo, l’emozione è grande

Il colpo di Zana

L’ultima parola la regaliamo a Zana, per aver chiuso nell’ultimo giro sull’attacco del belga Van Eetvelt, poi per aver provato l’allungo nel finale, quando il gruppetto dei sei ha iniziato a guardarsi.

«Pensavamo che venisse una corsa dura – dice il corridore della Bardiani – ma non così tanto, con la Spagna che ha fatto avvero da subito il forcing. Però negli ultimi giri abbiamo attaccato e siamo stati protagonisti anche noi. Ho provato a chiudere quel buco e ne è venuta fuori una buona selezione. Non abbiamo vinto, ma questa medaglia ci dà tanto morale per il mondiale. Quanto al mio allungo finale, non ho parlato con Baroncini, ma volevo che tirassero un po’ gli altri. Le corse possono andare bene o male, a noi oggi è andata benino…».

Sul podio, Nys fra BAroncini e Ayuso che in volata lo hanno sottovalutato
Sul podio, Nys fra BAroncini e Ayuso che in volata lo hanno sottovalutato

Una squadra unita

Adesso tocca alle donne elite, gli under 23 riguadagnano il pullman con il sorriso a metà. Hanno fatto tutti il possibile, compreso Benedetti che a un certo punto se ne è andato da solo. Soprattutto hanno corso da squadra, dato che hanno avuto tempo per unirsi al Tour de l’Avenir e prima ancora nel ritiro di Sestriere. Quello che è mancato ieri agli juniores, selezionati come una volta nell’ultima settimana, mescolati frettolosamente alla fine e poi gettati nella mischia.

Amadori 2021

Amadori: «Vi spiego perché non chiamo i WorldTour»

08.09.2021
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Sono giorni intensi per Marino Amadori: il calendario schiacciato lo tiene sulla graticola e conseguentemente i ragazzi che ha alle sue dipendenze per i vari impegni. Dal Tour de l’Avenir agli Europei il passo è stato breve e lo stesso sarà fra la rassegna continentale di Trento e quella iridata di Louvain. Amadori, che cura gli under 23, ha fatto le sue scelte e queste hanno generato discussioni, come sempre avviene, ma il tecnico di Predappio non si tira indietro nel rispondere.

La squadra per Trento è nata nel tempo, sulla base di un impegno preciso: «Dovevo realizzare qualcosa che si sposasse con il percorso, per questo lo siamo venuti a visionare con 4 atleti già due mesi fa, facendo giri su giri per capire quel che sarebbe stato necessario. Sulla base di quell’esperienza ho tirato fuori un gruppo di una decina di atleti tra i quali ho scelto i 6 che correranno sabato, anche in base alle scelte delle altre nazioni».

La prima obiezione è che sembra una squadra fatta sulla base dei corridori del calendario italiano under 23, non prendendo in considerazione chi ha esperienze superiori…

Non è così, visto che il leader è Filippo Zana, che milita in una squadra professional e ha già corso con i più grandi, ha addirittura affrontato il Giro d’Italia, ha vinto la Corsa della Pace, è andato sul podio al Tour de l’Avenir, insomma di esperienza ai massimi livelli ne ha accumulata quanta i big delle altre nazionali, se non di più.

Stagione finora da incorniciare per Zana, con vittorie ed esperienze importanti. Ora arrivano le gare titolate…
Stagione finora da incorniciare per Zana, con vittorie ed esperienze importanti. Ora arrivano le gare titolate…
Vero, com’è anche vero che nella squadra italiana non ci sono atleti delle squadre WorldTour…

Noi abbiamo Aleotti e Bagioli che faranno la gara elite e questo è un bagaglio di esperienza che per loro sarà fondamentale. Io sono stato subito favorevole a questa scelta, altrimenti li avrei tenuti in considerazione. Ho voluto costruire una squadra equilibrata, nella quale Filippo dà qualcosa in più in termini di organizzazione e di stimolo per gli altri, proprio con i risultati che ha conseguito.

Allarghiamo il discorso: c’è differenza fra gli under 23 che militano in squadre WorldTour e gli altri, quelli che fanno il calendario italiano?

