Squadrone UAE. Caro Gianetti, cosa state combinando?

16.08.2021
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Sempre più uno squadrone. Il Uae Team Emirates sta diventando sempre più una corazzata. Era stata criticata al Tour de France perché non garantiva un sufficiente appoggio a Pogacar, salvo poi esserci sempre nei momenti critici. Ma la squadra diretta da Mauro Gianetti in questo momento è la regina indiscussa del ciclomercato.

Gianetti con la UAE e negli Emirati ha molti progetti di sviluppo in ballo (Photo Fizza)
Gianetti con la UAE e negli Emirati ha molti progetti di sviluppo in ballo (Photo Fizza)

Progetto multicolor 

Joao Almeida, Pascal Ackermann, George Bennett, Marc Soler, Alvaro Hodeg… vanno ad aggiungersi ai tanti nomi del team asiatico.

«Sono veramente contento della scelta che abbiamo fatto un paio di anni fa – racconta Gianetti- e cioè puntare sui giovani. Abbiamo un progetto a lungo termine che mira a far crescere i giovani oltre a quelli di livello che già abbiamo. Hirschi, McNulty, Covi, Bjerg, Ayuso… gente dai 18 ai 23 anni. Bennett e Soler con i loro 29 anni sono dei veterani ormai! Prendiamo Covi per esempio, crediamo molto in lui e lo abbiamo scelto non solo per il suo talento ma anche per il suo carattere che ci è sembrato degno di questo progetto».

Gianetti parla di un progetto unico nel suo genere, qualcosa che punta all’internazionalità, al non avere una sola bandiera da rappresentare.

«Noi non vogliamo essere la squadra colombiana, la squadra italiana o la squadra inglese. No, noi vogliamo essere un team internazionale, multiculturali. Abbiamo ragazzi di moltissime nazionalità, siamo multicolor direi! Scegliamo corridori che siano anche curiosi di conoscere nuovi mondi, di abbracciare altre culture e vogliamo gente che si identifichi in questo progetto. Gli Emirati Arabi sono un paese straordinario, il 95 per cento della sua popolazione è straniera ed ognuno è il benvenuto… Vogliamo essere gli esatti rappresentanti delle eccellenze degli Emirati: Fly Emirates, Fab… Il corridore che passa da noi deve trovarsi bene col gruppo, deve divertirsi a correre e se poi vince chiaramente siamo contenti».

Il Team Uae Emirates ha in Pogacar il faro, ma la priorità è il gruppo
Il Team Uae Emirates ha in Pogacar il faro, ma la priorità è il gruppo

Una squadra, tanti fronti

Con il team manager svizzero si passa poi ad analizzare anche l’aspetto tecnico della Uae che verrà. Che squadra stanno costruendo?

«E’ una squadra completa. Ovviamente Tadej (Pogacar, ndr) è il faro. Lui ha una personalità straordinaria ed è generoso. Ma non c’è solo Pogacar. Vogliamo essere presenti in tutte le gare ed essere competitivi dappertutto. Competitivi, non dico vincere sempre, però vorremmo giocarcela anche sul pavè, nelle classiche più veloci, al Giro… 

Chiaro che tutti loro potranno rafforzare la squadra che ruoterà intorno a Tadej, ma come ripeto noi vogliamo essere lì a lottare e a farlo su tutti i fronti anche quelli in cui eravamo un po’ meno coperti e con squadre che hanno un budget più grande del nostro come la Jumbo o la Ineos».

Incetta di scalatori

Almeida e Soler, ma anche Bennett, sono i corridori molto importanti, specie il portoghese. Gente così può fare il gregario di extra lusso, ma anche giocarsela in prima persona. E come? Che ruolo avranno? Che calendario li aspetta il prossimo anno?

«Ad ottobre – riprende Gianetti – ci ritroveremo con Matxin e gli altri diesse per fare la programmazione e vedere chi piazzare dove. Prima però bisogna aspettare di vedere i percorsi».

A Gianetti chiediamo anche se l’arrivo di Bennett non possa avere una seconda finalità, e cioè conoscere anche i segreti del lavoro della Jumbo. Se in qualche modo, insomma, si può parlare di “spionaggio industriale“.
«Sono sincero, Bennett con noi può avere un po’ di spazio in più ed essere al tempo stesso un appoggio a Pogacar, se necessario. Per quel che riguarda le informazioni che può darci dalla Jumbo, posso dire che la struttura che abbiamo messo su con G42 – Artificial Intelligence, è una struttura sofisticata sia dal punto di vista degli allenamenti che dell’alimentazione. Se George ci dà qualche informazione in più siamo ben contenti, ma posso dirvi che ci sono dei campioni che vengono da noi anche perché abbiamo questa struttura che consente loro di crescere e di migliorare. Di essere insomma dei veri professionisti».

Pascal Ackermann, bravo nelle volate ma anche sul pavè
Pascal Ackermann, bravo nelle volate ma anche sul pavè

Ruote veloci…

Per un Kristoff che parte c’è un Ackermann che viene. E con lui anche Alvaro Hodeg, ruota veloce della Deceuninck.

«Beh – commenta Gianetti – Dal momento che hai dei velocisti hai bisogno di dare loro un treno. Questi due nomi sono due scelte che vanno a completare la squadra e a collegarsi ai discorsi di prima: essere competitivi su tutti i fronti e avere molte nazionalità nel team (oltre ad Ackermann abbiamo anche Gross). Hodeg può essere il sostituto di Richeze, che con noi termina il contratto e immagino possa chiudere la sua carriera. Come Alvaro lui sa muoversi bene anche sul pavè e potrebbe stare al fianco di Trentin e Ackermann stesso».

Ma prima di chiudere con il team manager della Uae non potevamo non fargli una domanda che i tanti tifosi italiani si aspettano: quando vedremo Pogacar al Giro?

«Il Giro d’Italia è una corsa bellissima. Ha un pubblico straordinario e si svolge in paesaggi unici: dalla Sardegna alle Dolomiti, dalle Alpi alla Puglia… E’ uno spettacolo magnifico che Tadej ha in mente… e prima o poi verrà al Giro».