Bici e valigia pronta per Malucelli, il ciclista giramondo

01.10.2023
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Mentre domenica si correva l’europeo, Matteo Malucelli stava affrontando la Paris-Chauny, classica del calendario francese adatta alle ruote veloci e nell’occasione ha chiuso al 9° posto. Potrà sembrare poco a uno sguardo superficiale, ma non è così. Per il ventinovenne forlivese è la continuazione di una stagione, la sua prima nella Bingoal dove ha colto ben 13 Top 10 e per una squadra come quella belga, affamata di punti Uci, è un bel bottino.

Quella fiamminga è solo l’ultima squadra nella carriera di Malucelli, diventato suo malgrado una sorta di giramondo. Basti pensare che dal 2020 ha girato ben 5 team e ognuno gli ha dato qualcosa, lo ha fatto crescere non solo come ciclista ma anche dal punto di vista umano. Tutto serve per la sua maturazione, anche gare come quella di domenica scorsa.

Jasper Philipsen vincitore in volata sui francesi Tesson e Penhoet, con Malucelli nono (Photo News)
Jasper Philipsen vincitore in volata sui francesi Tesson e Penhoet, con Malucelli nono (Photo News)

«Non era una gara qualunque, se si considera che a vincere è stato Jasper Philipsen e che sono arrivato a pochi centimetri da gente come Coquard e Girmay. Era la prima volta che la facevo: quand’ero all’Androni frequentavamo la porzione primaverile delle classiche franco-belghe, queste no e per me è stata una scoperta».

Che gara era?

Dicono che sia una corsa per velocisti e infatti si è conclusa con una volata di gruppo, ma lo sprint te lo devi guadagnare perché ci sono 2.300 metri di dislivello e infatti qualche pezzo grosso è rimasto indietro, come Groenewegen. A me quelle strade piacciono, più di quelle belghe perché ci sono meno spartitraffico e rotonde, il tracciato è più filante pur avendo le caratteristiche tipiche di quelle prove. Per me essere arrivato nei primi 10 vuol dire tanto, conferma che sto attraversando un buon momento.

Sui muri delle Fiandre, Malucelli si sta trovando a meraviglia e vuole emergere nel 2024
Sui muri delle Fiandre, Malucelli si sta trovando a meraviglia e vuole emergere nel 2024
Anche nelle prove immediatamente precedenti eri andato bene…

Sì, dal mio rientro in gara a metà settembre ho “bucato” solo la prima corsa, il Campionato delle Fiandre perché sono caduto a 200 metri dal traguardo sennò sarei sempre stato intorno alla decima-quindicesima piazza. La mia è stata una stagione abbastanza strana, con tante corse nella prima parte e poi una lunga pausa in estate perché non c’erano impegni nel mio calendario e che ho usato per allenarmi a casa, poi ho ripreso con il Renewi Tour che era poco adatto a me. Io sono uno che cresce di condizione correndo, per questo sono fiducioso per le prossime gare.

Come ti trovi nel team belga?

Non è facile, bisogna adattarsi a un sistema diverso dal nostro, per fortuna qui tra Spezialetti fra i diesse e Tizza nel team, c’è anche un po’ d’Italia che addolcisce il tutto. I risultati sono frutto anche del mio capire pian piano come stanno le cose. In primavera ho preso belle mazzate in gara, perché proprio non mi ci ritrovavo.

Con Tizza che per Matteo è stato fondamentale nell’ambientamento in Belgio
Con Tizza che per Matteo è stato fondamentale nell’ambientamento in Belgio
Tu sei quasi tuo malgrado un ciclista globalizzato: 5 diversi team in 5 diverse parti del mondo dal 2020 in poi. Proviamo a identificare ogni capitolo attraverso un particolare iniziando dalla Caja Rural

Ci sono rimasto due anni, ma praticamente il secondo, dove dovevo mettere a frutto quello che avevo imparato, non ho potuto correre per il Covid che aveva fermato tutto. Una cosa che mi è rimasta impressa? La cena alle 21,30, io sono abituato a mangiare alle 19,30, loro a quell’ora facevano merenda. Dicevo loro: «Ma non vi pesa andare a letto con la pancia piena?». Oltretutto alzandosi poi presto la mattina. Non riuscivo proprio ad abituarmi…

Nel 2021 sei tornato così all’Androni…

Se si parla di Androni si parla di lui: Gianni Savio. Gli devo tantissimo e proprio avendo girato il mondo ho capito a posteriori quanto valga, il suo modo di vedere il ciclismo, anche il suo carattere per certi versi particolare ma necessario per farsi rispettare in questo mondo.

Poi sei approdato alla Gazprom…

E dico la verità, mi ci sarei fermato a lungo perché era la squadra ideale per me, con una buona parte italiana, ma con una metodica russa, fatta di regole chiare, di programmazione, l’ideale per la mia mentalità da ingegnere, dove non si trascurava nulla. Tutti sanno com’è andata a finire e mi è dispiaciuto tantissimo.

Ad agosto dello scorso anno hai trovato posto al China Glory Continental Team

Non era certo facile, un team così lontano dalla nostra cultura, ma ho apprezzato quell’esperienza. Anche in questo caso, parlando di che cosa mi è rimasto impresso, mi viene in mente qualcosa legato all’alimentazione. Avevo corso spesso in Cina ma non mi ero mai fidato della cucina locale, avevamo sempre i nostri cuochi e nostri cibi. Mi sono dovuto adattare e ho scoperto una cucina tipica molto buona, oltretutto più salutare di quanto si possa pensare.

La volata finale del Saudi Tour con il forlivese beffato da Consonni
La volata finale del Saudi Tour con il forlivese beffato da Consonni
Infine l’approdo alla Bingoal…

Devo dire grazie a Tizza che mi ha dato una mano sia ad entrare che ad ambientarmi. Trovare una cosa bella? Devo dire il calendario che fanno, tutte gare franco-belghe con i classici muri e il pavé, qualcosa che avevo visto solo in televisione e dove mi sono trovato bene. Questa poi è davvero la patria del ciclismo: fai una gara neanche troppo conosciuta al martedì? Al mattino è pieno di gente alla partenza, c’è un clima unico, sono appassionati veri.

A proposito di viaggi, ti aspetta il Giro di Turchia.

L’ho già affrontato tre volte ed è una gara che mi piace molto, ci sono 4-5 occasioni per sprint di gruppo, in alcune tappe forse è scontato, in altre bisognerà guadagnarselo. Io vorrei sfruttare la buona condizione che ho anche per migliorare i miei risultati e per capire che cosa mi aspetta il prossimo anno.