Certamente, entrare in un grande team significa avere il massimo delle strutture a disposizione e fare sempre gare di alto livello, anche se non sei chiamato a correre classiche o grandi giri. Questo permette di allargare da subito le proprie esperienze, la propria cultura ciclistica. Il discorso però è più complesso.

Tiberi Italiani 2021
Antonio Tiberi è forse il principale assente del team azzurro, ma Amadori ha fatto altre scelte
Tiberi Italiani 2021
Antonio Tiberi è forse il principale assente del team azzurro, ma Amadori ha fatto altre scelte
Perché?

Perché se da una parte è vero che gareggiando sempre nel proprio Paese fai fatica a capire dove questo mestiere ti porterà, dall’altra non dobbiamo dimenticare che il calendario italiano è di alto livello, con molte prove internazionali, con molte sfide con i big. Guardate il Giro del Friuli: in gara c’erano due squadre professional. Di una cosa potete star certi: le squadre World Tour le ho tenute in considerazione, ho una lista precisa di under 23 che ne fanno parte, da Aleotti a Tiberi e ho monitorato le scelte delle altre nazionali per tutta la stagione, per capire quante e quali gare essi fanno e soprattutto chi emerge. In fin dei conti, l’Avenir lo ha vinto un ragazzo di una squadra Pro, secondo un WorldTour e terzo Zana.

Lavorare con i team WorldTour è più difficile?

Per certi versi sì, perché è naturale che diano ai propri ragazzi un calendario da seguire e spesso le esigenze federali non collimano. Con Zana ad esempio ho potuto lavorare con criterio e continuità e i risultati si sono visti. Quel che è certo è che una nazionale devi costruirla sulla base di un’idea, sennò non vai da nessuna parte, guardare che gare fanno i ragazzi e in che condizioni sono, per questo poi si operano delle scelte sempre dolorose verso chi non c’è.

Ayuso San Sebastian 2021
Juan Ayuso, dominatore del Giro U23 (sue tutte le maglie) vuole riscattare il ritiro al Tour de l’Avenir
Ayuso San Sebastian 2021
Juan Ayuso, dominatore del Giro U23 (sue tutte le maglie) vuole riscattare il ritiro al Tour de l’Avenir
Ci saranno differenze fra questa nazionale e quella per i mondiali?

Qualcuna, ma l’ossatura resterà la stessa, Baroncini ad esempio farà entrambe le gare, valuteremo Colnaghi, Frigo che a Trento non c’è ma era all’Avenir…

La sensazione è che comunque il nucleo sia nato già in Francia…

Sì, possiamo dire che le tre gare sono strettamente collegate, ma non è così solo per noi, basta guardare i roster delle altre nazionali.

A proposito, chi temi fra queste?

Soprattutto Norvegia e Olanda, che hanno grandi individualità e un’intelaiatura solida, poi la Spagna con Ayuso che, sono convinto, vuole riscattarsi dopo il ritiro al Tour che gli ha precluso la doppietta con il Giro. E’ esplosivo, in discesa è molto forte, può far saltare la gara e andrà seguito con attenzione, ma le altre nazioni come squadra mi fanno più paura.

Olandesi padroni e Alpi in vista: il punto sull’Avenir

19.08.2021
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In questi giorni si corre a più non posso in tutta Europa: Vuelta, Tour du Limousin, gare in Belgio, Giro di Norvegia… ma in tutto ciò non va dimenticato un altro importante appuntamento, il Tour de l’Avenir. Mentre ci stiamo dirigendo con un Frecciarossa verso la Francia per raccontarvi il gran finale sulle Alpi, è giusto iniziare a vedere cosa è successo sin qui. E scopriamo tante novità, che ci sorprendono, ma fino ad un certo punto, come gli olandesi che stanno dominando la scena (per ora): tre nei primi tre della generale e cinque nei primi otto a metà Tour.

Nelle prime cinque frazioni davvero tanta pianura all’Avenir 2021 (foto A. Flesch)
Nelle prime cinque frazioni davvero tanta pianura all’Avenir 2021 (foto A. Flesch)

Cadute e pianura

La “piccola Grande Boucle” rispetto a quella dei grandi si è corsa nel segno della tradizione, non solo per la pioggia e il cielo grigio del Nord della Francia, ma anche per le prime tappe molto pianeggianti. Un qualcosa che quest’anno aveva trasgredito proprio il Tour di Pogacar e colleghi. La corsa aveva proposto un avvio molto interessante dal punto di vista altimetrico già alla seconda tappa con l’arrivo sul Mur de Bretagne. All’Avenir invece tappe veloci, un prologo e una cronosquadre.

