L’inverno di Valverde: riposo, ambiente e… la solita fame

29.11.2021
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Meno di dieci parole per chiuderla definitivamente: «2022 va a ser mi último año, sí o sí». Il 2022 sarà il mio ultimo anno, accada quel che accada. C’è poco da fare però, quando Valverde parla di ritiro, c’è sempre chi dà di gomito. Un po’ come quando si parla di Rebellin, ma con dieci anni in meno. La Movistar ha chiuso il primo ritiro a Pamplona e questa volta il murciano ha tagliato corto con una serenità mai vista prima.

«Intendiamoci – ha detto Alejandro allo spagnolo Marca – il Lombardia è finito a quel modo perché Pogacar ha avuto l’intuizione di anticipare, ma io non mi sentivo inferiore a nessuno. Non smetto perché credo di non farcela più, ma perché ho 42 anni e ho vinto tutto. Fare il professionista è molto esigente, richiede tanti sacrifici. E probabilmente è arrivato il momento di prendermi cura di me stesso e del mio corpo».

Il 16 novembre, al progetto di piantumazione nell’area di Sanguesa. Qui Mas, Valverde, Martin e Oyarbide (foto Movistar Team)
Con Sara Martin al progetto di piantumazione di Sanguesa (foto Movistar Team)

Prima l’ambiente

I suoi tifosi hanno sorriso vedendolo con la zappa in mano, mentre piantava un leccio (foto di apertura). Nei primi giorni di novembre, infatti, la Movistar ha partecipato alla piantumazione di mille alberi nell’area spoglia di Sanguesa, coinvolgendo Unzué e alcuni dei corridori più rappresentativi: Valverde in testa, Mas, Lourdes Oyarbide e Sara Martin.

L’operazione si è svolta anche con il patrocinio di Volvo, che fornisce le ammiraglie al team. Le mille piante dovrebbero neutralizzare circa 200 tonnellate di anidride carbonica per i prossimi 40 anni. E questo consentirebbe a Movistar di compensare le 176 tonnellate di emissioni di carbonio prodotte nel 2019, grazie al calcolo effettuato proprio da Volvo e riconosciuto dal Ministero per la Transizione Ecologica.

Al Lombardia si è sentito al livello dei primi: «Pogacar ha vinto grazie a una grande mossa tattica»
Al Lombardia si è sentito al livello dei primi: «Pogacar ha vinto grazie a una grande mossa tattica»

Dal Belgio al Giro

Il programma già stilato è di tutto rispetto. Giro, Vuelta e niente Tour. Anche se con la consueta generosità dice che se la squadra lo chiedesse, potrebbe valutarlo: «Ma solo per aiutare. Normalmente non mi interessa farlo. Il Giro invece mi ha affascinato nel 2016, per l’affetto dei tifosi e per gli scenari. E la Vuelta… è la Vuelta. Ci sarà una tappa nei dintorni di Murcia e dicono che sarà disegnata come piace a me. Sarebbe un bel modo di salutare».

Passerà da queste parti già a marzo, per la Strade Bianche, dopo il debutto a Maiorca, poi Valencia, Murcia e Andalucia.

«Dopo questo primo blocco – spiega – riprenderò fiato e deciderò se fare Catalunya o Paesi Baschi preparando la Freccia Vallone e la Liegi. L’Amstel è da vedere. Sono corse difficili, dure e imprevedibili. Alla Liegi (vinta 4 volte, ndr), ad esempio, devi essere sempre concentrato perché da un certo punto in poi ogni azione può essere quella giusta. Alla Freccia Vallone (vinta 5 volte, ndr) non puoi sbagliarti di un solo metro, perché il Muro d’Huy non perdona…».

Cercasi erede

La Movistar intanto studia. Dopo la rivoluzione tecnica che ha visto l’allontanamento di Arrieta e la separazione da Miguel Angel Lopez, la squadra spagnola è in cerca di nuovi riferimenti. Il presente parla di Enric Mas e Ivan Sosa. Il primo arriva del secondo posto della Vuelta e il sesto del Tour. Il secondo arriva dal team Ineos Grenadiers dopo tre stagioni di su e giù. In attesa di capire se dalla nidiata dei giovani potrà farsi avanti qualcuno in grado di non far rimpiangere il vecchio murciano, saranno loro gli uomini su cui puntare.

«Enric Mas – dice Valverde, parlando quasi come un dirigente – sembra molto più esperto e fiducioso. Penso che stia facendo passi importanti a poco a poco. Farà sicuramente bene. Per quanto riguarda Sosa, abbiamo grandi aspettative su di lui. Ha molte qualità. Ha vinto due volte a Burgos e nel 2019 mi ha quasi impedito di vincere in Occitania. Farà bene. Sosa è pronto per guidare la squadra».

Se c’è la salute…

Alejandro, della cui squadra giovanile abbiamo raccontato da poco, chiude strizzando l’occhio a se stesso. Ammettendo di smettere per scelta e non perché non si senta più in grado di reggere il confronto.

«Non sto peggio delle altre stagioni – dice – sicuro meglio del 2020. Per tutto quello che è successo al mondo, quello è stato un anno strano e per me in modo particolare. Abbiamo finito con la Vuelta l’8 novembre e abbiamo ricominciato subito ad allenarci per il 2021. Anche l’ultima stagione di conseguenza è stata particolare, con segnali di un buon Valverde (per lui tre vittorie e sette podi, ndr), ma lontano dal migliore. Quest’inverno mi sono preso un mese di riposo e adesso ho ripreso regolare e senza voler forzare i tempi. Sono contento del modo in cui arrivo al debutto. Con allegria, ambizione e tranquillità. Se la salute mi assiste, sarà di sicuro un buon anno».