Rivera correva anche a Natale per tornare in Europa

03.01.2023
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C’è chi il Natale lo ha passato a tavola, circondato dai parenti e dagli affetti più cari. Poi c’è Kevin Rivera che il 25 dicembre si trovava in gruppo e al posto delle posate aveva in mano il manubrio della bici. Il giovane corridore era alla Vuelta Ciclista a Costa Rica, la corsa di casa, conclusa in quinta posizione nella classifica generale. 

«A Natale abbiamo corso l’ultima tappa – Rivera risponde da casa sua a Cartago – è andata bene. Mi sono sentito via via sempre meglio, sia nella condizione che nel morale».

Kevin Rivera, a destra: Natale alla Vuelta Ciclista a Costa Rica (foto Vuelta a Costa Rica)
Kevin Rivera, a destra: Natale alla Vuelta Ciclista a Costa Rica (foto Vuelta a Costa Rica)
Da quanto tempo sei tornato a casa, in Costa Rica?

Sono qui da molti mesi, non ci ero quasi più abituato – ride in maniera contagiosa – da molto tempo a questa parte il massimo periodo che ho trascorso a casa era stato un mese. 

Sei riuscito a fare qualche gara oltre a questa?

Sì. A giugno ho corso i campionati nazionali, poi il Tour de Panama e la Vuelta a San Carlos. Sono contento, mi mancava correre con continuità, da quando la Gazprom ha chiuso ho sempre cercato di tenermi allenato e di dare il massimo. 

Ti manca l’Europa?

Molto, l’Italia la considero la mia seconda casa. Non posso nascondere che il mio obiettivo è quello di tornare in Europa a correre. Lì il livello è altissimo e voglio tornare a confrontarmi con i grandi. 

Rivera, a destra in maglia blu, si è messo alla prova su salite lunghe ed interminabili (foto Ernesto Chacon)
Rivera, a destra in maglia blu, si è messo alla prova su salite lunghe ed interminabili (foto Ernesto Chacon)
Com’è il modo di correre che c’è in Sud America?

Davvero molto, molto differente. Non ci ero più abituato, non correvo qui da quando ero junior. E’ stato come se mi mancasse la testa per correre su queste strade. Le gare sono molto frenetiche, non c’è il controllo che si ha in Europa, questo perché mancano le squadre forti che tengono la corsa in mano. 

Queste sono corse più brutali?

Urca! Capita che va via una fuga di tre o quattro corridori e uno potrebbe pensare: “Adesso ci mettiamo a controllare e recuperiamo”. Invece no! A 80 chilometri dall’arrivo ci si inizia a scattare in faccia. Devi essere sempre pronto e stare con gli occhi aperti, è una “locura”. Una follia!

I percorsi come sono?

Un continuo su e giù, per tutto il giorno. Non esiste pianura. E’ molto allenante, la cosa che mi ha fatto più piacere è che sono riuscito a vincere una tappa in salita al Tour de Panama e alla Vuelta a Costa Rica. Vincere è sempre bello, andare alle corse e passare per primo sotto il traguardo mi mancava.

Rivera è arrivato in Europa all’Androni nel 2017. Vi è rimasto fino al 2020. Nel 2021 è passato con la Bardiani
Rivera è arrivato in Europa all’Androni nel 2017. Vi è rimasto fino al 2020. Nel 2021 è passato con la Bardiani
E le salite?

Sono simili alle classiche colombiane – riprende a raccontare con un’altra risata – belle toste. E poi, la cosa ancora più complicata è che ti trovi spesso sopra i duemila metri. Alla Vuelta a Costa Rica, nella tappa con arrivo a Perez Zeledon, abbiamo scalato il Cerro de la Muerte: 23 chilometri con la vetta a 3.324 metri. Prima si erano fatte altre due salite, in totale nella tappa abbiamo fatto più di quaranta chilometri di salita. 

Completamente diverso dall’Europa…

Da voi si possono trovare tante salite, ma difficilmente si sale tanto in alto. Quello che crea molta differenza è la pianura, cosa che in Sud America non c’è. La più grande difficoltà in Europa l’ho avuta in pianura. Si andava a sessanta all’ora ed arrivavo finito prima della salita. Per farvi un esempio: l’organizzazione della Vuelta a Costa Rica segnalava le prime tre tappe come pianeggianti: io di pianura non ne ho vista. 

Ora però dal tuo primo arrivo in Europa sono passati sei anni.

Quando ero venuto da voi la prima volta ero un bambino di 18 anni, ora ne ho 24. Ho incontrato tanti corridori forti dai quali ho imparato: Masnada, Visconti, Bernal. Per questo voglio tornare a correre in Europa, ho avuto tanti momenti difficili, ma ora sono maturato ed ho molta voglia di crescere e vincere. 

Nel 2022 doveva ripartire con la Gazprom alla ricerca di una riscatto ma la chiusura della squadra ha scombussolato i suoi piani
Nel 2022 doveva ripartire con la Gazprom alla ricerca di una riscatto
Cosa ti piacerebbe fare: una classifica generale o cacciatore di tappe?

Mi piace andare forte in salita, cercare di fare la differenza nelle tappe quelle dure. Sono migliorato tanto in pianura negli ultimi anni e questo può essere quel gradino che mi mancava per cercare di fare classifica. Per questo voglio tornare in Europa, ho un conto in sospeso e voglio crescere ancora, perché posso migliorare sempre. 

Squadra cercasi

Rivera, scalatore puro di 165 centimetri per 56 chili, è ancora alla ricerca di una squadra per il 2023. Il suo nome, come ci ha detto lui stesso, era stato accostato ad alcune squadre, anche WorldTour. Il tutto però si è concluso in un nulla di fatto.

«In estate – conferma Paolo Alberati suo procuratore – eravamo vicini a firmare con la AG2R Citroen, i francesi avevano chiesto tutti i test ed i dati di Kevin ma poi la trattativa si è arenata. Si era interessata a lui anche la BH Burgos ma anche lì la cosa è naufragata. La speranza è di trovare squadra verso febbraio quando si può trovare qualche spazio in più nelle varie formazioni. Rivera è un profilo interessante e con dei valori notevoli ed un corridore così può fare davvero comodo, soprattutto in squadre che cercano un cacciatore di tappe che può resistere con i migliori in salita».

Quel fuoco c’è ancora? Scaroni dice di sì. E rilancia…

28.12.2022
6 min
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Uno dei corridori della Gazprom, che alla Adriatica Ionica Race avevano colpito Martinelli per la grinta in ogni corsa, durante l’estate è passato alla Astana Qazaqstan guidata proprio dal bresciano. E’ Christian Scaroni, che nella corsa di Argentin aveva gli occhi iniettati di sangue e vinse pure due tappe. Alla fine di novembre, il team kazako gli ha rinnovato il contratto per il 2023.

