Quando giusto una settimana fa, Giovanni Aleotti ha varcato le porte dell’albergo in Baviera in cui si stava radunando la Bora-Hansgrohe, ha provato un sussulto. Era appena entrato nel paese dei balocchi. Durante il viaggio in auto, Matteo Fabbro lo aveva riempito di consigli e indicazioni, ma probabilmente l’emiliano non era preparato per la grandezza in cui di colpo si è trovato immerso. Per il più giovane dei quattro italiani dello squadrone tedesco, campione italiano degli under 23 (in apertura a San Vendemiano nella foto Scanferla), è iniziato così il 7 dicembre il viaggio nel professionismo, previsto inizialmente con la maglia arancio della CCC.
Che ritiro è stato?
Per loro che ne hanno già fatti tanti, il solito ritiro per il materiale, le misure, gli sponsor, le foto. Cose normali, insomma. Per me è stato ritrovarmi in una dimensione gigantesca a cercare di capire tutto, riconoscere tutti. Come il primo giorno di scuola. Solo che invece di ragionare sulle facce della singola classe, c’era tutto il liceo. Bellissimo.
Impatto positivo?
Con tutti, corridori, staff. Davvero.
Che effetto ti ha fatto incontrare Sagan?
Lo avevo già visto in corsa alla Milano-Torino, in agosto. Lui quarto, io più indietro (58°, ndr). Ma sapere di vestire la stessa maglia fa un certo effetto. Quando lui ha cominciato a vincere le corse importanti, io cominciavo a pensare che il ciclismo potesse essere un bel posto in cui cercare fortuna. Per cui l’ho sempre considerato il mio mito. Considerato che ha appena 30 anni, capisco quanta strada abbia fatto e quanto sia forte. Spero di poter imparare molto da lui.
Siete andati in bici?
No, al massimo qualche pedalata sui rulli con Specialized e Retul per mettere a punto la posizione. E per fortuna che Fabbro aveva già la bici di allenamento e abbiamo dovuto portare giù soltanto la mia, altrimenti fra valigie e rulli non so se ci stavamo.
Valigie e rulli?
Due valigie a testa piene di abbigliamento. Materiale tecnico e un rullo Wahoo dello sponsor, che spero serva soltanto quando piove e non come nella scorsa primavera.
Davvero il paese dei balocchi…
Quando ti danno la bici nuova è sempre bello, ti viene voglia di tornare a casa e usarla. Abbiamo fatto il posizionamento senza cambiare troppo e in questi ultimi due giorni l’ho usata in allenamento. Prima volta con i freni a disco e devo dire che su strada bagnata la frenata è perfetta come su asciutto. Vengo da una Pinarello F12, ma devo dire che ho nuovamente in mano una gran bici.
L’inglese è la lingua ufficiale?
Devo dire che aver fatto il Liceo Linguistico adesso torna davvero utile.
A quale preparatore sei stato assegnato?
Sono con Sylvester Szmyd. Me lo ricordo al Giro d’Italia insieme a Basso. Mi sto trovando molto bene con lui già da quando ho ripreso a novembre. Abbiamo tutti la testa alla prossima stagione.
Intanto oggi si parte di nuovo, giusto?
Visto che non si farà il classico ritiro di dicembre e che a casa è un freddo cane, parto con Fabbro e Scaroni. Andiamo a Sestri Levante fino al 22 dicembre. Scaroni conosce il posto e ha prenotato. Così Fabbro continuerà a darmi i suoi consigli e piano piano mi abituerò alla nuova bici, in attesa del ritiro di gennaio.