E come nel segno della tradizione, questa sì come i grandi, a fare la differenza sono state soprattutto le cadute. Sono andati a casa 32 corridori dei 174 partenti. E tra questi ci sono state vittime illustri, come Santiago Umba, e il primo e il terzo del Giro d’Italia U23: Juan Ayuso ed Henri Vandenabeele.

Juan Ayuso caduto nella quarta tappa ha dovuto lasciare la gara francese
Juan Ayuso caduto nella quarta tappa ha dovuto lasciare la gara francese

Ayuso, doppietta addio

In particolare Juan Ayuso era attesissimo. In Spagna erano anni che non seguivano l’Avenir in questo modo. C’era grande attenzione mediatica. Juan puntava alla doppietta Giro-Tour ed aveva tutte le carte in regola per riuscirci. Il fenomeno della Uae era ben messo in classifica, aveva 1’40” dal leader Marijn Van den Berg, ma era ad appena 53” dal primo vero uomo di classifica, Tobias Johannessen, il secondo del Giro U23. Aveva guidato la Spagna al secondo posto nella cronosquadre. A 25 chilometri dall’arrivo, nella quarta frazione, una grande caduta lo ha costretto al ritiro. Si temeva una frattura alla clavicola, poi fortunatamente l’allarme è rientrato.

«Il sogno è finito – ha commentato, tristissimo, Ayuso – è così e devo accettarlo. Nonostante sia difficile da assimilare è tempo di guardare avanti e prepararsi nel migliore dei modi per la fine della stagione. Ringrazio di cuore  chi mi ha supporto e auguro il meglio ai miei compagni di nazionale».

Olandesi impressionanti. Sin qui stanno dominando in lungo e in largo. Hanno vinto anche la cronosquadre
Olandesi impressionanti. Sin qui stanno dominando in lungo e in largo. Hanno vinto anche la cronosquadre

Olandesi volanti

E a proposito di Van der Berg. E’ stato questo olandese a dominare la scena. All’Avenir è con la maglia della sua nazionale, ma Marijn veste i colori della Groupama-Fdj Continental. Al Giro U23 ha chiuso al 41° posto e non dovrebbe dare troppi pensieri per la generale, ma certo nelle prime sei tappe ne ha vinte tre (la cronosquadre e due frazioni). E’ una ruota veloce. Ad inizio stagione aveva conquistato il Gp Adria-Mobil davanti al nostro Filippo Fiorelli. Tuttavia Lorenzo Germani, che corre con lui alla Groupama, parla di un ragazzo molto generoso in gara (a volte anche troppo), che sa farsi volere bene dai compagni e che in salita quando sta bene va molto forte.

Grazie anche al successo nella cronosquadre gli orange stanno dominando la classifica generale. In maglia gialla c’è Mick Van Dijke. Anche lui non dovrebbe tenere sulle grandi salite (è pur sempre un metro e 90 centimetri per oltre 70 chili), ma si sa: spesso la maglia di leader fa miracoli. In più corre per la Jumbo-Visma Development e il prossimo anno passerà in prima squadra. E qualcosa vorrà pur dire.

Da oggi però le cose potrebbero iniziare a cambiare e non solo per gli olandesi. All’orizzonte si profilano le Alpi (domani si arriva a la Gran Colombier) e oggi, nella sesta tappa, sono previste tante colline e tante salite: una frazione di 137 chilometri con ben 2.500 metri di dislivello. 

Per l’Italia del cittì Amadori un buon quarto posto nella cronosquadre di Laon
Per l’Italia del cittì Amadori un buon quarto posto nella cronosquadre di Laon

Garofoli scalpita, Zana sereno

E in casa Italia? Beh sin qui le cose non sono andate benissimo, ma neanche male. Il primo vero acuto lo ha dato ieri Luca Colnaghi, giungendo terzo nell’arrivo in volata a Bar-sur-Aube, alle spalle proprio di Van der Berg e al suo compatriota in maglia gialla.