Carboni, Scaroni, Malucelli: Christian ha appena vinto la sua seconda tappa alla Adriatica Ionica
Carboni, Scaroni, Malucelli: Christian ha appena vinto la sua seconda tappa alla Adriatica Ionica

Dal Polonia al Lombardia

Dal Polonia in cui ha debuttato e fino al Lombardia, Scaroni ha lottato con le unghie e con i denti. Così, arrivando nell’hotel della squadra sulla costa del Sud della Spagna, ci siamo chiesti se quel fuoco ci sia ancora o sia cambiato in qualcosa d’altro.

«Il fuoco c’è sempre – sorride – e sicuramente per me avere un anno di contratto qua, rappresenta un’opportunità e darò il massimo, come l’ho dato la passata stagione per meritarmi la possibilità. Ecco, per me è fondamentale far bene. E per quello c’è bisogno del fuoco dentro. Il più grande augurio che posso fare ai miei compagni di squadra è di avere lo stesso slancio. Anche l’anno scorso di questi tempi lavoravamo sereni, poi è successo quello che sappiamo. Speriamo che nel 2023 le cose siano normali».

Sul Grappa ha difeso la maglia di leader della Adriatica Ionica. E quando l’ha persa, ha vinto un’altra tappa
Sul Grappa ha difeso la maglia di leader della Adriatica Ionica. E quando l’ha persa, ha vinto un’altra tappa
Con quali obiettivi riparti?

Ne ho tanti nella testa, anche se ovviamente sono difficili da raggiungere. L’anno scorso, il calendario era un po’ diverso. Ho fatto tante corse in Italia dove il livello era leggermente più basso. Quest’anno partirò ancora una volta dalla Valenciana, ma dopo ci saranno gare toste dove vincere sarà difficile. Se ci saranno corridori in condizioni migliori, sicuramente sarò il primo a mettermi in discussione e darò una mano alla squadra, ma nella testa il primo obiettivo è tornare a vincere.

Anche nel 2021 iniziasti una bella preparazione, avete cambiato qualcosa?

Sicuramente, come tutti gli anni, a dicembre si lavora tanto sulla quantità, ma gradualmente si va anche a recuperare la qualità. A gennaio invece faremo un altro ritiro dove l’impronta sarà soprattutto sulla qualità, per arrivare pronti alle corse. Pronti a vincere, insomma.

Dopo la lunga sosta, Scaroni torna a un foglio firma al Giro di Polonia: è arrivata l’Astana
Dopo la lunga sosta, Scaroni torna a un foglio firma al Giro di Polonia: è arrivata l’Astana
Che cosa possiamo aspettarci?

Penso di poter dire che sono un corridore non del tutto da scoprire, ma ancora con molti margini di crescita. Nella riflessione che ho fatto quest’inverno, ho pensato ai miei tre anni da professionista. Nel primo c’è stato il Covid e ho fatto poche corse. Il secondo anno mi è servito un po’ per ambientarmi: ho raccolto qualche risultato e, per questo, il 2022 sarebbe stato fondamentale. Invece è successo quello che è successo e mi ha condizionato, nonostante le due vittorie e qualche piazzamento prestigioso. Io credo che per me il 2023 sarà ancora più importante e voglio dimostrare che valgo.

Le due vittorie erano figlie della rabbia o del livello raggiunto?

Già l’inverno scorso, quando parlammo a Calpe, mi sentivo pronto per fare questo salto. Sicuramente non pensavo di essere così competitivo alla Adriatica Ionica, perché non correvo dal Giro di Sicilia di due mesi prima. Non sapevo cosa potessi aspettarmi, però diciamo che mi sono difeso bene. Quelle due vittorie mi hanno salvato e mi hanno dato visibilità. E l’Astana mi ha offerto questa occasione che per me è stata fondamentale.

Nel 2019, prima di passare, Scaroni ha corso con la FDJ Continental: forte in salita, veloce allo sprint
Nel 2019, prima di passare, Scaroni ha corso con la FDJ Continental: forte in salita, veloce allo sprint
Davi per scontato il prolungamento del contratto?

Di scontato nel mondo del ciclismo ormai non c’è più nulla. Io ho lavorato come se avessi altri anni davanti, sereno e con la testa lucida, pensando sempre all’obiettivo che era fare risultato, ma anche lavorare per i compagni quando serviva. Tutto il resto è venuto da sé. Parlando con Vinokourov, è venuta fuori la complicità giusta per continuare ancora un anno. Potevano essere già due, ma va bene così. Sono consapevole di quello che posso dare e sono sicuro che i risultati arriveranno.

Hai trovato dei riferimenti in squadra?

Lutsenko mi ha impressionato per come lavora e quanto è determinato. Battistella lo conosco dai dilettanti: averlo in squadra sicuramente è un punto di riferimento anche per me. Poi c’è Luis Leon Sanchez, che a vederlo lavorare ha il suo perché. Diciamo che non ho un riferimento fisso, ma tante persone da cui prendere spunto. Anche Felline, un corridore che cerca di insegnare ai giovani. Ho tanti punti di riferimento.

Adriatica Ionica Race, 1ª tappa: a Monfalcone, il primo centro di Scaroni su Zana in pieno inferno Gazprom
Adriatica Ionica Race, 1ª tappa: a Monfalcone, il primo centro di Scaroni su Zana in pieno inferno Gazprom
Martinelli bresciano è un appoggio in più?

Abita anche abbastanza vicino a me, lo sento spesso, ma non c’è solo lui. Ci sono anche altri direttori, come Zanini e Manzoni. Li sento settimanalmente, quindi diciamo che è un gruppo nel quale siamo tutti integrati e ci sentiamo a nostro agio.

Ti abbiamo visto parlottare a lungo coi meccanici…

Quest’anno ho fatto alcune modifiche alle misure della bici. E con Yeyo Corral, il nostro biomeccanico, abbiamo apportato una modifica importante. Abbiamo cambiato le pedivelle, passando da 172,5 a 170. E’ una prova, ma sono sicuro che può darmi qualcosa in più. Sicuramente sto lavorando anche su questo, ma di base cerco di curare bene tutti i fronti. Non devo perdere in salita perché sennò non mi ritrovo davanti coi corridori importante, ma soprattutto non devo perdere lo spunto veloce.

Ti sembra che il cambiamento funzioni?

A livello di sensazioni, le pedivelle più corte mi danno uno spunto migliore, che già prima era buono. In salita invece vedo un’agilità diversa. Questa prova era già stata fatta anche con altri corridori, io ero al limite, ma adesso abbiamo deciso e vediamo come andrà. Se non mi trovassi bene, sarebbe un attimo tornare alle 172,5. Se ci sono adattamenti, meglio provarli qua. Non ti metti a farli in piena stagione. Per ora sembrano buone, vedremo quando i ritmi e l’intensità di allenamento saranno più alti, se sarà stata una scelta azzeccata.

