Rivera, due contratti alle spalle e la Gazprom all’orizzonte

13.09.2021
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Kevin Rivera, classe 1998, 165 centimetri e 55 chili di talento puro, ma anche un bel punto interrogativo. In quattro anni di professionismo ha rescisso due contratti. Prima con l’Androni Giocattoli e qualche mese fa con la Bardiani Csf Faizanè. Adesso questo promettente scalatore è in attesa che arrivi gennaio, per poter vestire i colori della Gazprom-RusVelo.

Questa storia desta curiosità e così abbiamo sentito proprio le due figure che più gli sono state vicino, Giovanni Ellena, diesse dell’Androni, e Paolo Alberati, il suo manager.

Quando è arrivato all’Androni (2017) Rivera non aveva compiuto neanche 19 anni
Quando è arrivato all’Androni (2017) Rivera non aveva compiuto neanche 19 anni

Tanto motore, poca tecnica

«Kevin spiega – Ellena – è un ragazzo che dal punto di vista fisico ha doti eccezionali, ma deve ancora trovare il suo equilibrio psicologico. Almeno era così fino a quando era con noi. Nei suoi primi quattro anni da professionista ha sofferto un po’. Io lo conoscevo bene perché negli anni che è stato con noi ha vissuto vicino a casa mia. 

«Un altro problema, di natura più tecnica, è che non ha grandi capacità di guida. Lui viene dalla Mtb, ma forse prima di passare pro’ avrebbe dovuto stare un po’ di più tra gli under 23. In gruppo spende veramente tanto. Una volta feci una prova. Eravamo all’Adriatica-Ionica Race e presi i sui dati in un tratto pianeggiante senza troppe curve. C’era giusto un passaggio in un paese, ma non era  tecnico. Feci un paragone di quel segmento tra lui e Sosa, anche lui non un super limatore, e la differenza era abissale. Kevin aveva speso tanto di più, c’erano tantissime variazioni di ritmo. Se riuscisse a risolvere questo problema, probabilmente sarebbe un fenomeno.

«Però se non ci è riuscito dopo 4-5 anni ho qualche dubbio. Ohi, poi magari la Gazprom ce la fa e andremo tutti a scuola da loro!».

Per Rivera qualche difficoltà di troppo in gruppo
Per Rivera qualche difficoltà di troppo in gruppo

Lavoro da “limatore”

L’Androni ed Ellena ci avevano lavorato su un bel po’. Lo stesso Ellena ricorda quando, almeno per pochi chilometri, provava a stringerlo lui stesso quando uscivano insieme in bici. Cercava di “allenarlo” in qualche modo, come a simulare le dinamiche del gruppo. E lo stesso facevano i ragazzi nelle uscite di squadra.

«Anche per questo motivo – riprende il tecnico piemontese – lo abbiamo portato spesso in Francia a fare le corse di categoria 2.2, che in pratica sono quasi delle under 23: proprio per cercare di farlo migliorare. Quando fece nono alla Milano-Torino (2019, ndr) per tutto il giorno gli mettemmo al fianco due corridori, Ballerini e Cattaneo. Ma non sempre puoi mettere due corridori fissi su un uomo, tanto più due calibri del genere e su un corridore che poi non ti dà tutte queste certezze. Non siamo una WorldTour.

«Che poi lui non è che non ascoltasse, va detto, anzi… Ma un conto sono le parole e un conto è riportarle in bici».

Eccolo alla Coppi e Bartali di quest’anno (a ruota di Mareczko)
Eccolo alla Coppi e Bartali di quest’anno (a ruota di Mareczko)

E Alberati cosa dice?

Il manager umbro è sempre molto attento a suoi ragazzi. Li aiuta moltissimo, anche sul profilo tecnico, vista la sua esperienza da corridore e da preparatore.

«L’ultimo anno – spiega Alberati – è stato un po’ complicato per Rivera. Ha iniziato la stagione alla Vuelta al Tachira. Laggiù già aveva vinto proprio con l’Androni e così l’organizzazione lo voleva. Anche se non era in forma, in quanto a novembre si era operato al naso, ci è andato. L’ha presa come la classica gara per prepararsi. Il problema è che ci sono stati dei casi di Covid e lui è stato uno di questi. E’ rientrato in Europa e alla Coppi e Bartali non è andato bene.

«Perciò abbiamo fatto degli esami via, via più approfonditi. Va detto che l’anno prima Rivera aveva avuto il citomegalovirus. Nel frattempo il Comitato olimpico del Costa Rica voleva vederci ancora più chiaro. Kevin inizialmente era il prescelto per le Olimpiadi di Tokyo, per questo motivo il suo comitato olimpico aveva richiesto degli esami ulteriori. Ma alla fine proprio in virtù dei suoi problemi è stato portato Amador. Alcuni valori infatti non erano perfetti. Per lo staff sanitario della Bardiani invece tutto era nella norma.

«Così dal Costa Rica volevano che rientrasse e la Bardiani non era dello stesso avviso. A quel punto non si è trovata una soluzione e lo scorso maggio, dopo aver trovato un accordo, le due parti hanno rescisso il contratto».

Rivera proviene dalla bellissima zona di Cartago, centro della dorsale montuosa che separa Atlantico e Pacifico. Ora è lì… (foto Instagram)
Rivera proviene dalla bellissima zona di Cartago, centro della dorsale montuosa che separa Atlantico e Pacifico. Ora è lì… (foto Instagram)

Kevin, ragazzo in crescita

E un corridore con questo potenziale, una volta che la Gazprom ha saputo che era libero se lo è assicurato. Perché comunque i numeri li ha, eccome.

«Parliamo di un ragazzo che è nato a 2.600 metri di quota tra i Vulcani del Costa Rica – spiega Alberati – Che ha un Vo2Max elevatissimo: 96, con punte di 98. Quando va male si ferma a 93.

«Com è dal punto di vista caratteriale? Non viene da una situazione familiare facilissima e proprio per questo vanno apprezzati i suoi miglioramenti. Da che non sapeva compilare il modulo Adams al parlare inglese ha fatto un bel salto. Aiuta moltissimo la sua famiglia, è socievole, educato.

«E’ salito in bici facendo Mtb. Arrivò terzo ai giochi Panamericani, vinti da Bernal. E’ lì che lo notammo. Ha anche fatto bene da quelle parti, ma lì le prove su strada contano 70 partenti… E’ passato da juniores a pro’. Pertanto su strada ha corso poco e per questo ha qualche limite tecnico. So che l’Androni ci ha lavorato su e magari avrà fatto un piccolo step, come ha fatto con l’inglese».

«Nonostante abbia corso poco e nonostante le sue difficoltà, Kevin ha però vinto anche al Tour de Langkawi. Non è una corsa di prima fascia, ma lì c’era anche la Gazprom stessa… che lo ha notato e se lo è preso».