Sapevamo che questo avvio non ci sarebbe stato troppo congeniale e tutto sommato la situazione è ancora sotto controllo. I nostri uomini di classifica, Alessandro Verre e Filippo Zana, sono rispettivamente 17° (a 2’02”) e 18° (a 2’05”). Bene anche Marco Frigo (19° a 2’09”), richiamato in extremis dopo la caduta di Omar El Gouzi a pochi giorni dalla grande partenza di Charleville. Ma chi è messo ancora meglio è Gianmarco Garofoli.

Il marchigiano zitto, zitto, è lì. Stavolta non ha dovuto tirare per chilometri e chilometri per il capitano di turno come è solito fare quando veste la maglia della Dsm Development. Garofoli è 13° a 1’55” da Van Dijke e abbiamo visto al Val d’Aosta che in salita può giocarsela con tutti. In più è sfrontato e senza paura. Zana invece si vede che è il più esperto. Sembra rilassato. Il suo volto è sempre tra i più tranquilli in gruppo ed è ben consapevole che due minuti, ma ben meno da Johannessen, sono un gap che si può colmare.

Un po’ più attardati, Filippo Baroncini, dal quale forse ci si attendeva qualcosa in più nel prologo visto che è campione nazionale a crono, e appunto Luca Colnaghi. Ma il vero Avenir inizia oggi.

Volchem al fianco di Ayuso alla conquista del Giro U23

26.06.2021
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Il mondo del professionismo ha da poco abbracciato un nuovo potenziale “fenomeno”. Stiamo parlando di Juan Ayuso che in questi giorni ha debuttato proprio in Italia nelle file dell’UAE Team Emirates in occasione del Giro dell’Appennino. Ci aveva aiutato a conoscerlo meglio Matxin, uno dei massimi dirigenti della formazione degli Emirati, in una nostra recente intervista che ci ha permesso di scoprire lati ancora poco conosciuti del giovane campione spagnolo. Prima di misurarsi con i grandi, Ayuso si è tolto la soddisfazione di vincere il Giro d’Italia U23 in maglia Colpack-Ballan dominando la gara dall’inizio alla fine e vincendo ben tre tappe.

L’importanza dell’integrazione

Per vincere una manifestazione così impegnativa come un Giro d’Italia, è fondamentale assicurare al proprio fisico un’adeguata integrazione prima, durante e dopo ogni tappa. La Colpack-Ballan di Ayuso si è affidata all’esperienza di Volchem, azienda padovana specializzata nella produzione di integratori alimentari, che da un paio di stagioni affianca la formazione bergamasca.

In passato Volchem aveva già avuto un’importante esperienza nel mondo del ciclismo. Nel 2001 era stata partner tecnico della Lampre-Daikin che proprio quell’anno aveva trionfato nella corsa rosa con Gilberto Simoni.

Rapporto fondato sulla fiducia

Andrea Volpato, responsabile marketing Volchem, ci ha raccontato come è nata la collaborazione con la Colpack-Ballan: «Un ruolo fondamentale l’ha sicuramente avuto Flavio Miozzo, uno dei direttori sportivi della Colpack-Ballan, che ho conosciuto ai tempi della Lampre-Daikin. Con lui si è instaurato fin da subito un rapporto di estrema fiducia che si è consolidato nel corso degli anni. E’ bastata una stretta di mano e dalla scorsa stagione siamo partner del team e devo dire che siamo molto contenti della scelta fatta».

Ayuso ha vinto il Giro d’Italia U23: la Colpack è sponsorizzata Volchem
Ayuso ha vinto il Giro d’Italia U23: la Colpack è sponsorizzata Volchem

I feedback degli atleti

La collaborazione con la Colpack-Ballan ha permesso all’azienda di stabilire un confronto costante con il team. «Ad inizio stagione forniamo agli atleti tutti i nostri prodotti – ci ha confidato Andrea Volpato – e in base ai loro gusti e richieste andiamo poi ad affinare la nostra proposta, in termini di barrette, gel, sali e più in generale di tutti gli integratori da noi prodotti. Per noi è importante lavorare con un team come la Colpack. I feedback ricevuti dagli atleti ci aiutano infatti a migliorare i nostri prodotti».
www.volchem.it