Canola e Scaroni, con Bugno e Mauro Vegni nella conferenza stampa di Salò al Giro, che parve una farsa
Canola e Scaroni, con Bugno e Mauro Vegni nella conferenza stampa di Salò al Giro, che parve una farsa
Cosa resta del gruppo Gazprom?

Sento specialmente Canola. La sua è una situazione particolare perché forse è l’unico che non ha trovato squadra e questa cosa mi rattrista. Lui era stato il mio faro quando arrivai. Vederlo adesso senza squadra mi mette tristezza. Poi sento anche gli altri compagni di squadra come Carboni, Malucelli, Conci Sento anche loro e sicuramente li incrocerò alle corse.

Natale a casa?

Esatto, coi parenti, visto che il ritiro ci ha portato via per 16 giorni. Natale a casa per recuperare il tempo perso, poi ai primi di gennaio si ripartirà per le Canarie, in attesa di tornare ad Altea per il secondo ritiro e da lì si comincerà a correre. Alle Canarie vado con altri compagni di squadra come, Martinelli e Riabushenko. Stare a casa è quello che vorremmo tutti, ma allenarsi con zero gradi è difficile e siccome è un lavoro, si cerca di ottimizzare il tempo al massimo.

Canola (a cuore aperto) si racconta tra delusioni e futuro

23.12.2022
5 min
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Certi capitoli quando si chiudono fanno male, non si è pronti ad affrontare la fine, soprattutto se non lo si era preventivato. Per Canola questo inverno ha il sapore di qualcosa che è terminato e non si sa bene il perché. Anzi, il motivo è presto detto, la Gazprom non c’è più ed il veneto non ha trovato una sistemazione consona al suo livello. 

Le motivazioni che hanno portato a questo momento della carriera di Canola sono l’insegnamento che nella vita, purtroppo, non è possibile controllare tutto quello che ci circonda

L’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of Oman
L’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of Oman

La fine

«Si tratta di un periodo particolare – racconta Canola dalla sua macchina – non è una mia abitudine non avere squadra. Ma alla fine, ero stanco di aspettare una situazione che a fatica mi avrebbe soddisfatto. Non avevo voglia di svalutare la mia carriera, ero fiducioso di trovare un progetto valido al quale portare la mia esperienza. Mi ero dato una scadenza e questa è poi arrivata. Ora mi guardo intorno e cerco di capire quale strada potrò percorrere in futuro. Ho parlato con delle aziende per eventuali idee da sviluppare nel mio post carriera».

Canola (a destra) ha speso tutto se stesso per questa battaglia, non avendo mai paura di esporsi
Canola (a destra) ha speso tutto se stesso per questa battaglia, non avendo mai paura di esporsi
Nel tuo futuro vedi ancora la bici?

Mi piacerebbe, nonostante tutto, rimanere in questo mondo. Non so se dal punto di vista amatoriale o cicloturistico. Siamo in un momento nel quale la bici è di tendenza ed il movimento degli amatori è in continua crescita. Quest’ultimi hanno voglia di fare esperienze sempre più simili a quelle dei professionisti e io potrei fornire loro la mia esperienza, i miei insegnamenti.

Questa esperienza avresti potuto metterla anche al servizio di un team…

Certamente, ma non c’è stata occasione. Nella mia carriera ho sempre cercato di imparare dai più grandi, apprendendo tante piccole sfumature che fanno parte di questo mondo. Nel tempo la situazione si è capovolta, sono diventato io quello che dava consigli, l’esperto. 

Con una voce forte, come quella usata contro l’ingiustizia che vi ha colpito.

La situazione Gazprom è stata anomala. Ci siamo trovati in mezzo ad un discorso politico. Mi sono battuto tanto, l’ho fatto per un interesse comune. Il mio può essere l’esempio che se si sta in silenzio si possono ottenere compromessi, ma io di stare zitto non ne avevo voglia

David Lappartient, presidente dell’UCI non ha mai risposto agli appelli lanciati
David Lappartient, presidente dell’UCI non ha mai risposto agli appelli lanciati
Il silenzio è arrivato da parte di chi avrebbe dovuto sostenervi: l’UCI in primis.

L’UCI ha preso una linea sbagliata e senza pensare alle conseguenze, la loro preoccupazione principale è stata chiudere la squadra. Sarebbe bastato incontrarsi e parlare, un’idea sarebbe venuta fuori. Io ne ho avute alcune, ma non ho mai avuto modo di discuterle con chi di dovere. Il presidente Lappartient non l’ho mai incontrato, abbiamo avuto qualche scambio di mail, ma appena domandavo di vederci spariva. 

Del tipo?

Per salvare la squadra sarebbe bastato cercare un nuovo sponsor o portarne di privati. Anche correre in maglia neutra sarebbe bastato, insomma, farci correre era doveroso. Hanno lasciato a casa e senza tutela delle persone e delle famiglie. Ho scoperto anche una cosa che mi ha fatto poco piacere.

Quale?

Sono venuto a sapere che l’UCI negli anni passati ha messo mano al fondo per gli ex professionisti, usando quei soldi per una causa contro un diverso esponente. Hanno usato i soldi per gli atleti per motivi differenti, avrebbero potuto usarli per noi, per non farci sparire. 

Nel dicembre 2021 Canola era in ritiro con la Gazprom pronto a rilanciarsi, un anno dopo è finito tutto
Nel dicembre 2021 Canola era in ritiro con la Gazprom pronto a rilanciarsi, un anno dopo è finito tutto
La bici la stai usando ancora?

Faccio qualche giretto, mi serve per sbloccare la mente, per pensare.

Cosa pensi?

E’ difficile – la voce di Canola si fa sempre più pesante – molte volte ho pensato “perché doveva capitarmi”. Mi sono trovato a prendere decisioni difficili che mi hanno complicato la vita, ma dai momenti duri impari sempre qualcosa. Un giorno, voltandomi, spero di poter dire che tutto questo è servito a qualcosa.

Abbiamo saputo che stai facendo il corso da diesse, magari questa esperienza potrà esserti utile in questo campo…

Il diesse è una figura che deve dare serenità e carica, deve portare coesione all’interno del team. Nel ciclismo moderno al corridore si chiede sempre di più, ma bisogna ricordare che dietro i numeri ci sono le persone. L’aspetto umano è un aspetto di cui ci si sta dimenticando sempre di più. Mi piacerebbe riportarlo al centro di questo mondo.

Il veneto ha provato altre discipline: eccolo in una gara di mtb a Recoaro Terme (foto organizzatori)
Il veneto ha provato altre discipline: eccolo in una gara di mtb a Recoaro Terme (foto organizzatori)
Ne sei stata una prova, visto quanto hai speso per questa battaglia.

Ho parlato con estrema sincerità, lo si deve fare sempre, non bisogna aver paura di dire la verità. Il ciclismo ha avuto la possibilità di dimostrarsi famiglia e così non è stato, anzi, alcuni ci hanno voltato le spalle. Sono stati pochi a combattere questa battaglia con noi e quando sei solo in un mare grande trovi sempre un pesce più grosso di te. 

Dieci anni nel professionismo non si cancellano così facilmente.

Pensate, dieci anni e sono stato trattato così. Nel mio piccolo mi sono battuto per rendere questo sport migliore. Ho contribuito a mandare avanti il circo del ciclismo per anni e poi appena ha potuto mi ha voltato le spalle.

Il “piccolo” Vacek mette Ayuso nel mirino

22.12.2022
5 min
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Lo stesso hotel dello scorso anno. A Mathias Vacek è sembrato il modo per chiudere il cerchio che l’assurda vicenda Gazprom aveva lasciato aperto. Quando viene a sedersi al tavolo nel gigantesco Hotel Diamante di Calpe, il corridore ventenne della Repubblica Ceca ha l’espressione rasserenata di chi ha ritrovato la strada. Il contratto con la Trek-Segafredo esisteva già da prima e l’annata nel team russo sarebbe servita per fare esperienza. Invece si è trasformata in una lunga attesa, infiammata da qualche lampo, come i secondi posti al campionato europeo e al mondiale U23.

Quel giorno a Wollongong, Vacek aveva lo sguardo di fuoco. Tanto che guardandolo, ricordammo quanto ci puntasse e pensammo che si fosse preparato una bella dedica per l’UCI e avrebbe ambito alla maglia iridata per poterla intonare.

Secondo a Wollongong, dopo il piazzamento agli europei: il 2022 di Vacek, senza squadra, è stato comunque di alto livello
Secondo a Wollongong, dopo il piazzamento agli europei: il 2022 di Vacek, senza squadra, è stato comunque di alto livello
Che cosa hai pensato quando sei arrivato in hotel?

Ormai lo conosco bene e anche le strade. Non è una cosa nuova per me, la differenza è che non stiamo mangiando nel buffet dell’hotel come l’anno scorso, ma abbiamo il nostro cuoco

Magie del WorldTour! Quanto è stato lungo quest’anno?

La prima parte lunghissima perché non avevo gare. Dopo i risultati che avevo fatto (Vacek aveva vinto una tappa al UAE Tour, ndr), era brutto non poter correre più. Per fortuna ho iniziato a fare le corse con la nazionale, ho fatto qualche risultato e alla fine sono contento. Quello che potevo fare, l’ho fatto.

Potevi battere Fedorov al mondiale?

Difficile. Lui arrivava dalla Vuelta e aveva più ritmo nelle gambe. Io invece avevo fatto il Tour de l’Avenir, che però era finito quasi un mese prima. Negli ultimi chilometri mi è mancata un po’ di forza: ho fatto il massimo, ma è andata così. Ho corso con tanto fair play, vedevo che era più forte, ma ho sempre fatto la mia parte. Se facevo il furbo, magari ci prendeva il gruppo e non avrei fatto neppure secondo.

Sesto alla Veneto Classic e 22° alla Serenissima Gravel, qui con Simone Velasco
Sesto alla Veneto Classic e 22° alla Serenissima Gravel, qui con Simone Velasco
Quale sarà il tuo cammino in questa squadra, cosa ti aspetti dal primo anno?

Inizio a correre abbastanza presto. Voglio far vedere che ho già la mentalità del leader e loro mi daranno l’opportunità di provarci in qualche gara minore. Vediamo come va, mi sento bene: adesso dobbiamo solo lavorare e vedremo fin dove si potrà arrivare.

Quali sono le corse più adatte?

Le corse a tappe di una settimana, poi magari qualche gara in Belgio. Con il mio allenatore Markel Irizar stiamo lavorando tanto per arrivare a fare un grande step. Un gradino credo di averlo salito fra il 2021 e il 2022. Adesso vogliamo andare ancora più su, ma continuando una progressione graduale.

E’ più un fatto di quantità o di qualità? 

Nelle ultime tre settimane di quantità, adesso invece iniziamo a lavorare sulla qualità, perché tra un mese inizio con le corse. Comincio dall’Argentina alla Vuelta San Juan (22-29 gennaio, ndr), manca poco.

Ai primi di novembre a Praga organizzato un evento per raccontare la sua stagione (foto Sportegy.cz)
Ai primi di novembre a Praga organizzato un evento per raccontare la sua stagione (foto Sportegy.cz)
Quanta voglia hai di farti vedere?

Tanta voglia soprattutto di lavorare bene. Vedo i miei avversari di sempre come Ayuso, che hanno la stessa età e stanno già andando forte. Devo lavorare tanto e duro se voglio arrivare al loro livello. C’è ancora tanto da migliorare: lo so io e lo sa la squadra. Ci sono vari aspetti come la nutrizione. Cose che non avevo prima alla Gazprom. Qui è tutto molto più professionale, c’è tanta gente sa fare il suo lavoro. Però penso che la Gazprom fosse una buona esperienza prima di salire nel WorldTour. Sarebbe stato un salto troppo grande arrivarci dagli juniores. Quindi sono contento del cammino che avevamo impostato.

Dovrai conquistarti lo spazio che ti daranno?

Non voglio dimostrare niente in allenamento. Non mi piace mettermi in mostra. Io faccio il lavoro quando c’è da farlo, quindi alle gare. Ho già provato a essere leader nella Veneto Classic, dove ho fatto un risultato abbastanza buono (sesto, ndr). Vediamo come andrà il prossimo anno, però con i compagni mi trovo molto bene e sicuramente faremo qualcosa di buono.

All’inizio del 2022, la vittoria di Vacek al UAE Tour, poco prima che l’UCI fermasse la Gazprom
All’inizio del 2022, la vittoria di Vacek al UAE Tour, poco prima che l’UCI fermasse la Gazprom
Qual è il bello di essere un corridore?

E’ un lavoro ogni giorno diverso. Ti alleni, hai la sensazione di essere libero, mentre alla stessa ora qualcuno è seduto alla sua scrivania e non vede il sole. E’ anche un divertimento, soprattutto quando sei in gruppo con i compagni. Per me è passione e la corsa è anche divertimento.

Qual è il lavoro che ti piace di più?

Mi piace tutto. Se c’è da tirare per il compagno che sappiamo può vincere, vado a tirare anche due ore a tutta e poi sono felice che uno di noi ha fatto risultato. Se una volta invece sono io il leader, allora sono concentrato al 100 per cento. Magari ci sono giornate di allenamento più pesanti, ma spesso le divido con mio fratello Karel, che correrà con la Corratec.

Si canta e si festeggia il fine stagione al party A&J Allsports, con Pogacar e lo stesso Vacek
Si canta e si festeggia il fine stagione al party A&J Allsports, con Pogacar e lo stesso Vacek
Com’è fatta la vittoria perfetta?

Dipende. Mi piace vincere in volata, però quando ho la gamba è molto bello anche andare via da solo. Quando si vince è bello sempre. E io voglio confrontarmi con tutti quei ragazzi con cui duellavo negli juniores. Penso che ho già battuto questa gente, quindi c’è la possibilità e la fiducia di batterli ancora.

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10.11.2022
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In casa Look ricorderanno a lungo il 2022, che lentamente si sta avviando alla sua conclusione. Come tutti ricorderanno, la stagione ciclistica si era aperta con l’esclusione della Gazprom-RusVelo da tutte le gare a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Una decisione che aveva coinvolto non solo atleti e personale del team, ma anche la stessa Look, che alla squadra russa forniva le biciclette. L’azienda francese non è rimasta ferma a guardare e nel giro di pochi mesi ha creato i presupposti per rientrare nuovamente nel ciclismo e soprattutto dalla porta principale, quella del WorldTour. E’ infatti di qualche giorno fa l’annuncio che a partire dal 2023 Look fornirà le biciclette al Team Cofidis, una delle formazioni storiche del ciclismo francese.

Il ritorno nel WorldTour segue di qualche mese l’annuncio della partnership tecnica con USA Cycling e il suo programma USA Track Sprint. 

Dal 2023 il Team Cofidis sarà insieme al marchio francese: un nuovo inizio
Dal 2023 il Team Cofidis sarà insieme al marchio francese: un nuovo inizio

Non solo i maschi

L’accordo fra Look e Team Cofidis avrà una durata pluriennale e non riguarderà solamente la formazione maschile ma interesserà anche quella femminile e il team di paraciclismo, vero orgoglio di casa Cofidis. 

Va comunque ricordato che quello fra Look e il team guidato da Cédric Vasseur è un rapporto che dura ormai da diversi anni. Dal 2010 la formazione transalpina utilizza i pedali Look Keo Blade Ti. Quest’anno invece il team maschile e quello femminile hanno utilizzato i seguenti modelli di ruote Corima: MCC DX, WS Black DX e WS TT DX.

Look e Corima hanno accompagnato la nazionale francese ai recenti mondiali su pista
Look e Corima hanno accompagnato la nazionale francese ai recenti mondiali su pista

Soddisfazione reciproca

L’accordo è stato accolto con grande soddisfazione da entrambe le parti. Il primo a fornire un commento in merito è stato Federico Musi, Ceo di Look Cycle e Corima.

«Siamo orgogliosi di annunciare questa partnership a lungo termine insieme al Team Cofidis – ha dichiarato – che permetterà ai corridori di beneficiare dell’intera gamma di bici Look, dei pedali e delle ruote Corima. Siamo inoltre particolarmente entusiasti di poter contribuire alla diversificazione e all’espansione della comunità di ciclisti, sostenendo la squadra femminile e lo sviluppo della squadra di paraciclismo. Promuovere il “Made In France”, il know-how francese e il patrimonio di eccellenza a fianco di una squadra prestigiosa e storica come Cofidis è un vero onore».

Federico Musi, Ceo di Look Cycle e Corima
Federico Musi, Ceo di Look Cycle e Corima

Parola al team

Le prime dichiarazioni da parte della squadra transalpina non potevano che arrivare da Cédric Vasseur, Direttore Generale del Team Cofidis.

«Siamo entusiasti di dare ai nostri corridori – ha detto – l’opportunità di pedalare su biciclette Look per i prossimi anni. Questa nuova partnership è un ulteriore passo nello sviluppo della nostra squadra verso la ricerca della performance. Siamo inoltre orgogliosi di utilizzare prodotti high-tech francesi al 100%. Siamo convinti che l’accordo fra Cofidis e Look fornirà alla nostra squadra maschile, a quella femminile e alla squadra di paraciclismo i prodotti migliori per tutte le discipline, dalla strada alla pista fino allo sterrato».

Chiudiamo con una breve nota storica che è anche un auspicio. Il primo successo dei pedali Look nel professionismo risale al 1984 grazie a Bernard Hinault. L’asso transalpino è stato anche l’ultimo francese a vincere il Tour de France nel 1985. Chissà che dopo tanto tempo non sia nuovamente arrivato il momento di vedere un francese sul gradino più alto del podio, magari in sella proprio ad una bicicletta Look.

Look

Gazprom alle spalle, anche Carboni è tornato in gruppo

25.09.2022
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Un altro reduce dalla brutta faccenda della Gazprom ha finalmente trovato un nuovo approdo. E’ stata una sorpresa vedere Giovanni Carboni al via del recente Giro di Slovacchia nelle file della Kern Pharma, formazione professional spagnola, ma in quel caso non erano i risultati l’aspetto più importante, quanto il fatto di rivederlo in gara con una nuova divisa che sa di futuro.

C’è ancora tanto entusiasmo nelle parole di Carboni quando racconta come è maturato il nuovo contatto e di come sia stato fatto tutto con enorme velocità: «Il contratto è stato firmato il venerdì sera, la domenica ero già in aereo verso la Slovacchia. E’ stato davvero un flusso enorme di emozioni, il fatto di essere messo subito alla prova mi ha dato una carica enorme e questa possibilità ha influito molto sulla mia scelta».

Alla sua prima uscita in maglia Kern Pharma, Carboni ha provato la fuga nella terza tappa (foto Kern Pharma)
Alla sua prima uscita in maglia Kern Pharma, Carboni ha provato la fuga nella terza tappa (foto Kern Pharma)
Come è nato il contatto?

Con molte squadre avevo avuto contatti, ma tutte rimanevano perplesse dal fatto che ero fermo, con tutto che ho continuato ad allenarmi anche senza obiettivi agonistici e mi dicevano che mi avrebbero fatto sapere per il 2023. Quelli della Kern Pharma invece hanno guardato anche l’aspetto umano, tutta la vicenda nel suo insieme e mi hanno proposto di rimettermi subito in gioco. Il contratto è firmato anche per il prossimo anno, ma intanto sono tornato in carovana e questo è il più bello dei regali.

Che team hai trovato?

Molto professionale. Mi hanno subito fornito tutto il materiale e non nascondo che questo mi ha messo in difficoltà. Appena ricevuto il tutto sono andato da Vedovati e in una giornata abbiamo fatto tutte le modifiche e trovato le misure, ma poi in gara ho dovuto rimettere mano a molte cose. Ad esempio la sella, sono passato dalla Prologo alla Giant in dotazione al team, ma ho dovuto lavorare con i meccanici per ritrovare la giusta posizione. E’ stato un lavoro continuo lungo tutta la corsa, ma ho trovato grande disponibilità da parte del team.

Il marchigiano, secondo da sinistra, con i compagni conosciuti al Giro di Slovacchia (foto Kern Pharma)
Il marchigiano, secondo da sinistra, con i compagni conosciuti al Giro di Slovacchia (foto Kern Pharma)
Con che ambizioni sei partito?

Il risultato non mi interessava, volevo solo far fatica e mettermi a disposizione dei compagni. Dopo tutto quel che ho passato era importante correre, sono partito senza aspettative. Oltretutto, come detto, era una settimana di lavoro anche dal punto di vista tecnico, di adattamento al nuovo materiale come è normale che sia. E’ come se la stagione fosse iniziata allora. Ho lavorato tantissimo, di fatica ne ho fatta tanta, mi sono messo a disposizione e nella terza tappa sono anche andato in fuga. E’ stato tutto lavoro molto proficuo in vista delle classiche italiane che mi interessano molto.

Conoscevi qualcuno del team?

No, ho conosciuto per ora solo i ragazzi che erano al via con me in Slovacchia. Con il team i primi contatti sono nati all’Adriatica Ionica Race, abbiamo cominciato a parlare e ho visto che c’era effettivo interesse, così le cose sono andate avanti. E’ un team completamente spagnolo, oltre a me ci sono altri tre stranieri, ma nessun italiano.

Giovanni insieme ai suoi tifosi. In Slovacchia ha chiuso 52°, dopo una sosta di due mesi e mezzo
Giovanni insieme ai suoi tifosi. In Slovacchia ha chiuso 52°, dopo una sosta di due mesi e mezzo
Questo significa che nel 2023 dovrai affrontare soprattutto gare in Spagna…

Sì e la cosa mi piace molto, non lo nascondo. Le gare iberiche mi sono sempre sembrate molto adatte alle mie caratteristiche, inoltre il loro calendario comincia prima, già a febbraio si parte con Maiorca e la cosa mi entusiasma. La stagione è molto ben distribuita, presenta molte occasioni utili per poter far bene.

Ora che cosa ti attende?

Faremo buona parte del calendario italiano, dall’Agostoni alla Gran Piemonte. Vorrei riuscire a centrare un buon risultato, anche come ringraziamento al team e alla fiducia che mi è stata accordata, per ripartire con la massima fiducia e in tranquillità.

Carboni alla sua ultima uscita in maglia neutra, ai tricolori di Alberobello
Carboni alla sua ultima uscita in maglia neutra, ai tricolori di Alberobello
Ora che le cose sono finite al meglio, che cosa ti è rimasto della lunga vicenda legata alla Gazprom?

Se mi guardo indietro, c’è tanto dispiacere. Si era creato un bellissimo gruppo e dall’oggi al domani è stato sciolto e spazzato via senza una ragione valida. La vicenda mi insegna che non si è mai troppo sicuri di quel che si ha, bisogna pensare sempre a fare qualcosa in più, a cercare di andare sempre oltre il limite. Non puoi sederti sugli allori perché in qualsiasi momento ti può capitare una situazione del genere.

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24.09.2022
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Scena: Recoaro Terme. Si corre la prima edizione della Granfondo delle Piccole Dolomiti, a chiudere l’Mtb Ahead Tour che è uno dei principali circuiti dedicati alle ruote grasse. In centinaia al via, fra loro spunta anche un corridore con il body della nazionale. Molti sono sconcertati, perché non è una tenuta qualsiasi, si vede che è quello ufficiale. Guardi il numero di gara e scopri che quello è Marco Canola.

Che ci fa il 33enne corridore vicentino in mezzo ai biker? Non è certamente uno che vanta un passato nella specialità. Su strada l’ultima sua uscita risaliva al 26 giugno, il giorno dei campionati italiani. Nell’ambiente, non vedendolo, si rincorrevano le voci di un suo prossimo annuncio del ritiro, dopo la triste vicenda della Gazprom, ma quello che ritroviamo dopo la Granfondo (peraltro chiusa in una probante sesta piazza) è un Canola rivitalizzato.

Canola in gara a Recoaro Terme. Prima esperienza in assoluto in mtb (foto organizzazione)
Canola in gara a Recoaro Terme. Prima esperienza in assoluto in mtb (foto organizzazione)

«L’anno ormai era andato e mi ero un po’ rassegnato, ma conoscevo personalmente gli organizzatori della corsa, mi avevano parlato della bellezza del tracciato, così ho deciso di provarci. Senza alcun suggerimento, è stata una cosa mia, che sentivo dentro, anche solo per riassaporare certe sensazioni».

Avevi esperienza di gare in mtb?

No, nessuna, solo qualche giro in compagnia di amici. Ho una bici mia e con quella ho gareggiato, ma non avevo niente altro. Devo anzi dire grazie alla Fulcrum che mi ha fornito le ruote Red Zone, per avere una resa maggiore e la differenza è stata notevole. Per il resto mi sono un po’ arrangiato, chi gareggia sul serio non fa certo così…

Il vicentino dietro Pettinà, poi vincitore. Canola ha chiuso 6° a 4’23” (foto organizzazione)
Il vicentino dietro Pettinà, poi vincitore. Canola ha chiuso 6° a 4’23” (foto organizzazione)
Come ti sei trovato?

E’ stata una giornata molto divertente, su questo non c’è dubbio. Come anche sul fatto che la differenza con chi è specialista davvero è tanta. La tecnica fa la differenza, ne parlavo con Nicholas Pettinà, l’ex azzurro che ha vinto, rispetto a lui sono davvero un pivello. Visti da vicino, si capisce davvero che grandi abilità abbiano coloro che fanno questo sport.

Come sei arrivato a questa esperienza da quel fatidico 26 giugno?

Io ho continuato sempre ad allenarmi, speravo sempre in una chiamata da parte di un nuovo team. I fratelli Carera stanno lavorando, ma anch’io mi sto muovendo per aprirmi una porta nel caso non arrivi quella chiamata. Inoltre è tempo che guardi più lontano, anche se non voglio mollare questo mondo.

L’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of Oman
L’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of Oman
Hai messo quindi da parte i propositi di ritiro…

Non voglio andarmene così, vorrei che almeno mi si desse la possibilità di chiudere come si deve, facendo almeno una stagione piena e non vissuta con tanti patemi e amarezze. Voglio un addio pacifico e tranquillo, privo di rimorsi. Voglio chiudere io e non per decisioni di altri. Intanto farò i tre livelli per il corso da direttore sportivo, sto aspettando il bando per il primo, poi sto affrontando una serie di colloqui con aziende del settore per trovare una collocazione.

Una cosa che ha molto incuriosito è che in classifica tu risulti sesto con, come società, la Gazprom RusVelo…

Quella credo sia stata una svista del sistema di cronometraggio, d’altronde io ho la tessera d’inizio anno quando ero segnato ancora per loro. Anche in questo caso l’Uci non ha fatto molta chiarezza… Io comunque ho ancora tutte le credenziali per correre, ho il passaporto biologico Adams a posto. Se non corro non è per mia scelta.

A Salò, durante la conferenza stampa del CPA al Giro, insieme a Scaroni oggi all’Astana
A Salò, durante la conferenza stampa del CPA al Giro, insieme a Scaroni oggi all’Astana
E ora che farai? Visto com’è andata a Recoaro Terme senza alcuna preparazione specifica, pensi di riprovarci?

Ci sto pensando. Sto studiando il calendario per fare magari un’altra sortita, ad esempio alla Lignano Bike Marathon che come percorso è molto meno impegnativo altimetricamente e quindi alla mia portata. Voglio andarci con un’ambizione diversa: ora so a che cosa vado incontro e voglio riprovarci per divertirmi allo stesso modo e anche di più. Sono molto curioso su quel che potrei fare. Intanto però devo ringraziare gli organizzatori della Vi Bike Outdoor che mi hanno offerto questa possibilità, è stato uno squarcio di luce nel buio…

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Gazprom dimenticata, ora Vacek ha un sogno iridato

Gazprom dimenticata, ora Vacek ha un sogno iridato

05.09.2022
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Un decimo posto può avere un sapore davvero speciale, se può rappresentare una rinascita. Mathias Vacek lo sa bene: in attesa di vestire la maglia della Trek Segafredo (il suo contratto è in essere dal 1° agosto) con la prestazione ottenuta al Tour de l’Avenir ha messo finalmente la parola fine a un periodo buio, per lui come per tutti quelli coinvolti dalle vicende della Gazprom RusVelo, una lunga querelle che ha messo a rischio la carriera sua e di tanti altri corridori senza che avesse colpa e soprattutto senza che l’Uci battesse ciglio.

Vacek aveva iniziato la sua stagione alla grande, culminando con la fantastica vittoria nella sesta tappa dell’Uae Tour, il che significa nel WorldTour che lasciava presagire grandi cose. Poi da un giorno all’altro si è spenta la luce e rimanere sul pezzo è stato davvero difficile.

Vacek salita
Per il corridore ceco finora 29 giorni di gara con 3 vittorie (foto Zoe Soullard)
Vacek salita
Per il corridore ceco finora 29 giorni di gara con 3 vittorie (foto Zoe Soullard)

In attività con la nazionale

Che Vacek sia un corridore di vaglia lo si capisce anche dal fatto che ogni volta che è stato chiamato in causa (lo ha fatto la sua nazionale, come la nostra ha agito nei confronti dei vari Malucelli, Conci e compagnia) si è fatto trovare pronto, conquistando il 3° posto alla Corsa della Pace dove ha anche vinto il prologo oppure il 2° ai campionati europei Under 23. Ma la corsa francese ha rappresentato qualcosa di speciale.

Non era una corsa facile e Vacek lo spiega in maniera chiara: «Io ero partito con grandi motivazioni, proprio perché mi sentivo finalmente libero, tranquillo dopo mesi davvero difficili. Ho affrontato questo periodo con la testa sempre alta, sapendo che qualcosa alla fine sarebbe successo e io dovevo farmi trovare pronto come sempre. Tanto lavoro duro doveva portare a qualcosa, non avevo niente da perdere. Tappa dopo tappa mi sono sentito sempre meglio e soprattutto notavo che stavo migliorando, per questo quel 10° posto lo vedo come qualcosa di ampiamente positivo».

Al Tour de l’Avenir Vacek ha chiuso 10° a 9’28” da Uijtdebroeks, con tre Top 10 di tappa (foto Zoe Soullard)
Vacek Avenir
Al Tour de l’Avenir Vacek ha chiuso 10° a 9’28” da Uijtdebroeks, con tre Top 10 di tappa (foto Zoe Soullard)
Come hai fatto in tutti questi mesi così difficili, senza una squadra, un calendario, una garanzia per il futuro?

Ho cercato di essere forte con la testa prima ancora che con le gambe, concentrato, senza lasciarmi abbattere. Mi è costato tanto, lo ammetto, c’erano momenti in cui averi voluto maledire tutto e tutti, ma a che cosa sarebbe servito? Dovevo tenermi motivato, cercare motivi per andare avanti giorno dopo giorno. Il lavoro alla fine paga sempre.

Come saresti andato se ti fossi presentato al Tour de l’Avenir come gli altri, con un buon bagaglio di gare alle spalle?

Difficile dirlo, penso che sarei stato più competitivo, se avessi avuto un programma di avvicinamento scandito da appuntamenti agonistici sarebbe stato tutto più facile. In corsa ho notato che rispetto agli altri mi mancava il ritmo gara e si trattava di una corsa molto qualificata, dove si andava davvero forte. Comunque con i se non si va da nessuna parte, sono arrivato 10° e mi sta bene così per ora.

Vacek tifosi
Gli sforzi in terra francese sono stati duri. Mathias ha pagato l’inattività
Vacek tifosi
Gli sforzi in terra francese sono stati duri. Mathias ha pagato l’inattività
Quanto è stato utile tuo fratello in questo periodo senza una squadra?

Moltissimo, mi ha aiutato in allenamento come io ho aiutato lui. Credo che il fatto di essere sempre insieme, uno di fianco all’altro in bici e fuori sia stato importante per entrambi in questa stagione così strana. Siamo in perfetta simbiosi, io sinceramente spero tanto che prima o poi ci ritroveremo nello stesso team.

Quanto conta l’avere ora un futuro assicurato alla Trek Segafredo?

Mi dà molta più tranquillità, ho firmato un contratto triennale, posso quindi lavorare con calma per raggiungere i miei obiettivi e mettere da parte questa stagione a mezzo servizio. Non ho più nulla da perdere, devo solo essere concentrato su quel che faccio e impegnarmi al massimo.

Vacek europei 2022
La volata finale degli Europei U23, con Vacek battuto dal tedesco Engelhardt
Vacek europei 2022
La volata finale degli Europei U23, con Vacek battuto dal tedesco Engelhardt
Dove ti vedremo ora?

Il mio prossimo impegno saranno direttamente i mondiali in Australia, poi il finale di stagione in Italia con una puntatina in Croazia. Tengo molto alla trasferta iridata e voglio far bene innanzitutto nella cronometro perché penso di potermi giocare carte importanti. Mi sto infatti preparando soprattutto per quella. La gara in linea, anche per il suo percorso, sarà una sorta di lotteria dove può succedere tutto. Su quel percorso posso sicuramente fare bene, sono un corridore universale e mi trovo a mio agio sia se riuscirò a entrare nella fuga buona, sia se la soluzione arriverà in volata. Ma su questo ci sarà tempo per ragionare, prima voglio pensare alla cronometro.

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